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Autore: MaxB    05/06/2016    5 recensioni
1_Quando la mattina il sole filtrò timido dalla coltre di neve, un certo Dragon Slayer si svegliò intorpidito e dolorante per la scomodità del divano. Ma, trovandosi davanti il visetto dolce e sorridente di una certa maga, pensò che mai il suo risveglio era stato più dolce.
4_Si appoggiò al muro con la mano sinistra e con la destra strinse forte la vita della compagna, che sembrava essersi incollata a lui. Ogni parte del suo corpo aveva trovato il suo posto in quello di lei, come se fossero stati due pezzi di puzzle.
8_Era bastato uno sguardo complice per far capire a Gajiru e Rebi che quello sarebbe stato il loro posto. Isolati da tutto e da tutti, in pace con il mondo e la natura.
12_Quando vide la matassa di capelli turchini premuta contro il suo petto e vari vestiti sparsi per la stanza, si ricordò cos'era successo la notte prima.

L'evoluzione della storia della mia otp preferita, mantenendo i nomi originali giapponesi. Un piccolo estraniamento dal manga originale per dare una prospettiva shoujo e non shounen.
"Perché l'amore rende tutto più bello e sopportabile♥"
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil, Redfox, Levy, McGarden, Pantherlily
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita privata di una splendida coppia'
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Distinzione di sessi

- Papàààààà – ripeté lentamente Gajiru per l’ennesima volta.
Kinana era seduta sul seggiolone di ferro foderato di stoffa e cuscini della cucina, masticando un giocattolino congelato che doveva alleviare il dolore per la nascita del secondo dentino inferiore. Probabilmente pensava che il tipo che aveva davanti fosse scemo. E non avrebbe avuto tutti i torti.
- AaaaAAAaaa – ripeté ridendo e battendo le mani in modo scoordinato, facendo cadere il giocattolino.
- Sentito?! – esclamò emozionato il padre, alzandosi in piedi di scatto e portandosi alle spalle della moglie che stava preparando il biberon con piccoli pezzi di biscotto sciolto e tritato.
Rebi e Ririi sospirarono.
- Come puoi credere che una vocale, quella che ripetono sempre tutti i bambini, equivalga a ‘papà’? – chiese il gatto, esasperato, raccogliendo il ciuccio duro per i dentini, che Kinana aveva fatto cadere. Si diresse al lavandino e lo sciacquò, preparando poi una pentola per farlo bollire e sterilizzarlo.
- La parola ‘papà’ è formata da due volte la a, vocale che ripete sempre – spiegò Gajiru, come se fosse una cosa ovvia.
Stava ancora ronzando intorno alla moglie e la seguì mentre si sistemava di fronte alla bambina per darle il biberon. I suoi occhi non si distolsero mai dal visino paffuto della figlia. – Ana, dì ‘mammaaaa’ – disse lei, spostando il biberon per lasciarle libera la bocca.
- AaaaAAAAAAAaaaa – ripeté la bimba, allungando le manine per toccare il beccuccio morbido del tubetto strano che faceva uscire il latte al posto del seno della mamma.
Ririi ridacchiò.
- Mi stai dicendo che ha davvero detto ‘mamma’? – chiese Rebi al marito, ridacchiando.
Gajiru mise il broncio come nei tempi in cui alla gilda era sempre scontroso. Tempi che non erano mai finiti, a dire il vero.
- Esatto, ma non illuderti Ebi, ha detto prima ‘papà’.
Testardaggine da drago, pensò Rebi roteando gli occhi.
- Ehi, piccola, perché hai iniziato a darle il biberon sempre più spesso? – domandò poco dopo, inginocchiandosi per terra di fianco a lei, per essere alla stessa altezza della figlia.
- Perché inizia a farmi male allattare. Ha una forza incredibile in quella boccuccia.
- Ti sta diminuendo il latte? – indagò Ririi, controllando l’ebollizione dell’acqua.
- Da quando allatto meno, sì.
- Mi sembra assurdo che Kinana abbia già cinque mesi e che siamo già a febbraio – mormorò Gajiru sovrappensiero.
- E che abbia messo su già due dentini da latte! – continuò Rebi, pulendole la bocca.
- E che abbia già detto ‘papà’.
- Ma smettila! – gridarono sia Rebi che Ririi, ridendo.
- Tsk, invidiosi…
Il silenzio fece da padrone per i minuti in cui Ririi mise il giocattolino a congelare, per far sì che desse più sollievo alle gengive di Kinana. Rebi diede il biberon a Gajiru affinché lo lavasse, e prese in braccio Kinana che non la smetteva di ciucciarsi le dita.
Il latte caldo doveva averle irritato le gengive infiammate perché cercava a tutti i costi qualcosa da mordere. Quando la mamma le tolse gentilmente le mani dalla bocca, Ana ci rimase malissimo e fissò la madre come per accusarla di non amarla, e il labbro inferiore sporse in fuori iniziando a tremarle.
Rebi, intenerita dalla scena, suo malgrado comica perché sua figlia fingeva solo di scoppiare a piangere, prese il ciuccio e glielo mise in bocca. Ma Kinana, resasi conto della morbidezza dell’oggetto, lo sputò e iniziò a lamentarsi sommessamente, muovendosi irrequieta in braccio alla mamma.
Rebi sospirò e la sistemò in modo da avere il petto premuto contro la sua schiena.
- Dalle questo – mugugnò Gajiru allungandole un pezzo di metallo abbastanza sottile, largo e allungato, una specie di barra.
- Oh – esalò la ragazza, cercando di infilarlo in bocca alla piccola.
