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Autore: sony_97    05/06/2016    2 recensioni
L`amore è amore, ma cosa succede quando colpisce le persone sbagliate? Cosa succede se due persone che non dovrebbero mai amarsi, si innamorano? È corretto ignorare ogni impedimento e lasciarsi guidare dai sentimenti, o bisogna reprimere il proprio amore? Evidentemente non esiste risposta. Bisogna però prendere una decisione. Chissà quale sarà quella dei gemelli Kaulitz...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incest
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CAPITOLO 5

 


-alla prossima, allora.-

Disse il dottor Wittmore, stringendo la mano a Tom, che varcava la soglia dello studio. Non appena si voltò vide Bill seduto nella sala d'attesa. Si fermò, con gli occhi gonfi delle lacrime che aveva appena versato. Azzardò qualche passo verso di lui, incerto su come comportarsi. Doveva dirgli qualcosa? Doveva ignorarlo?

Bill si alzò, tenendo la testa bassa, anche lui incerto sul comportamento da tenere. Quando gli passò a fianco Tom lo fermò, parandoglisi davanti. Non poteva lasciarlo andare senza dirgli niente.

-può concederci qualche minuto?-

Chiese Tom, rivolgendosi al dottore.

-certo.-

Rispose lui, con un sorriso.

-ti aspetto dentro, Bill.-

Disse, e chiuse la porta alle sue spalle.

Bill non fece in tempo a chiedergli che cosa volesse che Tom lo abbracciò. Lo sorprese con un caloroso abbraccio pieno di emozioni.

-senti...-

Esordì Tom.

-adesso vai lì dentro e di tutta la verità, tutto quello che vuoi: su di me, di noi, le tue paure, i miei errori, tutto quello che ti pare. Ma poi torna immediatamente da me, okay?-

Mormorò. Bill rimase attonito davanti a quella cascata di emozioni: non era certo da Tom. Evidentemente aveva nascosto i suoi sentimenti troppo a lungo, ed era arrivato il momento di liberarsene. Il peso di tutte quelle confessioni lo attanagliava e aveva bisogno del conforto che solo Bill poteva dargli. Al diavolo la realtà, al diavolo tutto, un abbraccio non è nulla di male. Si disse Tom, per giustificarsi.

Bill si limitò ad annuire, incapace di capacitarsi dell'accaduto. Così Tom lo salutò con un bacio sulla fronte, e si incamminò verso l'uscita.

 

I piani erano cambiati. Per consultare il signor Wittmore avevano deciso di trattenersi cinque giorni a Los Angels, con la scusa di voler vedere la città. Georg e Gustav ne erano stati più che entusiasti. Anche Serena era felice che avessero prolungato la loro permanenza, così avrebbe avuto più tempo per parlare con Bill e Tom, e possibilmente aiutarli. 

Adesso se ne stava fuori dallo stabile che ospitava lo studio del dottore, in attesa di Bill. Nel frattempo fumava nervosamente una sigaretta che le aveva dato una sua amica. Non aveva mai comprato un pacchetto, però quando le veniva offerta non diceva mai di no. Dopotutto una ogni tanto non può fare poi così male. Si ripeteva.

Bill uscì dallo studio sconsolato, con la testa bassa e le mani in tasca. Si incamminò verso il parco lì di fronte: aveva bisogno d'aria.

-Bill!-

Lo chiamò Serena.

-ciao!-

Lo salutò, felice che l`attesa fosse finita.

-com'è andata? Stavo aspettando Tom ma è corso fuori così velocemente, non mi ha dato neanche il tempo di salutarlo.-

Bill accennò un sorriso. "Non si smentisce mai." Pensò.

-non è cambiato molto.-

Disse Bill mestamente, mentre si incamminavano verso il parco.

-di cosa avete parlato? Se ti va di dirmelo...-

-si sì, certo.-

Si affrettò a replicare.

Ormai Serena era diventata la loro confidente. Entrambi gradivano la sua presenza e nutrivano molta fiducia in lei. Persino Tom, prima di andare dallo psicologo, aveva parlato a lungo con lei. Bill non sapeva di cosa avessero parlato, ma non gli dispiaceva: era giusto far entrare una terza persona nella loro relazione intricata. Gli faceva bene parlare l'uno dell'altro.

-allora cosa ti ha chiesto?-

-ha cominciato chiedendomi della nostra infanzia, di com'era il nostro rapporto da bambini...-

E sorrise a quel pensiero.

-e io gli ho raccontato alcuni episodi della nostra infanzia.-

Arrivarono ad una panchina e Serena gli fece cenno di sedersi.

-ti va di raccontarli anche a me?-

Chiese Serena. Bill annuì, con un sorriso. Si sentiva davvero a suo agio con lei: non lo giudicava, ma ascoltava e si sforzava di capire.

