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Autore: MadogV    05/06/2016    7 recensioni
Una estate alla Tana dei Weasley per una coppia di nostra conoscenza e tutto ciò che può portare la gola per il gelato al cioccolato (IL TITOLO È VOLUTAMENTE ERRATO)
Genere: Demenziale, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessun contesto, Dopo la II guerra magica/Pace
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Premetto che io non conosco benissimo l’universo Harry Potter e le informazioni che vengono qui citate sono presa da wikipedia Potter.

Premetto che io non amo Harry Potter come personaggio e come libro non lo trovò cosi esaltante.

Premetto che ho visto i film di sfuggita e senza un grande interesse.

Fatte queste premesse, chiedono perdono per questa folle idea, create per il gruppo “Il giardino di Efp Fanfiction” nella sezione Giochi estivi.

 

Voldemort era stato sconfitto e i suoi Mangiamorte, i pochi sopravvissuti e quelli non scappati, erano dietro le sbarre di Azkaban.

Benché molti avessero invocato che venissero lasciati in mano ai Dissenatori, la cosa era sembrato troppo crudele.

Infatti il consiglio dei Maghi aveva optato per una condanna perenne a riparare i danni delle loro azioni e che i loro patrimoni venissero sequestrati come risarcimento di guerra per le vittime (orfani, vedove e vedovi); gli unici che furono risparmiati furono i Malfoy, che comunque videro il loro patrimonio, al pari del loro prestigio, calare drasticamente: le loro proprietà vendute, i loro conti bancari congelati e sarebbero stati ridotti sul lastrico, se non avessero venduto i gioielli e gli altri preziosi di famiglia.

Di Draco Malfoy non si seppe più nulla, tranne che aveva tagliato i ponti con la sua famiglia e che aveva cambiato tutto-vita, cognome, faccia, capelli: proprio tutto.

E che dire di Dolores Umbridge: che era scappata da Azkaban e che nell’inseguirla qualcuno aveva “inavvertitamente” scagliato un incantesimo proibito, uccidendola.

E si potrebbe dire altre mille e mille cose, su tutti i protagonisti di questa storia, che cosa fanno, che cosa non fanno, con chi stanno e che vita vivono, ma siamo qui per un’altra storia.

Una triste storia, ahi me!

Tutto incominciò alla Tana, vi ricordate la Tana, che aveva l'aria di essere stata, un tempo, un grosso porcile di pietra, ma qua e là erano state aggiunte delle stanze per un'altezza di diversi piani ed era così contorta che la costruzione sembrava proprio reggersi in piedi per magia.

Era una Estate, un’estate calda, afosa, una di quelle estati in cui i negozi babbani di elettronica ti vendono un climatizzatore a tre volte il valore originario, e tu, zitto e compra oppure saresti dovuto schiattare due volte: per il caldo e per l’invidia nei confronti del tuo vicino, che aveva trasformato la sua casa in una riserva per pinguini.

Dicevamo era estate e anche alla Tana la calura ghermiva i corpi con spietata arsura, ma per fortuna i nostri erano maghi ed erano in grado di rendere il clima della casa più confortevole, ma anche il più potente incantesimo non poteva reggere a quel caldo micidiale.

Luglio, benché inoltrato, era implacabile e anche nella casa penetravano qua e là i segni dell’afa.

Harry Potter, che ormai come Auror non aveva più molti compiti e quindi aveva messo su un paio di kili, se ne stava seduto sulla poltrona.

Se ne stava seduto sulla poltrona, in canotta, con la panza di fuori, i radi capelli incollati dal sudore e una lattina di burrobirra in mano e nell’altra il telecomando, facendo zapping.

Il suo rutto echeggiò per tutta la Tana, ma tanto chi se ne fregava: era solo in casa.

I suoi figli erano al campeggio estivo per maghi, mentre Ron ed Hermione erano in viaggio in Romania per prestare aiuto al fratello del primo, contro un male che aveva afflitto i draghi e anche per farsi un viaggio in solitaria.

Con l’incantesimo Accio tentò di richiamare un’altra burrobirra, ma il frigorifero era vuoto: le aveva finite tutte, accidenti.