Ana lo afferrò con le mani grassocce e lo studiò, per poi assaggiarlo. Fece una smorfia a contatto con il prepotente gusto metallico, e iniziò a passarsi la lingua sulle labbra umide, dentro e fuori, come per sputare la saliva. Quando si dimenticò di quel cattivo gusto, e i tre adulti di casa smisero di ridere di fronte alla scena, Ana riprovò a metterlo in bocca e il contatto del ferro freddo contro le gengive le diede un sollievo immediato. Iniziò a mordere la barra sorridendo e sbavando, calciando l’aria con le gambe tozze. Rebi ridacchiò e si sedette con lei in braccio.
- Andiamo alla gilda? – chiese Ririi.
- Assolutamente! Devo andare a chiedere alle ragazze alcune cose, e poi Kinana sorride sempre quando vede i bambini.
 
Due ore dopo tutti i marmocchi di età compresa tra i cinque mesi e i tre anni stavano correndo per la gilda e battendo le mani, eccitati di fronte all’ennesima rissa. Natsu se le stava dando con Gray ed Elfman. Doveva essere alleato di Gajiru dato che il litigio era nato in seguito ad una sfida tra Dragon Slayers e maghi di diverso genere, ma Natsu aveva perso di vista il casus belli e ora stava picchiando anche Gajiru.
- Mamma, bote! – gridò Arashi salendo su una sedia per poi raggiungere il tavolo, con qualche difficoltà. – Mamma Eza picchia! No bote!! – gridò con una voce stridula e roca al tempo stesso.
Degna figlia di Titania: amante della giustizia, doveva fermare quella rissa.
Inazuma camminò fino ad arrivare ad un passo dalla rissa, e stava per mettersi in mezzo a tutti quando la lunga mano del bisnonno arrivò ad acciuffarlo. Makarov depositò il pronipote vicino a sé, sul bancone della gilda, e lo osservò al di sotto delle cespugliose sopracciglia bianche. I capelli biondi del bimbo erano così chiari da sembrare dello stesso colore dei pochi capelli del nonnino.
- Inazuma, è presto ancora per te. Non imitare gli altri – lo ammonì il nonno.
Mirajane si avvicinò sorridendo, una bottiglia di birra in mano. – Il nonno ha ragione, Inazuma.
- Nonno… maschio – mormorò Inazuma.
Makarov spalancò gli occhi. – Certo che sono un maschio, hai forse dubbi? Se vuoi te lo dimostro anche, ero un dongiovanni da…
- Non serve, davvero, Master – farneticò Mirajane, prendendo il figlio con il braccio libero ed un po’ di fatica. Ormai aveva tre anni ed iniziava ad essere pesantino. – Sa riconoscere maschi e femmine, più o meno. Io ed Erza glielo stiamo insegnando insieme, ma con metodi diversi.
- E tu che modo usi? – chiese il vecchietto, incuriosito.
- Ho detto ad Inazuma che le persone che sono belle sono femmine. Quelle brutte sono maschi – rivelò placidamente Mirajane, sorridendo affabilmente.
- Oh, be’, metodo ottimo, non c’è che… aspetta, cosa?!
- Jiichan brutto – confermò Inazuma.
Dal piano superiore, Laxus ridacchiò e il bambino si voltò a guardarlo: aveva già un buon udito per le persone che conosceva.
Con l’orgoglio infranto, Makarov venne distratto dall’entrata in scena di Erza, che pose fine alla lotta con tre colpi mirati di spada. Alla fine i ragazzi finivano tutti ai suoi piedi.
- Mamma bava, mamma bava! – esultò Arashi zompettando sul tavolo intorno a Yoshirou, che fissava tutto con menefreghismo, braccia incrociate sul petto e pannolone ancora addosso… per il momento.
Daiki sorrise mettendo in mostra i tre dentini in mezzo, battendo un piede sul tavolo dove Lucy lo stava tenendo in piedi. Riusciva a reggersi sulle gambette appoggiandosi da qualche parte, e se qualcuno gli teneva le mani poteva anche fare qualche passetto. Peccato che, tendando di imitare Natsu, finisse per rotolare sempre per terra e muoversi scoordinatamente, suscitando le risate di tutti. Del resto, non era colpa sua se il papà era sempre per terra o sballottato di qua e di là nelle risse.
- Vieni, Arashi – chiamò Erza, dirigendosi verso il tavolo delle ragazze. -  Abbiamo un conto in sospeso con Mirajane.
Quest’ultima, udite le parole della nakama nell’innaturale silenzio che si era creato dopo l’intervento di Erza-paladina-della-giustizia-blocca-sommossa, si diresse verso di lei con Inazuma ancora in braccio.
Rebi era seduta vicino a Lucy e le stava dicendo che per i denti di Daiki avrebbe potuto chiedere a Gajiru di fare una sbarra di ferro affinché i giocattoli-gelati non venissero bruciati dal fiato bollente del bimbo. Anche lui aveva problemi alle gengive, ma sembrava che la sua bocca fosse insolitamente calda e i giochetti che avrebbero dovuto dargli sollievo, oltre che inutili, finivano sempre per liquefarsi.
- Cosa succede? – chiese pacatamente Juvia sedendosi a tavola con Yoshirou al seguito, cercando di infilargli i pantaloni nonostante la pancia prominente. Avrebbe dovuto partorire entro due mesi, ma il ventre era talmente grosso da sembrare già pronto per far uscire il neonato. Doveva essere davvero un toro.
