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Autore: Ever Dream    14/04/2009    4 recensioni
“Cosa sono le fotografie se non frammenti di passato ,attimi rubati al tempo e alla storia della nostra vita?”
- un viaggio nel passato di Jared dall'infanzia ai giorni nostri.
Rating : verde (fino a cap. 5)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer:Non conosco Jared Leto nè Shannon, Constance e gli altri personaggi che popolano questa fiction. I fatti narrati non sono reali, sono solo il frutto della mia fantasia e di tanto tempo a disposizione. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

A/N: Scusate, di nuovo il ritardo. :(

non posso piu' assicurare un aggiornamento settimanale, quindi ci saranno periodi in cui pubblicherò più capitoli altri in cui non pubblicherò nulla, ma  la storia non verrà lasciata incompleta. promesso ;).



Sailing The Waves of Past

Navigando le onde del passato




§

Capitolo XI ~   ...The rest is silence
( ...il resto è silenzio)



E’ incredibile pensare come due persone così vicine l'uno all'altro possano in realtà essere così lontane.Quel tipo di lontananza che non si misura in m o km,
quella creata ad ogni silenzio,
ad ogni 
parola di troppo urlata in un momento di rabbia,

...

dicembre 2007

Shannon ricordava con estrema chiarezza il momento in cui Jared era entrato nella sua vita. Aveva appena un anno e nove mesi e  i suoi curiosi occhioni nocciola lo videro: un piccolo battuffolo stretto nelle braccia della sorridente Constance. Gli aveva voluto bene da quell'istante e, sebbene troppo piccolo per ricordare, aveva fatto suo inconsciamente il compito di proteggerlo. Era diventato il suo scudo. Il guardiano del suo mondo. Attento a non far penetrare nulla e nessuno.

Quando erano piccoli se Jared si sbucciava il ginocchio Shannon era subito accanto a lui. Pronto ad allontanare il bambino che l'aveva spinto per salire sullo scivolo prima di lui o, semplicemente, a fargli passare il dolore con un bacino sulla ferita.

Ma non tutti i cattivi potevano essere allontanati. Non tutte le ferite andavano via con una carezza e Jared...  Jared era troppo fragile.

Era come tentare di salvare un vaso di finissimo cristallo. Una volta incrinato era segnato per sempre. Una volta spezzato irricomponibile. E Shannon non era  diverso da lui, ma era talmente preso dal prevenire e curare le ferite del fratello minore che aveva ignorato quelle che si formavano dentro di lui.

Ed una volta rimasto solo a fare i conti con le sue cicatrici era crollato.

 1° Giorno 

Con mani tremanti aprì la porta e attraversò di corsa il corridoio. Arrivato in cucina però rallentò. Jared era seduto al tavolo,il portatile ancora aperto davanti a lui. Cercando di fare meno rumore possibile si avvicinò alla dispensa e l'aprì... niente. Richiuse con attenzione l'anta di legno. Si tese quando aprendone un' altra lo scricchiolio si diffuse per la stanza. Rimase immobile e, assicuratosi che Jared stesse ancora dormendo, proseguì la sua ricerca. 

All'ennesimo nascondiglio trovato vuoto lo stomaco gli si contorse, la rabbia salì come un'onda dentro di lui annebbiandogli per un attimo la vista. Si diresse verso il frigorifero e l'aprì alla disperata ricerca di una birra. Spostò una serie di succhi di frutta, bottiglie d'acqua, thè... incurante quando uno dopo l'altro con un tonfo caddero a terra.

Nulla.

Non c'era nemmeno una fottutissima birra. Si drizzò di colpo. Nel vano tentativo di calmarsi strinse i pugni tanto da sentire la pelle dei  palmi cedere sotto le sue unghie.

«..Ehi...ti sei svegliato?» l'assonnata voce di Jared lo fece trasalire , si voltò lentamente verso il fratello che sgranchendosi cercava di capire che ore fossero. «Dove le hai messe?» tuonò il batterista avvicinandosi lentamente al tavolo. Jared si alzò e, istintivamente, indietreggiò «cosa?» chiese con un'espressione talmente innocente che per un attimo Shannon pensò che per davvero non sapesse che fine avessero fatto le sue bottiglie.

