Premetto che
io non
conosco benissimo l’universo Harry Potter e le informazioni
che vengono qui citate
sono presa da wikipedia Potter.
Premetto che
io non
amo Harry Potter come personaggio e come libro non lo trovò
cosi esaltante.
Premetto che
ho visto
i film di sfuggita e senza un grande interesse.
Fatte queste
premesse, chiedono perdono per questa folle idea, create per il gruppo
“Il
giardino di Efp Fanfiction” nella sezione Giochi estivi.
Voldemort era stato sconfitto e i
suoi Mangiamorte, i pochi
sopravvissuti e quelli non scappati, erano dietro le sbarre di Azkaban.
Benché molti avessero
invocato che venissero lasciati in
mano ai Dissenatori, la cosa era sembrato troppo crudele.
Infatti il consiglio dei Maghi aveva
optato per una condanna
perenne a riparare i danni delle loro azioni e che i loro patrimoni
venissero
sequestrati come risarcimento di guerra per le vittime (orfani, vedove
e
vedovi); gli unici che furono risparmiati furono i Malfoy, che comunque
videro
il loro patrimonio, al pari del loro prestigio, calare drasticamente:
le loro
proprietà vendute, i loro conti bancari congelati e
sarebbero stati ridotti sul
lastrico, se non avessero venduto i gioielli e gli altri preziosi di
famiglia.
Di Draco Malfoy non si seppe
più nulla, tranne che aveva
tagliato i ponti con la sua famiglia e che aveva cambiato tutto-vita,
cognome,
faccia, capelli: proprio tutto.
E che dire di Dolores Umbridge: che
era scappata da Azkaban
e che nell’inseguirla qualcuno aveva
“inavvertitamente” scagliato un
incantesimo proibito, uccidendola.
E si potrebbe dire altre mille e
mille cose, su tutti i
protagonisti di questa storia, che cosa fanno, che cosa non fanno, con
chi
stanno e che vita vivono, ma siamo qui per un’altra storia.
Una triste storia, ahi me!
Tutto incominciò alla
Tana, vi ricordate la Tana, che aveva
l'aria di essere stata, un tempo, un grosso porcile di pietra, ma qua e
là
erano state aggiunte delle stanze per un'altezza di diversi piani ed
era così
contorta che la costruzione sembrava proprio reggersi in piedi per
magia.
Era una Estate, un’estate
calda, afosa, una di quelle estati
in cui i negozi babbani di elettronica ti vendono un climatizzatore a
tre volte
il valore originario, e tu, zitto e compra oppure saresti dovuto
schiattare due
volte: per il caldo e per l’invidia nei confronti del tuo
vicino, che aveva
trasformato la sua casa in una riserva per pinguini.
Dicevamo era estate e anche alla Tana
la calura ghermiva i
corpi con spietata arsura, ma per fortuna i nostri erano maghi ed erano
in
grado di rendere il clima della casa più confortevole, ma
anche il più potente
incantesimo non poteva reggere a quel caldo micidiale.
Luglio, benché inoltrato,
era implacabile e anche nella casa
penetravano qua e là i segni dell’afa.
Harry Potter, che ormai come Auror
non aveva più molti
compiti e quindi aveva messo su un paio di kili, se ne stava seduto
sulla
poltrona.
Se ne stava seduto sulla poltrona, in
canotta, con la panza
di fuori, i radi capelli incollati dal sudore e una lattina di
burrobirra in
mano e nell’altra il telecomando, facendo zapping.
Il suo rutto echeggiò per
tutta la Tana, ma tanto chi se ne
fregava: era solo in casa.
I suoi figli erano al campeggio
estivo per maghi, mentre Ron
ed Hermione erano in viaggio in Romania per prestare aiuto al fratello
del
primo, contro un male che aveva afflitto i draghi e anche per farsi un
viaggio
in solitaria.
Con l’incantesimo Accio
tentò di richiamare un’altra
burrobirra, ma il frigorifero era vuoto: le aveva finite tutte,
accidenti.
Poi si ricordò che la sua
Ginny era andata a fare compere e
che sicuramente sarebbe tornata con le burrobirre, e già ne
pregustava il
sapore, ma anche il sapore delle sue labbra, quando le avesse baciate
per
ringraziarla.
