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Autore: Heronrey    07/06/2016    1 recensioni
“Meriti il meglio.”
Questo è ciò che ripetono a Veronica da quando non era altro che una bambina.
Alunna modello, bella e benestante.
L’unico difetto è magari quello di essere quasi sempre in ritardo, tranne a scuola dove si salva sempre per il rotto della cuffia.
Certo, l’unico difetto se si toglie anche il suo essere leggermente lunatica e forse la sua aria da altezzosa, che infastidisce chi magari non la conosce.
A diciassette anni arriva quindi a domandarsi, può esistere “il meglio” anche in amore?
L’amore che per definizione si distanzia il più possibile da ciò che è razionale, ma ti porta al compimento di gesti dettati dalla passione e dall’istintività.
E se non incontri un ragazzo che la vita te la completa, ma te la stravolge... può essere considerato questo il meglio?
Beh, forse...Non è sbagliato se ti rende felice.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Non è sbagliato se ti rende felice
 
 
I
Le prime ansie.
 
 
 
Non è facile per me far finta di niente
Perché mando giù ogni singola parola,
ogni sussurro, ogni sospiro.
 
 

Certe mattine capita di svegliarsi in un modo così principesco da sembrare di essere la protagonista di una  favola della Disney, avete presente no? Gli uccellini che cinguettano melodiosi mentre sbadigliate aggraziatamente,  le guance rosee e i capelli in perfetto ordine… ecco ad essere sinceri certe mattine a me non capitavano mai.
Per me svegliarsi era come doversi allontanare dall’unico vero amore, quello che ti capisce e ti sostiene ma soprattutto ti resta fedele.  Dire che amavo dormire sarebbe stato un eufemismo, e questo mio fantastico amore platonico poteva essere addirittura paragonato a quello che Piton provava per Lily.
Se il Dormire fosse stato una persona in effetti sarebbe stato il ragazzo ideale, o almeno il mio.
In ogni caso alzarsi era d’obbligo, oppure  avrei dovuto subirmi l’ira funesta di mia madre ed era una cosa che avrei piacevolmente evitato ,dati i precedenti. Così scostai la coperta e scesi dal letto, e ancora mezza rimbambita andai a scegliere cosa avrei indossato quel Sabato scolastico.
La mia stanza odorava ancora di nuovo, nonostante ci fossimo trasferiti già da due mesi, ma perlomeno adesso mi rispecchiava un po’ di più: Pareti rigorosamente azzurre,mobili bianchi, un bellissimo letto a due piazze con lo schienale celestino, una bacheca su cui avevo attaccato tutte le  foto ricordo e un bellissimo armadio per i miei altrettanto bellissimi vestiti.
Bisognava dire che nonostante i mie risvegli non fossero adatti ad un principessa, la mia camera lo era eccome. Essere figli unici alla fine non era così male.
Una volta lavata, vestita e truccata afferrai il mio zaino di scuola e scesi le scale, e anche se non avevo tanta fame andai comunque in cucina per non dovermi subire mia madre e le sue fisse per la colazione che reputava importantissima.
Lei era così, molto apprensiva nei confronti della sua unica figlia e  per di più era anche un medico in un importante ospedale di Roma, specializzata in cardiologia.
Già che bello avere un papà avvocato e una mamma dottoressa… della serie evviva la vita sociale!
Il lato peggiore però era il fatto che non ci fossero quasi mai,  e non era così fantastico come si pensava.
Ovviamente trovai la suddetta dottoressa in cucina, seduta su uno sgabello intenta a leggere il giornale ma ,non appena mi vide, lo posò e venne verso di me stampandomi un bacio sulla fronte.
-Tesoro oggi ho il turno che comincia alle dieci,- disse mia madre rompendo il silenzio- se vuoi ti do uno strappo a scuola, che ne dici?-
Quella si che era una buona notizia!  Per un giorno avrei evitato lo strazio di dover prendere l’autobus,  cosa che odiavo.
-Certo che si!- risposi io, afferrando una fetta biscottata e dirigendomi verso la porta d’ingresso-Allora, andiamo?-
Mia madre, dopo aver preso il necessario, mi raggiunse.
