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Autore: padme83    06/06/2016    15 recensioni
"Accendi il tuo MP3, mettilo in modalità casuale e fai partire tutte le canzoni che ci sono; scrivi qualcosa che si ispiri a queste canzoni, anche rischiando di rendere i personaggi OOC."
1. Song of the Lonely Mountain - "I suoi occhi sono specchi limpidi, azzurri e tersi come il cielo di Jakku, e altrettanto insidiosi; quando li fissa troppo a lungo, Rey si sente quasi svanire – goccia d'acqua nel sole. Le iridi trasparenti dell'uomo sembrano celare segreti inconfessabili, misteri antichi e dolorosi nei quali la giovane ritrova, ogni volta, frammenti di se stessa che preferirebbe non venissero allo scoperto."
2. Star Sky - "Ora la piccina dorme profondamente, all'apparenza serena, l'accenno di un sorriso a piegarle la piccola bocca, liscia e umida come un bocciolo di rosa baciato dalla prima rugiada del mattino."
3. Across the Universe - "Sotto alla leggera pressione degli stivali, la rena scrocchia in brevi crepitii striduli, graffianti, rantoli aritmici di una bestia agonizzante, e urta i nervi ormai logori del Cavaliere Jedi, che cammina, esausto e greve, contando fra sé i passi che lo separano dalla meta. E da ciò che si è lasciato alle spalle."
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Music of the Force - A Star Wars Symphony'
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N.B: in questo capitolo mi sono lasciata un po' (tanto) andare con le "citazioni" di altre opere, in particolare troverete riferimenti a "Dune", di Frank Herbert, e, soprattutto, a "Le Luci di Atlantide", di M.Z.Bradley. Se non ne avete mai sentito parlare, e se sarò riuscita a stuzzicarvi almeno un pochino, il mio consiglio è di correre a procurarvi questi due bellissimi – e imprescindibili – libri il più in fretta possibile.

 

 

 


 

... Images of broken light which dance before me like a million eyes,
they call me on and on across the universe...
(Beatles – Across the Universe)

 

 


 


 


 

07.
"You who I called brother,
how could you have come to hate me so?
Is this what you wanted? [...]

Then let my heart be hardened,
and never mind how high the cost may grow."

(The Prince of Egypt - The Plagues)

La Desolazione dello Jundland non va affrontata tanto alla leggera. -
La voce di Owen Lars si disperde come un'eco lontana nel silenzio ovattato del crepuscolo. Ad Ovest, i soli gemelli rosseggiano bassi all'orizzonte, già pronti a scivolare pigri al di là del Mare delle Dune; l'aria si cristallizza, in pacato raccoglimento, nell'attesa del sorgere delle tre regali lune di Tatooine, Ghomrassen, Guermessa e Chenini.
Obi-Wan Kenobi si stringe fra le falde del suo ampio mantello, mentre si avvia a capo chino verso quella che d'ora in avanti sarà la sua dimora.
Davanti a lui, una distesa di segatura*, ambigua e infinita; è il Deserto che, simile all'incanto arcano di una sirena, si rivela in tutta la sua sublime e infida bellezza.
Una prigione di roccia e di sabbia dorata, spietata e ammaliante, immensa e senza confini, ma pur sempre una prigione – nient'altro che una dannata prigione.
L'uomo si porta cauto le mani accanto al volto; sulla pelle callosa dei palmi, percepisce ancora l'aroma ferroso e denso del sangue di Padmé. L'anima trema, percorsa dalla pena acuta del rimpianto, indifesa e fragile come una canna di bambù sferzata dalla furia impetuosa del vento.
Il bambino era così caldo, morbido e quieto fra le sue braccia; aveva dormito accoccolato al suo petto per tutta la durata del viaggio da Polis Massa. Un viaggio che a lui era apparso interminabile.
Sotto la leggera pressione degli stivali, la rena scrocchia in brevi crepitii striduli, graffianti, rantoli aritmici di una bestia agonizzante, e urta i nervi ormai logori del Cavaliere Jedi, che cammina, esausto e greve, contando fra sé i passi che lo separano dalla meta.
E da ciò che si è lasciato alle spalle.
“Sai Maestro? Di notte, nel deserto, bisogna stare attenti a non produrre il minimo rumore; non si rischia soltanto di attirare l'attenzione dei predoni Tusken! A volte è sufficiente un respiro appena più profondo per svegliare un Verme delle Sabbie, ed essere ridotto in poltiglia entro pochi secondi! Shai-Hulud, così lo chiamano i Jawa, il 'Vecchio del Deserto', o 'Vecchio Padre Eternità', poiché può vivere migliaia di anni, indisturbato, laggiù, nell'oscurità impenetrabile degli abissi di polvere”.
Obi-Wan vorrebbe smettere di pensare, vorrebbe imporre alla sua mente ostinata di non cavalcare la marea dolorosa dei ricordi, vorrebbe impedire al suo cuore di spegnersi, di trasformarsi in un buco nero in grado di divorare ogni cosa, anche il più flebile sprazzo di luce che baleni ignaro fra le sue pieghe avvizzite. Vorrebbe, Obi-Wan, vorrebbe ma non può, perché l'impronta di colui che fu suo Apprendista è ovunque, è nella cresta d'arenaria scura che si staglia minacciosa contro il cielo stellato, ombra cupa fra le ombre, è nell'odore di bachelite bruciata che ancora irradia dalle spade laser che porta appese al fianco, è nel lampo d'azzurro fulgore che ha scorto in fondo allo sguardo curioso e vivace del piccolo Luke.
Anakin Skywalker è in ogni fibra del corpo del suo Maestro, è una lama di duracciaio conficcata fra le costole, quasi impossibile da rimuovere, e mortale se scardinata con improvvisa violenza.
Perché Anakin? Eri mio fratello, ti ho voluto bene... te ne voglio ancora... Ma non è bastato a salvarti. Perché lo hai fatto Anakin, perché?
A questa domanda, solo la Forza può dare una risposta.
Ma Obi-Wan non è sicuro di volerla ascoltare.