Scosse la testa per schiarirsi le idee, sentiva il sudore bagnargli il volto e la sete bruciargli la gola. «Non.. cercare di FOTTERMI!» urlò alla fine scaraventando alla sua destra la sedia che lo divideva dal fratello. Jared sussultò al repentino cambio di comportamento e  guardò l'oggetto schiantarsi contro il muro. Quando si rigirò Shannon l'aveva raggiunto. Deglutì cercando di mantenere un'espressione neutra benchè volesse con tutto il cuore nascondersi in un angolo. «Le hai fatte sparire..» sibilò  Shannon prima di superare il limite.

***1977***

« dove le hai messe?!?» Tony spintonò Constance facendola sbattere contro il tavolino del soggiorno. La ragazza osservò il marito aprire e chiudere i cassetti convulsamente prima di girarsi verso di lei e ripetere, urlando, la domanda. Constance si limitò a scuotere la testa e non potè trattenere un gridolino strozzato quando l'uomo le afferrò violentemente il braccio. La donna tremante indicò un piccolo contenitore su una dispensa e si lasciò cadere singhiozzante sul divano, mentre il marito  si gettava sul piccolo oggetto, versandone a terra il contenuto .

Shannon era davanti alla porta, i genitori troppo presi dal loro litigio per vederlo. Nelle piccole manine un quaderno, appena tornato da scuola era corso dalla mamma per fargli vedere la sua prima A+.

« 'Ennon..'ENNON!!!.» Shannon si voltò e vide il fratellino affacciarsi dalla ringhiera delle scale al secondo piano. Doveva essersi appena svegliato dal sonnellino pomeridiano e, ignaro della lite, stringeva sorridente il piccolo zainetto di Winnie the Pooh che il papà gli aveva regalato per farlo sentire un bambino grande come il fratello.

Dando un'ultima occhiata nella stanza Shannon salì di corsa le scale e, facendo finta di nulla, lo riportò nella loro cameretta per giocare e distrarlo.

***

Jared si ritrovò a terra in un attimo. Il sapore metallico del sangue gli fece realizzare cosa fosse successo, sbigottito si portò la mano alle labbra e guardò in alto il fratello maggiore
che ,in un momento di lucidità, dopo che la nebbia dell'astinenza si era diradata , guardava le conseguenze con occhi sbarrati, incredulo.

Non riusciva muovere nessun muscolo.

Mortificato osservò Jared alzarsi lentamente da terra e avvicinarsi a lui. Nella sua testa non faceva altro che ripetersi "l'hai colpito - l'hai colpito- .." una cantilena che non cessò nemmeno quando sentì le braccia del fratello minore avvolgerlo in un abbraccio.

Non sapeva cosa fare.

Titubante alzò le sue a circondargli la vita, insicuro se il suo tocco fosse ben accetto « i-io...». Jared scosse la testa e lo costrinse a guardarlo, il labbro spaccato aveva già iniziato a gonfiarsi «ssst... non è successo nulla..» poi chiuse gli occhi e posò la sua fronte contro quella di Shannon, «andrà tutto bene...» gli disse con calma trattenendo le lacrime. «Andrà tutto bene» ripetè stringendo la maglia ormai zuppa di sudore dell'altro.

Shannon cercò di calmarsi ma ogni cellula del suo corpo sembrava gridare il suo bisogno di alcool e, con la voce spezzata dal pianto, sussurrò « un bicchiere...u-un bicc-hiere solo?». Jared sentiva il forte corpo del fratello tremare incontrollabilmente, sentiva le sue mani, che poco prima l'avevano colpito, aggrapparsi a lui spasmodicamente, il respiro strozzato e le lacrime sul suo collo. Inghiottì il magone e si allontanò. Shannon lo guardò implorante, gli occhi che per 30 anni gli avevano dato forza e sicurezza ora non erano altro che smarriti e vuoti. Annuì e avvicinandosi all'unica dispensa che l'altro non aveva pensato di controllare estrasse una delle bottiglie.

Il fratello maggiore ,guardingo, osservò Jared versare il tanto agognato liquido in un bicchiere e, senza alzare lo sguardo, porgerglielo. Lo prese immediatamente e, leccandosi le labbra ormai secche, lo annusò. Era ormai ridotto a questo, schiavo di un bicchiere e il suo contenuto. Jared si voltò, non poteva guardare quella scena. Si poggiò al lavandino maledicendo la sua debolezza, ignaro degli occhi del fratello che lo studiavano. 