 Durante il tragitto in auto mi domandò come ci fossimo organizzate io, Daniela e Vera per quella sera.
Daniela e Vera  erano le mie due migliori amiche, anche se conoscevo la prima da più tempo. Quel pomeriggio sarebbero venute a trovarmi  entrambe per poi rimanere fino al giorno seguente ed io non stavo nella pelle. Ci eravamo già riviste svariate volte dopo il trasferimento, eppure ogni volta sembrava che non le vedessi da anni. Quando eravamo più piccine i nostri genitori ci definivano un “cespuglio” perché non ci staccavamo mai l’una dall’altra.
Aggiornai mia madre sui nostri programmi ed il tempo di finire che eravamo già arrivate a scuola.
Scesi dall’auto e le augurai buon lavoro, dopodiché mi diressi verso l’entrata di quella che da qualche mese a questa parte era diventata la mia scuola.
Il cortile, prima del suono della campanella, era sempre pieno zeppo di studenti che parlavano, cazzeggiavano o semplicemente fumavano.  Riconobbi subito il gruppetto composto dai miei “nuovi” amici: Laura, Giorgia, Chiara , Lorenzo e Marco.
Di solito integrarsi in terzo liceo non era un’ operazione semplice, ma io avevo avuto la fortuna di trovare queste fantastiche persone con cui mi ero sentita subito in sintonia però anche con il restante componente della classe mantenevo un rapporto amichevole.
-Buongiorno!-  salutai i miei amici che si voltarono nella mia direzione e ricambiarono il saluto.  Parlammo poi del più e del meno fino al suono della campanella, e mentre gli altri cominciarono ad avviarsi Giorgia,la mia biondissima amica, mi prese da parte e mi chiese di accompagnarla in bagno, così mentre lei faceva quello che doveva fare io le reggevo la porta.
-Sai Vero…stasera esco con uno.-
Sai che novità!
 Era mia amica ed era già capitato che mi avesse informato su quei dettagli della sua vita ma si stava comportando in modo un  po’ strano stavolta.
-Fantastico! Chi è il fortunato?- feci quella domanda più per  conversazione che per curiosità, tanto ero già a conoscenza della versatilità di Giorgia nei confronti dei ragazzi.
La mia amica tirò lo scarico uscì dal bagno chiudendosi la porta alle spalle  e si appoggiò a questa, mentre si strofinava le mani sulle cosce mantenendo lo sguardo basso.
-Vedi…noi non ci conosciamo da chissà quanto tempo però con te riesco a confidarmi, tu non mi giudichi come fanno le altre.-
Ciò che aveva detto mi colse totalmente alla sprovvista, ma ragionandoci su era vero che fra di noi era scattata subito una certa affinità ed anche io mi  fidavo di lei come se la conoscessi da molto più tempo rispetto a quello che era trascorso in realtà.
Ancora però non capivo quale fosse il punto del discorso, a cosa era dovuto tutto questo nervosismo poi?
-Giò tranquilla, non stai confessando a tua madre che ti sei fatta uno spinello e se lo stessi dicendo a me ti “giudicherei”-, dissi mimando le virgolette con le dita- solo perché non mi hai invitata a partecipare!- 
Con quell’uscita avevo l’intenzione di smorzare un po’ l’atmosfera leggermente tesa che si era creata, e per enfatizzare il tutto misi un finto broncio ed incrociai le braccia al petto mentre la bionda si lasciava scappare un risolino. –Dai su, spara!-
Lei,dopo essersi schiarita la voce ed aver buttato fuori un po’ d’aria, seguii la mia esortazione,- Il fatto è che io non so se lui fa per me ma il problema è che mi piace un casino! Forse ho fatto male ad accettare di uscire con lui...no, ho decisamente sbagliato-
Avevo aizzato la bestia, questa era la mia punizione. Lasciai parlare Giorgia per un’altra manciata di minuti, dandole dei consigli ogni eventuale pausa, poi però le ricordai che dovevamo entrare in classe e fare una cosa che chiamavano studiare e lei si sgonfiò come un palloncino-Ah già, che palle la Donati in prima è uno strazio!-  concordavo ampiamente con lei, un’ora di matematica la mattina aveva lo stesso effetto di un sedativo per cavalli.
Per fortuna entrammo in classe qualche istante prima della professoressa e io andai a sedermi al mio posto vicino a Laura ,che mi sorrise amichevolmente.
 
