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Autore: SuperTeleGattone    05/06/2016    1 recensioni
Di fuoco e fulmine, l’avresti detto?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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Fuoco e fulmine, fulmine e fuoco: la verità è che incarna entrambi. Non si direbbe però, no, non si direbbe proprio. Quanto invece si direbbe è acqua, acqua o aria; ma bada, giusto aria – ché il vento verde, tra le bisacce di Fūjin e i tamburi di Raijin, veste troppo scalmanato sulla sua pelle.

Linea intera tra due spezzate: acqua, si direbbe; linea spezzata, una soltanto, sopra due intere: lago, avresti detto. Eppure, ironia del caso, via, via: si rovesci il mondo! Lo spezzato va nel mezzo, preso da un intero che lo consuma, arde; il lago bianco è acqua, sì, che cade; è acqua e luce che crolla; folgore che spezza due rette e sulla sola intera si schianta, esplode.

Il fuoco del sud e il tuono dell’est: non si direbbe di lei. Non la diresti altrettanto accesa o pericolosa del resto; non pare nemmeno scorrerle sangue sotto le armi del Pugno Gentile. Eppure c’è: c’è il sangue là sotto. C’è sangue e c’è carne; c’è la fiamma dei muscoli e il lampo dei fasci nervosi; c’è l'alito di fuoco tanto splendente presso la patria di Hashirama.

C’è fuoco e c’è fulmine per le vene della primogenita del casato bianco; rosso e giallo, vampa dopo la scintilla sulla cresta del clan: attraverso il sole. Presta attenzione al nome. Dal fuoco alto in cielo, saetta in terra la furia sua. Il nome, giovane shinobi. Lì dove batte il sole. Badagli realmente. Sul suolo percosso dalla linea gialla, sboccia il fuoco rosso. Ché nel nostro mondo ha vero potere.

Di fuoco e fulmine lei: l’avresti detto, fanciullo del vento? Son le acque chete le peggiori; se tessute di etanolo, poi, conviene girare al largo.

C’è fulmine e c’è fuoco; c’è la luce che dall’alto scende e spezza, come i palmi dello Jūken, e c’è il bagliore che dal basso sale e brucia, come l’occhio che tutto vede. Fuoco e fulmine oltre gli occhi chiari; fulmine e fuoco come gli occhi rossi; tutto parte e tutto torna agli occhi, prole di Ōtsutsuki.

Serve tuono, il nervo che scatta e la mano che abbatte, al Pugno Gentile; gentile se, da parte a parte, trapassa e arresta il cuore – meglio cadavere che infermo, il ninja, converrai. Serve lava, il sangue antico della terra, per muoversi al respiro di un drago e dominare i torrenti col disegno delle mani; per operare miracoli solo con le mani.

Potresti pure scorgerli, sai? Frena però, ragazzo mio, frena. Non scomodare lo Sharingan e il tuo amico caro, ché non occorre tanto maleficio. Se presti cautela, riuscirai da solo. Li vedi da te: circolano in ruota, planano veloci e salgono in spirale. Sono forze fiere e antiche: quando danzano, si leva aria e polvere, spirito, il canto ai mille kami.

C’è il lampo nello scansare un affondo; il tuono, nell’udire il pericolo; la folgore, quando osi un dito dentro il cuore; e là, là troverai la fiamma. Vedrai la follia di chi rubò agli dèi il fuoco; vedrai il rosso vivo e di carne del pellicano; lo vedrai, lo vedrai bene, l’ardere. Col fuoco lo vedrai e col tuono lo sentirai. Li saprai. Bene. Entrambi.

Chi l’avrebbe detto, vero? Ah, tu no di certo! Il fatto è uno: non te lo aspettavi. Quello che ti aspetti è incendio da un vulcano; quanto non ti aspetti è boato da un lago. Non lo aspetti e non lo incontri sull’uscio: così, sotto la cintola, non lo puoi certo incassare!

Mal tollerano non essere accolti come si conviene, gli spiriti: devozione e ossequi, questo è il dazio, e puniscono ove non raccolgono. Caleranno, fanciullo, e se non li vedrai, se non in ginocchio ma col fianco scoperto indugerai, ah, che il potente Hagoromo ti assista… Sarai perduto. Cadranno loro, e cadrai tu, sotto di loro.

