Altro prompt
per il
gioco estivo della pagina il Giardino di Efp Fanfiction.
Altro prompt
su Harry
Potter.
Anche se non
è il mio
preferito, questo universo, non so per quale motivo, mi sembra il
più versatile
per promptare.
Recensite e
fatemi
sapere che ne pensate.
Quando si era sparsa la notizia
dell’avvento di Lord
Voldemort, lei non aveva esitato ad allearsi con quei ministri che
erano leali
al mago oscuro; erano infatti tutti convinti che avendo la vittoria in
pugno,
Lord Voldemort avrebbe colpito con durezza e rapidità,
annientando in tempo
breve i suoi nemici, e loro sarebbero balzati sul carro del vincitore,
ottenendo potere e ricchezze oltre ogni limite.
Ma lei interessava una e una cosa
sola: il potere, il potere
di piegare tutti coloro che l’avevano umiliata e derisa, il
potere di fare
rispettare le regole, come lei aveva sempre voluto.
Niente più nati babbani a
insegnare nelle scuole o a
lavorare nel Ministero, niente più pezzenti ne nelle scuole
e né al Ministero,
Avrebbe fatto pulizia e come nuovo
Ministro della Magia
avrebbe forgiato un mondo magico di soli maghi, ricchi e purosangue,
tutto il
resto sarebbe stato relegato al margine; trattato come polvere da
nascondere
sotto il tappeto.
A chi le chiedeva come mai non si
fosse schierata con Lord
Voldemort fin dalla prima guerra, lei rispondeva prontamente che era
stata
impegnata con alcune operazioni segrete del Ministero.
In realtà allora non si
era schierata perché la posizione di
Lord Voldemort era precaria, ma ora che Silente era morto e tutti i
suoi più
potenti nemici erano o vecchi e deboli (così lei li credeva)
o morti, allora la
bilancia pendeva tutta a favore del mago oscuro.
Che poteva saperne lei che quello
stolto occhialuto, quel
pezzente rossiccio e quell’insopportabile saputella, con il
loro esercito di
Silente, avrebbero sconfitto Lord Voldemort e il suo apparentemente
invincibile
esercito di Mangiamorte.
Se avesse avuto sentore, si sarebbe
comportata come il ratto
che era, abbandonando la nave, prima del suo affondamento.
C’era, si ricordava, una
nave babbana definita
inaffondabile, che si era poi rivelata, in vero, affondabilissima.
E cos’era
l’accozzaglia che Voldemort aveva radunato,
finzione, illusione di potenza.
Ma lei non si voleva arrendere e
voleva cercare di mantenere
in piedi quell’illusione, l’illusione del potere,
del potere assoluto e tutto
per lei.
Ratto, rospo, bagherozzo e altre
ingiurie, tratte dal mondo
animale, le venivano mormorate dietro tanto dai nemici di Voldemort,
che dagli
stessi alleati. E lei lo sapeva, ma non faceva motto, avrebbero pagato
tutti
quando avesse preso il potere.
Ma il potere era
un’illusione, un miraggio, una falsa
certezza, che l’aveva lasciata con un pugno di sabbia.
E tuttavia anche ora conservava
quell’illusione, anche ora
che uno stupeficum l’aveva stesa, anche ora che il suo
vestito di chiffon rosa
era tutto sgualcito e logoro, anche con le manette ai polsi, anche ora,
che era
in attesa di essere giudicata nel Wizengamot, si illudeva.
Si illudeva perché non era
una stolta, una sciocca, una
sprovveduta, come la maggior parte di quelli che erano stati al
servizio del
Lord oscuro.
Si illudeva perché,
nonostante la sfortuna la stesse
perseguitando, lei era due passi avanti, aveva conservato
l’asso nella manica,
e ora l’avrebbe giocato.
Quando fu il suo momento, si
rassettò l’abito rosa alla
meglio e peggio, ingoiò l’orgoglio,
stirò il suo sorriso di cortesia e si
preparò ad entrare.
“Signori, miei cari potenti
signori.” Disse con un velo di
leziosità, e con un mezzo sorriso sulle labbra (il che le
gonfiava le guance,
facendola davvero assomigliare a un rospo).
Ma fu interrotta
sgarbatamente:” L’imputata, taccia. No
abbiamo bisogno che instilli in noi parole mielose, che le permettano
di
fuggire. Questa volta no.”
A parlare era stato un mago segaligno
e dal volto ovale,
ragnato di rughe e con un occhio di vetro.
Ma lei non si scompose e si rivolse,
sempre con lo stesso
falso sorriso, a quel mago, cosi scortese:” Certo, o caro
Klat Ubarada, mago
potente qual sei, sarai schermato dalle mie dolci paroline. Ma
così facendo
offendi gli altri, che sono forse da meno di te? Che forse, non possono
anche
loro schermarsi dal miele, che stillano le mie parole?”
