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Autore: Luna White    05/06/2016    0 recensioni
Non posso dimenticare un ricordo infelice.Non riesco a trovare la forza di volerlo fare,non voglio dimenticare una parte di me che e ancora legata ad essa.
Potevo cancellare quei sentimenti come la felicità,amicizia o il divertimento,ma non volevo perdere quello più importante, l'amore.
Eppure so quanto possa essere doloroso quel sentimento dopo essersi distrutto.
La persona per cui ero legata era stata l'unica che amassi davvero,l'unica in cui mi potessi sentire di nuovo felice.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Lysandro, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Una nuova giornata inizia,il sole solca il cielo limpido e gli uccellini cinguettano come ogni mattina. Ad interrompere però quella perfetta atmosfera e il suono fastidioso della sveglia che irrompe nella stanza. Pigramente la mano si posa su di essa,spegnendolo. Gli occhi si aprono lentamente e mettono a fuoco il soffitto bianco sulla propria testa. Il corpo rigido cerca in qualche modo di alzarsi ma senza successo,inerme dalle forze,rimane nella stessa posizione senza muoversi.
A ricordarmi della sera precedente non c'era niente da stupirsi. In un momento di profondo abbandono e di tristezza,mi aveva privato delle forze che possedevo,lasciandomi solo una testa più pesante e delle lacrime scomparse.
Non potevo rimanere lì perché era il primo giorno di scuola e sapevo perfettamente che non avrei ceduto alla tentazione di fregarmene ma solo di aver una bella impressione sui professori.
Nonostante i miei voti ottimi nelle materie e la buona educazione da "ragazza modello" amavo possedere un carattere abbastanza menefreghista,dall'essere cinica e senza troppi problemi se una persona non mi andava tanto a genio. Tra un lato buono e altruista e quello poco galante ma sfacciato,prelevavano su di me. Due aggettivi così diversi ma che parevano abbinarsi perfettamente tra di loro.
So che svegliarmi la mattina presto sarebbe stato uno sfizio. Sarebbe stata più ad una rottura di scatole per quanto alzarsi quando potevi benissimo poltrire nel tuo letto e rifugiarti nei sogni.
Senza pormi troppi problemi e con il tempo che scorre velocemente,decido di godermi i primi cinque minuti sotto il getto d'acqua calda. Il contatto con essa trascina via i miei pensieri della sera passata è alquanto brutti dal ricordare. Lascio che il grande macigno venga liberato e il corpo ne rimane più leggero. Il deprimermi non mi era mai piaciuto. Benché sapessi della situazione creatosi e delle sue conseguenze,l'abbattermi non era tra le mie opzioni. Mi ero rialzata così tante volte dalle batoste incassate nel corso degli anni, da non scalfirmi più di tanto,anche sapendo che quest'ultima aveva maggiore intensità delle altre.
Passato lo step della doccia,arrivò ad osservarmi allo specchio e quel che riflette la mia immagine mi lascia piuttosto sorpresa ma abituata a vederla: I capelli tinti di
bianco,colpiscono a primo impatto. Mi chiedo ancora come abbia scelto quel assurdo colore ma pensandoci, la mia era stato un gesto di cambiamento. Una dimostrazione di quello che potevo essere realmente e non quello di una ragazza per bene e voluta da tutti.
Gli occhi di un blu particolare:cambiavano di sfumature a seconda della luminosità . Erano stati ereditati da un padre il cui rimanevano di lui solo dei ricordi sfumati. Saper di possedere una caratteristica famigliare,era un segno di profondo orgoglio e rispetto. Gli avrei amati così come avevo amato l'uomo che mi aveva cresciuta.
Il viso,dal colorito biancastro,accennava ad un piccolo naso e delle labbra secche. La loro evidenza lasciavano intravedere le leggere occhiaie,non badandoci più di tanto. La pelle diafana ricordava tanto le giornate fredde di Londra,le nevicate in cui duravano settimane e quell'ambiente così incolore da farmi ricordare il tempo trascorso nell'infanzia, la mia città natale vissuta da bambina.