- Aspetta Juvia, ti aiuto io – le disse Erza chinandosi verso l’amica. Poi si rese conto che anche lei avrebbe dovuto partorire ad aprile e, sebbene il suo pancione fosse leggermente più piccolo rispetto a quello di Juvia, cercare di aiutare lei era come cercare di infilare le scarpe a se stessa: impossibile.
Lisanna arrivò in suo soccorso ridendo, infilando i pantaloni a Yoshirou che allungò le mani per essere sistemato sulla panchina del tavolo.
- Dunque, che succede? – domandò Gajiru, bernoccolo rosso in testa e cerotto sulla guancia, aria impassibile e leggermente annoiata.
- Stavo per chiederlo prima io – ringhiò Natsu dandogli una testata.
Erza sibilò e i due recuperarono il contegno mentre Gray ghignava.
- Succede che ora dovrete giudicare quale dei nostri due metodi è il più efficace per insegnare ai bambini a distinguere i sessi.
- Semplice! – urlò Elfman intromettendosi. – Un uomo è un uomo!
Tutti i presenti sospirarono di sconforto, tranne Erza che, di fronte allo sconcerto generale, pensò a quelle parole.
- E per le donne? – chiese facendo salire Arashi sul tavolo. – Vai per esclusione? Se non è uomo è donna?
- Scommetto che dirà che una donna è una donna – bisbigliò Lucy a Rebi, facendola ridere.
- No! Una donna è un uomo!
Lo sconcerto generale si amplificò, se possibile, quando Arashi indicò Elfman e gridò: - Donna!
Pochi istanti e le ragazze stavano già ridendo, mentre Gray rifletteva sul fatto che alla fine la bambina non avesse tutti i torti: se una donna è un uomo, come aveva detto Elfman, allora i conti tornavano.
- Sono confuso – mormorò Natsu.
- È normale, ti si sono bruciati tutti i neuroni! – esclamò Gajiru ghignando, di fianco a lui alle spalle della moglie.
- Non mi sembra che il tuo metodo sia molto efficace – argomentò Mirajane una volta ritrovato il fiato. Stava pregustando la vittoria. – Su cosa si basa?
- Sull’utilità.
Le risate cessarono immediatamente.
- Juvia non capisce.
- Semplicissimo. Chi è inutile è uomo e chi è utile è donna.
- E come fa a capire chi è utile e chi non lo è? – chiese Mirajane, per nulla disturbata di fronte alla classificazione di massa dell’uomo come “essere inutile”.
- Glielo dico io – rispose Erza.
- Non vale! – esclamò Mira puntandole il dito contro. – I bambini devono arrivare a capirlo da soli!
- E allora proviamo senza aiuti – incalzò Erza, i capelli mossi da un’invisibile brezza di guerra.
- D’accordo – accettò Mirajane. Si piegò verso Arashi. – Ehi, tesoro, io sono maschio o femmina?
La bambina si fece seria, copia identica di Erza, ma la calma che emanava era tutta retaggio del padre. Alla fine disse. – Succo.
Mirajane continuò a sorridere, mentre le altre ragazze aggrottavano le sopracciglia.
– Vuoi un succo? – chiese la ragazza addetta al bar, allontanandosi quando la bambina annuì.
Quando tornò con un bicchiere di succo in mano, Arashi la indicò e gridò: - Jane femmina!
Gli occhi di tutte si strabuzzarono, sorprese di fronte all’intelligenza della bambina.
Erza si impettì e iniziò a pavoneggiarsi come un maestoso uccello di fronte ad un comune passerotto.
- Devo ammettere che è un metodo niente male, Er…
- Papà! – la interruppe Arashi, rovesciando il bicchiere che andò a sporcare le mani di Youshirou. A contatto con esse, il succo si ghiacciò e il piccolo di appena due anni si allontanò senza battere ciglio. – Papà femmina! – esclamò ancora la bambina.
Gerard, nei soliti panni di Mystogan, si bloccò in mezzo alla gilda e arrossì. Non sapeva chi fra le sue due donne fosse più imbarazzante, a volte.
Laxus ridacchiò mentre Natsu e Gajeel, vicino al tavolo, si tenevano la pancia a causa dello scoppio d’ilarità.
- Papà… femmina? – domandò Lucy, basita.
- Vuoi forse insinuare che mio marito è inutile? – ringhiò Erza, gli sbalzi d’umore decisamente troppo spaventosi a causa dei suoi ormoni.
- No no, non mi permetterei mai! – si schermì la sua amica, avvicinandosi Natsu. Era meglio se veniva pestato lui, invece di lei.
- Che mi dici del nonnino, Arashi? – chiese Mira.
- Jii-chan? – domandò la bimba, confusa.
- Sì, piccolina.
Arashi corrucciò la fronte e arricciò le labbra, riflettendo. – Macchio – decise poi, annuendo sconsolata.
Il povero Master cercò di mascherare le lacrime mentre chiunque, nella gilda, rideva. Si sentiva punto nella sua mascolinità.
- Io? – si fece avanti Rebi, bloccando le mani di Ana che stava battendo con forza sul tavolo, rischiando di farsi male.
Arashi le corse incontro e saltò con entusiasmo a pochi centimetri dal viso di Kinana, che reclinò il collo per vedere quella gigantessa.
- Femmina! – gridò lei, allungando le braccia per farsi prendere in braccio. Si era affezionata tantissimo alla Racconta-favole.
Alla fine però fu Gerard a prenderla in braccio. – Fragolina, Rebi non può tenerti. Ha già Ana a cui badare.
- Ehi, Arashi – la chiamò ancora la ragazza. – Gajiru cos’è?