Poi di colpo lo schianto del vetro sul pavimento.

Jared si girò e vide il liquido scorrere sulla cermica delle mattonelle e Shannon indietreggiare verso al porta che con voce spezzata e tremante farfugliava «falle sparire sul serio.. falle sparire tutte!».

Ancora una volta Shannon era stato il più forte dei due.


24 novembre 1989


Il ragazzo uscì in veranda e guardò davanti a se ,
aveva iniziato a tirare vento e qualche nuvola gonfia di pioggia si affacciava all'orizzonte. In silenzio scese le scale di legno e si avvicinò ad Edmond impegnato a curare il piccolo orto. Erano passati  due giorni dal ritrovamento della foto nella stanza di Costance, Jared aveva deciso di non  rovinare il ringraziamento ed aveva rimandato il confronto ad un momento più opportuno.

«Neanche le piante sfuggono alla vecchiaia» disse sospirando l'uomo mentre teneva un debole e rinsecchito ramoscello, facendo sapere al ragazzo di averlo sentito arrivare «sembra una cosa così lontana eppure è dietro l'angolo, arriva in un attimo..» Jared non disse nulla, si limitò ad osservare l'uomo fissare i paletti di metallo per riparare la piccola serra-tunnel «lo sai qual'è la cosa più brutta della pensione?» finalmente Edmond alzò lo sguardo, Jared scosse la testa 'no'  «si è soli con i propri pensieri» rispose l'altro tornando a guardare le piante davanti a lui con un lungo e malinconico sospiro.

Dopo 35 anni di onorabile servizio per la contea si era ritrovato a svegliarsi una mattina e non avere nulla da fare. Per la società ormai lui era solo un numero, un altro di quei vecchietti che incroci per strada o che vedi seduti su una panchina del parco. Aveva quindi iniziato a fare piccoli lavori part-time ma , in seguito a numerosi malori , si era visto costretto..o meglio, Ruby aveva deciso, che fosse ora di vivere effettivamene da pensionato.

Passarono qualche minuto in silenzio poi Jared optò per il piano 'dritto al punto' e, schiarendosi la voce, si buttò « ho sentito la discussione tra te e la nonna» . Edmond lo guardò confuso «l'altra notte... su di me...su Tony» l'espressione del nonno passò da sorpresa ad irritata in un attimo «ora ti sei messo ad origliare alle porte?». Jared scosse la testa vigorosamente «chiunque si trovasse nel corridoio avrebbe potuto sentirvi! io non volevo ascoltare... ne avrei fatto volentieri a meno..».

Edmond sapeva che Jared non stava mentendo,  con una smorfia di fatica si tirò su e si sgrullò i pantaloni dalla terra «eravamo entrambi sconvolti dalle tue novità» disse guardandolo severamente , «dopo tutti i sacrifici che tua madre ha fatto per mandarti all'università t- » iniziò a dire scuotendo la testa, i suoi occhi costantemente puntati sul giovane, accusatori.


«Sono perfettamente consapevole dei suoi sacrifici. Come ricordo anche i miei sforzi affinchè questi non venissero vanificati...» lo interruppe Jared «ma non sono venuto a cercarti per parlare della scuola» disse con tono risoluto. Edmond  togliendosi i guanti, annuì lentamente «ora capisco lo strano silenzio di questi giorni.... »

Jared prese un profondo respiro «penso di avere il diritto di sapere perchè Tony ci ha abbandonato». Ecco. L'aveva detto, si sentì immediatamente più leggero ma non certo più tranquillo. Una grossa nuvola transitò davanti al sole e la sua ombra li avvolse. «Queste sono cose che dovresti chiedere a lui» l'uomo sapeva che sarebbe arrivato questo momento, sapeva che prima o poi uno dei nipoti avrebbe fatto domande. Una parte di lui sapeva perfino che sarebbe stato Jared. 

«Lo farei volentieri ma sai, sono circa dieci anni che non abbiamo contatti» rispose sarcastico il ragazzo cercando di mascherare il suo nervosismo.
«A volte nella vita bisogna accettare le cose così come sono ed andare avanti. » Edmond provò a farlo desistere  dal suo intento ma il ragazzo scosse la testa  «è difficile capire dove andare se non si sa da dove si  parte».

