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Autore: WolfEyes    14/04/2009    8 recensioni
Come al solito, la ciurma strampalata di Rubber si caccia nei guai, ma come accade sempre, ne esce vittoriosa. Com’è di consuetudine, Zoro e Nami si ritrovano a litigare, ma questa volta è diversa da tutte le precedenti… Che cosa avrà spinto Zoro ad arrabbiarsi tanto con la navigatrice? E come mai Nami è rimasta così sconvolta dalla litigata con lo spadaccino?
Per scoprirlo sapete già quello che dovete fare…! Buona lettura!
NUOVA VERSIONE riveduta e corretta! (dal 30/06/2014)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Per Proteggerti...

Per Proteggerti

 

Ancora una volta avevano corso tutti un grosso rischio.

Ancora una volta lei era in pericolo e lui le aveva salvato la vita.

Tutto naturale, tra un battibecco e l’altro.

Sarebbe stato realmente tutto naturale se solo lei non avesse pensato continuamente a quello che era successo.

Zoro che le si parava davanti per difenderla e si batteva con le sue tre spade. Ma non era questa la scena che si ripeteva di continuo nella sua mente. Non faceva altro che pensare a quell’istante in cui aveva cercato di rialzarsi in piedi per aiutare il compagno nel combattimento, quando il nemico aveva cercato di attaccarla. Lo spadaccino l’aveva spinta perché non venisse colpita, ma si era ferito il braccio. Nonostante la ferita, che non era grave, era comunque riuscito a battere il nemico subito dopo.

 

« Si può sapere cosa stavi cercando di fare? », chiese, arrabbiato.

« Volevo solo aiutarti! », rispose lei, seccata.

« Accidenti! Ma quale aiutarmi? È solo colpa tua, avresti fatto meglio a startene buona e ferma, invece hai voluto fare di testa tua e ti sei messa nei casini! E come al solito chi ti viene ad aiutare? Io! »

« Se ti dava così fastidio avresti potuto lasciare che me la cavassi da sola, ci sarei riuscita! »

« Come no, e io sono ricco! », disse sarcastico.

« E cavernicolo! »

« Strega! »

« Non sai nemmeno usare quelle tre spade! Se sapessi farlo non ti saresti fatto male! »

« Ma se ti ho salvata! È così che mi ringrazi? Sei brava solo a navigare e fare la strozzina! »

 

Così si erano arrabbiati l’uno con l’altra e non si erano parlati per tutta la giornata.

 

Era notte fonda, ma c’era ancora chi non dormiva. Nami non faceva altro che ripensare a quel momento, si era preoccupata per lui, per le sue condizioni, voleva solo essere gentile, almeno per una volta non voleva litigare, ma soltanto ringraziarlo. Invece lui si era arrabbiato con lei, perché a causa sua si era ferito. Era successo tante volte, eppure quella era stata diversa. C’era qualcosa di diverso nel modo in cui l’aveva guardata: era arrabbiato, ma allo stesso tempo sembrava triste, frustrato. Ma Nami non capiva il perché.

E non capiva nemmeno perché si sentiva così strana. Avevano litigato tante volte, ma non ci era mai rimasta male come quel giorno. Si sentiva più in colpa di tutte le altre volte in cui lui si era fatto male per proteggerla.

Si alzò in piedi, tanto non si sarebbe addormentata stando sotto le coperte di quel letto. Dormivano proprio tutti, anche Nico Robin, caduta nel sonno mentre leggeva un libro, come accadeva spesso, sulla scrivania alla fioca luce di una candela. Le si avvicinò mettendole una coperta sulle spalle e con un soffio leggero spense la fiamma che illuminava la stanza.

Si diresse sul ponte a prendere una boccata d’aria. Si aspettava di trovarlo lì fuori, come al solito, ma non si aspettava che fosse sveglio.

« Che ci fai sveglia a quest’ora? », domandò con voce pacata, facendola sobbalzare per la paura.

« Potrei farti la stessa domanda », disse, ricomponendosi dallo spavento. « Credevo che almeno tu, dormiglione come sei, stessi dormendo ».

Gli si avvicinò, silenziosa.

« Spiritosa… », le disse, seguendola con lo sguardo mentre gli si sedeva accanto, poggiando la testa all’albero, come faceva lui.

« Senti, io… », disse un po’ imbarazzata, cercando tuttavia di mostrarsi la solita Nami. « Volevo chiederti scusa… »

« E di cosa? », chiese sorpreso, voltandosi a guardarla.

« Come di cosa? Ti sei ferito a causa mia! », ribatté, irritata.

« Ma anche tu ti sei fatta male », disse, tornando ad appoggiare la testa e a guardare il cielo. Quell’argomento non gli piaceva, aveva avuto davvero paura.

« Però il mio è solo un graffio… », anche lei rivolse la propria attenzione al cielo. Al contrario dello spadaccino, si era semplicemente sbucciata un ginocchio, cadendo.

« Anche il mio ».

« Sì, certo, ma molto più profondo », replicò, dispiaciuta.