Tutti si fecero zitti e attenti, e il povero preso in causa iniziò a sudare freddo, mantenendo la solita espressione imperturbabile, ma stringendo la presa sulle spalle della moglie, terrorizzato.
Arashi si dimenò in braccio al padre finché Gerard non la posò sul tavolo. La bimba zompettò fino a Rebi, di nuovo, e Kinana sorrise.
- Gah! – esclamò con la vocina stridula, allungando le mani verso la sua amichetta.
Arashi la guardò con aria di sufficienza, come si guarda uno scarafaggio, e la ignorò. A tratti la odiava e a tratti l’amava, un po’ per gelosia un po’ per antipatia, e quindi da piccola e brava sorella maggiore diventava un’arpia. In quel momento era nella fase diavoletto.
- Gajiu femmina! - gridò battendo le mani e saltellando sul posto, una gamba alla volta. Tutta quell’energia la sbilanciò e Arashi cadde, ma le braccia di Gajiru la circondarono giusto in tempo.
- Femmina! – ripeté lei, sempre più convinta, abbracciando il collo del suo innamorato. O meglio, cercando di farlo, dato che era troppo grosso per le sue braccia sottili.
Inutile dire che Ririi e Rebi stavano piangendo dalle risate, insieme a tutta la gilda. Gray e Natsu si erano appoggiati l’uno all’altro per sostenersi, faticando a respirare.
- Razza di idioti, almeno io sono utile! – ringhiò Gajiru, i canini aguzzi che scintillavano.
- Certo, certo, casalinga – lo derise Gray.
- Sei un po’ ingrassata, cara? Sei così… mascolina – lo sostenne Natsu.
- Ebi, almeno tu – borbottò lui a mezza voce.
- Scusami, tesoro, ma la situazione è troppo carina. Vedessi come sei arrossito – ridacchiò la moglie.
Kinana rideva, acuendo il broncio del padre, perché tutti quei buffi adulti che ridevano erano insoliti.
- La chiamiamo Gajira, Fiammifero? – chiese ancora Gray.
- Basta voi due! Vediamo cos’ha da dire Arashi di voi! Marmocchia – la chiamò, facendola muovere fra le sue braccia, – quei due scemi sono maschi o femmine?
Natsu e Gray si zittirono e osservarono la bambina, leggermente impauriti.
Alla fine, dopo degli interminabili secondi, la piccola scosse la testa con la stessa espressione affranta e delusa della madre, e sentenziò: - Macchi inutii.
Un ghigno ferino si aprì sul viso di Gajiru con un rumore secco e metallico, come se i suoi denti di ferro, cozzando, avessero smosso degli ingranaggi. – Allora, cretini? Io sono utile, almeno.
Gray, senza scomporsi, scosse le spalle. – Mi ha detto che sono un maschio, non cambia molto se sono inutile.
- A te ha detto che sei femmina – sghignazzò Natsu, per poi ricominciare a sganasciarsi sputando fiamme ovunque.
E Gajiru si rese conto di aver perso, perché lui era stato definito donna. Chi se ne importava della sua utilità! Lo aveva definito donna!
Abbassando gli occhi fissò Arashi, che sorrideva contenta. – Mi hai fatto passare un bel guaio, peste.
- No guaio. Gajiu, Gajiu! – urlò saltellando fra le sue braccia.
Gerard si avvicinò sospirando. – Scusala. Le sue intenzioni sono buone, ma… ha un po’ troppo del carattere di Erza – disse, una nota frustrata nella sua voce. Ma se nel tono traspariva una certa rassegnazione, negli occhi brillava l’amore per quella piccola fragolina rossa che Erza gli aveva dato. Era uno sguardo intenso quanto quelli che rivolgeva a sua moglie, e Gajiru capì che la vita è degna di essere vissuta con una sola persona, sempre. Ognuno ha la propria metà che completa perfettamente il proprio carattere, e solo Gerard era in grado di sopportare Erza, portare tanta, tanta pazienza e amarla più di se stesso. Come, del resto, solo Rebi avrebbe potuto amare uno come lui. Anima gemella o no, quello scricciolo dai capelli blu gli era entrato dentro e lo aveva catturato, giurando che non lo avrebbe mai lasciato.
- Gajiru, la tieni un po’ tu? – chiese Rebi, distraendolo.
Meccanicamente, il ragazzo si sporse oltre la moglie e afferrò la figlia, che sorrise e scalciò. Quella piccola Rebi in miniatura.
- Rebi-san, puoi controllare Yoshirou-chan per Juvia? Juvia va in bagno.
Rebi sgranò gli occhi. – Juvia, capisco che sei al settimo mese e l’incontinenza si fa sentire, ma è la terza volta in un’ora!
Gajiru osservò la scena che si presentava sulla panchina sotto di lui con distaccato interesse, mentre cercava di ignorare i suoi cosiddetti amici che ancora ridevano.
- Juvia lo sa, ma non può farci nulla. È tutta bagnata!
Gajiru rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva. Okay, va bene l’aumento del desiderio sessuale e tutto, ma Juvia non era un po’ esagerata?
Mentre la sua più vecchia amica si allontanava, Mirajane iniziò a parlare. – Comunque, Erza, il tuo metodo è assurdo e quindi ho vinto io.
- Ma se ci ha azzeccato in pieno con tutti, praticamente! – disse placidamente Titania, le braccia incrociate sopra al seno ancora più prosperoso per la maternità.
- Veramente ha detto che Gajiru e Gerard sono donne, vedi te!
- Yoshiou macchio! – gridò la piccola, che non riusciva a capire la calma del suo amichetto. Inazuma, sebbene fosse l’emblema della pacatezza, giocava con lei e la faceva divertire. Yoshirou non faceva nulla!