Non credere, comunque, io ti capisco: non li avevi visti affatto, ecco tutto. Sei un rabdomante da poco, in fin dei conti. Non li avevi visti prima, perché non li pensavi di carne sopratutto – e che carne, in confidenza. Proprio non lo sapevi: c’erano e, a te attorno, tessevano invisibili.

Il prodigio: quello che c’è, è, se non è visto. Spiriti. Dare la vita, dare la morte; taumaturgia. Otto trigrammi. Dispensare miracoli. Otto milioni. Solo con le mani. Di kami.

Fulmini dai palmi; fuoco oltre il petto: nulla di stravagante per i figli di Hamura, è così? Fuoco dentro il fulmine, fulmine e quindi fuoco: luce! Luce alla genia della Principessa Kaguya!

Palpito di fuoco, Suzaku del sud, non lo diresti di lei. Danza di fulmine, Raijin alla destra di Fūjin, non lo diresti mai. Fuoco e fulmine? Fulmine e fuoco? In lei? No, mai.

Eppure, incarna entrambi.

Sorpreso, Uzumaki?











 
Postumo e postumi:

Cose da perderci il senno. Uno inizia a informarsi e dà il via a un ciclo infinito che, uuuh, signora mia… Per dire: quel soggettone di Kishy, lessi, pare abbia ispirato il fittizio Pugno Gentile (Jūken) al reale Bāguàzhăng; il Bāguàzhăng, se ho ben capito, si allaccia al Libro dei mutamenti (Yìjīng o I Ching o Eccì, risate registrate) e agli Otto Trigrammi (Bāguà); gli Otto Trigrammi a nientepopodimeno che, aiuto, l’eterno Tao; l’eterno Tao, vi prego, mandate i soccorsi, agli spicchi del mio cranio estruso. E venne il cane, che morse il gatto, che si mangiò il topo, che al mercato mio padre comprò. Da perderci il senno, alla fiera dell’est.
Riuscirò a farla breve? Bah, tentiamo. Fuoco e fulmine ho da poco scoperto esser le affinità del chakra di Hinata. Fuoco e fulmine furono agli esordi, se non erro, anche le primissime affinità di Sasuke. Tu guarda. Un caso? Sincronicità? Trollaggio agonistico? Mah (gli anatemi, Kishy; le bestemmie; la dissenteria lanciata con la fionda, proprio… Scherza con i fanti, ma lascia star gli shipper).
Nell’iconografia relativa i Bāguà, il Fuoco () e il Tuono (Zhèn) sono espressi da questi trigrammi qui ☲ ☳, che ho piazzato in alto in alto (gli altri li piazzo qua, invece, per chi volesse flagellarsi). Otto milioni di kami, poi: espressione volta, nell’antichità, a indicare l’infinito e i kami tutti; posto che kami, nello Shintoismo, è e non è omologo del nostro/nostri dio/dèi (ma pure qui si finisce alla fiera dell’est, attenzione). In chiusura, un po’ di divinità: Raijin, dio del tuono e dei fulmini della mitologia giapponese; tradizionalmente è ritratto in coppia con Fūjin, dio del vento. Ultimo ma non ultimo, povero caro: Suzaku. Di là dal bel bietolone di Code Geass, è una delle cinque bestie guardiane della mitologia cinese, custode del sud.
Negli avvertimenti leggete spoiler! per, uhm, precauzione? Sia mai, il numero 72 è già edito, mi pare; l’anime invece, urgh, l’animeee~ (all’anima dell’anime); si diceva: spoiler! Danger, danger! High voltage! L’avviso l’ho affisso, vero, ma è accessorio; è pignoleria, più che altro; ho il coccige in Diavolina, abbiateci pazienza. Se v’ho rovinato qualche cosa, però, dite: dite, eh, che cospargo di ceci il bidè!
Chicca finale, dopodiché vi do tregua, giuro spergiuro: il dominio dell’aria! Fandom di Avatar (quello figlio dei fiori e di Nicola&l’Odeon, che qua si è grandi, grossi e si guarda con forza i disegni animati), prestami orecchio: il dominio dell’aria è anche lui basato sul Bāguàzhăng! Frega zero, sì? Eh frappè; chiudo e passo; grazie e un sacco; El Psy Congroo.

Disclaimer: Nar’do è roba di Masashi Kishimoto, Shūeisha, Pierrot Co., Ltd.; solo, non so bene in quale ordine. Non c’è comunque scopo di lucro; oh, non c’è proprio scopo in generale.

  
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