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Autore: Stella cadente    05/06/2016    5 recensioni
– Eliza – la chiamò, quasi in un sussurro. – Tu lo diresti se ci fosse qualcosa che non va, vero?
La piccola sollevò lo sguardo. Una lacrima le rotolò sulla guancia morbida.
– Cosa vuole sapere?
– Vorrei sapere... – non trovava le parole. Come si faceva a chiedere ad una bambina di sei anni se avesse assistito ad un omicidio?
– Vorrei sapere che cosa sai di quello che è successo – disse infine, mantenendosi sul vago.
[…]
– È stata lei. Lo so.
L’ispettore provò un brivido di inquietudine.
– Lei chi?
Ci fu un attimo di esitazione, poi la piccola rispose:
– Samara.
Pausa.
– Vuole ucciderci tutti. Me lo ha fatto vedere.
– Chi è Samara?
[…]
– Allora posso andare a parlarci – tentò.
La bambina si fece seria, poi disse:
– No. Le diranno che sta dormendo. Ma non è vero, signor McDoyle. Lei non dorme mai.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Samara Morgan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Ring - Samara Morgan'
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1977
Aprile



Emily
 
 
Emily aveva da poco chiuso la porta quando accadde.
Un sibilo le colpì la testa, insistente, martellante. Il dolore la costrinse a sedersi per terra, tenendosi una mano sulla fronte.
Emily...
La paura la aggredì, e cercò di dimenarsi per fuggire. Ma qualcosa la costringeva lì a terra.
Che sta succedendo?
Era come se il suo corpo non riuscisse a ricevere gli impulsi dati dal cervello, come se le due cose fossero totalmente separate.
Di nuovo quel sibilo. Emily temette che la potesse uccidere. Voleva liberarsene, voleva che andasse via, ma quel rumore restava lì, a riempirle le orecchie e ad iniettarle la paura nelle vene. Un sibilo forte, insistente, che non le lasciava pace. E dietro, in sottofondo, una voce.
Riusciva a distinguerla con chiarezza.
Una voce che ben conosceva.
Emily...
 
 
Samara, tu ti senti coinvolta in tutto questo?
Perché, secondo te, i tuoi compagni hanno paura di avvicinarsi?
E lei non lo guardava nemmeno, senza dare risposta, i lunghi capelli neri a nasconderle metà del volto pallido e delicato. I suoi occhi erano fissati su un punto indefinito, come se in quel punto ci fosse qualcosa che solo lei era in grado di vedere e di percepire.
Non posso dirlo.
Quella voce che sembrò farlo sprofondare. Non c’era nulla di strano, il timbro era quello di una voce infantile come tante altre... era il modo in cui le parole venivano pronunciate che era fuori dal normale. E quel timbro dolce e sottile trasmetteva d’un tratto inquietudine. L’aria si era caricata di tensione.
Perché no? – chiese l’ispettore. – Non lo dirò a nessuno.
Samara spostò gli occhi scuri sull’ispettore, lentamente. Ci fu un momento in cui il silenzio sembrò talmente teso da risultare insopportabile, poi disse solo:
No.
Silenzio.
Samara – continuò l’ispettore. – Sono sicuro che capirai quello che sto per dirti, perché mi hanno detto che sei una bambina intelligente. Io devo risolvere questo caso, e per aiutarmi devi dirmi che cos’hanno gli altri bambini contro di te. Devi dirmelo, Samara, devi dirmi perché pensano che sia stata tu.
Gli occhi della bambina apparvero grandi e insolitamente osservatori.
Poi tutto si interruppe.
 
