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Autore: zaynseyes_    07/06/2016    0 recensioni
Tratto alla storia:
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"Chi ti credi di essere?" mi alzai dalla sedia e poggiai le mani sul tavolo "Fai l'amicone con Zayn e poi cerchi di psicanalizzarmi, fai il gentile con tutti e ti comporti da bravo ragazzo. Cosa nascondi in realtà? Io non me la bevo"
"Non--non sto fingendo!" rispose lui confuso "Io sono così, non sto interpretando nessun ruolo e non voglio nemmeno immischiarmi nelle vostre vite"
"Allora vattene"
Dopo quella che sembrò un'eternità, anche lui si alzò e si mise faccia a faccia con me, guardandomi serio in volto con una sfumatura di decisione a colorare la sua espressione.
"Perché mi tratti così?"
Ed io davvero non lo sapevo. Non ne avevo idea. Forse erano quelle fossette da bambino, forse era quell'espressione dolce e sempre felice, forse era il suo carattere paziente e pronto ad aiutare il prossimo. Tutto di lui mi infastidiva. Aveva l'aspetto da duro e il carattere da ragazzina, e non capivo come era umanamente possibile. Non poteva esistere un essere umano così buono e gentile nei confronti di una persona che nemmeno conosceva. Ma lui era lì, davanti a me, ed era reale.
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||Larry Stylinson||
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una settimana dopo

Mi asciugai la fronte con la manica della mia maglietta preferita. Afferrai il vassoio pieno di bicchieri zeppi di liquidi colorati con tanto di ombrellini e cannuccia.

Senza perdere tempo mi diressi verso il tavolino vicino alla finestra, circondato da quarantenni che ridevano rumorosamente e che non si curavano di essere più silenziosi, non rispettando così la quiete e la pazienza delle persone dei tavoli vicini.

Con un sorriso, finto come il sedere della cameriera che mi aiutava con i turni nel bar, sistemai gli ordini sul tavolino e il più cordialmente possibile mi dileguai per controllare la situazione negli altri tavoli. Riferì ad ognuno di loro di essere disponibile in qualsiasi momento, assicurandomi anche che i loro ordini fossero già stati presi e che non stessero aspettando da troppo tempo. Subito ritornai dietro al bancone e con un'incredibile velocità-- acquisita grazie all'esperienza e l'abitudine-- preparai due Mojito e un Long Island per la coppia di ventenni vicino all'entrata. Aspettavano già da quindici minuti buoni.

Intravidi Pamela-- la ragazza bionda con vestiti decisamente troppo succinti per un posto di lavoro-- messaggiare con il cellulare poco distante da me con un sorriso a dipingerle il viso truccato.

"Pamela, potresti per favore mettere da parte il telefono. Le ragazze del tavolo sette sono lì da mezz'ora ad aspettare. Va da loro, dannazione!"

Lei alzò gli occhi dallo schermo luminoso e mi lanciò una mezza occhiataccia.

"Agli ordini...capo"

Roteai gli occhi.

Solo perché volevo che il personale fosse il più efficiente possibile non significava che fossi il capo. Volevo che questo bar mantenesse una certa reputazione e continuasse a dare il meglio di sè anche in giornate come queste.

Dovevo tanto a Dave, e questo era uno dei modi per riscattare il mio debito.

Finì di preparare i due drink prima di quanto pensassi e senza aspettare oltre li servì ai due clienti, scusandomi sinceramente per il ritardo. Avevamo bisogno di soldi per portare avanti la baracca e non potevo permettermi che il locale perdesse clienti invano.

Mi asciugai le mani sul grembiule e guardai il locale pieno zeppo di persone. Vidi qualcuno sollevare la mano per attirare la mia attenzione e velocemente mi ci avvicinai. Dopo aver recepito l'ordine del signore di mezza età, ritornai al bancone e preparai il caffè richiesto. Mi accorsi che c'erano già persone pronte per pagare i loro ordini e cordialmente chiesi loro di pazientare qualche minuto.