 


 




08.
"Poi, d'improvviso, mi sciolse le mani
e le mie braccia divennero ali,
quando mi chiese - Conosci l'estate? -
Io, per un giorno, per un momento,
corsi a vedere il colore del vento."

(Fabrizio De André – Il Sogno di Maria)

Shmi, figlia di Miritas, e Arvathi, figlia di Elara, siedono l'una accanto all'altra, in silenzio, ai piedi dell'altare di Caratra, la Madre Gentile, la Dea che è Sorgente e Madre e Donna, e al cui Antico Culto il Grande Tempio di Ahtarrath è dedicato fin dalla sua costruzione, avvenuta – si narra – a opera delle Tribù Libere del Regno di Zaidan, ultime discendenti del Popolo di Atlantide, migliaia di anni prima che gli Uomini-del-cielo conquistassero Is, quinto pianeta del Sistema di Arkonath, la cui stella, Adsartha, brilla fulgida al di là dei Territori dell'Orlo Esterno.
Un imprevisto temporale estivo ha colto di sorpresa le due giovani schiave, di ritorno dal mercato del porto, costringendole a trovare rifugio all'interno delle mura alabastrine del Santuario.
- Questa volta il padrone non ce la farà passare liscia! - il singhiozzo preoccupato di Arvathi spezza per qualche istante il monotono scrosciare della pioggia. Shmi, di qualche anno più grande, attira la ragazzina a sé, carezzandole con premura i lunghi capelli di fiammeggiante seta scura.
- Non ti preoccupare, basterà spiegargli che non l'abbiamo fatto apposta. Pi-Lippa è severo, certamente, ma in fondo ha un'indole comprensiva, lo sai bene. - La voce calma e serena di Shmi produce subito l'effetto sperato, e i fini lineamenti da elfo della fanciulla rannicchiata fra le sue braccia si distendono lentamente in un'espressione di cauto sollievo. - Ora cerca di riposare un po', ti sveglierò quando la tempesta sarà passata; poi correremo subito a casa, d'accordo? -
La piccola si addormenta in pochi minuti – negli ultimi giorni i turni di lavoro sono stati per entrambe davvero massacranti –, e ben presto anche Shmi avverte le palpebre cedere sotto il peso opprimente della stanchezza e del sonno. A quest'ora, il Tempio è deserto, e il rischio di incontrare qualche Sacerdotessa intransigente è ridotto al minimo. E comunque, nessuno, per nessun motivo, può arrogarsi il diritto di scacciare dalla Casa della Madre una donna – anche se di umili origini, anche se schiava – che vi abbia, per qualsiasi ragione, cercato asilo.
D'improvviso, però, un baluginio fioco in fondo alla navata cattura l'attenzione di Shmi; proviene da un oggetto metallico, di forma cilindrica, che fa capolino tra i lembi dell'ampia veste indossata da un giovane uomo che, in parte nascosto dall'ombra delle colonne marmoree del presbiterio, la sta fissando con quieta intensità.
La ragazza si alza in piedi con cautela, spostandosi quel poco che le basta per porre se stessa tra lo sconosciuto e Arvathi, che ancora giace sul liscio pavimento di pietra, profondamente addormentata. Un sottile velo di sudore le imperla la bella fronte, mentre, con inquietudine crescente, comincia a chiedersi se non sia il caso di svegliare l'amica, e di correre lontano dal Tempio il più in fretta possibile.
Eppure... eppure, Shmi non riesce a provare autentico timore nei confronti di quello straniero alto e dal portamento tanto fiero; i suoi occhi, azzurri come cieli di primavera, sembrano scrutarla sin nel profondo dell'anima, ricolmi d'orgoglio sincero, e d'infinita dolcezza, e d'amore – sì, amore, un amore smisurato, totale e senza confini, quale la giovane donna non ha mai provato – non ha mai potuto provare – in tutta la sua breve, sfortunata esistenza.
Madre, sei tu?
La voce si fa strada nei suoi pensieri con tenero slancio, e – prima ancora di comprendere fino in fondo le implicazioni impossibili di quelle poche parole scivolate come lava fusa tra le pieghe della sua mente –, Shmi lascia che sia il suo stesso cuore a rispondere sicuro alla domanda.
Si, Figlio. Sono io.