 
Stranamente le prime tre ore volarono via come se niente fosse ed essendo ricreazione uscii con le mie amiche a fare un giretto per la scuola come di consueto. Ogni tanto Laura mi faceva ridere dicendo cose stupide non appena vedeva qualche “gnoccone”, giusto per citarla. Quando giungemmo alla nostra postazione tattica, che si trovava accanto alle macchinette, iniziammo a parlare del più e del meno fino a quando Chiara non diede una gomitata dritta nel fianco di Laura  che la guardò risentita, ma quest’ultima non ebbe neanche il tempo di aprir bocca che la prima richiamò l’attenzione di tutte noi sul ragazzo che stava facendo la sua entrata teatrale  nell’atrio della scuola, intravedibile dalla nostra posizione grazie alle pareti-finestre.
Odio.
 Questo fu il primo pensiero che mi venne in mente osservando quell’individuo, mentre le mie amiche lo guardavano con gli occhi a cuoricino.
Per essere più precisi io non odiavo Michele Giuliani , la cosa è che mi stava proprio sulle ovaie a pelle.
I ragazzi come lui li inquadravo subito: stronzi, menefreghisti, narcisisti e chi più ne ha più ne metta!
Quel tizio si credeva il sovrano dell’ intero liceo solo per il semplice fatto di esistere dato che mezza popolazione femminile della scuola ci sbavava dietro, ed il restante maschile o lo invidiava o lo ammirava.  Mio malgrado dovevo ammettere che l’aspetto estetico fosse a suo favore dati i capelli chiari e ribelli abbinati agli occhi di un blu intenso che mai avevo avuto “l’onore” di osservare da vicino… giusto per saperli definire meglio eh. Non era proprio il solito “Ken”  sciapo che si trovava in giro, lui era più una specie di Leonardo di Caprio e no, non stavo esagerando.
Comunque sia a me non importava niente, il suo fascino non aveva effetto e l’unica cosa che mi provocava la sua presenza era il giramento di palle
Okay,forse era vero che quando il primo giorno di scuola gli avevo  fregato quel twix avevo un tantino esagerato ma da qui ad arrivare a rubare la mia di merenda ce ne voleva! Io ero legittimata dalle mie ragioni mentre lui aveva agito solo per vendetta cosa che me lo faceva stare molto antipatico. Ancora più irritante era che dopo il suo furto,avvenuto due giorni dopo l’evento delle macchinette, non mi aveva più degnata del minimo sguardo neanche per sbaglio o di sfuggita, niente di niente.
Non era il fatto che non mi guardasse o che altro ad essere snervante, tizi come lui pieni di sé se ne incontravano a palate e poi io non lo conoscevo, ma era lui con i suoi modi e atteggiamenti a farlo.
Quando avevo raccontato alle mie compagne di classe ciò che era avvenuto loro si erano messe a ridere dicendo che lui fosse un grande.
A quanto avevo capito frequentava il V C e per giunta si diceva in giro che fosse anche un genio a scuola, era decisamente troppo per un semplice essere umano.


-Di fronte ad un ben di Dio del genere solo Veronica può rimanere indifferente.-
Chiara ovviamente faceva parte  delle ragazze che morivano dietro a quello, e all’appello non mancavano certo Laura e Giorgia che annuirono alla sua affermazione come in trance, io invece sbuffai alzando gli occhi al cielo infastidita anche dalle loro reazioni, neanche fosse realmente Di Caprio!
-Mah, cos’avrà di tanto special-
 Non ebbi neanche il tempo di finire la frase che Chiara, con una vocina isterica, mi interruppe iniziando a gesticolare come una matta tutta emozionata dicendo  che il tizio in questione  stava venendo verso di noi… aspetta che?!
Purtroppo la mia amica aveva ragione, eccolo lì con la sua camminata da figo, i capelli scompigliati e le mani nelle tasche dei  jeans scuri che si avvicinava sempre di più verso la nostra posizione.
Cazzo ! E adesso che faccio? Come mi comporto? Si ricorderà di me?
Mentre mentalmente mi torturavo di domande ,pressoché inutili, la mia coscienza mi ricordò che non lo conoscevo e lui non conosceva me, almeno non ufficialmente. Così ,nella lontanissima ipotesi in cui mi avesse rivolto la parola, io mi sarei comportata normalmente.
Fortunatamente all’ultimo Michele svoltò a sinistra ed entrò nei bagni dei maschi accanto alle macchinette procurandomi un enorme sospiro di sollievo e smorzando l’entusiasmo delle altre. E pensare che per un attimo ci avevo creduto davvero! Speravo solo che le nostre strade non si incrociassero mai più, diciamo che (molto) nel profondo mi vergognavo un po’ della figura da bimbetta che avevo fatto con lui ,ma il fatto che  soltanto vederlo mi faceva salire l’omicidio era tutto dire.
Finalmente poi suonò la campanella che pose fine alla ricreazione  ricordandoci le due ore di greco che ci aspettavano prima di poter essere libere e goderci il Sabato in santa pace.
 