Avrei volentieri ucciso chiunque diceva che lavorare in un bar era un semplice e rilassante passatempo.

Quasi rovesciavo il liquido scuro sul pavimento mentre a passi veloci ritornavo dal cliente. Dopo essermi conto che per adesso non c'era bisogno di me-- e che Pamela stesse davvero lavorando-- ritornai dietro il bancone per far pagare alcuni dei clienti. Notai che si era già formata una lunga fila.

Almeno gli affari non andavano così male.

Subito dopo aver fatto pagare l'ultimo cliente, Pamela mi si avvicinò e con fare annoiato mi chiamò.

"Harry"

Alzai brevemente lo sguardo su di lei con fare disinteressato e leggermente irritato. Stavo lavorando, per la miseria, non volevo essere disturbato per futili chiacchiere cui era solita rivolgermi ogniqualvolta non voleva fare il suo dovere. La spinsi a continuare con un'alzata di sopracciglio.

"Un ragazzo in fondo alla sala ti ha rivolto delle critiche per il tuo...uhm, non dare molta attenzione ai bisogni dei clienti. E ha anche detto che il suo drink è insapore e decisamente meno alcolico di quanto volesse"

"Cosa?" mormorai con gli occhi fuori dalle orbite "Non è possibile, non ho mai sbagliato un drink da quando sono qui dentro. Nessuno si è mai lamentato in questo dannato bar! E poi cosa diavolo significa che 'non dò molta attenzione ai clienti'? Solo due minuti fa mi sono assicurato che tutti fossero serviti!"

"Non te l'ho rivolta io la critica," sbottò lei seccata, alzando gli occhi al cielo "Se vuoi proprio avere delle risposte, và lì e chiedigliele. Non ho tempo per queste stupidaggini." In fretta poggiò il suo vassoio colmo di bicchieri vuoti sul bancone di fronte a me "Tavolo sedici" mi informò prima di immergersi nuovamente dentro la numerosa folla di clienti con la mano alzata per attirare l'attenzione della cameriera.

Buffo come la maggior parte delle persone-- e dei ragazzi in particolare-- volessero essere serviti dalla ragazza con tacchi alti e gonna troppo corta piuttosto che da me.

No, in realtà non c'era niente di cui stupirsi.

Adocchiai i bicchieri sul vassoio e mormorai un ironico "Grazie tante per l'aiuto, Pamela" e li riposi dentro il lavandino, promettendo di occuparmene più tardi. Adesso dovevo pensare ai clienti, non potevo concentrarmi su nient'altro.

Mi diressi verso i tavoli vuoti e li pulì, posando delicatamente le tazzine vuote sul vassoio e gettando i tovaglioli sporchi. Dopo essermi liberato del problema tavoli-che-il cliente-non-poteva-occupare-se-prima-non-puliti, ripensai al ragazzo che mi aveva fatto delle critiche, ribollendo di rabbia subito dopo.

Aveva criticato me. Non Pamela, la ragazza meno seria che questo posto abbia mai avuto, ma me. Non riuscivo a credere di aver sbagliato la combinazione o le quantità degli alcolici nel drink. Non era mai successo prima d'ora, se non le primissime volte che li avevo provati ad eseguire.

Come osava mettere in discussione i miei perfetti drink?

Se la sarebbe vista con me questo idiota sciagurato, che tra l'altro mi stava anche rubando tempo prezioso per servire altre persone.

Ed io sarei quello che ignora le necessità dei miei clienti, uhm?

Con stizza mi sistemai i ricci, cercando di individuare il tavolo che Pamela mi aveva precedentemente indicato. Vidi un ragazzo di spalle sorseggiare il suo drink e osservare distrattamente il cellulare sul tavolo. Velocemente mi avvicinai, non prima di aver afferrato penna e il block notes per eventuali ordini.

Più mi avvicinavo, più mi rendevo conto della familiarità della figura che stavo osservando. Aggrottai le sopracciglia e scossi la testa per la mia stupidità. In questo bar venivano tante persone, molte delle quali erano clienti abituali.