E si ricordò anche che
avrebbe preso quell’altra cosa, che
gli piaceva tanto e sorrise, alzandosi dalla poltrona in cui era
sprofondato.
Dal salone passò quindi in
cucina e da qui nel cortile, che
fungeva anche da orto e si mise alla ricerca di alcune fragole.
L’orto dei Weasley
rispecchiava il carattere dei loro
proprietari, un caotico guazzabuglio di piante magiche e non, di
verdure
esotiche e comuni, una sarabanda di colori, odori e sapori.
Si perse un attimo, era colpa di
quelle due (Hermione e
Molly) se l’orto non era mai come doveva essere,
perché ognuna voleva gestire
come più gradiva e secondo un proprio ordine.
Così, schivando le urlanti
mandragole, ottime come
stimolatore sessuale o rimedio depurativo, ed evitate le carnivore
aggressive (quelle
piccanti rendevano ogni piatto saporito) arrivò finalmente
al settore dedicato
alla frutta.
Ma non c’erano le fragole,
dove erano le fragole?
Imprecò, ma
cercò di mantenere la calma, nonostante la
calura lo facesse sudare peggio di un prosciutto lasciato ad essiccare.
Poi fu inzuppato
dall’irrigatore a timer.
L’irrigatore era uno degli
oggetti babbani che suo suocero aveva
portato in casa, come la tv o la radio o altre assurdità
simili, che facevano
ingombro e irritavano la signora Weasley.
Essendo un oggetto babbano
non sapevano utilizzarlo
correttamente e quindi, benché fosse a timer, partiva nei
momenti meno
opportuni.
E quello era uno dei più
inopportuni.
Travolto dal getto d’acqua,
scivolò e fini contro le
carnivore aggressive, che bruscamente risvegliate, cominciarono a
morsicare l’intruso,
mentre quelle più piccanti cominciarono a secernere un siero
urticante.
Bruciacchiato e morso, Harry
uscì dal giardino, per
dirigersi in casa, alla ricerca di medicamenti.
Quando fu in cucina aprì i
cassetti, alla ricerca di una
qualche pompata lenitiva, le ferite potevano essere curate con la
magia, ma per
le ulcere, occorreva comunque un qualche lenitivo.
Ma, dopo lungo cercare, aprendo il
terzo cassetto dalla
credenza del salone, rischiando di farsela cadere addosso, per via che
il
cassetto non era oleato e si apriva a fatica, trovò non solo
la pomata, ma anche
una lettera. Lettera che inavvertitamente era finita lì, con
l’altra posta già
arrivata (d’altronde era il caos a regnare sovrano in quella
casa, un caos che
solo le due signore Weasley- Hermione e Molly-sembravano conoscere e
gestire
benissimo)
Lo
stile svolazzante
e ricercato era indice che a scriverla era stata Hermione.
Nella lettera, la maga informava che
aveva fatto togliere le
fragole dall’orto, perché a sua figlia Rose non
piacevano, anzi le erano
indigeste. Se avesse avuto voglia di fragole, avrebbe potuto scendere
nella
dispensa e ne avrebbe trovato un’intera riserva in conserva.
C’erano altri due
avvertimenti: il primo era che, per evitare che Ron (altro goloso) ne
facesse
indigestione, erano state schermate contro qualsiasi incantesimo di
apertura,
mentre l’altro era invece illeggibile. (le parole chiare
erano: attento, conta)
Rassegnato e stritolato dalla calura,
col pantaloncino e la
canotta che ormai, per quanto erano fradici, erano un
tutt’uno col suo corpo,
si diresse nella dispensa.
Aprì la sgangherata porta
della dispensa, anche questa
sembrava reggersi per magia, accese la luce, che illuminava meno di
quanto
fosse necessario, e scese lentamente le scale.
Ma quando fu a metà del
cammino, uno degli scalini si ruppe
e lo fece ruzzolare fino al fondo, mandandolo a incraniarsi contro uno
dei
mobili.
Il suddetto mobile poi, dato che era
fragile e sovraccarico,
si sfracellò, schiantandosi sul povero Harry.
Nonostante tutto quello che stava
passando, Harry cercò di
mantenere la calma, d'altronde era lì solo per rilassarsi,
lontano dai
giornali, dal lavoro e dai fans.