- Vedi? – fece notare Erza, di fronte all’ennesima prova dell’intelligenza della figlia.
Gerard sospirò e fece per allontanarsi con Arashi in braccio. – Inazuma, Yoshirou, andiamo. Qui si mette male. Porterei via anche Daiki, ma con un padre come Natsu ormai ha gli anticorpi.
Lucy aggrottò le sopracciglia, conscia di quel dettaglio. – Grazie comunque, Gerard.
Se lui era messo male con due femmine in casa, e non due qualsiasi, bensì Erza e sua figlia, lei non era certo messa meglio: Natsu, il figlio di Natsu e Happy.
Rebi ridacchiò mentre Kana assisteva alla scena divertita, chiedendosi quando sarebbe toccato a lei il momento della maternità.
La più strana di tutte era Lisanna, che osservava tutto in silenzio, un enigmatico sorriso stampato in viso.
- Tutto bene? – le chiese Rebi a mezza voce.
L’amica si riscosse lentamente e arrossì. – Oh? Certo. Tutto perfetto.
- Mi sembravi un po’…
- Juvia è disperata! – la interruppe Juvia, che a passo svelto stava percorrendo la distanza che la separava dal tavolo delle nakama. – Juvia deve mettere il pannolone perché continua a perdere acqua.
Gray, che si era messo a litigare con Natsu, casualmente, si bloccò e fissò la moglie con perplessità. – Come scusa? Ma i pannolini per non fare la pipì a letto non erano per Yoshirou?
- Sì, Gray-sama. Ma anche Juvia ha questo problema! Gray-sama non lascerà Juvia, vero?
La ragazza si era portata le mani al viso, terrorizzata all’idea di essere abbandonata da un uomo che stravedeva per lei.
- Ma smettila – bofonchiò lui.
- Juvia, da quando hai bisogno dei pannolini? – indagò Lucy.
- Da poche ore fa. Juvia continua a perdere acqua, prima piano e poi sempre di più.
Rebi sgranò gli occhi. – Non è che hai rotto le acque?
La povera incontinente sbarrò gli occhi. – A Juvia mancano ancora due mesi. Non è possibile…
 - Sei troppo grossa, Juvia – fece notare Kana.
- Ma Juvia non è pronta! Juvia deve permettere a Gray-sama di toccare il suo pancione ancora per due mesi! Se non aspetta due mesi, allora Gray-sama non la guarderà più!
Suo marito sbarrò gli occhi, incredulo. Quante boiate stava sparando sua moglie?
- Juvia, andiamo insieme da Polyushika – le disse pacatamente, prendendole la mano.
- Gray-sama non è arrabbiato perché Juvia è bagnata?
Il ragazzo avvampò. Sua moglie che diceva certe cose con aria ingenua, sommate all’astinenza, lo mandavano in paranoia. – No.
- E se fosse pipì?
- Metterai il pannolone… - bofonchiò lui, non esattamente entusiasta all’idea di avere una donna incontinente a venticinque anni.
- Gray-sama non lascerà Ju…
- Gray-sama vuole che Juvia stia zitta – sibilò, trascinandola verso la porta d’entrata e sparendo nella nebbia di febbraio.
Solo dopo alcuni istanti i presenti tornarono a battere le palpebre, perplessi di fronte a ciò che era appena successo. Be’. Era Fairy Tail, non ci si poteva sconvolgere di nulla, ma Fairy Tail con tante donne incinte era una cosa abbastanza nuova, quindi…
- Non fare scherzi – minacciò Erza rivolgendosi alla sua pancia.
Gerard sorrise, di ritorno dalla passeggiata con i maschietti, e le accarezzò il ventre, premurandosi di stare comunque abbastanza lontano da lei. Aveva troppe voglie imbarazzanti in quel periodo, e ci mancava solo che si mettesse a fargli gli attacchi a sorpresa per portarlo a letto. La sua virtù era minacciata dalla moglie, assurdo! O, meglio, quello che un tempo era la sua virtù.
Kinana batté una manina sulla testa della mamma, attirando anche l’attenzione di Yoshirou e Inazuma; Daiki, sul tavolo, gattonò fino a Rebi mentre gli occhi di Lucy non lo lasciavano un momento.
I bambini rimasero a fissarsi in silenzio per diverso tempo, prima sorridendo e poi tornando seri, spostando le pupille da un viso all’altro.
Solo Arashi era annoiata da quella muta conversazione, e faceva di tutto per richiamare l’attenzione di Inazuma e portarlo via per giocare con lei. Con Yoshirou aveva perso le speranze. Prendendolo per la manina, provava a tirarlo per farlo allontanare, ma il bambino continuava a fissare Kinana con interesse. Alla fine Arashi pestò i piedi per terra e fece una linguaccia alla più piccola del gruppo, allontanandosi indispettita.
- Mi sa che abbiamo appena assistito ad una soap-opera infantile – mormorò Gerard ridendo.
- Mi sa che fra qualche anno ne vedremo delle belle con i problemi di cuore – rincarò Gajiru.
- Mi sa che nella gilda avremo un sacco di padri gelosi – ridacchiò Lucy quando Gajiru prese in braccio Kinana e fece capire ai bambini che quella era una sua proprietà e loro dovevano sputare sangue per averla.
Arashi tornò alla carica e si fece prendere in braccio da Gajiru, che si ritrovò così con due bambine in braccio. La piccola Erza in miniatura fissò con astio Kinana, ragionando su cosa potesse essere l’esserino che aveva di fronte.
- Macchio – disse poi, caricando di sdegno quella nefanda parola.