Non presto a guardare i vari tatuaggi che incorniciano il mio corpo. Quella era stata un altro dei miei cambiamenti:descrivere le mie storie su immagini inchiostrate, in modo da ricordarmi sempre di chi sia io.
Per quanto riguarda l'abbigliamento non avrei dovuto scegliere un abbinamento adatto. La scuola predisponeva delle divise come quelle di un college. L'idea però di indossare una minigonna non era a mio favore e naturalmente non l'avrei mai indossata,cambiandola semplicemente con un paio di jeans neri. La mia femminilità era poco scontata,trovandomi a mio agio con i vestiti più comodi e sopratutto da non evidenziarmi come una "ragazza dalla giovani vesti" e per di più, si noterebbero i continui tatuaggi presentati sulle gambe. Indossato quello,passo ad una camicia bianca. Pur non volendo usare la divisa femminile,dovetti per forza possedere qualcosa con quei due colori. Ed infine ma non meno importate un gilet nero sbottonato e senza maniche con lo stemma della scuola.
Una volta pronta controllai l'ora ad accertarmi che non fossi in ritardo,sorprendendomi della puntualità e della restante mezz'ora rimanente prima dell'inizio delle lezioni. Tranquillamente afferrò lo zaino con all'interno pochi materiali,alcuni libri da studio ed il mio inseparabile quaderno. Poi uscì,chiudendomi la porta alle spalle.
Il corridoio era invaso dalle moltitudini di voci presenti. Ragazzi e ragazze di ogni età e distinzione. L'unico elemento a renderli comuni era la divisa. Erano tutti alle prese con l'affrettarsi prima del suono della campanella. Altri invece,chiacchieravano tranquillamente tra loro. Al mio passaggio però,non poterono mancare gli sguardi sfuggenti della mia figura. Non tanto le ragazze nel tentativo di truccarsi ma più i ragazzi che mandavano qualche commento e fischio appena udito. Non mi fece intimidire ma ad accennare un lieve sorriso per la loro ignoranza.
Mi ero adattata a quell'ambiente e alla grandezza di quell'edificio. Grazie a Castiel,avevo memorizzato gran parte del posto,ricordandomi dei posti più importanti e la classe in cui sarei dovuta stare fino all'ultimo giorno di scuola. Tra la marmaglia di studenti e dei professori affaccendati con le loro tracolle,mi sentivo differente dagli altri. Non tanto per la soggezione in cui mi mettevano gli sguardi di tutti ma per le mie caratteristiche:l'abbigliamento,i miei capelli e il fatto di essere una nuova studente di discussione per quanto la "famosa nipote del preside." Essere al centro dell'attenzione non era tra le mie qualità preferite ma la cosa sarebbe poi passata dopo un paio di settimane.
Esistevano anche degli armadietti nell'istituto,un modo più comodo per portarsi dietro i libri senza fare un andata e ritorno dai dormitori. Passai per di lì. Gli innumerevoli armadietti in ferro battuto,occupavano gran parte dei muri laterali del corridoio principale. In poco tempo trovai il mio ed inserì la password non che "235". Inserì al suo interno i libri portatomi dietro e richiusi l'anta,rimettendo il lucchetto al suo posto.
"Guardate un po' che bella ragazza." Fischiettò uno alle mie spalle,discutendo con i suoi amici. Udì le loro parole e lentamente mi voltai per guardarli meglio. A vederli non erano niente di speciale:solita aria da scorbutici, muscoli in tutta la loro evidenza, capigliature impastati di gel e sopratutto,una faccia da prendere a schiaffi. 
"Hai proprio ragione è davvero carina." Cinguettò un omaccione alla sua destra. Quel trio mi ricordò quello di Ambra. Per quanto fosse bello a livello estetico, rimaneva stupido. 