Arrivai di fronte al tavolo e guardai distrattamente le pagine vuote del block notes facendo finta che non mi importasse di una piccola innocua critica. E Ingiusta, aggiungerei.

"Ha bisogno di aiuto, signore?" chiesi con la voce più cordiale che potessi fare, anche se mi uscì più un borbottio irritato che altro.

"Adesso sono diventato signore? Ti ci sono voluti solo tre giorni per dimenticarti di me?"

Quella voce.

Velocemente alzai lo sguardo, aprendomi poi in un'enorme sorriso a trentadue denti.

"Louis! Cosa-- cosa diavolo ci fai qui?"

Sorrise "Non sei felice della sorpresa, tesoro?"

"Sono solo sorpreso, tutto qua." Lo osservai ancora a corto di parole, studiando ogni suo piccolo minuscolo dettaglio del viso. Sembrava stare molto meglio rispetto a qualche giorno prima. Improvvisamente un senso di nervosismo si impadronì del mio corpo e sperai di non darlo a vedere "Come, uhm, sei arrivato qui?"

"Non diamo così tanto importanza a queste futili sciocchezze," agitò una mano in aria "Siediti con me, facciamo due chiacchiere"

Mi morsi il labbro, sentendomi leggermente colpevole e allo stesso tempo dispiaciuto di non poter restare in sua compagnia ancora per molto. Mi era mancato così tanto e l'unica cosa che volevo era stare un pò da solo con lui. Ma dovevo svolgere il mio lavoro-- che in quel momento odiai più di qualsiasi altra cosa-- se non volevo essere licenziato in tronco.

"Mi dispiace ma..." Sospirai "Come vedi non è proprio la giornata giusta per potermi rilassare e bere qualcosa con te. Siamo nel bel mezzo di una delle giornate più faticose che il bar abbia visto nelle ultime settimana e...davvero, vorrei restare ma--"

"Harry, tavolo cinque. Muoviti!"

Mentre mi passava accanto, Pamela borbottò a bassa voce-- con la sua innata eleganza e incredibile gentilezza-- che non potevo chiacchierare oltre con Louis, a meno che non ordinasse qualcosa.

"Scusa, non voglio metterti nei guai." Mi concentrai sul sorriso del ragazzo e sui suoi occhi particolarmente brillanti "Vai, guadagnati la tua pagnotta. Io ti aspetterò qui." Mi fece un mezzo sorriso e sorseggiò il liquido rossastro dal bicchiere "Oh e per la cronaca, i tuoi drink sono i migliori di tutta la città. Nessun sano di mente potrebbe dire il contrario"

Gli sorrisi sincero e coprì il leggero rossore sulle guance abbassando la testa e scusandomi con lui prima di andarmene definitivamente senza aggiungere un'altra parola.

Volevo solo stare insieme a lui, parlargli, scherzare, ridere insieme e magari abbracciarlo.

La sua mancanza era stata terribilmente e orribilmente opprimente, non c'era stato giorno in cui non avevo pensato a lui, alla nostra amicizia-- eravamo amici che si erano scambiati qualche bacio, certo, ma pur sempre amici-- e a tutto quello che avevamo passato insieme.

Anche se detestavo ammetterlo, Louis era diventata una persona troppo importante nella mia vita per poter essere dimenticata così facilmente.

E nonostante tutto non potevo coprire quel senso di colpa che mi attanagliava lo stomaco. Speravo che Louis non fosse arrabbiato con me.

+ + + +

Sospirai sollevato quando Dave-- il proprietario del bar che io consideravo il mio secondo padre non ufficiale-- mi si avvicinò con un sorriso e mi diede delle salde pacche sulle spalle che mi fecero leggermente perdere l'equilibrio.

"Harry, ragazzo mio. Il tuo turno è finito da un pezzo, cosa ci fai ancora qui?"