Il ragazzo ha capelli di pallido oro, e labbra come anemoni di mare. Il calore delle sue dita è lieve sulla guancia, e il corpo fragile di Shmi trema in risposta alla gentilezza ignota e all'ardore trattenuto che quel tocco vellutato e morbido è in grado di trasmetterle attraverso l'esile barriera della pelle.
Tieni, Madre, ho un regalo per te; l'ho fatto io, con le mie mani, sai? È un ninnolo per i capelli, l'ho intagliato in un pezzo di legno di Japor, ti piace?
Shmi china appena il capo, e nelle sue mani compare un oggetto di squisita fattura, dal colore di terra smossa, un piccolo pettine per trattenere le trecce, munito di cinque rebbi, lisci e appuntiti, e sormontato da un delicato intaglio a forma di insetto.
È uno scarabeo, ed è un animaletto abbastanza comune su Tatooine. Vedi le sue ali? Le ho dipinte con un po' di tintura blu. Allora, ti piace?
Shmi sente le ciglia riempirsi piano di lacrime grate. In verità, non ha mai visto niente di così bello, di così... assolutamente perfetto; d'altra parte, come avrebbe potuto, proprio lei, venduta come schiava sin da bambina ad un mercante di pezzi di ricambio, oltretutto scapolo, entrare in contatto con un oggetto tanto grazioso?
Vorrebbe dirlo al ragazzo – a suo figlio – quanto le piace quello splendido fermaglio, ma una leggera stretta al fianco la costringe suo malgrado a voltargli le spalle.
- Shmi, che fai? Ti sei addormentata anche tu? Svegliati, forza, ha smesso di piovere, dobbiamo affrettarci! -
Il viso di Arvathi è ad un soffio dal suo, e le iridi spruzzate d'argento della ragazzina splendono nella penombra, simili a raggi di luna sull'acqua.
- Cosa?... Ti sbagli, io... io non stavo affatto dormendo! - Tuttavia, persino alle sue stesse orecchie queste parole appaiono assai poco convincenti. Shmi si guarda attorno con apprensione, ma del giovane dallo sguardo d'oceano e il sorriso traboccante di vita non c'è più alcuna traccia.
Ma era qui per davvero? O è stato solo un sogno?
- Ehi, che bello! L'hai trovato per terra? Chissà chi l'avrà perso. Pensi che Pi-Lippa te lo farà tenere? Fammelo vedere bene, dai! -
Da principio, Shmi non capisce nemmeno a cosa diamine si possano riferire gli urletti striduli dell'amica. Poi, incredula, apre il palmo della mano, e lo vede – mogano lucido fra valli di grezza tela brunita. Sussulta, mentre ogni cosa intorno a lei si dissolve in un vortice di luce cristallina.
Shmi cade in ginocchio davanti all'altare, le braccia giunte in grembo e la testa gettata all'indietro, in un gesto d'appassionata, fervente umiltà.
Mi raccomando a Te, Madre di Vita.
Donna – e più che donna...
Sorella – e più che sorella...
Qui dove sono avvolta dalle tenebre...
e sotto all'ombra della morte...
Io t'invoco, o Madre, o Donna Immortale...

 

 

 

* parafrasando indegnamente De André e la sua "Buona Novella": https://www.youtube.com/watch?v=KClQfziVLb8


 

 

- FINE -



 

Nota:

... Ed eccoci giunti alla fine anche di questa piccola avventura.
Ringrazio chiunque abbia condiviso con me questo viaggio, e mi scuso se, in alcuni frangenti, non è stato all'altezza delle aspettative.
Un grazie speciale lo dedico a chi ha recensito (risponderò a tutti in tempi brevissimi, lo prometto!), a chi recensirà, a chi ha aggiunto\aggiungerà la raccolta fra le preferite\seguite\ricordate.
Grazie ai lettori silenziosi, siete davvero tantissimi, e spero vi siate divertiti a leggere questi piccoli frammenti almeno tanto quanto io mi sono divertita a scriverli. :)
Vi aspetto tutti quanti sulla mia pagina fb, Lost Fantasy! (Per raggiungermi in fretta, cliccate sull'icona con i due gioppini accanto all'immagine del profilo)
Alla prossima, e...

CHE LA FORZA SIA CON VOI!
 

padme



 

EDIT: a questa raccolta è stato aggiunto, il 6 settembre 2016, un ulteriore capitolo completamente dedicato a Luke (e un po' anche a Rey), "The Jedi Steps", che potete trovare qui --> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3525235&i=1

   
 
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