Una nuova giornata inizia,il sole solca il cielo limpido e
gli uccellini cinguettano come ogni mattina. Ad interrompere
però quella perfetta atmosfera e il suono fastidioso della
sveglia che irrompe nella stanza. Pigramente la mano si posa su di
essa,spegnendolo. Gli occhi si aprono lentamente e mettono a fuoco il
soffitto bianco sulla propria testa. Il corpo rigido cerca in qualche
modo di alzarsi ma senza successo,inerme dalle forze,rimane nella
stessa posizione senza muoversi.
A ricordarmi della sera precedente non
c'era niente da stupirsi. In un momento di profondo abbandono e di
tristezza,mi aveva privato delle forze che possedevo,lasciandomi solo
una testa più pesante e delle lacrime scomparse.
Non potevo
rimanere lì perché era il primo giorno di scuola
e sapevo perfettamente che non avrei ceduto alla tentazione di
fregarmene ma solo di aver una bella impressione sui
professori.
Nonostante i miei voti ottimi nelle materie e la buona
educazione da "ragazza modello" amavo possedere un carattere abbastanza
menefreghista,dall'essere cinica e senza troppi problemi se una persona
non mi andava tanto a genio. Tra un lato buono e altruista e quello
poco galante ma sfacciato,prelevavano su di me. Due aggettivi
così diversi ma che parevano abbinarsi perfettamente tra di
loro.
So che svegliarmi la mattina presto sarebbe stato uno sfizio.
Sarebbe stata più ad una rottura di scatole per quanto
alzarsi quando potevi benissimo poltrire nel tuo letto e rifugiarti nei
sogni.
Senza pormi troppi problemi e con il tempo che scorre
velocemente,decido di godermi i primi cinque minuti sotto il getto
d'acqua calda. Il contatto con essa trascina via i miei pensieri della
sera passata è alquanto brutti dal ricordare. Lascio che il
grande macigno venga liberato e il corpo ne rimane più
leggero. Il deprimermi non mi era mai piaciuto. Benché
sapessi della situazione creatosi e delle sue conseguenze,l'abbattermi
non era tra le mie opzioni. Mi ero rialzata così tante volte
dalle batoste incassate nel corso degli anni, da non scalfirmi
più di tanto,anche sapendo che quest'ultima aveva maggiore
intensità delle altre.
Passato lo step della
doccia,arrivò ad osservarmi allo specchio e quel che
riflette la mia immagine mi lascia piuttosto sorpresa ma abituata a
vederla: I capelli tinti di
bianco,colpiscono a primo impatto. Mi
chiedo ancora come abbia scelto quel assurdo colore ma pensandoci, la
mia era stato un gesto di cambiamento. Una dimostrazione di quello che
potevo essere realmente e non quello di una ragazza per bene e voluta
da tutti.
Gli occhi di un blu particolare:cambiavano di sfumature a
seconda della luminosità . Erano stati ereditati da un padre
il cui rimanevano di lui solo dei ricordi sfumati. Saper di possedere
una caratteristica famigliare,era un segno di profondo orgoglio e
rispetto. Gli avrei amati così come avevo amato l'uomo che
mi aveva cresciuta.
Il viso,dal colorito biancastro,accennava ad un
piccolo naso e delle labbra secche. La loro evidenza lasciavano
intravedere le leggere occhiaie,non badandoci più di tanto.
La pelle diafana ricordava tanto le giornate fredde di Londra,le
nevicate in cui duravano settimane e quell'ambiente così
incolore da farmi ricordare il tempo trascorso nell'infanzia, la mia
città natale vissuta da bambina.
Non presto a guardare i
vari tatuaggi che incorniciano il mio corpo. Quella era stata un altro
dei miei cambiamenti:descrivere le mie storie su immagini inchiostrate,
in modo da ricordarmi sempre di chi sia io.