 
La ragazza si sentì raggelare; che cosa stava succedendo? Che cos’era quella visione che aveva appena avuto?
Il suo corpo era tutto un tremito; non riusciva a crederci. Si era addormentata ed aveva sognato? Come accidenti aveva fatto a vedere quelle cose?
Si sentiva spossata. Da quando aveva cominciato ad occuparsi di Samara aveva cominciato a soffrire di disturbi depressivi; cercava di fare del suo meglio, ma nonostante la bambina le piacesse, sentiva di non aver più le forze di fare niente – specie nell’ultimo periodo.
Si passò una mano sulla fronte e si accorse di avere i capelli sudati, appiccicaticci. Sentiva le braccia formicolanti e la testa pesante, come se l’avessero appena presa a botte.
Provò a rialzarsi, ma tremava insopportabilmente. Cercò di reggersi in piedi; aveva la bocca secca.
Bussò, forse con troppa veemenza.
Ho paura...
Si sentiva sempre così, ultimamente, e non riusciva a spiegarne il perché. Sospesa, come se fosse caduta in un buco buio e freddo e come se nessuno accennasse a volerla tirare fuori.
– Signor McDoyle... – provò, con voce flebile. – Samara...
Nessun suono trapelava da quella dannata porta. C’era il silenzio più assoluto, come se dentro quella stanza non ci fosse anima viva.
– Samara, aprimi – disse, cercando di mantenere un tono di voce fermo.
Il silenzio fece da padrone per qualche secondo; poi la porta, lentamente, si aprì.
– Samara – disse di nuovo Emily, sentendo di nuovo il vigore tornare in lei.
Quando entrò nella stanza, la bambina la guardava con quei suoi occhi innocenti. Sul faccino pallido apparve subito un sorriso contento.
– Ciao – disse, con voce leggera.
E McDoyle?
Emily si guardò intorno; l’uomo non c’era. Possibile che se ne fosse andato senza che lei se ne fosse accorta?
– Dov’è l’ispettore? – chiese infatti, perplessa.
La bambina fece spallucce.
– È andato via. Non te ne sei accorta?
Emily scosse la testa.
– Devo sentirmi poco bene – disse solo. – Forse non me ne sono neanche resa conto.
– È vero – assentì Samara. – Devi rilassarti, Emily – sorrise, disegnando l’ennesima linea dolce su quel visino angelico.
Poi le si avvicinò e l’abbracciò teneramente; Emily non poté fare a meno di sciogliersi, e ricambiò l’abbraccio circondando il corpicino di Samara. Le fece una carezza sulla testa, poi si chinò per guardarla negli occhi.
– Ti dispiace se oggi stai un po’ con Lucy? – le disse.
– Va bene – fece la piccola. – Tu però riprenditi – aggiunse poi, con quegli occhi improvvisamente affettuosi.
Poi saltellò via, ed Emily si lasciò cadere sul letto della stanza.
E fu allora che lo vide.
Un registratore appoggiato a terra, vicino alla cassettiera.
Intorno all’oggetto – chissà in che modo – qualcuno aveva intagliato un cerchio nel legno del pavimento.
No, non era intagliato.
Sembrava che il legno fosse stato direttamente bruciato.
 
 
Un cerchio.
Un cerchio che brillava di una fredda luce bluastra in una distesa buia.
E quel sibilo, lo stesso che aveva sentito lei...
 
 
Emily si ritrovò ad ansimare dalla paura. L’aveva visto solo per un istante, eppure aveva instillato in lei un’ansia atroce.
Prese il registratore in mano, come guidata da qualcun altro; la ragione le diceva che tutto doveva fare tranne sentire cosa aveva registrato quel maledetto aggeggio, ma una parte malsana di lei smaniava dalla voglia di scoprirlo. Anche se sapeva che le avrebbe fatto del male.
Mi farà del male.
La ragazza si rigirò l’apparecchio tra le mani più volte; poi, in un gesto di cui si pentì subito...
Non voglio. Non voglio!
... premette su play.
 
Il segnale risultò un po’ disturbato, all’inizio.
 