Zoro non rispose, se ne stava semplicemente a guardare il manto nero e blu illuminato dalle piccole e lontane stelle, immerso nei suoi pensieri. Ne aveva passate di peggiori, aveva subito ferite molto più gravi, eppure era ancora lì, pronto a combattere.

« Posso chiederti una cosa? », domandò la rossa qualche secondo dopo, rompendo il silenzio.

Al suo fianco lo spadaccino non rispose, il che significava un assenso.

« Perché ti sei arrabbiato oggi? », gli chiese, nonostante sapesse già la risposta.

« Non ero arrabbiato ».

« Non negare l’evidenza ».

« Te l’ ho detto, non ero arrabbiato! », rispose, un po’ spazientito.

Nessuno guardava la persona che aveva accanto, entrambi osservavano il cielo, quasi forzandosi di continuare a farlo.

« Dico sul serio. Dimmi perché ti sei arrabbiato con me, così la prossima volta eviterò di farlo ».

La sua voce leggera e melodiosa ruppe il silenzio. Era serissima mentre gli parlava. Non voleva che una situazione così si ripetesse ancora, perché quella volta si era arrabbiato veramente, di una rabbia che non gli aveva mai visto nello sguardo. Non voleva esserne la causa, mai più.

Zoro sgranò gli occhi e la guardò, incredulo e sorpreso, per essere certo che non lo stesse prendendo in giro. Gli occhi della ragazza erano tristi e colpevoli. Non doveva sentirsi così, perché era solo colpa sua, lo sapeva, e si sentiva ancora peggio vedendola come in realtà doveva stare lui. Decise di spiegarle tutto, non potendola vedere così.

« E’ solo una sciocchezza, ma se proprio ci tieni a saperlo… » sospirò, come per prendere coraggio. « Ero arrabbiato perché con il tuo gesto mi hai ostacolato », confessò.

« Una questione d’orgoglio, allora! », disse, delusa e arrabbiata. Per il suo orgoglio? Solo per quello si era sentita così male? E lei che credeva che fosse qualcosa di serio! Sentì un nodo alla gola e capì di doversene andare, il prima possibile. Mentre si stava alzando, però, Zoro, rapido, le prese il polso, trattenendola al suo fianco.

« Ma no, che hai capito? »

« Uhm? », la rossa lo guardò sorpresa dal suo gesto e dalle sue parole, e stette ad ascoltare. Ecco che stava per ascoltare la cosa seria che si aspettava che fosse. Inspiegabilmente il suo cuore iniziò a battere più veloce.

« Non è per orgoglio, quello non c’entra. Con quel gesto inutile ti sei massa in pericolo ».

Questa volta fu lei a guardarlo incredula. « Ma… » “E’ davvero lui o un clone?… Non ci credo, era arrabbiato perché mi sono messa in pericolo, si è preoccupato per me…

« Sì, è vero, alla fine è andato tutto bene, ma se non ci fossi riuscito? Se non avessi fatto in tempo a deviare l’attacco e a proteggerti? », domandò, cercando di non pensare a quali sarebbero state le tragiche conseguenze.

« Io… Cioè, tu… Non sei obbligato ad aiutarmi! L’ hai detto anche tu che ti sei ferito a causa mia! E poi mi hai già salvata tante volte… Rischi troppo! »

« Che sia un obbligo o una scelta, una vita umana è sempre una grande responsabilità. E io questa responsabilità me la carico sulle spalle, perché, anche se tu mi dicessi di non farlo, io continuerei a salvarti tutte le volte che sarà necessario », disse, con tono freddo all’apparenza, ma che, per chi lo conosceva e sapeva ascoltarlo, come lei, era carico di emozioni. Non aveva mai creduto che fosse possibili riuscire a dire quelle cose, proprio a lei.

« Perché? », chiese, di rimando. Cercava di capire, voleva capire perché lui volesse salvarla in continuazione.

« Per proteggerti… »

« Ma perché? », insisté lei.

« Perché ti amo… », rispose con voce ferma, mentre (incredibile pensarlo) il suo cuore sembrava volesse uscirgli dal petto. Aveva tenuto a lungo nascosti quei sentimenti e adesso non erano più segreti. E ci era riuscito, l’aveva detto davvero.

Ognuno si era perso negli occhi dell’altro. Ad accompagnargli c’era solo il rumore delle onde che si infrangevano contro gli scogli e il palpitare dei loro cuori.

La rossa aprì leggermente la bocca per parlare, per dirgli cose che solo nei suoi sogni immaginava di potergli dire. Quella stessa cosa che le aveva appena detto Zoro. Lo stupore le impedì di parlare. Non sapeva se crederci o pensare che fosse la stanchezza a giocarle brutti scherzi.

Lo spadaccino si voltò, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi, grattandosi la nuca, dispiaciuto e a disagio per il silenzio di Nami.

« Scusami, dimentica quello che ho detto »

Quelle cose voleva dirgliele da tanto, è vero, ma non si aspettava minimamente di potercela fare, di parlare così liberamente dei propri sentimenti, specialmente con la persona verso cui li provava. Ma probabilmente aveva esagerato. Le aveva detto di amarla senza neanche sapere cosa pensasse lei. Se per lei non fosse stato lo stesso, come si sarebbe comportato? Ci sarebbe rimasto troppo male… O magari lei l’avrebbe preso come uno scherzo e lo avrebbe deriso a vita.