Ubarada si morse le mani,
perché stupidamente, nel tentativo
di non farla parlare, le aveva dato il destro.
“Ora, vi par giusto, dico
io, vi pare comportamento da
galantuomini, giudicare senza sentire le mie difese. Ecco Ubarada non
vuole. E
che è, dico io, è lui che comanda?”
Un brusio di assenso
aleggiò, a quel punto, nell’aula.
“Sentitemi, un tempo ero o
no, anche io, membro di questo
consesso? Ero o no,
io un membro del Ministero
della Magia?”
E questa volta il brusio
cominciò a crescere e qualcuno
accennò un timido:” Ha ragione.”
“Io sono
colpevole.” Continuò con foga:” Io sono
colpevole,
sì, ma solo di aver fatto il mio dovere, di aver agito
secondo le mie regole:
cioè le regole di questo ministero. E di averle fatte
rispettare”
La sua voce era diventata un ruggito
che aveva intimidito
molti di loro, e tale era stato il suo effetto, che molti
“sì” si erano levati
a gran voce nell’aula del tribunale.
Ma un mago tozzo, tondo, dalle guance
cascanti, e gli
occhietti acquosi, rispondente al nome di Albert Bode, richiamo
l’intero
consesso all’ordine.
“Imputata.” Disse
con un tono di voce che non ammetteva
repliche:” La smetta subito e giunga al sodo, torsoli il suo
discorso e dica cosa
vuole?”
Gli occhi avidi dell’imputa
brillarono sinistramente:” Un
patteggiamento.”
E Bode:” Questo
è chiaro, ma cosa vuole, lei?”
“Darvi alcuni mangiamorte
che vi sono sfuggiti. “Rispose con
asciuttezza
“E in cambio?”
Intervenne questa volta Ubarada, che ora si
era fatto più baldanzoso.
“In cambio richiedo di
essere assunta al Ministero della
Magia al rango più basso.” Sibilò lei.
Diceva questo perché
pensava che, facendosi riassumere,
avrebbe col tempo scalato la vetta e avrebbe di nuovo riacquistato
potere, quel
potere che lei bramava più di ogni altra cosa.
“Mai.”
Ruggì a sua volta Bode:” è chiedere
troppo. Ci
consegni i mangiamorte e noi le garantiremo un vitalizio e un buen
retiro.
Questo è quanto può sperare di avere da
noi.”
Si rassettò la gonnellina
rosa, in tinta con tutto il resto,
e si rivolse all’intero consesso, trattandoli come se fossero
dei bambinetti:”
Ma no, sciocchini, no, proprio no. Io non vi offro dei mangiamorte
qualsiasi,
vi offro i Mangiamorte: parlo di Lucius Malfoy, Rodolphus Lestrange,
Amycus
Carrow e Igor Karkaroff.”
Il silenzio gelò
l’intero consesso del tribunale, era un’occasione
ghiotta e sarebbe stato un vero peccato sprecarla.
Fu una strega a quel punto a parlare:
si trattava di Mafalda
Cattermole, il cui marito era stato ucciso proprio da Carrow con un
incantesimo
esplosivo.
Mafalda, capelli corvini, viso aperto
e gioviale, statura
media, era, in quel consesso, la più giovane, aveva appena
45 anni, ma più di
tutte aveva il diritto di esprimersi.
“Imputata, ti vengono
concessi quattro giorni per trovare
questi mangiamorte e portali qui, perché vengano giudicati e
condannati.”
Nessuno,
nel
tribunale, osò opporsi e cosi l’imputata fu
liberata.
Quando fu sola, sorrise e si
preparò a mettere in atto il
suo piano.
Scelse dal suo guardaroba il suo
abito più bello, ma in
fondo i suoi capi erano tutti di un rosa confetto esacerbante, e se lo
mise,
adoprò un po' di trucco, un bel po', per farsi bella (fatica
sprecata) e infine
concluse il tutto con uno dei suoi cappellini, anche questo
rigorosamente rosa
shock.
Con il suo stile, sobrio e
schematico, scrisse una lettera
al suo alleato, per avvertirlo che occorreva riunire i mangiamorte,
perché era
riuscita a ritrovare una parte dell’essenza di Lord Voldemort
e dovevano riorganizzarsi
per il nuovo colpo, che avrebbero sferrato.
La lettera, naturalmente in codice
diceva:” Richiesti nuove
forniture governative. Stesso cliente di sempre. I suoi soldi non sono
finiti. Richiede
consegna rapida. Vederci con gli altri fornitori al punto di
Rendez-vous"
E la risposta non si fece
attendere:” Contenti che soldi
cliente non finiti. Vieni, ti aspettiamo.”
Sorrise, era contenta, davvero
contenta, presto, molto
presto, avrebbe cominciato una nuova scalata per il potere, e non le
importava
se questo comportava il sacrificio dei suoi vecchi alleati.