Gerard era leggermente a disagio di fronte alla scarsa considerazione della figlia per i maschi, mentre Erza gongolava tutta: era proprio sua figlia!
 
- Sta partorendo?! – esclamò Lucy un’ora dopo, di fronte alla casa di Polyushika.
Era andata con Rebi, Kinana e Daiki a fare una passeggiata e senza nemmeno rendersene conto si erano ritrovate di fronte alla casa della guaritrice di fiducia di Fairy Tail. Fiducia unilaterale e non ricambiata, ovviamente.
- Sì, che seccatura! Dovete farvi mettere incinte e poi dovete partorire! – sbraitò la vecchia solitamente pacata (solo quando era sola). – Sapete che esistono anche delle precauzioni se proprio volete fare quelle cose sporche con quelle inutilità dei vostri compagni?!
Le ragazze non sapevano come rispondere, e nell’imbarazzo del momento rimasero a fissarla con gli occhi spalancati.
- E ora non potete darmi una mano perché avete in braccio degli altri rumorosi esseri! Qualcuno vada a chiamarmi Wendy, quella bambina almeno è sopportabile.
- Vado io – si offrì Ririi, l’accompagnatore.
Rebi restò nel soggiorno della guaritrice ad occuparsi di Kinana e Daiki. Il piccolo era un sole in miniatura, allegro e spontaneo come il padre e con i tratti dolci come quelli della madre. Kinana non faceva altro che ridere e chiacchierare nel suo linguaggio personale. Lucy aiutò la vecchia brontolona cercando anche di calmare Gray e Juvia. Soprattutto Gray. Juvia si era calmata una volta saputo che suo marito non l’avrebbe abbandonata se avesse partorito in anticipo. Gray, intanto, era andato in crisi. Temeva che sarebbe successo qualcosa alla moglie durante il parto. Se ne stava seduto in quella che doveva essere la cucina di Polyushika, gli occhi inespressivi e fissi su una fumante tazza di camomilla appositamente preparatagli da Lucy. Non era normale partorire con due mesi di anticipo.
- Gray, ora basta – lo sgridò l’amica sedendosi di fianco a lui. – Juvia è forte, non sta per morire di parto. E ora ha bisogno del tuo sostegno.
- Ma…
- Niente ma. Sii uomo. Manca ancora molto al parto, sai che è una cosa lunga, però tu dovrai essere lì. E dovrai essere attivo per aiutare tua moglie, non fare il pesce lesso piagnucolone. Altrimenti, Juvia si preoccuperà per te e si agiterà, così affronterà un parto infernale sia fisicamente che emotivamente.
Gray non diede segno di aver recepito le sue parole.
- Guarda che dico a Natsu che sei stato una mammoletta.
Il ragazzo scattò in piedi e si diresse verso la stanza dove sua moglie era stesa con le mani in grembo e il respiro calmo, gli occhi chiusi. Tornò sui suoi passi e ringraziò Lucy con un piccolo sorriso prima di posare un bacio tra in capelli profumati della moglie.
Una specie di terremoto che cresceva d’intensità allarmò le ragazze, e nel girò di pochi istanti la preoccupazione diventò terrore: era arrivata Fairy Tail.
 
- Dovete proprio venire a casa mia ogni volta che qualcuno partorisce!? – gridò Polyushika, esasperata di fronte all’ennesima lite dei maschi umani. – Se non la smettete vi eviro tutti quanti così non vi vedo più a casa mia.
Ogni ragazzo presente nella foresta si nascose dietro ad una ragazza, le mani a nascondere la loro parte più sensibile.
- Ho bisogno di Wendy, dov’è? – chiese quando fu calato il silenzio.
La ragazzina si fece avanti con le braccia cariche di medicinali e altri oggetti non identificabili che Charle prendeva al volo prima che cadessero.
- Eccomi, Polyushika-san! Ho portato tutto quello che mi mancava.
- Bene, entra e sistema tutto – ordinò freddamente la donna, senza distogliere lo sguardo dagli scapestrati che per il momento non si azzardavano nemmeno a respirare.
- Polyushika-san! – chiamò Mirajane, avanzando tra la folla. – Posso rendermi utile anche io, se lo desidera.
La vecchia grugnì un assenso e la lasciò passare.
- Mira-nee, ti aiuto! – gridò Lisanna.
Questa volta Polyushika sbuffò sonoramente. – Ora però che non mi ritrovi la casa piena di gente! Deve partorire una ragazza, non sta per nascere un drago e non stiamo trovando una cura contro l’essere un essere umano! – gridò. Poi fissò Lisanna, che si stava avvicinando timidamente nonostante la sfuriata.
- Solo… se le serve una mano – mormorò dolcemente la ragazza.
La vecchia curatrice la fissò, basita, senza però lasciar trapelare lo sconcerto. Poi sospirò e si calmò, fissandola negli occhi senza cattiveria. Era questo che rendeva Polyushika la donna temibile che era: i suoi sbalzi di umore.
- Tu no, mi dispiace. Non sopporto l’idea che a breve dovrò farne partorire un’altra, figuriamoci due. Ad Erza manca poco, ma è Erza. Hai idea di quanto urli durante il parto? Me ne bastava uno, di parto, per tutta la vita. Vedi di essere silenziosa tra qualche mese – la minacciò prima di sparire in casa.
Il silenzio innaturale si protrasse per alcuni minuti, mentre Lisanna non accennava nemmeno a fare dietro-front. Una sua mossa avrebbe potuto scatenare il caos, probabilmente.