Poi si ricordò che la sua Ginny era andata a fare compere e che sicuramente sarebbe tornata con le burrobirre, e già ne pregustava il sapore, ma anche il sapore delle sue labbra, quando le avesse baciate per ringraziarla.

E si ricordò anche che avrebbe preso quell’altra cosa, che gli piaceva tanto e sorrise, alzandosi dalla poltrona in cui era sprofondato.

Dal salone passò quindi in cucina e da qui nel cortile, che fungeva anche da orto e si mise alla ricerca di alcune fragole.

L’orto dei Weasley rispecchiava il carattere dei loro proprietari, un caotico guazzabuglio di piante magiche e non, di verdure esotiche e comuni, una sarabanda di colori, odori e sapori.

Si perse un attimo, era colpa di quelle due (Hermione e Molly) se l’orto non era mai come doveva essere, perché ognuna voleva gestire come più gradiva e secondo un proprio ordine.

Così, schivando le urlanti mandragole, ottime come stimolatore sessuale o rimedio depurativo, ed evitate le carnivore aggressive (quelle piccanti rendevano ogni piatto saporito) arrivò finalmente al settore dedicato alla frutta.

Ma non c’erano le fragole, dove erano le fragole?

Imprecò, ma cercò di mantenere la calma, nonostante la calura lo facesse sudare peggio di un prosciutto lasciato ad essiccare.

Poi fu inzuppato dall’irrigatore a timer.

L’irrigatore era uno degli oggetti babbani che suo suocero aveva portato in casa, come la tv o la radio o altre assurdità simili, che facevano ingombro e irritavano la signora Weasley.

Essendo un oggetto babbano non sapevano utilizzarlo correttamente e quindi, benché fosse a timer, partiva nei momenti meno opportuni.

E quello era uno dei più inopportuni.

Travolto dal getto d’acqua, scivolò e fini contro le carnivore aggressive, che bruscamente risvegliate, cominciarono a morsicare l’intruso, mentre quelle più piccanti cominciarono a secernere un siero urticante.

Bruciacchiato e morso, Harry uscì dal giardino, per dirigersi in casa, alla ricerca di medicamenti.

Quando fu in cucina aprì i cassetti, alla ricerca di una qualche pompata lenitiva, le ferite potevano essere curate con la magia, ma per le ulcere, occorreva comunque un qualche lenitivo.

Ma, dopo lungo cercare, aprendo il terzo cassetto dalla credenza del salone, rischiando di farsela cadere addosso, per via che il cassetto non era oleato e si apriva a fatica, trovò non solo la pomata, ma anche una lettera. Lettera che inavvertitamente era finita lì, con l’altra posta già arrivata (d’altronde era il caos a regnare sovrano in quella casa, un caos che solo le due signore Weasley- Hermione e Molly-sembravano conoscere e gestire benissimo)

 Lo stile svolazzante e ricercato era indice che a scriverla era stata Hermione.

Nella lettera, la maga informava che aveva fatto togliere le fragole dall’orto, perché a sua figlia Rose non piacevano, anzi le erano indigeste. Se avesse avuto voglia di fragole, avrebbe potuto scendere nella dispensa e ne avrebbe trovato un’intera riserva in conserva. C’erano altri due avvertimenti: il primo era che, per evitare che Ron (altro goloso) ne facesse indigestione, erano state schermate contro qualsiasi incantesimo di apertura, mentre l’altro era invece illeggibile. (le parole chiare erano: attento, conta)

Rassegnato e stritolato dalla calura, col pantaloncino e la canotta che ormai, per quanto erano fradici, erano un tutt’uno col suo corpo, si diresse nella dispensa.

Aprì la sgangherata porta della dispensa, anche questa sembrava reggersi per magia, accese la luce, che illuminava meno di quanto fosse necessario, e scese lentamente le scale.

Ma quando fu a metà del cammino, uno degli scalini si ruppe e lo fece ruzzolare fino al fondo, mandandolo a incraniarsi contro uno dei mobili.

Il suddetto mobile poi, dato che era fragile e sovraccarico, si sfracellò, schiantandosi sul povero Harry.

Nonostante tutto quello che stava passando, Harry cercò di mantenere la calma, d'altronde era lì solo per rilassarsi, lontano dai giornali, dal lavoro e dai fans.