"Che ne dici se viene a fare un giro con noi? Sono sicuro che ti divertirai." Rispose il biondo,non che il capo del gruppetto di galli. Prima ancora che potesse afferrami la mano per trascinarmi chissà dove,un braccio mi circonda le spalle. 
"Taylor meglio se metti giù le tue luride zampe." Riconoscevo perfettamente quella voce e ne fui grata che Castiel fosse uscito nel momento più opportuno. 
"Cass,non mi avevi detto che era una tua preda. Hai sempre un buon gusto con le ragazze vecchio mio." Il rosso era riconosciuto per la sua fama di conquistatore e da ammaliatore delle donne. Non mi stupiva di certo della sua indole e del suo discreto successo. 
"E tu sai benissimo di non doverle toccarle. Andiamo." Per quanto il suo modo di spiegare fosse come una sua proprietà,non lo trovai un problema. In quel momento era solo una scusa per levarselo dai piedi. Finita la discussione,mi trascina il più lontano possibile da quel gruppo. 
"Devono stare sempre in mezzo hai piedi questi idioti. Sta attenta la prossima volta" borbotta tra se,avvertendomi a riguardo.
"Dubito mi avrebbero fatto qualcosa,come minimo un occhio nero se lo sarebbe guadagnato-Sbeffeggio io tranquillamente mentre questo mi guarda con un sorrisetto divertito. 
"Temeraria la ragazza ma ricorda che loro sono in tre e tu in uno"
Mi fece notare ed io prontamente gli risposi alla sua osservazione. "Potrei sempre chiamare la mia fidata guardia del corpo. Vedo che qui ti rispettano in molti." Ritrovarmi in simpatia con lui doveva ritenersi un vantaggio. 
"Aveva provato a ritenersi superiore a me e alla fine ha passato una giornata all'ospedale." Racconta fiero dell'accaduto. 
"Felice di essere tra le tue grazie." Alzo le mani all'insù come un segno di sicurezza. 
"Io penserei piuttosto a come non farsi odiare dalle ragazze." se la ride lui guardando loro intente ad incenerirmi con gli occhi.
"Vorrà dire che passeranno una giornata d'ospedale se provano a fare le sgualdrine." Rispondo con naturalezza,senza timore per qualche ochetta del cavolo. 
"Anche se sei la nipote del preside sei uno sballo." Sorride l'altro.
Castiel era l'unico che conoscevo in quella scuola. Un ragazzo dall'aria da duro ma dal cuore buono. Trattava il suo carattere prepotente come una sorte di riconoscimento,un avvertimento di chi si ritrovavano difronte,un lupo in mezzo alle pecore. Il mio modo tranquillo nel discutere con lui,era dovuto al fatto della precedente esperienza. Conoscevo il suo carattere e i suoi gusti,sapevo quanto odiasse gli aggettivi infantili ma più di ogni altra cosa,la sua preziosa chitarra. Guai a chi tentasse di metterci le mani sopra,non ne sarebbe uscito tanto illeso. Oltre questo,dietro quella maschera da duro,si nascondeva un corpo fragile dilaniato da ferite. Una persona generosa quanto buona. Un ottimo amico in poche parole.


***
"Scusa"
Percorrevamo i lunghi corridoi appena lucidati. Sotto lo sguardo di alcuni presenti mentre eravamo intenti a discutere fra di noi.
"Scusa per ieri,non volevo andarmene." Il suo tono pentito mi ricordarono della sua fuga lo scorso giorno. Scuotei la testa. 
"Non fa niente,grazie per avermi mostrato la scuola." Una leggera pacca sulla spalle ed un sorriso lo fecero tornare di buonumore.
Quella conversazione viene interrotta dal suono della campanella. Ci affrettammo a raggiungere la nostra classe,sorprendendomi del fatto che il mio vecchio amico avesse la mia stessa classe. Per quanto sollevata della cosa mi balenava un dubbio alquanto brutto,un pensiero da augurarmi non tanta gioia.
