Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: _Schwarz    05/06/2016    3 recensioni
[Questa storia partecipa alla Corsa delle 24 ore - II° Edizione indetta sul forum Torre di Carta]
Quattro Drabble Rivetra. Io ci ho provato, a voi l'amaro giudizio.
"Ma, soprattutto, ricordava il sorriso di lei.
Avrebbe mai avuto il coraggio di aprire quella lettera? No, probabilmente no."
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Levi Ackerman, Petra Ral
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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He Remembers
 


A Virginia.

 

Beh, che dire, sono qui a presentarvi 'ste drabble che in realtà non sono chissà cosa - mai stata brava con le drabble, ogni tanto ho il colpo di genio, ma per la maggiore vivo di insuccessi - e però le ho promesse da così tanto tempo che mi sentivo in colpa a non scrivere, quindi ho approfittato della corsa, preso quattro prompt in croce e buttato giù queste cosette qui.
Dico da subito che sono collegate con Tuck Down di Shizue Asahi (la storia del pelapatate viene da lì. Visto che alla fine l'ho usato :P) e con A never ended conversation che invece è mia, ma si possono capire senza leggere le altre xD (però se siete fan della rivetra e non avete letto quelle di Shizue siete da picchiare, andate a rimediare ORA!).
Ah, dimenticavo, i prompt sono: (1)A si taglia accidentalmente, B la medica; (2)Vaso di rose; (3)Brindisi; (4)Lettere chiuse (e pelapatate in incognito LOL).

Comunque, vi mollo, altrimenti mi uccidete e ho un esame da dare ;)







Tagliarsi con un pelapatate era stato così stupido che Petra non capiva come il Caporale potesse trattenersi dal riderle in faccia: il labbro di lui tremolava verso l’alto, ma non rideva.
Aveva solo preso dell’alcool, delle bende bianche e l’aveva medicata senza una parola.
La ragazza intanto si malediceva perché combatteva giganti, era stata nella top ten del suo corso d’addestramento e ora che era nella squadra del comandante Levi si feriva con un pelapatate.
Poi lui, finito di stringere la benda, l’aveva guardata e il cuore di Petra aveva preso a battere un po’ più forte.
 
 ...
 
Petra non amava le rose: li trovava fiori troppo appariscenti, più adatti a una bella donna o a una ricca matrona che a lei.
Ma quando lui, l’ultimo giorno della spedizione, ne aveva trovate alcune e gliele aveva portate senza alcun fine – solo perché le trovava belle – la ragazza non aveva potuto rifiutarle.
Ora i fiori, di un rosa pallido e non troppo sgargiante, riposavano in un vaso sul davanzale della finestra, illuminate dal tiepido sole primaverile.
E lì Petra, una mano sul petto e le guance rosse, capì tante cose.
 
... 
 
Erano tornati dall’ennesima missione, vivi e tutti interi, con il loro record di giganti abbattuti un po’ più alto e il conteggio dei morti un po’ più basso.
Era un’ottima occasione per incontrarsi e bere qualcosa insieme, anche se Petra notava come, dopo meno di due ore, tre su cinque dei membri della squadra fossero già ubriachi.
E lei, brilla e senza il controllo che di solito la distingueva, alzò il bicchiere senza nemmeno pensare, brindando al loro caporale.
Gli altri la seguirono a ruota, mentre lui la fissava in maniera strana.
 
 ...
 
La lettera che gli aveva consegnato il padre di Petra pesava come un macigno nella sua tasca, pregna di parole non dette, promesse mai mantenute e sogni infranti.
A ogni passo che faceva verso gli appartamenti della legione si sentiva più oppresso, mentre i ricordi gli si affacciavano agrodolci nella mente: missioni, ore passate a pulire, serate a bere e giornate a pelare patate.
Ma, soprattutto, ricordava il sorriso di lei.
Avrebbe mai avuto il coraggio di aprire quella lettera? No, probabilmente no.
“Caporale, quando rientreremo dalla missione, vorrei parlarle”.

 
   
 
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