Background: “Do I wanna Know?” by Arctic Monkeys(Da ascoltare! :P)
 

 
Durante l’ultima ora Laura aveva proprio deciso di non chiudere la bocca neanche per un nanosecondo, raccontandomi  nei minimi dettagli il litigio era avvenuto fra lei ed i suoi la sera prima perché volevano che passasse il weekend fuori con loro per andare a trovare i nonni materni. Quando parlava così a macchinetta diventava davvero irritante, e non bastava neanche che rispondessi perché lei continuava imperterrita.
-Eeee Macarena!-
La mia compagna di banco si bloccò all’improvviso e mi guardò come se davanti avesse avuto una mentecatta mentre io me la ridevo sotto i baffi.
-Vedi Laura, Facebook da efficaci consigli su come placare i logorroici.-
Laura mi diede della stronza , poi offesa dalla mia risposta si voltò verso la professoressa che per nostra  fortuna non si era accorta del nostro piccolo dibattito.  Ovviamente lei non si era arrabbiata realmente con me, dopo mi avrebbe di sicuro chiamata per finire di raccontarmi la storia.
 
Una decina di minuti più tardi la lezione finì, e non avendo alcuna voglia di prendere l’autobus decisi che quel giorno una camminata fino a casa non mi avrebbe fatto per niente male, anzi il mio culetto moscio ne avrebbe solamente giovato.
Una volta aver lasciato i miei compagni alla fermata dell’autobus il cammino divenne solitario, così mi armai di auricolari che collegai al cellulare mettendo la  riproduzione causale che partì con una delle mie canzoni preferite:  Do I wanna Know?
La canzone mi diede la carica che dopo sei ore di scuola si era totalmente prosciugata, avevo anche iniziato a canticchiarla senza rendermene conto!  Ad un certo punto il mio stomaco decise di ricordarmi che erano le due del pomeriggio e che andassi avanti con una fetta biscottata dalle sette di mattina. Mi venne in mente di avere una mela che a ricreazione non avevo proprio toccato e che mi avrebbe di sicuro aiutato a placare i crampi della fame.
Ovviamente nell’ universo poteva esistere una persona più sfigata di me?  Decisamente no.
Già, perché mentre con la mano destra reggevo la mela con la sinistra smanettavo con il telefono con il quale per altro ascoltavo anche la musica, diciamo che non era proprio il momento di accrescere le mie doti da mancina,dato che ovviamente il telefono mi cadde di mano portandosi con sé gli auricolari fino ad incontrare il cemento del marciapiede. Il vero dramma fu che non ebbi neanche il tempo di imprecare per bene tra me me  ,mentre mi chinavo a raccogliere il povero sfortunato, che un ragazzo si sporse dal finestrino dell’auto in corsa che sfrecciava sulla strada al mio fianco esclamando un apprezzamento sulle mie natiche, provocando così le risa degli altri ragazzi a bordo.
Mi alzai di scatto dopo aver afferrato il cellulare ed osservai la vettura,una 500 abhart fiammante, che ormai distanziava già parecchi metri da me eppure mi pareva che quella fosse proprio la macchina di… Okay, stavo diventando seriamente paranoica.
Probabilmente quei ragazzi provenivano dal mio liceo poiché avevo riconosciuto il cretino che poco prima si era sporto dal finestrino. Ovviamente lo conoscevo solo di vista eccenzion fatta per quelle due parole che ci eravamo scambiati una volta per caso, ma il nome non mi veniva proprio in mente.
 Ad ogni modo i maschi carichi di ormoni erano il tipo peggiore, non appena vedevano una ragazza minimamente carina non perdevano occasione per fare i cretini, ma non capivano che fossero semplicemente disgustosi.  Ripensandoci non era la prima volta che mi capitava, anche nel vecchio quartiere a volte percorrevo la strada  di ritorno a piedi e gli idioti, anche se non gli stessi, purtroppo stavano pure lì. Per lo meno adesso sapevo che il mio di dietro non fosse così male come pensassi.
 Prima di rimettermi in marcia fino a casa controllai che il mio telefono fosse integro, constatando con non poco sollievo che avesse riportato solo un piccolo graffio vicino al pulsante centrale, poi diedi un altro morso alla mela prima di buttarla nel cestino lì vicino e riposizionai le cuffiette al loro posto riprendendo a camminare.
 