"Davvero? Credo che, uhm, mi sia sfuggito dalla mente"

Aggrottò le sopracciglia e fermò la mia mano che tentava di pulire il bancone.

"Ne sei sicuro? Ti vedo...agitato"

Mi morsi il labbro e alzai lo sguardo su di lui, vedendo i suoi occhi castani fissi curiosi sui miei.

"Sto-- sto bene. Sono solo un pò stanco, tutto qua" mormorai con voce più insicura di quanto volessi dar a vedere.

"Harry, sai che puoi raccontarmi tutto." Rispose lui con accondiscendenza "Sei come il figlio che non ho mai avuto. Se c'è qualcosa che ti turba preferisco che sia tu a dirmelo e che non sia io a dover indagare" concluse terribilmente serio.

No, non stava affatto scherzando.

Sospirai "C'è questo ragazzo che-"

"Oh, chi è? Perché non me ne hai mai parlato? Harry, credevo che fosse chiaro che potessi confidarmi tutto!"

"Dave," roteai gli occhi "credi davvero che un ragazzo possa raccontare così facilmente ad un'altra persona della propria cotta, specialmente se si tratta di un altro ragazzo?"

"Da quando sei diventato così timido?" alzò un sopracciglio divertito "Sono stato anch'io giovane Harry, anch'io ho avuto le mie esperienze e anch'io ho avuto l'imbarazzante momento in cui i miei genitori mi chiedevano "e la fidanzatina? ". E tu non sarai di meno, puoi contarci" mi puntò un dito contro con fare minaccioso e scoppiai a ridere, riuscendo a far sorridere di rimando anche lui.

"Aspetta, hai anche tu hai avuto le tue esperienze?" aggrottai la fronte "Che genere di esperienze?"

Lui agitò una mano in aria con fare incurante e "Non sono poi così importanti" borbottò imbarazzato.

Sghignazzai incredulo sotto il suo sguardo. Non avrei mai creduto che Dave avesse potuto avere delle esperienze di quel genere.

"Ad ogni modo," si schiarì la gola, facendo ritornare l'attenzione su di lui "Non capisco come questo misterioso ragazzo c'entri con tutto questo"

"Lui è...qui" soffiai a bassa voce, distogliendo lo sguardo dal suo.

"Continuo a non capire quale sia il problema"

"Non è lui il problema," chiarì subito "Sono io." Vedendo il suo sguardo confuso mi affrettai a spiegare "Non ho mai provato qualcosa di così...di così semplice e allo stesso tempo complicato come con lui. E questa cosa mi terrorizza perchè non ho idea di come comportarmi. Lo rivedo adesso dopo una settimana e...ho paura di come potrei reagire. Potrei fare la cosa sbagliata e in un attimo manderei tutto al diavolo e non voglio. Probabilmente l'ho già fatto quindi non vedo perché dovrei preoccuparmi ma...Il problema è che non so se posso permettermi di avere una persona così importante nella mia vita, capisci? Non voglio deludere le sue aspettative o ferirlo. Non riuscirei a vivere con me stesso, se lo facessi"

Dave sospirò e poggiò entrambe le mani sulle mie spalle con fare protettivo e rassicurante.

"Nessuno vorrebbe fare del male a colui che ama, è nella natura umana pensarlo e sempre lo sarà. Ma non puoi permetterti che questo ti impedisca di accogliere nella tua vita cioè che più ti fa stare bene. Non si può sbarrare la strada all'amore, Harry"

Arrossì come un peperone. Aveva definito Louis il mio amore.

"E se un giorno lo perdessi? Se se ne andasse come se nulla fosse e fossi io quello a stare male? Se in realtà per lui fossi solo un passatempo e mi stessi solo illudendo?"

"Hai detto così tanti se in una solo frase." Alzò gli occhi al cielo divertito "Non possiamo controllare il destino o le persone, l'unica cosa che puoi fare è buttarti, rischiare e fare sempre quello che ti senti di fare, nel bene e nel male." Sorrise sghembo "E non credo che questo Louis sia così male"

"E tu che ne sai?"