Ma la verità era che tutti stavano cercando di metabolizzare le parole di Polyushika, cercando di trovarvi un senso. Alla fine fu Rebi a dar forma a quei pensieri. – Lisanna, sei incinta? – chiese a bruciapelo.
Da quanto ne sapeva lei, la loro nakama non aveva una storia. Non era fidanzata o altro.
Ma, invece di negare subito il fatto e asserire che avevano solo mal interpretato le parole della donna, la giovane arrossì. E le mandibole di mezza gilda caddero a terra.
- Sei incinta!? – gridò Natsu, dimentico del fatto che era nel giardino di Polyushika, e sputò fiammate roventi per mostrare il suo sconcerto.
Lisanna si grattò la nuca e fissò il manto erboso, divenuto d’un tratto interessantissimo. – Eh già – disse ridacchiando nervosamente.
Il più calmo di tutti era Elfman. Fatto alquanto strano. Impossibile. Aveva pianto quando aveva scoperto della storia tra Mira e Laxus, aveva pianto al matrimonio, aveva pianto quando era rimasta incinta, al parto, ai primi passi di Inazuma, alla prima volta che aveva pronunciato “Faman”. Invece in quel momento se ne stava fermo con un sorrisetto sardonico ad increspargli le labbra, le braccia muscolose incrociate sul petto.
Di fianco a lui, Makao gli sventolò una mano davanti agli occhi ed Elfman batté le palpebre: sì, era cosciente.
- Stai bene? – gli chiese allora l’amico.
- Certo – rispose lui.
- Stai avendo una reazione… da uomo? – domandò Makao, non sapendo bene come interagire con Elfman. Poteva scattare in un qualsiasi momento.
- Sarà da uomo spaccare la faccia a quella feccia di un uomo mancato – sibilò lui scrocchiandosi le dita delle grandi mani.
- No, Elf-niichan! – esclamò Lisanna, a disagio. – Non serve. È stata una scelta ponderata. Lo volevamo, un figlio…
- Ma sei piccola! – sbraitò il fratello, tremante di rabbia e… troppe emozioni da uomo.
- Ho ventitré anni, nii-chan, sono in grado di prendere certe decisioni da adulti.
Fu così che Elfman realizzò che anche la sua sorellina più piccola era ormai diventata grande e stava per volare fuori dal suo nido. Tirò su con il naso e Makao si spostò prontamente: la fontana stava per dare libero sfogo alle sue lacrime.
- Lisanna! – sbottò, infatti, Elfman, piangendo a dirotto. – Sei così uomo!
La ragazza, emozionata, corse incontro al fratello mormorando quanto sarebbe stato bello per lui avere un altro nipote.
- Scusate… - si intromise Rebi. – Sono l’unica a non sapere chi è il padre?
I borbotti che si levarono dai membri della gilda furono un’eloquente risposta: nessuno ne aveva la più pallida idea.
- Rebi-chan, sei sempre così intelligente e arguta! – esclamarono Jet e Droy ballando un inno alla loro eroina.
Rebi rise e ringraziò i nakama, conscia del fatto che una negazione delle loro parole avrebbe comportato ulteriori lodi per la sua umiltà. Geloso, invece, Gajiru grugnì e si sistemò meglio Kinana in braccio.
- Chi è il fortunato? – urlò Kana, per sovrastare il baccano, riportano la conversazione all’argomento principale.
- Lo conosciamo?
- Non tenerci sulle spine!
- Be’… – esordì Lisanna.
- Non fare la timida, baby – disse una voce, avvicinandosi dal folto del bosco.
Quando un corpo si materializzò sotto alla luce del sole, parecchie mascelle crollarono a terra.
Non poteva essere…
- Aspetta me per annunciarmi, baby – ripeté il ragazzo, la maschera da cavaliere luccicante per i raggi di luce.
- Aspettalo, aspettalo – ribadirono quattro voci in coro.
- Bikslow?!
Il tonfo del corpo del Master che crollava a terra non scalfì minimamente i presenti.
 
La gilda si era addormentata come membra di un unico corpo durante la notte. Natsu aveva acceso un fuocherello che alimentava anche nel sonno, così nessuno aveva freddo. Gajiru si era seduto per terra, con una stuoia sotto al sedere e la schiena appoggiata ad un albero. Sulle sue gambe dormiva Rebi, semisdraiata, con la testa abbandonata lì dove batteva il suo cuore. La piccola Kinana era stata allattata da poco, lontano da sguardi indiscreti, e dormiva con le braccia della mamma e del papà a proteggerla. Avvolti nelle pesanti coperte che Ririi era volato a prendere, non potevano lamentarsi di nulla, eccetto per la durezza del suolo.
Quando i primi raggi di un pallido sole filtrarono dalla nebbia umida si udì un vagito. Gajiru, con il suo sonno leggero, scattò subito in piedi, svegliando Rebi, finché tutta la gilda fu sveglia. Il pianto di un neonato è un’ottima sveglia.
- Makarova, Makarova, Makarova – mormorava il Master come un mantra, i postumi della dormita visibili sul volto rugoso su cui era stampata la sagoma della mano sulla quale aveva dormito. Sperava ancora che qualcuno adottasse quel nome per la propria figlia.
Dopo alcuni istanti di silenzio, Gajiru annunciò: - Maschio.
Un altro maschietto per la mamma marito-dipendente. Povero figlio.
Mirajane aprì la porta di casa per aprire, ma prima di poter dare la notizia esclamò: - Che?! – e corse via sbattendo la porta.
- Che succede? – chiese Lucy, inquieta.
- Natsu, va tutto bene? – domandò Lisanna, facendo affidamento sull’udito del nakama. Anche se assonnato, le sue orecchie erano sicuramente migliori di quelle di tutti.