Per quanto riguarda
l'abbigliamento non avrei dovuto scegliere un abbinamento adatto. La
scuola predisponeva delle divise come quelle di un college. L'idea
però di indossare una minigonna non era a mio favore e
naturalmente non l'avrei mai indossata,cambiandola semplicemente con un
paio di jeans neri. La mia femminilità era poco
scontata,trovandomi a mio agio con i vestiti più comodi e
sopratutto da non evidenziarmi come una "ragazza dalla giovani vesti" e
per di più, si noterebbero i continui tatuaggi presentati
sulle gambe. Indossato quello,passo ad una camicia bianca. Pur non
volendo usare la divisa femminile,dovetti per forza possedere qualcosa
con quei due colori. Ed infine ma non meno importate un gilet nero
sbottonato e senza maniche con lo stemma della scuola.
Una volta pronta
controllai l'ora ad accertarmi che non fossi in ritardo,sorprendendomi
della puntualità e della restante mezz'ora rimanente prima
dell'inizio delle lezioni. Tranquillamente afferrò lo zaino
con all'interno pochi materiali,alcuni libri da studio ed il mio
inseparabile quaderno. Poi uscì,chiudendomi la porta alle
spalle.
Il corridoio era invaso dalle moltitudini di voci presenti.
Ragazzi e ragazze di ogni età e distinzione. L'unico
elemento a renderli comuni era la divisa. Erano tutti alle prese con
l'affrettarsi prima del suono della campanella. Altri
invece,chiacchieravano tranquillamente tra loro. Al mio passaggio
però,non poterono mancare gli sguardi sfuggenti della mia
figura. Non tanto le ragazze nel tentativo di truccarsi ma
più i ragazzi che mandavano qualche commento e fischio
appena udito. Non mi fece intimidire ma ad accennare un lieve sorriso
per la loro ignoranza.
Mi ero adattata a quell'ambiente e alla
grandezza di quell'edificio. Grazie a Castiel,avevo memorizzato gran
parte del posto,ricordandomi dei posti più importanti e la
classe in cui sarei dovuta stare fino all'ultimo giorno di scuola. Tra
la marmaglia di studenti e dei professori affaccendati con le loro
tracolle,mi sentivo differente dagli altri. Non tanto per la soggezione
in cui mi mettevano gli sguardi di tutti ma per le mie
caratteristiche:l'abbigliamento,i miei capelli e il fatto di
essere una nuova studente di discussione per quanto la "famosa nipote
del preside." Essere al centro dell'attenzione non era tra le mie
qualità preferite ma la cosa sarebbe poi passata dopo un
paio di settimane.
Esistevano anche degli armadietti nell'istituto,un
modo più comodo per portarsi dietro i libri senza fare un
andata e ritorno dai dormitori. Passai per di lì. Gli
innumerevoli armadietti in ferro battuto,occupavano gran parte dei muri
laterali del corridoio principale. In poco tempo trovai il mio ed
inserì la password non che "235". Inserì al suo
interno i libri portatomi dietro e richiusi l'anta,rimettendo il
lucchetto al suo posto.
"Guardate un po' che bella ragazza."
Fischiettò uno alle mie spalle,discutendo con i suoi amici.
Udì le loro parole e lentamente mi voltai per guardarli
meglio. A vederli non erano niente di speciale:solita aria da
scorbutici, muscoli in tutta la loro evidenza, capigliature impastati
di gel e sopratutto,una faccia da prendere a schiaffi.
"Hai proprio ragione è davvero carina."
Cinguettò un omaccione alla sua destra. Quel trio mi
ricordò quello di Ambra. Per quanto fosse bello a livello
estetico, rimaneva stupido.
"Che ne dici se viene a fare un giro con noi? Sono sicuro
che ti divertirai." Rispose il biondo,non che il capo del gruppetto di
galli. Prima ancora che potesse afferrami la mano per trascinarmi
chissà dove,un braccio mi circonda le spalle.
"Taylor meglio se metti giù le tue luride zampe."