Quello che aveva sentito dire dalla nonna aveva cambiato tutto. Metà della sua vita, quella legata a suo padre e alla sua scelta, gli era completamente sconosciuta. Non poteva archiviare un capitolo della sua vita, per quanto doloroso, senza sapere tutta la verità.

«tu hai un passato, hai una famiglia... cos'altro cerchi?» l'anziano  si tolse gli occhiali e si stropicciò gli occhi chiedendosi quando si sarebbe liberato dell'ingombrante ombra dell'ex genero. «Risposte» gli rispose semplicemente l'altro continuando ad osservare il suo atteggiamento attentamente .

« da me?  » gli chiese , il ragazzo a disagio si passò una mano tra i capelli che il vento dispettoso continuava a smuovere, « la nonna ti ha accusato di aver allontanato papà ». Edmond  dopo qualche attimo di imbarazzato silenzio cercò di minimizzare la questione «..sai com'è tua nonna...ingigantisce le cose! Pensa che se l'avessimo accettato non se ne sarebbe andato. Tutto qui.» gli sorrise cercando di essere convincente e di chiudere così il discorso ma Jared non ricambiò, si limitò a fissarlo, sospettoso.

«e perchè non l'avete accettato?» ricordava perfettamente le parole di Ruby e l'evasività del nonno  non faceva che aumentare i suoi sospetti  «è difficile guardare la tua amata figlia  rovinarsi la vita a causa di un... di uno come Tony!» il finto sorriso era scomparso ed ora il volto di Edmond era serio, i segni di quel vecchio dolore ancora più visibili.

« la mamma era felice con lui!» sbottò Jared, non sapeva da dove provenisse quella rabbia ma non era riuscito a trattenersi «ed anche noi lo eravamo..» aggiunse debolmente. Sprazzi di un passato che aveva sigillato in un angolo sperduto della sua memoria gli erano tornati in mente, nella loro semplicità talmente vividi e forti da non sopportare che venissero sminuiti in quel modo. 

**
Ricordava di essere seduto al tavolo della cucina, una vecchia agenda aperta davanti a lui, un colore di cera stretto nel piccolo pugno. Constance era occupata a preparare da mangiare e Tony le si avvicinò abbracciandola dolcemente alle spalle. Stringendola aprì la mano svelando l'esistenza di un cioccolatino avvolto in una carta rossa.

Quando tornava da lavoro era solito portare qualcosa, nonostante potessero permettersi poco e niente.

Constance sorrise , un sorriso che Jared non aveva mai più visto illuminare il volto della madre e, girando il volto, baciò il marito. I due ragazzi rimasero stretti in quell'abbraccio per un pò, poi l'uomo si avvicinò al tavolo e, chinandosi, guardò il piccolo Shannon impegnato nella difficilissima operazione che era convincere la sua mano a scrivere la lettera 'G' e, complimentandosi, gli diede un bacio sulla testa. Si voltò verso  Jared e, sebbene nella sua agenda ci fossero solo scarabocchi,
fece lo stesso. Prima di rialzarsi posò sul tavolino due cioccolatini anche per loro, entrambi avvolti in una carta azzurra.

Il papà faceva sempre in modo che avessero le cose uguali, per evitare che  litigassero...

**

Jared chiuse gli occhi un attimo per memorizzare quella scena e non lasciarla più andare e  tornò ad ascoltare il nonno.

«ah si ?» gli chiese amaro l'uomo. Edmond ricordava benissimo le settimane passate senza sapere nulla di Constance, per poi trovarla con dei lividi che narravano una storia diversa rispetto a quella che lei raccontava. «Tua madre amava l'idea che si era fatta di Tony, non vedeva chi in realtà fosse!»  Edmond sospirò e guardò dritto negli occhi il nipote, non c'era più spazio per le bugie.

«e chi era Tony?» Jared resse il suo sguardo e ascoltò in silenzio la  risposta «un egoista. Un codardo. Un uomo incapace di prendersi le proprie responsabilità. Un violento... un fallito» si coprì il volto con le mani, stanco. Quando riguardò il nipote le parole gli morirono in gola. 