Crawlin’ back to you
Never tought I’d crawl in when,
You’ve had a few
As  I always do
Maybe I’m too,busy being yours
To fall for somebody new
 
 
 
 
 
L’orologio a pendolo appeso in cucina, con il suo ticchettio snervante ad ogni secondo, segnava le sedici in punto e ciò stava a significare che in una manciata di minuti il campanello di casa mia sarebbe iniziato a suonare all’impazzata. 
In attesa di quel momento ergo l’entrata in scena delle mie amiche storiche, io me ne stavo seduta sullo sgabello dove solo quella mattina mia madre se ne stava tranquilla intenta a leggere il giornale.  Un po’ per fastidio ed un po’ per noia decisi di raccogliere i miei fastidiosi boccoli in una coda alta decisamente disordinata, e di andare a coprire la finestra con le tenda  bianco panna per impedire al Sole pomeridiano di ridurmi in una pappa deformata. In effetti per essere Novembre era davvero una bella giornata ma io ero più il tipo da pioggia,divano e telefilm.
Maledetto buco nell’ozono!
Non appena sentii il primo rintocco scattai in piedi  e arrivai alla porta di casa in tempi record ovvero poco prima del decimo di rintocco.  Non appena aprii  un uragano peggiore di quello Kathrina mi buttò le braccia al collo e per poco non persi l’equilibrio.
-Dani…mi stai…stritolando-
Daniela, la mora più esuberante che io abbia mai conosciuto nonché mia migliore amica e compagna di avventure sin dall’asilo, mi lasciò di getto dandomi di nuovo la possibilità di respirare.
-Scusami! E’ che sono così felice di essere qui con te,-
-E con me!- concluse Vera entrando in casa e chiudendosi la porta alle spalle.
Io dal mio canto corsi subito ad abbracciarla, di certo non con la stessa delicatezza da elefante di Daniela , quella rimaneva una caratteristica solo sua.
In quel momento realizzai quanto mi fossero mancate, quando stavamo insieme mi sentivo realmente fortunata e ridevamo così tanto che ogni minuto trascorso assieme era sempre più bello.
Una volta sistemate tutte le loro cose in camera mia, Io e Daniela ci mettemmo comode sul mio letto  mentre Vera, la più composta e seria fra di noi, si sedette sulla poltroncina beige accanto alla finestra accavallando le sue gambe chilometriche e spostando con un gesto secco di mano i lunghi capelli castani dietro la schiena.
-Allora,-esordì quest’ultima-voi due vacche avete intenzione di continuare ad ingurgitare le patatine o avete deciso di passarle anche a me?-
-Vacca a chi?!- Daniela aveva parlato con la bocca stracolma per l’appunto di patatine , sputacchiando un po’ di qua e un po’ di là dei pezzetti di cibo. Se non fosse stata così buffa probabilmente mi sarei arrabbiata da morire ma in quel momento mi veniva solo da ridere.
Evidentemente anche Vera doveva pensarla come me dato che anche lei non riusciva a guardare la nostra amica senza che un risolino o una risata non le scampasse al controllo.
La mora dal canto suo alternava lo sguardo fra noi due e guardandoci come se fossimo da rinchiudere disse:- Ma che cazzo avete da ridere? No, vabbè voi state fuori.-
Poi per farmi smettere mi diede una cuscinata in faccia e a Vera le lanciò il pacchetto di patatine augurandole  che le venisse “la cellulite sul culo”. 
-Daniela, non preoccuparti con noi puoi far uscire la vera sessantenne frustrata ed  in menopausa che è in te-  disse Vera procurandosi un bel dito medio dalla diretta interessata.
-A proposito di frustrata!- riprese di nuovo lei - Tu e Lorenzo avete ancora quel tipo di problema…o dovrei usare il singolare?-
La mora incastonò i suoi occhi ambrati in quelli verdi della sua interlocutrice mentre io mi godevo il teatrino in tutta comodità.
-Ma la finite oggi?! Lasciate in pace il mio povero Lory, e poi se tanto vi preme saperlo adesso fra noi due adesso va tutto a gonfie vele: L’altra volta a casa mia mi ha un-
-Ok basta!-la interruppi io- ho già ascoltato queste cose fin troppe volte.-
Non volevo fare la parte della verginella pudica ma preferivo di gran lunga prendere due chili che sentirmi ripetere quel tipo di racconti da Daniela. Quando infatti lei si trovava nel suo periodo “no” nelle parti basse ogni volta che lo faceva con il suo ragazzo, Lorenzo, mi faceva un resoconto dettagliato di tutto  quanto  interrogandosi ed interrogandomi  sul perché non le succedesse niente. Certo lei aveva scelto la persona meno adatta per quel tipo di pareri date le mie scarse esperienze nel campo, ma la parte più imbarazzante era quando incontravo Lorenzo e mi iniziavo ad immaginare tutto quello che la mia amica mi riferiva, risultato? Grandi figure di merda ed una me imbarazzatissima.
La mia amica sbuffò alzando gli occhi al cielo.
-Prima o poi lo farai anche tu, e quando succederà vedremo cosa ci racconterai!-
-Tranquilla, sono convinta che la nostra Veronica si rivelerà una panterona.- 
-Tu ci scherzi Vè ma io farò concorrenza perfino a te, sappilo. - Così dicendo mi alzai per fregare un po’ di cibo a quella stangona che approfittò della vicinanza per darmi un buffetto sul braccio e darmi della stupida in tono amichevole.
Non me la prendevo affatto per quello che dicevano, non era per niente la mia preoccupazione principale, il sesso. Se fosse arrivato qualcuno di importante nella mia vita e soprattutto se mi fossi sentita pronta lo avrei fatto di sicuro ma fino a quel momento la situazione era piatta e a me stava bene così.
-Oh! Stasera quindi ci mangiamo una bella pizza e poi andiamo in quel locale figo dell’altra volta?-
Finalmente l’argomento era cambiato!  Risposi in modo affermativo alla domanda di Daniela e poi andai in cucina per fare un’altra bella cernita di cibo.
 