Riconoscevo perfettamente quella voce e ne fui grata che Castiel fosse
uscito nel momento più opportuno.
"Cass,non mi avevi detto che era una tua preda. Hai sempre
un buon gusto con le ragazze vecchio mio." Il rosso era riconosciuto
per la sua fama di conquistatore e da ammaliatore delle donne. Non mi
stupiva di certo della sua indole e del suo discreto successo.
"E tu sai benissimo di non doverle toccarle. Andiamo." Per
quanto il suo modo di spiegare fosse come una sua
proprietà,non lo trovai un problema. In quel momento era
solo una scusa per levarselo dai piedi. Finita la discussione,mi
trascina il più lontano possibile da quel gruppo.
"Devono stare sempre in mezzo hai piedi questi idioti. Sta
attenta la prossima volta" borbotta tra se,avvertendomi a riguardo.
"Dubito mi avrebbero fatto qualcosa,come minimo un occhio
nero se lo sarebbe guadagnato-Sbeffeggio io tranquillamente mentre
questo mi guarda con un sorrisetto divertito.
"Temeraria la ragazza ma ricorda che loro sono in tre e tu
in uno"
Mi fece notare ed io prontamente gli risposi alla sua
osservazione. "Potrei sempre chiamare la mia fidata guardia del corpo.
Vedo che qui ti rispettano in molti." Ritrovarmi in simpatia con lui
doveva ritenersi un vantaggio.
"Aveva provato a ritenersi superiore a me e alla fine ha
passato una giornata all'ospedale." Racconta fiero
dell'accaduto.
"Felice di essere tra le tue grazie." Alzo le mani
all'insù come un segno di sicurezza.
"Io penserei piuttosto a come non farsi odiare dalle
ragazze." se la ride lui guardando loro intente ad incenerirmi con gli
occhi.
"Vorrà dire che passeranno una giornata
d'ospedale se provano a fare le sgualdrine." Rispondo con
naturalezza,senza timore per qualche ochetta del cavolo.
"Anche se sei la nipote del preside sei uno sballo." Sorride
l'altro.
Castiel era l'unico che conoscevo in quella scuola. Un ragazzo
dall'aria da duro ma dal cuore buono. Trattava il suo carattere
prepotente come una sorte di riconoscimento,un avvertimento di chi si
ritrovavano difronte,un lupo in mezzo alle pecore. Il mio modo
tranquillo nel discutere con lui,era dovuto al fatto della precedente
esperienza. Conoscevo il suo carattere e i suoi gusti,sapevo quanto
odiasse gli aggettivi infantili ma più di ogni altra cosa,la
sua preziosa chitarra. Guai a chi tentasse di metterci le mani
sopra,non ne sarebbe uscito tanto illeso. Oltre questo,dietro quella
maschera da duro,si nascondeva un corpo fragile dilaniato da ferite.
Una persona generosa quanto buona. Un ottimo amico in poche parole.
***
"Scusa"
Percorrevamo i lunghi corridoi appena lucidati.
Sotto lo sguardo di alcuni presenti mentre eravamo intenti a discutere
fra di noi.
"Scusa per ieri,non volevo andarmene." Il suo tono pentito
mi ricordarono della sua fuga lo scorso giorno. Scuotei la
testa.
"Non fa niente,grazie per avermi mostrato la scuola." Una
leggera pacca sulla spalle ed un sorriso lo fecero tornare di
buonumore.
Quella conversazione viene interrotta dal suono della
campanella. Ci affrettammo a raggiungere la nostra
classe,sorprendendomi del fatto che il mio vecchio amico avesse la mia
stessa classe. Per quanto sollevata della cosa mi balenava un dubbio
alquanto brutto,un pensiero da augurarmi non tanta gioia.
La classe era
come tutte le altre. Bianca e spoglia ad eccezione dai banchi e dagli
altri elementi scolastici. Molti ragazzi ne erano presenti e ne
sarebbero stati i futuri compagni. Il brusio regnante viene placato
dalla mia entrata. Molti occhi sono puntati su di me,stringo di
più lo zaino nel placare quel moto di timore è
nel tentativo di restare calma.