– Ciao, Samara. Sono l’ispettore McDoyle, e sono qui per farti qualche domanda; poi non ti infastidisco più, promesso.
Un respiro lieve, dolce, inquietante.
– Va bene.
La vocina di Samara, nell’ascoltarla, le fece venire una fitta alla testa.
Bene. Senti Samara, andrò dritto al punto: tu ti senti coinvolta in tutto questo? Perché, secondo te, i tuoi compagni hanno paura di avvicinarsi?
Un silenzio agghiacciante, poi:
Non posso dirlo.
Perché no? Non lo dirò a nessuno.
No.
Silenzio.
Samara... Sono sicuro che capirai quello che sto per dirti, perché mi hanno detto che sei una bambina intelligente. Io devo risolvere questo caso, e per aiutarmi devi dirmi che cos’hanno gli altri bambini contro di te. Devi dirmelo, Samara, devi dirmi perché pensano che sia stata tu.
Emily ebbe paura. Paura di quello che avrebbe sentito, paura perché quello era il suo sogno accidenti, era quello che aveva visto nel sogno!
Le sembrò di sentire i battiti del suo cuore impazzito anche nelle tempie, provocandole una forte emicrania.
E quello che sentì dopo le fece venir voglia di scappare. Ma era inchiodata lì, ad ascoltare. Ad imprigionarsi da sola in una gabbia di terrore da cui non poteva liberarsi.
Rantoli. Rantoli lievi, strani, e agghiaccianti.
Che diavolo sta succedendo?
Poi, di nuovo il segnale venne disturbato da qualcosa.
E la voce di McDoyle. Ma appariva strana, diversa; era vaga, ovattata, come se parlasse sotto ipnosi.
– C’è un altro mondo che noi non conosciamo. C’è un altro mondo che noi non conosciamo.
Vai via, per amor del cielo!
– Un mondo che si raggiunge attraverso l’acqua...
Spegni quell’affare!
– L’acqua... l’acqua è un veicolo di morte. Morte. Morte.
Dio...
– Figlia piccola nella vasca da bagno.
Stava trattenendo il fiato.
– Lei ce lo farà vedere. Prima o poi ce lo farà vedere. Quando morirà.
Il registratore traballò tra le sue mani.
Silenzio.
Cosa? Dannazione, dimmi cosa!
– Un altro mondo.
Pausa.
– Un altro mondo dove si vede il cerchio.
And then we all die...
Conosceva quella canzone.
Samara...
Che cosa ci fa Samara nella registrazione?
– Emily!
Si voltò di scatto, e vide che lei era lì, sul ciglio della porta.
– Ciao Samara.
La sua voce uscì fuori ruvida e flebile.
E poi ci fu la sua voce. La voce della bambina nella sua testa, che riecheggiava e la confondeva...
Morirai...
...mentre lei avanzava.
– Samara – fece la ragazza. Tremava.
La connessione con lei fu immediata. Immagini, immagini che si susseguivano l’una dietro l’altra.
– Emily. Devi aiutarmi, ti prego Emily.
Morirai...
– Allontanati!
Era lei.
– Emily... scusa.
Era sempre stata lei, sin dall’inizio.
Sin dall’inizio di questo incubo.
Ma ormai era troppo tardi.
– Va’ via!
La bambina piangeva, con la testa china.
– Mi dispiace. Mi dispiace se ti faccio del male.
Un singhiozzo di terrore le risalì nella gola creandole un sapore disgustoso, come di un qualcosa di denso e scuro che si diramava in tutte le direzioni e la contaminava.
– Lasciami in piace, ti prego... – supplicò, senza più forze.
Quella sensazione che la allarmava, la sensazione di essere in quel buco freddo e oscuro e umido.
Non cercò nemmeno di chiedersi che cosa significava o se anche la bambina riuscisse ad avvertirla. La paura divenne insopportabile, così intensa che le fece perdere la cognizione del tempo.
Vide il suo braccio che si tendeva verso terra e che prendeva il registratore.
Poi fu il buio, e sprofondò del tutto nel posto freddo.
Nessuno sarebbe venuto a tirarla fuori.

 
 

SCUSATEMI
E' da un mese e passa che non aggiorno, causa scuola e altri impegni non ho potuto entrare su EFP.
Ma ora che sono finalmente libera e mi sono tolta tutti i compiti e le interrogazioni, finalmente eccomi qui!
Allora... Questo capitolo mi entusiasma molto; raggiungiamo l’apice del terrore – o almeno, l’intento era quello – Samara dà libero sfogo ai suoi poteri e il primo a risentirne è proprio McDoyle, che come era prevedibile ha fatto una brutta fine. Che ve ne è sembrato, poi, della scena con Emily? Ebbene sì, avete visto bene, è proprio quella che in “Lei voleva solo essere ascoltata” vediamo in un flashback. E adesso la figura di questa ragazza, che nella prima storia è solo accennata, è decisamente molto più chiara.
Secondo voi come proseguirà ora la storia? Scrivetemi tutto quello che volete :)
Alla prossima,
Stella cadente

 
  
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