La classe era come tutte le altre. Bianca e spoglia ad eccezione dai banchi e dagli altri elementi scolastici. Molti ragazzi ne erano presenti e ne sarebbero stati i futuri compagni. Il brusio regnante viene placato dalla mia entrata. Molti occhi sono puntati su di me,stringo di più lo zaino nel placare quel moto di timore è nel tentativo di restare calma.
"Lu vieni qui." Mi urla Cass infondo all'aula,negli ultimi banchi proprio come si doveva aspettare da lui. Visto il suo richiamo,oltrepasso tranquillamente le altre persone,sedendomi al banco difronte al suo e poggiando lo zaino su di esse.
"Agitata eh?" Nota il mio leggero lato di tensione. 
"Niente affatto,anche se preferirei meno sguardi." Nego le sue parole con nonchalance. Non badavo a quanti fossero ma per il mio modo di studiarmi. 
"Il tuo arrivo ha provocato tanto scalpore e il fatto di presentarti così ti rende più esposta."
commenta,spiegandomi la situazione. Cose che sapevo di già è che avrei dovuto abituarmici.
Ognuno prende il proprio posto. Mi ritrovo ad essere accanto ad un ampia finestra dal quale posso vedere il parco sottostante. Alla mia destra si siede una ragazza,non la degnai di uno sguardo,guardando piuttosto il cielo azzurro.
A così iniziò la lezione,il professore non aveva niente di particolare:uomo di 45 anni,sposato e dai capelli grigi e scompigliati. Un classico di ogni scuola.
Aperto il registro della classe,comincia a richiamare per cognome i vari studenti. So che dirà anche il mio è come di consueta abitudine mi chiederà di presentarmi. Ammetto di sentirmi sotto pressione anche se nella classe non ci sono molti compagni, quindici dovrebbero essere,un numero abbastanza ridotto.
Castiel non è di certo d'aiuto visto che se la ride dietro di me e dopo un colpetto sulla spalla e un "buona fortuna" prendo un respiro profondo,avrei dovuto mettere in pratica ciò che avevo cambiato di me,un lato molto maturo e menefreghista,differente dalle galline circostanti è più sociale con i ragazzi.
"Luna White" Ed eccolo il suo richiamo alla mia identità,mi alzo dalla mia posizione,decisa e composta proseguo verso la cattedra in legno su cui ridere il professore poi mi rivolto agli altri,i mille occhi puntati su di me ma di cui mi è indifferente,in quel momento ci sarei stata solo io e la mia voce a fare l'eco.
"Mi chiamo Luna,sono la nipote del preside e pregherei a tutti di non far commenti su quest'ultimo.
Sono una qualunque studente senza niente di speciale. Grazie." 
Detto questo me ne ritorno tranquillamente al mio posto è ciò che dissi era stato capito perfettamente per il silenzio causato dalle mie parole.
"Spero che tu possa trovarti a tuo agio. Adesso aprire tutti il libro a pagine tre."
Dopo le due ore di matematica ed a un mio amico lamentoso per tutto il tempo suona la tanto agognata campanella per la ricreazione. Velocemente la classe si svuota e anch'io seguo la mandria all'uscita.
"Discorso fantastico signorina White. Sei l'ultima speranza della classe."
Un finto battito di mani in modo scherzoso da parte di Cass che riesce a farci qualche battuta.
"Grazie grazie,modestamente ero tentata di mandare tutti a quel paese ma mi sono trattenuta per la mia gentilezza." Ribatto con un tono fiero.
"Secondo me li avresti traumatizzati,sei la nipote del preside devi essere tutta perfetta e studiosa."
"Mi sorprendo da te,tu che sembri quello alla prima fuga dalle lezioni per andare a fumare. Il mio fascino ti fa questo effetto?" Me la rido io.