Si stava alzando per tornare alla camera con gli altri e tentare di dormire, cosa che per lui non era mai stata tanto difficile, quando qualcosa lo fermò poco prima che balzasse in piedi e lo costrinse a tornare seduto a terra. Adesso erano in ginocchio uno di fronte all’altra.

« Aspetta », Nami gli aveva preso la mano. «Dove vai? »

Lo guardò negli occhi e comprese che aveva paura, la stessa che aveva avuto lei fino a qualche attimo prima: la paura di un rifiuto.

« Zoro, ti ringrazio per quello che fai, ma non voglio che tu continui a rischiare così », sembrava quasi che lo stesse implorando.

« L’unica cosa che so fare è usare queste tre spade. Per uno spadaccino dovrebbe esser importante combattere solo per l’onore, ma se lo faccio per proteggere qualcuno che amo è più gratificante, più bello, ha un senso ».

Quelle parole erano bellissime, Nami ne rimase colpita.

« Però… Io non voglio che tu lo faccia ».

« Ma perché? », non capiva. Lui la proteggeva, la salvava, e lei non voleva?

« Perché rischi troppo per salvarmi, potresti anche farti male sul serio. So che, per fortuna, non è mai successo, però… Io non voglio », spiegò, ferma nella sua decisione.

« Perché? » “Perché ti preoccupi tanto, Nami? Io in fondo so fare solo questo, so solo combattere…

« Perché anche io ti amo… »

Rimasero entrambi a guardarsi, come se il tempo si fosse fermato per tutto, tranne che per i loro cuori, per cui il tempo, al contrario, sembrava scorrere più veloce.

Si avvicinarono l’uno all’altra e annullarono la distanza tra le loro labbra, unendosi in un bacio. Quando si staccarono, erano rossi in viso e senza fiato. Era successo per davvero, non era un sogno. Era reale.

« Non farti illusioni… Con me hai ancora dei debiti ».

« Non puoi fare un’eccezione? Con tutte le volte che ti ho aiutata… »

Sussurravano entrambi, ancora vicini, abbastanza da sentire il calore della persona che amavano. Al contrario di come spesso accadeva, non stavano litigando. Sembrava una semplice e dolce chiacchierata.

« No, mi dispiace… »

« Dai Nami, tanto lo sai che, squattrinato come sono, non riuscirei mai a restituirteli, tutti quei soldi… »

« Hai ragione. Beh, allora potremmo scendere ad altri accordi… Potresti sdebitarti in un altro modo… E su questo però non ci saranno scuse che tengano! » fece un sorriso. Un sorriso di gioia, la stessa che le riempiva il cuore.

« Se è per sdebitarmi… », fece il finto “costretto a far cose che non vuole”.

Si mise a gambe incrociate e l’afferrò, portandosela in braccio. Si abbracciarono, come per ripararsi da un freddo che non c’era.

« Continuerai a salvarmi anche se ti ho detto di non farlo, non è vero? »

« Lo sai che sono testardo. Non posso permettere che ti accada qualcosa senza almeno aver provato a proteggerti… »

Sorrise appena. « Sì, ora lo so… »

Avrebbe continuato a proteggerla, a combattere per lei.

Questo non sarebbe mai cambiato.

Ora poteva battersi davvero per lei, per impedire che le succedesse qualcosa, per salvarla anche a costo di morire. Comunque sarebbero finite le cose, sarebbe stato felice anche di morire pur di salvarla. Perché ora combatteva per qualcosa. Qualcosa che lo rendeva immensamente felice.

 

 

Angolo dell’autrice

Salve a tutti, cari amici lettori!

Ho provveduto a ripostare questa fic in una sua versione più corretta dal punto di vista grammaticale, sintattico, espositivo, ecc… Tuttavia, il contenuto è rimasto invariato, al di là delle correzioni non sono state apportate particolari modifiche.

Prima e unica Fan Fiction su One Piece, una ZoroXNami forse un po’ troppo dolce per questi due personaggi, tuttavia mi piace pensare che nascondano un animo romantico sotto la loro “corazza”. Per questo motivo la considero un po’ OOC.

Ringrazio tutti coloro che l’hanno letta in passato (scusandomi per la versione iniziale in cui mancavano i dialoghi a causa dei << e >> ) e che la leggeranno in futuro (al momento conta 961 accessi), tutti quelli che l’hanno inserita nelle preferite (Chloe R Pendragon, Dark_soul, giorgy95, ItsClaire, LadyOA), nelle ricordate (ny152, shaula, SvEtY) e nelle seguite (dubhe93, tzurigo), ed infine, ma non meno importanti, tutti coloro che l’hanno commentata (RoloChan105, Heat, f breve 91, SuperEle94, Arima94).

A voi un enorme grazie di cuore <3

WolfEyes

(ex dolceGg94)

  
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