 
 
 
Come un cocktail di risate, felicità e pizza, la giornata era stata decisamente favolosa.
Ed in quel momento, davanti all’ingresso del “Jazz”  ovvero uno dei locali più frequentati  ed  in voga della zona, io ,Veronica Grande, stavo constatando quanto enorme, stalker, Giuda e bastarda fosse la mia sfiga.
Sì, la mia sfiga.
No, non perché mi si fosse rotto un tacco o un improvvisa smagliatura sulla calza era comparsa silenziosamente e, pensate un po’, neanche il mio vestito aderente e sbrilluccicoso aveva subito alcun danno.
Il mio problema era concreto, di certo non mi preoccupavo della parlantina di Daniela  o dei lamenti di Vera su quanto quella fila fosse lunga ed infinita. Il mio problema era alto, biondo, aveva due lapisazulli incastonati al posto dei bulbi oculari e… ahimè quella sera era vestito da dio.
Riprenditi.
Vi starete domandando: Ma come si fa ad odiare una creatura del genere?
Fidatevi, si fa.
 
-…nica! Veronica!-
Le parole di Vera furono accompagnate da una gomitata ben assestata nello stomaco, che per qualche secondo mi tolse il fiato.
-Ma sei scema?!-  inveii contro la mia amica circondandomi la pancia con le braccia e sporgendo il busto leggermente in avanti.
-Ringraziami! Era da mezzora che stavi lì imbambolata a guardare quel biondino che, devo dire, ha un amico niente male!-
Spalancai gli occhi e sentii il sangue affluirmi decisamente in modo troppo veloce al viso… aveva veramente gridato tutto ciò? L’avrei uccisa un giorno di quelli.
Come previsto, una testa bionda poco distante da noi e qualche altro curioso si voltarono nella nostra direzione, provocando in me un senso di crescente imbarazzo.
Michele Giuliani mi aveva iniziato a fissare, inarcando le sopraciglia e facendo comparire sul suo visino angelico un’espressione interrogativa.
Sfacciato come pochi, pur sapendo che io lo stavo guardando di rimando, si soffermò su ogni punto della mia figura.
Sherlock, all’improvviso, rilassò il voto e si stampò un ghigno in faccia.
Nonostante la gente che ci divideva e si frapponeva fra di noi, nonostante ogni cellula del mio corpo mi gridasse di NON stabilire un contatto visivo con lui, ciò accadde.
Per una frazione di secondo mi dimenticai di tutto, era come succedeva nei film quando tutto intorno alla protagonista rallenta e rimane solo lei e poi… inaspettatamente,Giuliani mi fa l’occhiolino e sparisce all’interno del buio edificio.
 