«ed io sono come lui..» Edmond si ritrovò a fissare due grandi e malinconici occhi azzurri, gli stessi che undici anni prima aveva incrociato in un semideserto bar della Louisiana.

***1978***


Edmond entrò nel vecchio bar e diede una veloce occhiata al locale: lui era lì ,al bancone. Si fece strada tra i tavolini e si sedette su uno sgabello accanto al ragazzo dai lunghi capelli castani e gli occhi azzurri che, in tuta da lavoro grigia , in silenzio sorseggiava una bottiglia di birra .

«Hai  un minuto?» Tony alzò lo sguardo e sorpreso battè le palpebre convinto di avere un'allucinazione, l'ultima persona che si aspettava di vedere in quel momento e in quel posto era il suocero.

«Poco lavoro all'officina?» gli chiese Edmond con un sorriso e accese una sigaretta, il fumo disegnando candide spirali si confuse con quello già presente nella stanza. «No...sono in pausa» Tony seguì i movimenti dell'uomo diffidente, l'ultima volta che si erano visti era stato al compleanno di Shannon e a malapena si erano parlati.

«Una pausa bella lunga!» l'uomo fece un tiro , i suoi occhi castani fissi sul genero «è un mese che Pitt ti ha licenziato ormai..» il ragazzo abbassò lo sguardo e si passò la mano tra capelli in imbarazzo «..e, a parte il lavoro , come te la passi?»

Tony prese un sorso della birra e si guardò intorno, gli unici clienti a parte loro erano due vecchietti impegnati in una partita di carte nell'angolo. Il barista era occupato ad aggiustare uno dei lavandini e non stava prestando attenzione alla loro conversazione. Sospirò pronto ad uno scontro poco piacevole e ignorando la domanda dell'uomo chiese «cosa vuoi Ed?»

Edmond sorrise, inutile girarci intorno «lunedì scorso in centrale mi è arrivato sottomano un piccolo fascicolo...pare che qualcuno qui si sia messo nei guai »  guardò  le  parole colpirlo una ad una  e aggiunse «allora ho fatto una piccola indagine, per capire l'entità di questi 'guai'».

Il ragazzo deglutì e tentò di parlare ma l'uomo continuò «sappi che se sei ancora qui con le chiappe su uno sgabello di un bar e non a pulire i cessi alla Farm è perchè non voglio sporcare il nome di mia figlia e dei miei nipoti».

«non è come sembra» Tony provò a difendersi ma non potè aggiungere nulla perchè venne interrotto di nuovo «non mi interessa come o cosa è successo! Voglio solo che tu sparisca da Bossier City e dalla loro vita! » Tony scosse la testa e lo fissò negli occhi incredulo «m-mi stai chiedendo di abbandonare la mia famiglia? »

Edmond  gli posò la mano sulla spalla stringendola in una morsa poco amichevole « ti sto chiedendo di evitare che quei due bambini paghino il prezzo dei tuoi sbagli! Dai loro la possibilità di vivere una vita normale..,se gli vuoi bene allontanati ». Estrasse una busta dal suo giaccone e la posò sul bancone « sarà più facile crescere senza padre che averne uno come te...» rilasciò la spalla e senza aggiungere altro uscì dal locale.

Tony rimase da solo a fissare la busta che le lacrime avevano reso una sfocata macchia giallognola sul bancone. 



***

«cosa?» chiese l'uomo cercando di concentrarsi sul presente « hai detto che ho ripreso da lui» ripetè Jared con tono piatto ed inespressivo.

Il nonno sembrò non capire a cosa si stesse riferendo quindi cercò di essere più chiaro  «l'altra notte con la nonna hai detto che io sono come lui» Edmond continuò a non rispondere, troppo preso a scacciare il  ricordo di quell'incontro, a cercare di non vedere nel nipote Tony «e  che mi vorresti allontanare da voi!» incalzò Jared , non sapeva cosa fosse successo ma di certo la corazza del nonno stava per crollare.

«no..voglio solo che la nostra famiglia sia una volta per tutte serena» Edmond cercò accuratamente di evitare il contatto visivo con il nipote  e guardò il cielo, sempre più scuro, sempre più freddo..

« io non vi permetto di essere sereni, quindi via l'elemento di disturbo della vostra quiete giusto?!» Jared non sapeva se fosse più arrabbiato o deluso « hai fatto così anche con Tony vero?».