"Diciamo che la mia indole da conquistatore di donne sa riconoscere le qualità di una ragazza e quali qualità..." Mi guardò per un breve istante per poi ispezionarmi come se fossi una preda tra le sue mani
"Più che conquistatore sembri invece il badboy dei poveri." Me la risi io facendogli una linguaccia,il suo tentativo di rimorchiarmi era fallito miserabilmente.
"Ma sentila,mi stai prendendo per il culo?" Chiese lui ironicamente offeso.
"No,scherzi?" Continuai a sorridere ingenuamente,avanzando di pochi passi rispetto a lui. "Sto solo dicendo che sotto sotto tu sia scarso con le donne." Lo provocai. Sapevo che trattare su qualcosa in cui riusciva bene in modo provocatorio risultava alquanto un rischio.
"Ah si? E tu che ne sai? Da quanto ne so,nessuna donna si e lamentata delle mie attenzioni" Mi fece notare lui,etichettandosi come un oggetto di desiderio per le ragazze.
"Proprio nessuna non direi caro." Lo guardai dall'altro in basso. "A quanto parte non sei abbastanza attraente per la sottoscritta." Lo canzonai altrettanto e sapevo che mettere altro fuoco su di lui era un rischio alto. Continuai quindi ad avanzare di qualche passo,sorpassandolo di poco.
"Se ti prendo ti faccio vedere io se non sono attraente." Allungò le mani per potermi afferrare cercandomi di prendere ma non ci riuscì.
Io che ero poco distante da lui avevo previsto la sua mossa di volermi prendere così incominciai a correre mentre avevo lui alle calcagna che velocemente mi seguiva. Nei vari corridoi che attraversavamo,le moltitudini di persone si giravano nella nostra direzione a guardare quei due scalmanati ventenni che se la correvano per la scuola.
Non sapevo dove stavo andando ma questo non mi importava,ne del fatto che avessimo molti occhi puntati su di noi,ne mi importava se qualche professore ci avesse rimproverato anche se dubitavo di quest'ultimo visto che rientravamo nell'orario della ricreazione. Ed in quel breve momento,in quella situazione così divertente mi fece tornare ai tempi di una bambina spensierata. Risentire quel sorriso che dal volto non voleva andarsene e al ricordati che i tuoi modi da piccola peste non erano cambiati affatto.

***
Dopo aver impiegato tutto il tempo a correre, quando tornammo in classe con la ricreazione terminata da qualche minuti, i residui del fiatone si facevano sentire. Prima di aprire la porta cercai di rimettere a posto i ciuffi albino fuori posti e di aggiustarmi il colletto della camicia. 
Anche il rosso fece lo stesso lamentandosi per essere stato sconfitto nella corse e non essere stato in grado di acciuffarmi.
"Vieni qui." Gli dissi per poi alzarmi di poco e sistemarli un capello fuori posto.
Bofonchiò un grazie per poi sospirare e guardare la porta di classe.
Per nostra fortuna non trovammo il professore così ci sedemmo ognuno ai propri posti, ascoltando i gruppetti che si erano formati all'interno della classe.
"Oddio davvero? Adesso abbiamo lui? Sono abbastanza bella?" Tra questi cinguetto una ragazza, sistemandosi i boccoli biondi mentre un'altra si sistemò il rossetto sulle labbra. 
"Spero che guardi dalla mia parte e così bello." Fantasticò ancora la bionda. 
"Sei la più bella della classe. Guarderà solo te." La complimento l'amica.
Curiosa di scoprire chi fosse questo misterioso professore mi allungai in avanti per sussurrare a Castiel.
"Ma di chi stanno parlando?" Gli indicai le oche con un cenno.
"Adesso vedrai." Se la rise lui ma prima che potessi aggiungere qualcos'altro la porta si aprii.
Se avessi saputo chi fosse stato, sicuramente sarei uscita da quella stanza ancora prima che mettesse piede. Quando rividi l'ultima persona che i miei occhi non volevano incrociare, era ormai troppo tardi per darsi alla fuga.
  
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