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Autore: Shirley Mei    06/06/2016    0 recensioni
Hanzo e Genji. Nella storia di Overwatch li vediamo affrontarsi, confrontarsi. Sembra impossibile che possano essere fratelli, eppure è così. Nati nell'antica quanto potente famiglia Shimada, il destino ha diviso il cammino di questi uomini un tempo legati.
In questa fic ho provato a immaginare e raccontare alcuni dei momenti più importanti nella loro crescita. Passando da un tempo di spensieratezza a un tempo in cui i loro caratteri tanto differenti li abbiano portati, non solo alla distruzione del loro rapporto fraterno, ma anche a quello di tutta la loro famiglia.
Genere: Azione, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Genji Shimada, Hanzo Shimada
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Secondo capitolo

約束

[7 anni dopo]

 

<< Anija*! Anija! >> il bambino continuò a correre tra gli alberi. Le ombre della notte che lentamente lo avvolgevano e gli oscuravano la strada. Incespicò tra alcuni germogli di bambù, finendo faccia a terra.

Con il viso sporco di terra, alzò lo sguardo verso il cielo, trattenendo a stento le lacrime : nessuna stella o nessun raggio di luna a illuminagli il cammino. Si accucciò accanto all’albero più vicino, stringendo le piccole gambe al petto.

<< Anija… >> sussurrò << Doko ni imasu ka?** >>.

Il vento soffiò forte tra le fronde degli alberi, muovendo e allungando le ombre delle foglie che le componevano. Al bambino ricordarono le mani mostruose degli oni che vedeva nei dipinti del suo castello e con terrore strinse i piedi vicino a se, più forte che poté. Chiuse gli occhi, poggiando la fronte sulle ginocchia.

Voleva tornare a casa, scacciare la paura e dimenticare le ombre oscure della notte.

Cercò di distrarsi, ripensando alla storia raccontatagli a lui e a suo fratello quella stessa mattina.

“Un’antica leggenda della nostra famiglia narra di due grandi draghi fratelli. Il Drago del vento del Nord e il Drago del vento del Sud. Insieme, essi mantenevano l’equilibrio e l’armonia nei cieli”.

Un rumore, tra i cespugli, lo ridestò dal confortante suono della voce di suo padre, che riecheggiava nei suoi ricordi.

Paralizzato dalla paura il bambino non mosse un solo muscolo. Tanto era fermo che si sarebbe potuto tranquillamente scambiare per un masso.

Il suo respiro era lento, controllato, quasi impercettibile.

I cespugli smisero per un attimo di vibrare e una voce, flebile, sussurrò:

<< Genji? >>.

Il bambino, riconoscendo la voce del fratello maggiore, balzò in piedi e corse verso il cespuglio.

Lo attraversò incurante delle spine, le braccia distese pronte a stringersi sul fratello.

<< Hanzo!!! >> gridò felice, sbattendogli contro e facendo ruzzolare entrambi al suolo << Anija!! >>.

Hanzo era tre anni più vecchio di Genji. A differenza del minore era un bambino pacato, obbediente e coscienzioso. Sapeva che, quando sarebbe arrivato il momento, la guida del clan Shimada sarebbe toccata a lui. Per questo ogni giorno dedicava tutto se stesso nell’allenare il proprio fisico e la propria mente, voleva essere degno del nome che portava.

Genji invece era uno spirito libero, incontrollabile, ma non per questo meno forte o capace. Per avere solo sette anni la sua velocità e agilità non aveva pari.

I fratelli erano pressoché inseparabili ed avevano da sempre un profondo legame di amicizia e intesa.

Hanzo sospirò, poggiando la testa al suolo mentre guardava la nuca del minore.

<< Tsuini***… >> sussurrò sollevato, prima di rialzare lo sguardo adirato sul fratello.

Lo tirò su e, braccia incrociate, lo guardò negli occhi allo stesso modo di suo padre quando voleva rimproverarli.

<< Quante volte devo dirti di non allontanarti se non sei sicuro di come tornare? >>.

Genji abbassò lo sguardo, prendendo a calci un sassolino << Gomen...Anija >>.

<< Le scuse servono a poco, otōsan**** sarà furibondo. Perché non sei rimasto a casa come ti ha ordinato? Eri in punizione >>.

Genji non rispose, si limitò a scuotere la testa.

Hanzo allora sospirò, scuotendo la testa.

<< Yareyare*…va bene. Lasciamo perdere questa storia. Però voglio sapere perché hai agito in questo modo. Mi hai sentito arrivare, eppure non hai fatto niente anzi! Sei rimasto allo scoperto, perché? >>

Genji esitò un momento, prima di rispondere con un sussurro << Io...avevo paura >>.

Il fratello, dopo qualche secondo, appoggiò una mano sulla spalla del minore. Con serietà lo guardò dritto negli occhi.

<< Non devi mai avere paura, Genji. E non solo perchè io sarò qui a difenderti, ma anche perchè potrebbe arrivare il giorno in cui io avrò bisogno della tua protezione. Quindi, devi essere forte, per entrambi >>

Il bambino annuì, sorridente.

Il fratello maggiore allora distese il volto, e sorridente fece scivolare una mano sotto al kimono

<< Guarda >> sussurrò, mentre mostrava con orgoglio la piuma di un falco << L’ho presa sta mane dall’albero più alto della foresta! >>

Gli occhi del bambino si illuminarono di ammirazione << Sugoi Anija! I falchi sono così belli vero? Volano in alto e sono veloci come il vento! Ne voglio una anche io!  >>.

Il fratello sorrise e, inginocchiatosi di fronte a Genji, lo caricò sulle spalle << Ie ni kaerimashou*. Quando la prenderai con le tue forze faremo uno scambio, così ognuno avrà il tesoro dell’altro e lo conserverà con molta più cura >>.

<< Allora ne prenderò una ancora più bella della tua, Anija >>.

Il fratello aggrottò la fronte << Se la tua sarà più bella, allora tu avrai la mia meno bella >>

Genji rise, furbo << Però tu, guardando la mia, saprai che per una volta sono stato più bravo >>.

Hanzo ghignò, iniziando a correre più veloce che poté << Staremo a vedere, fratellino. È una promessa, giusto? Altrimenti sarebbe come una mia vittoria, vero? >>.

Genji annuì, trepidante << Si! Una promessa! >>

 

*Anija: fratello. Un modo molto antico di dirlo. Simile a Aniki.

**Doko ni imasu ka?: dove sei?

***Tsuini: finalmente

****Otosan: padre

***** Yareyare: è un’esclamazione può essere tradotta come "oh cielo.." Può essere usata per esprimere perplessità, o sollievo.

******Ie ni kaerimashou: torniamo a casa

   
 
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