Edmond rimase in silenzio di nuovo, il peso di certi segreti era diventato insostenibile. Alzò lo sguardo e a Jared bastò per capire. Il ragazzo lo fissò, un'espressione illeggibile sul volto. Quando riparlò la sua voce un sussurro «perchè?». La domanda più semplice e scontata da porre in quel momento ma per lui era tutto.

« era un deliquente. l'ho fatto per il vostro bene» non una traccia di rimorso nella sua voce. Jared si morse il labbro, si portò le mani sui fianchi e guardò il terreno ai suoi piedi, cercando di controllare le emozioni che si stavano susseguendo dentro di lui. Una l'opposto dell'altra. Quando rialzò il volto Edmond percepì che qualcosa era cambiato. Non capiva cosa con esattezza ma Jared era diverso. Lo guardava in modo differente.

«cosa gli hai detto per farlo andare via?» l'uomo sospirò e guardò verso la casa. Ruby era corsa di fuori a ritirare i panni prima che il temporale li  bagnasse «la verità.. e lui ha preso la decisione più giusta Jay», il nonno si assicurò che lo stesse guardando prima di andare avanti «l'unica della sua vita molto probabilmente».

Jared prese un profondo respiro mentre cercava di mettere ordine nella sua testa, le informazioni guizzavano da una parte all'altra della sua mente alla disperata ricerca di un senso. «L'hai più rivisto?» la voce sempre più roca, il magone sempre più difficle da trattenere. . Il nonno si limitò ad annuire. 

«la mamma lo sa?» Edmond scosse la testa 'no' «nonna?» l'uomo ripetè il movimento e aggiunse «non nei dettagli» Il nonno si avvicinò titubante e gli posò la forte mano sul braccio scuotendolo leggermente «e NON devono saperlo» il ragazzo guardò la mano sul suo braccio e poi il suo proprietario.

La forte luce argentea e le lacrime non versate avevano reso l'azzurro dei suoi occhi ancora più luminoso, deglutì « mi stai chiedendo di mentire?» Edmond guardò di nuovo il volto del nipote, c'era qualcosa che gli stava sfuggendo «ti sto chiedendo di mantenere un segreto Jay. Tua madre ha già sofferto abbastanza per Tony! a cosa servirebbe riaprire queste vecchie ferite?» Jared annuì, gli occhi di nuovo fissi sul terreno, incapace di guardare l'uomo davanti a lui.

Fu proprio mentre osservava l'esile figura del nipote allontanarsi che Edmond riuscì a riconoscere la sua espressione: era odio. Lo chiamò per fermarlo, per spiegargli ..per fargli capire... ma Jared non si voltò, a testa bassa proseguì il suo cammino verso l'abitazione, lasciando l'anziano da solo a fare i conti con le ombre del suo passato.

Passarono 5 lunghi anni prima che Edmond potesse riabbracciarlo.

---

Quando raggiunse la  camera la pioggia aveva iniziato a cadere. Ma nonostante i tuoni scuotessero il terreno con la loro potenza l'unico rumore che Jared sentiva era il battito del suo cuore. Si sedette ai piedi del suo letto e ripensò alla discussione avuta con il nonno. Era deluso, arrabbiato, incredulo. Lo schiocco di un tuono tagliò l'aria e il suo brontolio si unì alle le voci  e risate al piano di sotto.

Si guardò intorno e fermò lo  sguardo sul suo riflesso nello specchio dell'armadio. Sul bordo erano appiccicate foto sue e di Shannon, o di Shannon con i suoi amici e qualche ammiccante playmate. Ma gli occhi di Jared erano fissi sul suo volto. Aveva voluto la verità ed ora si ritrovava in trappola , diviso tra il renderla nota a tutti e il non voler risvegliare un vecchio dolore.

Un dolore mai sopito e che viveva attraverso
i suoi lineamenti, costante ricordo di una persona che tutti, sua madre, i nonni e Shannon volevano dimenticare.  I tratti di una persona che tutti odiavano. Tranne lui.

Si stese sul letto e avvolgendo le sue braccia intorno alle sue ginocchia si raggomitolò. 
La pioggia nel frattempo si abbatteva contro il vetro della finestra rigandolo di fredde lacrime che, con i loro riflessi, si aggiungevano a quelle che avevano iniziato a scorrere sul suo viso.