 
***

 
 
-Ok… Quindi mi stai dicendo che quello viene a scuola con te.-
La mia amica diede un altro sorso alla sua pina colada per poi focalizzare nuovamente la sua attenzione su di me.
Da circa un quarto d’ora, Daniela ed io ci trovavamo sedute su degli sgabelli affiancati ad un lungo bancone illuminato da una luce a neon interna. 
L’ambiente circostante era oscuro e decisamente molto chiassoso.
Il posto era colmo di gente che si dimenava sulla pista da ballo, rendendo impossibile ad un esterno di distinguere qualcosa oltre alla massa.
Da un punto di vista estetico però il locale era decisamente molto moderno.
Vera invece si era dileguata assieme ad un ragazzo che non aveva più di diciannove anni, di sicuro di lì a poco sarebbe ritornata da noi già stufa del suo corteggiatore e pronta per scovarne uno nuovo.
 Io, dal mio canto, mi limitavo comportarmi da poveraccia pensando e ripensando a quello che era successo l’attimo prima di aver perso di vista il mio amicone.
Sospirai sonoramente, poi presi una lunga sorsata rinfrescante del mio Martini. Per una frazione di secondo tutto attorno a me parve instabile e poi tornò alla normalità lasciandomi lievemente spaesata.
No, non ero proprio abituata a bere alcolici.
-Sì.- mi limitai a rispondere.
Daniela mi guardò torva, forse in attesa di una risposta più esaustiva. Risposta che ovviamente non avrebbe ricevuto.
Non volevo pregiudicarle la serata facendole sapere come realmente mi sentissi, eppure era logico che volesse delle spiegazioni riguardo al “tizio misterioso”.
Ma caspita, quante probabilità c’erano che proprio il mio stesso giorno,quasi alla stessa ora ed in mezzo ad una moltitudine di gente dovessi incontrare per forza lui!
Argh.
-Va bene!- esclamò Daniela, alzando le mani in segno di resa-  Mi arrendo, me lo vuoi dire chi cazzo è?!-
Giuro che ero realmente in procinto di dire la verità alla mia migliore amica ma il caso, ancora una volta, volle che in quel preciso istante alle spalle della mia interlocutrice si palesasse il soggetto del nostro discorso.
Probabilmente grazie alla mia faccia da pesce lesso  Daniela ,leggermente stranita, seguì la traiettoria del mio sguardo  giusto il necessario per vedere cosa,o meglio, chi mi avesse procurato tanto sgomento.
Giuliani era appoggiato al bancone, a neanche un metro di distanza da noi, e probabilmente stava ordinando un drink.
Fa che non si giri. Fa che non si giri. Fa che non si giri.
 

 
Troppo tardi.
 



Angolo Autrice
 

Salve a tutti!
Ed eccoci qui con il primo capitolo, che arriva a distanza di mesi dal prologo.
Ho avuto dei problemi con il PC che mi ha cancellato pagine intere facendomi passare la voglia di scrivere, e poi io odio profondamente i capitoli introduttivi.
Finalmente, con la chiusura delle scuole, avrò  a disposizione mooooolto tempo libero da dedicare a questa piccola parte della mia vita.
Ci terrei a precisare che sto scrivendo questa storiella per me principalmente, diciamo che è una sfida con me stessa,  per questo motivo mi ha fatto tanto piacere ritrovarmi con  147 visite!!
  Vi assicuro che per me sono tantissime e ve ne sono grata per questo.
Ringrazio immensamente tutte le ragazze che hanno aggiunto fra le seguite\ricordate\ preferite “Non è sbagliato se ti rende felice” .
Un grazie speciale va a annachan13 che ha recensito riempiendomi di gioia!
 
Baci <3
 
   
 
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