- Qualcosa non va – mormorò Gajiru senza lasciar trapelare l’ansia che lo attanagliava. Juvia era praticamente la sua prima amica e le era affezionato.
- Cosa? – farfugliò Rebi, stringendosi a lui. Kinana dormiva ancora, cullata da Ririi.
- Juvia sta bene? – chiese Kana.
- Non so… sembra che abbia male…
Un silenzio di tomba calò sul pezzo di bosco occupato da Fairy Tail, mentre la nebbia li avvolgeva facendoli rabbrividire. L’atmosfera era proprio adatta ad un catastrofe, con l’aria umida che si posava su di loro come un sudario.
- Ha male dove?! – chiese Biska.
Ormai la paura stava facendo innervosire tutti, e se i due Dragon Slayer non si fossero dati una mossa si sarebbero trovati contro l’intera gilda.
- Aspetta – bisbigliò Natsu alzando un dito.
Un lamento provenne della casetta, insieme all’inconfondibile rumore di passi concitati e agitazione.
- Ce n’è un altro… - mormorò Gajiru.
- Cosa?
Il Master spalancò gli occhi.
- Un altro… dei gemelli! – spiegò Natsu, sorridendo come un bambino.
- Juvia sta per avere dei gemelli?
- Credo che li stia già avendo. Anzi, praticamente sono tutti e due fuori.
- Ecco spiegato il pancione enorme… - rifletté Rebi.
Pochi minuti dopo, come previsto, un altro vagito riempì lo spazio attiguo alla casa, dando il buongiorno alla foresta e agli animali.
Prima che Gajiru potesse dare il responso, Mirajane corse fuori dalla casa, accaldata e scarmigliata. – Gemelli, maschio e femmina!
Finalmente l’innaturale silenzio e la tensione che avevano costretto i membri della gilda a comportarsi come statue si spezzarono, e Polyushika corse fuori per ordinare a tutti di fare silenzio.
- Juvia sta bene? – chiese Lucy.
- Benone. È una ragazza forte.
- Come si chiamano i bambini? – domandò Rebi, curiosa.
- Umi il maschietto e Nami la femminuccia – rispose Mirajane, entusiasta.
- Umi e Nami… Oceano e Onda. Mi piace! – esclamò Lucy. – Sono nomi perfetti per i figli di Gray e Juvia.
- Be’, io vado a casa – annunciò Kana allontanandosi a passo svelto.
- Aspetta! – la fermò Makao. – Non vuoi nemmeno aspettare di vedere i piccoli o salutare Gray e Juvia?
- No, voglio andare a concepire un figlio. Devo andare a trascinare Bacchus fuori dal bar.
I maghi restarono immobili a fissare il modo in cui la nebbia inghiottiva Kana, come dissolvendola.
- Beata sincerità. Non credevo che ‘fare sesso’ si dicesse ‘concepire’, è una nuova moda? – mormorò Wakaba, accendendosi la sigaretta.
Lucy rise. – Era da un po’ che voleva un figlio, mi sa che ora si è decisa.
- Sa che non può bere da incinta? Se lo sa le passe la voglia…
Le ragazze rabbrividirono al solo pensiero di una Kana incinta e vogliosa dell’unica cosa che non avrebbe dovuto volere: il sake.
- Mi sa che lo scopriremo. Intanto speriamo che Bacchus… un attimo. Da quanto sta con Bacchus?! – domandò Rebi, sgomenta.
- Un bel po’, ma sono stati tira e molla dettati dagli ormoni. La cosa è seria da meno di un anno…
Dei passi pesanti provenienti dall’interno della casa si fecero largo fino all’entrata. – Stupidi umani, andate a fermare quell’ubriacona o mi ritrovo con un’altra donna incinta di cui prendermi cura. Presto!
Il fuggi fuggi generale non impedì a Polyushika di beccare qualche mago in testa con la scopa.
- Non vorrei essere Juvia in questo momento, in balìa di quella vecchia pazza – rivelò Gajiru scappando via con la famiglia al seguito.
- Io mi preoccupo di più per Gray… Fra Polyushika, sua moglie e tre figli…  - fece notare Ririi, ormai perfettamente sveglio.
E infatti le sue parole furono presto confermate da un urlo indirizzato nello specifico ad un certo mago alchimista del ghiaccio, proveniente dalla casa della guaritrice.
- Stupido maschio, la metti incinta di ben due figli! Compratevi una lacrima-televisione, santissimi draghi!
 
 
 
MaxB
Una mia amica mi ha detto che deliro in questi spazi finali, e tecnicamente non ne trovo nemmeno l’utilità. Quindi sono breve.
Ho bisogno, ho altamente bisogno di pensieri positivi per l’uscita del 488 di domani. Spero di trasmettere positività anche a voi.
Non aggiornavo la fic da mesi, ma siccome adesso dovrei finire The Ghost *si automotiva* dovrei riuscire ad andare avanti con LNVI. Finalmente! Voglio finirla questa fic, davvero.
È stata la mia prima storia, un insieme di capitoli che mi ha fatto scoprire che nella vita oltre alla lettura posso vivere di scrittura per scappare dai miei problemi. E la concluderò, non importa cosa succederà nel manga.
Gajeel e Levy resteranno insieme per sempre.
A domani con The Ghost, per chi vuole.
MaxB
 
P.S.: chiedo immensamente scusa per gli errori, se volete segnalarmeli mi fate solo un piacere. Non aveva l’attenzione necessaria a correggere il capitolo come bisognava, quindi…
  
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