"Lu vieni qui." Mi urla Cass infondo
all'aula,negli ultimi banchi proprio come si doveva aspettare da lui.
Visto il suo richiamo,oltrepasso tranquillamente le altre
persone,sedendomi al banco difronte al suo e poggiando lo zaino su di
esse.
"Agitata eh?" Nota il mio leggero lato di tensione.
"Niente affatto,anche se preferirei meno sguardi." Nego le
sue parole con nonchalance. Non badavo a quanti fossero ma per il mio
modo di studiarmi.
"Il tuo arrivo ha provocato tanto scalpore e il fatto di
presentarti così ti rende più esposta."
commenta,spiegandomi la situazione. Cose che sapevo di
già è che avrei dovuto abituarmici.
Ognuno prende
il proprio posto. Mi ritrovo ad essere accanto ad un ampia finestra dal
quale posso vedere il parco sottostante. Alla mia destra si siede una
ragazza,non la degnai di uno sguardo,guardando piuttosto il cielo
azzurro.
A così iniziò la lezione,il professore
non aveva niente di particolare:uomo di 45 anni,sposato e dai capelli
grigi e scompigliati. Un classico di ogni scuola.
Aperto il registro
della classe,comincia a richiamare per cognome i vari studenti. So che
dirà anche il mio è come di consueta abitudine mi
chiederà di presentarmi. Ammetto di sentirmi sotto pressione
anche se nella classe non ci sono molti compagni, quindici dovrebbero
essere,un numero abbastanza ridotto.
Castiel non è di certo
d'aiuto visto che se la ride dietro di me e dopo un colpetto sulla
spalla e un "buona fortuna" prendo un respiro profondo,avrei dovuto
mettere in pratica ciò che avevo cambiato di me,un lato
molto maturo e menefreghista,differente dalle galline circostanti
è più sociale con i ragazzi.
"Luna White" Ed
eccolo il suo richiamo alla mia identità,mi alzo dalla mia
posizione,decisa e composta proseguo verso la cattedra in legno su cui
ridere il professore poi mi rivolto agli altri,i mille occhi puntati su
di me ma di cui mi è indifferente,in quel momento ci sarei
stata solo io e la mia voce a fare l'eco.
"Mi chiamo Luna,sono la
nipote del preside e pregherei a tutti di non far commenti su
quest'ultimo.
Sono una qualunque studente senza niente di speciale.
Grazie."
Detto questo me ne ritorno tranquillamente al mio posto
è ciò che dissi era stato capito perfettamente
per il silenzio causato dalle mie parole.
"Spero che tu possa trovarti
a tuo agio. Adesso aprire tutti il libro a pagine tre."
Dopo le due ore
di matematica ed a un mio amico lamentoso per tutto il tempo suona la
tanto agognata campanella per la ricreazione. Velocemente la classe si
svuota e anch'io seguo la mandria all'uscita.
"Discorso fantastico
signorina White. Sei l'ultima speranza della classe."
Un finto battito
di mani in modo scherzoso da parte di Cass che riesce a farci qualche
battuta.
"Grazie grazie,modestamente ero tentata di mandare tutti a
quel paese ma mi sono trattenuta per la mia gentilezza." Ribatto con un
tono fiero.
"Secondo me li avresti traumatizzati,sei la nipote del
preside devi essere tutta perfetta e studiosa."
"Mi sorprendo da te,tu
che sembri quello alla prima fuga dalle lezioni per andare a fumare. Il
mio fascino ti fa questo effetto?" Me la rido io.
"Diciamo che la mia
indole da conquistatore di donne sa riconoscere le qualità
di una ragazza e quali qualità..." Mi guardò per
un breve istante per poi ispezionarmi come se fossi una preda tra le
sue mani
"Più che conquistatore sembri invece il badboy
dei poveri." Me la risi io facendogli una linguaccia,il suo tentativo
di rimorchiarmi era fallito miserabilmente.