Infatti i Weasly lasciavano, per tutta la metà di luglio e fino al quindici d’agosto, la Tana libera e a disposizione di Harry, perché potesse rilassarsi e allontanare lo stress.

Ma in quel momento lo stress era quasi al punto di rottura.

Si rialzò tutto acciaccato, si calmo e si mise a cercare le fragole.

Quando le trovò, lanciò un incantesimo di apertura, ma questo gli rimbalzò contro e lo scaglio contro la parete: si ricordò, a quel punto, che le conserve erano magischermate.

Ne prese tre e ritornò di sopra, questa volta però fu più facile, perché sapeva dello scalino scassato.

Arrivato in cucina, pose le conserve sul tavolo, e si mise a cercare l’apriscatole.

Ma anche questa situazione si risolse in un delirio di pentole in caduta libera, ante staccate, che gli generarono un’altra serie di contusioni.

Maledisse sé stesso per non aver imparato incantesimi guaritori potenti, si rimise alla disperata ricerca di cerotti e bende, ma era in una casa di maghi e non ce ne erano.

Si arrese, si sedette e cominciò la lunga lotta con le conserve.

La prima li si ruppe in mano, ficcandogli schegge di vetro nella mano.

La seconda non gli si aprì, perché il tappo si era incastrato e quindi era impossibile.

Era ormai da un’ora e più che aveva cominciato quella lotta per cercare le fragole, ma ancora non era riuscito a vincere.

Alla fine il tac del tappo, segnò la fine delle ostilità e la sua vittoria.

Si appoggiò alla sedia e cominciò a mangiucchiare le fragole, giusto per capire se si erano conservate adeguatamente.

In quel mentre arrivò Gin, la quale cominciò a sclerare per tutto il caos che regnava nella casa.

Gli dette dello screanzato, del disgraziato, del nullafacente, dell’ingordo, che non pensava a nient’altro che a poltrire, mentre lei sgobbava.

E lui era lì, tutto sudato, tutto contuso, con le sue fragole in mano.

Si alzò e le si avvicinò per cercarsi di farsi di perdonare, ma lei, che non aveva solo la scopa di legno (mi scuso per la volgarità, ma ci stava tutta: D), lo spinse via.

Gin, nonostante fosse invecchiata, rimaneva ancora una donna assai affascinante, ancora in grado di accendere il fuoco negli uomini, ma lei pensava solo e soltanto alla sua carriera nel Quiddtich.

Anche Harry si era rassegnato, ma sperava che la vecchia fiamma covasse ancora una viva scintilla sotto la cenere.

Ma vedendola così immusonita, preferì evitare qualsiasi tentativo e si rituffò nel suo interesse principale: le fragole.

A quelle belle succose fragole, da mettere sul gelato alla cioccolata, e guarnite poi con la panna: ah, già ne pregustava sapore.

Ma come un fulmine a ciel sereno arrivò la notizia che era stato messo a dieta, perché era troppo cicciotto e quindi niente dolci, ergo niente cioccolata con fragola e panna.

Aveva retto fino a quel momento, ma non ci vide più: era nero di rabbia, era contuso, era stufo di sua moglie, dei suoi suoceri e di quella casa infernale; cominciò a ridere come un pazzo, un esaurito.

E si ricordò una canzone babbana che faceva più o meno così:

I’ve kissed your lips and held your hand     

shared your dreams and shared your bed         

I know you well, I know your smell   

I’ve been addicted to you.

E mentre rideva e la canzone gli ronzava nelle orecchie, afferrò la sua bacchetta e scaglio un’Avada Kedavra contro Gin.

Poi prese la macchina e andò in un negozio babbano a comprarsi il gelato e la panna.

Fu arrestato quattro ore dopo il fatto, mentre ritornava sulla scena del crimine.

Così, passo il suo compleanno ad Azkaban.

 

Ho usato i seguenti punti del prompt: Femminicidio/ cioccolata, panna e fragola. / rabbia/scena del crimine/sapore tre volte/ Inserire almeno due incantesimi/ nessun dialogo/Goodbye My Lover – James Blunt

   
 
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