Montó sulla sua scopa, una scopa
comune, data di ordinanza a
tutti i funzionari del ministero, e arrivò nel luogo
prestabilito.
Villa Malfoy era ancora
più tetra, ancora più cupa, ora che
dominavano sfacelo e abbandono.
IL possente cancello divelto, il
giardino riempito di
erbacce e spazzatura, le mura della casa scrostate e imbrattate di
sconcezze.
Quando arrivò, lui era
già là, bello come una divinità
pagana, i capelli biondo platino perfettamente lisciati, lo sguardo
intenso e
il portamento fiero.
L’unico uomo di cui si
fosse innamorata era lì, Lucius
Malfoy era lì, davanti a lei.
Divenne timida e impacciata e fece
ricorso ad un sorriso di
circostanza, per mascherare i suoi sentimenti.
Ma fu lui a sorprenderla, stringendola
in un dolce abbraccio.
E lei rimase immobile, ma poi
lentamente rispose all’abbraccio,
cercando di far suo quel calore, si inspirare tutto il suo profumo.
Fu un attimo breve, che
però a lei sembrò
un’eternità.
L’uno nelle braccia
dell’altro, chi sa cosa avrebbero potuto
fare insieme.
Ma non si fece illusioni, era sciocco
farsele, era più
importante mantenere i piedi per terra.
Ma quando lui si staccò da
quell’abbraccio e le sorrise, lei
si sciolse completamente.
“Vieni, gli altri ci
aspettano di sotto.” Disse, sorridendo Lucius
Malfoy
E lei perse la sua naturale cautela e
si abbandonò a sogni
ad occhi aperti, sogni di potere, di vendetta, di successo. Sogni in
cui
avrebbero regnato fianco a fianco, come i nuovi signori del mondo
magico.
Mentre scendevano nel sottoscala, lui
le prese le mani e
sorridendo la condusse nella cripta.
Era così imbambolata da
lui, che non si accorse che in
realtà non c’era nessuno ad attenderli.
Era una trappola e se ne accorse solo
quando lui le scagliò
contro l’incanto proibito Imperio.
“Ferma.” Poi
disse, prima di sedersi sugli scalini.
E lei rimase ferma lì,
provando rabbia per quel tradimento e
delusione per quell’inganno.
Si accorse solo ora
dell’illusioni che si era fatta. Si accorse
solo ora che la sfortuna non l’aveva abbandonata mai.
Fu lui a parlare e a
spiegarle:” Come potevi pensare che a
uno come me, potesse piacere un rospaccio come te!”
Iniziò:” Che sciocca che
sei stata, Dolores. Sciocca e avventata. Vedi, fra i giudici che ti
giudicavano
e condannavano, c’era anche uno dei nostri. Ricordi Salacious
Crumb, no?”
E lei ferma, fra il rammarico e la
disperazione, di essere
stata tradita, come lei stava per fare con loro.
“Forse lo conosci meglio
col nome del mago che ha
soppiantato: Albert Bode”
E lei ferma, fra la disperazione e la
rabbia, per essersi
fatta ingannare così facilmente.
“Lui ci ha avvertiti della
trappola e si è deciso di mandare
me, sapendo bene quali sentimenti nutrivi nei miei confronti.”
E lei ferma, fra la rabbia e il
rammarico, di essere stata
così raggirata.
“Così mentre tu
meditavi di farci finire in trappola, sei
finita nella nostra trappola.”
E nel volto di lei si dipinse il
terrore.
Ma lui si alzò, e le
pizzicò con cattiveria la guancia.
“Stia tranquilla, signorina
Umbridge.” Disse, e questo
passare da tu a lei, la ferì ancora più
profondamente.
“Stia tranquilla, non la
ucciderò, almeno non io.” E poi
sorridendo, estrasse, dalla tasca del suo nero vestimento, una penna
d’oca e
indicò una scrivania, apparsa per magia, con una grossa
risma di fogli.
“Ora lei si sieda e scriva
su questi fogli: Tradire e cosa
cattiva. Io non devo tradire.”
Poi guardandola negli occhi, disse
con una punta di sadismo:”
Non si preoccupi per l’inchiostro, ci penserà il
suo stesso corpo a fornirlo.”
Dolores comprese con orrore che
quella era una delle penne
succhiasangue, e che, essendo sotto incantesimo, non avrebbe potuto
opporsi.
Sarebbe stata quella la sua fine, un
lento e doloroso
stillicidio.
E cosi morì Dolores
Umbridge: per lento dissanguamento.
Prompt usati:
Rosa, lettera, peccato/ Illusione/
Descrivere un abbraccio/Inserire almeno due incantesimi/Scrivere una
scena di
sangue, senza lieto fine/Tribunale/La sfortuna ti perseguita.