Non sapeva per quanto si fosse addormentato ma quando aprì gli occhi notò che i
l temporale era finito e il grigio delle nuvole era stato sostituito dal nero della sera. Avvertendo una presenza nella stanza si voltò. A pochi passi da lui, fermo sulla porta c'era Shannon, o meglio la sua sagoma, visto che a causa della luce del corridoio non riusciva a distinguerne il volto.

«tutto bene?» gli chiese il fratello maggiore  preoccupato,  era chiuso in camera da più di due ore. Jared aprì la bocca per parlare ma l'unica cosa che gli uscì fu uno sbadiglio,  si limitò quindi a scuotere la testa e a tirarsi su a sedere .
Non si parlavano sul serio da quella notte  e per la prima volta in vita sua si sentiva a disagio con lui. Anche Shannon doveva provare lo stesso visto la sua postura, le mani calcate nelle tasche dei suoi jeans, lo sguardo evasivo.


«si si..riflettevo e mi sono addormentato» rispose vago, in cerca di un segno che nulla fosse cambiato tra di loro. Shannon si limitò ad annuire, troppo spaventato di dire qualcosa di sbagliato e far allontanare di nuovo il fratello. Non voleva pressarlo, farlo sentire sotto osservazione, ma più di tutto aveva paura di domandare qualcosa che lo potesse offendere.

Il suo manuale del perfetto fratello maggiore che aveva scritto anno dopo anno, capriccio dopo capriccio di Jared, problema dopo problema, non menzionava il comportamento da tenere in caso di outing da parte del fratello minore.


Rimasero in silenzio a fissarsi per un pò «ti lascio riflettere allora.... vengo a chiamarti per la cena» gli disse alla fine Shannon accennando un mezzo sorriso, convinto che dargli spazio fosse la cosa più giusta da fare in quel momento.

Jared lo guardò uscire dalla stanza e richiudersi la porta alle spalle completamente sconvolto.
Lui gli aveva confidato la cosa più difficile da ammettere persino a se stesso. Aveva detto ad alta voce di amare un uomo e Shannon era rimasto in silenzio. Non una parola. Ed ora, nonostante avesse capito che c'era qualcosa che non andava, l'aveva lasciato da solo.

Fece appello alla sua razionalità e prese un profondo respiro. Non era il momento di fare il melodrammatico. Si rigettò sul letto e cercò di riprendere il filo dei suoi pensieri, ma inevitabilmente finì di nuovo a pensare al distacco del fratello.

Lo Shannon che conosceva lo avrebbe costretto a parlare, lo avrebbe fatto  sfogare fino a quando non l'avesse visto sorridere di nuovo. Perfino quando  aveva deciso, stupidamente, di allontanarsi da lui, di tagliarlo fuori dalla sua vita di Philadelphia, Shannon non aveva  mai cessato di cercarlo, di far sentire la sua presenza.

Non gli aveva mai voltato le spalle.


Si tirò sui gomiti e sbuffò tra se e se , lo stava facendo di nuovo. Shannon aveva ragione a definirlo una drama queen. Guardò le sagome delle foto sullo specchio e sospirò.

Ma se stava solo esagerando perchè era lì da solo e non c'erano le braccia del fratello a stringerlo e a dargli forza?

T
irò un pugno contro il materasso e si strinse al cuscino, esasperato da tutti questi pensieri che lo stavano trascinando in una spirale senza fine di 'forse' e paure.

---------

...

Ad ogni frase omessa.

tbc

A/N:

i. Jared dopo il diploma alla Emerson Preparatory School nel 1989  si è iscritto alla  University of the Arts di philadelphia.

ii. nel 1989 il ringraziamento (Thanksgiving Day) venne festeggiato il  23 novembre.

iii. non ho la certezza assoluta che il nonno di Jared si chiami Edmond, mentre credo tutti voi sappiate chi sia nonna Ruby, se no... qui.

iv. the farm - o Angola è la prigione della Louisiana, la più grande degli Stati Uniti.

v. Drama Queen - è uno slang che sta ad indicare una persona che da una piccola cosa e' in grado di creare veri e propri melodrammi.

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