Infatti i Weasly lasciavano, per
tutta la metà di luglio e
fino al quindici d’agosto, la Tana libera e a disposizione di
Harry, perché potesse
rilassarsi e allontanare lo stress.
Ma in quel momento lo stress era
quasi al punto di rottura.
Si rialzò tutto
acciaccato, si calmo e si mise a cercare le
fragole.
Quando le trovò,
lanciò un incantesimo di apertura, ma
questo gli rimbalzò contro e lo scaglio contro la parete: si
ricordò, a quel
punto, che le conserve erano magischermate.
Ne prese tre e ritornò di
sopra, questa volta però fu più
facile, perché sapeva dello scalino scassato.
Arrivato in cucina, pose le conserve
sul tavolo, e si mise a
cercare l’apriscatole.
Ma anche questa situazione si risolse
in un delirio di
pentole in caduta libera, ante staccate, che gli generarono
un’altra serie di
contusioni.
Maledisse sé stesso per
non aver imparato incantesimi
guaritori potenti, si rimise alla disperata ricerca di cerotti e bende,
ma era
in una casa di maghi e non ce ne erano.
Si arrese, si sedette e
cominciò la lunga lotta con le
conserve.
La prima li si ruppe in mano,
ficcandogli schegge di vetro
nella mano.
La seconda non gli si
aprì, perché il tappo si era
incastrato e quindi era impossibile.
Era ormai da un’ora e
più che aveva cominciato quella lotta
per cercare le fragole, ma ancora non era riuscito a vincere.
Alla fine il tac del tappo,
segnò la fine delle ostilità e
la sua vittoria.
Si appoggiò alla sedia e
cominciò a mangiucchiare le
fragole, giusto per capire se si erano conservate adeguatamente.
In quel mentre arrivò Gin,
la quale cominciò a sclerare per
tutto il caos che regnava nella casa.
Gli dette dello screanzato, del
disgraziato, del
nullafacente, dell’ingordo, che non pensava a
nient’altro che a poltrire,
mentre lei sgobbava.
E lui era lì, tutto
sudato, tutto contuso, con le sue
fragole in mano.
Si alzò e le si
avvicinò per cercarsi di farsi di perdonare,
ma lei, che non aveva solo la scopa di legno (mi scuso per la
volgarità, ma ci
stava tutta: D), lo spinse via.
Gin, nonostante fosse invecchiata,
rimaneva ancora una donna
assai affascinante, ancora in grado di accendere il fuoco negli uomini,
ma lei
pensava solo e soltanto alla sua carriera nel Quiddtich.
Anche Harry si era rassegnato, ma
sperava che la vecchia
fiamma covasse ancora una viva scintilla sotto la cenere.
Ma vedendola così
immusonita, preferì evitare qualsiasi
tentativo e si rituffò nel suo interesse principale: le
fragole.
A quelle belle succose fragole, da
mettere sul gelato alla
cioccolata, e guarnite poi con la panna: ah, già ne
pregustava sapore.
Ma come un fulmine a ciel sereno
arrivò la notizia che era
stato messo a dieta, perché era troppo cicciotto e quindi
niente dolci, ergo
niente cioccolata con fragola e panna.
Aveva retto fino a quel momento, ma
non ci vide più: era
nero di rabbia, era contuso, era stufo di sua moglie, dei suoi suoceri
e di
quella casa infernale; cominciò a ridere come un pazzo, un
esaurito.
E si
ricordò una canzone babbana che faceva
più o meno così:
I’ve
kissed your lips and held
your hand
shared your
dreams and shared
your
bed
I
know you well, I
know your smell
I’ve
been addicted to you.
E mentre rideva e la canzone gli
ronzava nelle orecchie,
afferrò la sua bacchetta e scaglio un’Avada
Kedavra contro Gin.
Poi prese la macchina e
andò in un negozio babbano a
comprarsi il gelato e la panna.
Fu arrestato quattro ore dopo il
fatto, mentre ritornava
sulla scena del crimine.
Così, passo il suo
compleanno ad Azkaban.
Ho usato i
seguenti
punti del prompt: Femminicidio/
cioccolata, panna e fragola. / rabbia/scena del crimine/sapore tre
volte/
Inserire almeno due incantesimi/ nessun dialogo/Goodbye My Lover
– James Blunt