-era estate. La nostra casa era molto piccola ma nostra madre aveva fatto di tutto per farci avere una di quelle piccole piscine gonfiabili. E noi ci passavamo giornate intere. Una volta ci annoiavamo e così abbiamo pensato bene di...-

Si lasciò scappare una risata.

-pensammo di insegnare a nuotare al nostro criceto.-

Anche Serena rise, divertita.

-prima lo abbiamo messo sopra ad una paperella di gomma e gli abbiamo spiegato come si fa a nuotare. «Ora devi usare le zampe posteriori per remare» gli dicevamo, come se potesse capirci. Poi lo abbiamo messo in acqua e... Non la smettevamo più di ridere! Era così buffo quando nuotava. O per lo meno ci provava!-

Risero entrambi, liberandosi momentaneamente dal peso della realtà.

-poi però si è attaccato al bordo per uscire e ha bucato la plastica! Allora io e Tom siamo corsi in casa a cercare lo scotch e abbiamo tentato di soffiare dentro l'aria e tappare il buco. Nostra madre si è arrabbiata tantissimo quando ha visto cosa avevamo combinato! Ma le è passata presto e si è messa a ridere anche lei.-

-siete sempre stati una famiglia molto unita, non è vero?-

Bill annuì.

-cos'altro gli hai raccontato?-

Chiese Serena, curiosa.

-mi ha chiesto dei nostri giochi preferiti. Gli ho detto che adoravamo arrampicarci sugli alberi e giocare a nascondino...-

Lo sguardo di Bill si oscurò.

-e allora gli ho parlato di quando ci siamo baciati per la prima volta.-

Serena ascoltava in silenzio, con aria assorta.

-è stato così...strano. Ricordo di essermi sentito al settimo cielo, ma subito dopo ho letto negli occhi di Tom un enorme senso di colpa, e così ho pensato che ci fosse qualcosa di sbagliato.-

Si strinse nelle spalle e accavallò le gambe.

-io non capivo. Tom ha ragione quando dice che non capisco. Io non vedo la realtà quando si parla di emozioni, in particolare d'amore. E quella volta rimasi più turbato dalla reazione di Tom che dalla mia.-

Sospirò, intento a grattare via lo smalto nero dalle sue unghie.

-da quel giorno qualcosa cambiò. L'affetto che nutrivo per lui cominciò ad aumentare sempre di più, e provavo il bisogno di sentirlo sempre più vicino. Negli anni avvenire passai sempre più notti nel letto di Tom. Non volevo più dormire da solo, avevo bisogno di sentirlo…fisicamente. Volevo abbracciarlo…-

Disse, cingendosi la vita con le braccia, sognando che fossero quelle di Tom.

-il giorno del nostro sedicesimo compleanno cercai di...-

Deglutì, nervoso, e forse un po' imbarazzato.

-cercai di sedurlo, ma lui non cedette. Vedevo che era confuso, e sapevo che avrei dovuto esserlo anche io, ma per me la situazione era molto semplice: mi ero innamorato. Qualche volta dubitavo che lui ricambiasse i miei sentimenti. Insomma...sapevo che mi voleva bene, ma non sapevo se anche lui gradiva i miei baci o se lo faceva solo perché vedeva che piaceva a me...-

Sospirò.

-ad un certo punto però cedette, e allora capii che anche lui mi amava. Da quel momento in poi divenne più facile ignorare il senso di colpa; era sempre leggibile sul suo volto, ma per lo meno mentre mi amava sentivo che si abbandonava completamente ai sentimenti, e allora non avevo più alcun dubbio.-

Sorrise, immergendosi di nuovo nel suo mondo in cui nulla era impossibile.

-mi amava, nello stesso modo in cui io amavo lui, però faceva più fatica ad accettarlo, ed era spesso triste e silenzioso…-

Serena vide che si stava rattristando e gli mise una mano attorno alle spalle per confortarlo. Bill la strinse e sospirò. Gli era di grande conforto sapere che non era più solo, che finalmente aveva confessato il suo più grande segreto. Il loro più grande segreto.

-con l'età diventò sempre più difficile nasconderci, e Tom cominciò a dire che dovevamo prendere una decisione. Ma evidentemente non lo facemmo mai...fino a ieri.-

-finché io non mi sono impicciata nella vostra vita privata.-

Sussurrò Serena, sentendosi leggermente colpevole.

-oh no, tu sei stata la svolta che aspettavamo! Io te ne sono grato, e sono sicuro che anche Tom lo è. Ci fa bene parlarne con qualcuno, i segreti sono una gabbia tremendamente angusta.-

Disse, rivolgendo a Serena un sorriso sincero.

-Tom ha ragione: non possiamo continuare così. Dobbiamo prendere una decisione...-

-tu cosa vorresti fare?-

Chiese Serena.

Bill sospirò e rimase a pensare per qualche istante. Poi si alzò ed illustrò a Serena i suoi sogni.

   
 
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