"Ma sentila,mi stai prendendo per il culo?" Chiese lui
ironicamente offeso.
"No,scherzi?" Continuai a sorridere ingenuamente,avanzando
di pochi passi rispetto a lui. "Sto solo dicendo che sotto sotto tu sia
scarso con le donne." Lo provocai. Sapevo che trattare su qualcosa in
cui riusciva bene in modo provocatorio risultava alquanto un rischio.
"Ah si? E tu che ne sai? Da quanto ne so,nessuna donna si e
lamentata delle mie attenzioni" Mi fece notare lui,etichettandosi come
un oggetto di desiderio per le ragazze.
"Proprio nessuna non direi caro." Lo guardai dall'altro in
basso. "A quanto parte non sei abbastanza attraente per la
sottoscritta." Lo canzonai altrettanto e sapevo che mettere altro fuoco
su di lui era un rischio alto. Continuai quindi ad avanzare di qualche
passo,sorpassandolo di poco.
"Se ti prendo ti faccio vedere io se non sono attraente."
Allungò le mani per potermi afferrare cercandomi di prendere
ma non ci riuscì.
Io che ero poco distante da lui avevo previsto la sua mossa
di volermi prendere così incominciai a correre mentre avevo
lui alle calcagna che velocemente mi seguiva. Nei vari corridoi che
attraversavamo,le moltitudini di persone si giravano nella nostra
direzione a guardare quei due scalmanati ventenni che se la correvano
per la scuola.
Non sapevo dove stavo andando ma questo non mi importava,ne
del fatto che avessimo molti occhi puntati su di noi,ne mi importava se
qualche professore ci avesse rimproverato anche se dubitavo di
quest'ultimo visto che rientravamo nell'orario della ricreazione. Ed in
quel breve momento,in quella situazione così divertente mi
fece tornare ai tempi di una bambina spensierata. Risentire quel
sorriso che dal volto non voleva andarsene e al ricordati che i tuoi
modi da piccola peste non erano cambiati affatto.
***
Dopo aver impiegato tutto il tempo a correre, quando
tornammo in classe con la ricreazione terminata da qualche minuti, i
residui del fiatone si facevano sentire. Prima di aprire la porta
cercai di rimettere a posto i ciuffi albino fuori posti e di
aggiustarmi il colletto della camicia.
Anche il rosso fece lo stesso lamentandosi per essere stato
sconfitto nella corse e non essere stato in grado di acciuffarmi.
"Vieni qui." Gli dissi per poi alzarmi di poco e sistemarli
un capello fuori posto.
Bofonchiò un grazie per poi sospirare e guardare
la porta di classe.
Per nostra fortuna non trovammo il professore
così ci sedemmo ognuno ai propri posti, ascoltando i
gruppetti che si erano formati all'interno della classe.
"Oddio davvero? Adesso abbiamo lui? Sono abbastanza bella?"
Tra questi cinguetto una ragazza, sistemandosi i boccoli biondi mentre
un'altra si sistemò il rossetto sulle labbra.
"Spero che guardi dalla mia parte e così bello."
Fantasticò ancora la bionda.
"Sei la più bella della classe.
Guarderà solo te." La complimento l'amica.
Curiosa di scoprire chi fosse questo misterioso professore
mi allungai in avanti per sussurrare a Castiel.
"Ma di chi stanno parlando?" Gli indicai le oche con un
cenno.
"Adesso vedrai." Se la rise lui ma prima che potessi
aggiungere qualcos'altro la porta si aprii.
Se avessi saputo chi fosse stato, sicuramente sarei uscita
da quella stanza ancora prima che mettesse piede. Quando rividi
l'ultima persona che i miei occhi non volevano incrociare, era ormai
troppo tardi per darsi alla fuga.