"Zayn potrebbe o non potrebbe avermi detto qualcosa a riguardo. In mia difesa posso dire che aspettavo che tu me ne parlassi, ma non ne hai nemmeno accennato." Dopo aver visto il mio sguardo truce si affrettò a spiegare "Mi ha solo riferito delle piccole e innocenti cose, niente di cui preoccuparsi"

"Questo è quello che dice sempre Zayn," esclamai scettico "E mi dà sempre motivo per dubitare di lui"

Rise e mi spinse gioiosamente con la spalla.

"Non hai un ragazzo da incontrare?"

Mi morsi il labbro e annuì. Lanciai un'occhiata al tavolo di Louis e il cuore prese a balzare furiosamente contro il petto. Dave mi lasciò andare, non prima di aver ridacchiato divertito e spingermi leggermente verso le decine di tavoli adesso quasi vuoti.

Vidi Louis guardare il cellulare tra le mani con particolare attenzione. Non riuscivo a vedere il suo viso ma immaginai ci fosse una ruga di concentrazione sulla fronte che lo faceva sembrare più piccolo di quanto già non fosse.

Arrivai di fronte al tavolo e mi sedetti, proprio di fronte a lui.

Era quasi l'ora della chiusura e i clienti erano già andati via. Eravamo io, Louis e qualche altra coppietta vicino al bancone. Non che mi lamentassi, sia chiaro.

"Scusami per averti fatto aspettare" iniziai la conversazione, schiarendomi la gola stranamente nervoso.

"Non devi," rispose lui alzando il capo dal telefono e illuminandomi con il suo sorriso. Accennò poi ai tavoli vuoti accanto a noi "Giornata dura, mh?"

Annuì con il capo e continuai ad osservarlo, cercando di non sembrare troppo inquietante. Non riuscivo a farne a meno, tutto di lui mi era mancato. Ero letteralmente in astinenza da lui.

"Chi ti ha accompagnato qui?"

"La mia macchina" fece spallucce lui.

Alzai un sopracciglio.

"Non dovresti guidare, lo sai. Sei ancora troppo-"

"Debole?" concluse lui al posto mio "Harry, fidati di me. Non potrei stare meglio di adesso"

Mi guardò dritto negli occhi con la sua solita schietta sincerità e arrossì. Mi maledì il secondo dopo.

In sua presenza non facevo altro che rossire, per la miseria, sembravo una scolaretta delle elementari.

Abbassai lo sguardo sulle mie mani poggiate sul tavolo. Ero stato così egoista, avevo rovinato tutto. Lui aveva riposto la mia fiducia su di me ed io me ne ero fregato. Come avrei potuto guardarlo in viso?

"Cosa c'è che non va? Ho forse detto qualcosa di sbagliato?" chiese allarmato lui.

"No, no!" mi affrettai a rispondere "Tu...tu non hai fatto nulla. Al contrario" mormorai l'ultima frase così a bassa voce che credetti di averlo solo pensato.

"Che intendi dire?" controbattè lui, facendomi ricredere.

"Uhm, nulla" risposi con un colpo di tosse, pentendomi immediatamente di aver aperto il discorso.

Lui mi guardò stranito ma preferì non aggiungere altro. Grazie a Dio.

"Harry, tutto bene? Sembri esausto, perché non torni a casa?" Dave si avvicinò al nostro tavolo e mi mise un mano sulla spalla, sorridendomi in modo strano. Sobbalzai spaventato, non lo avevo nemmeno visto arrivare. Si voltò poi con fare disinvolto verso Louis "Oh, non mi presenti il tuo amico? Non devi essere timido con me, lo sai"

Roteai gli occhi al cielo.

Dave, astuto manipolatore che non era altro.

"Dave," mormorai tra i denti, capendo al volo il suo piano "Questo è Louis. Louis, ti presento Dave, il proprietario del bar"

"E suo caro amico" aggiunse lui in modo affabile, allungando una mano in sua direzione. Mano che Louis accettò e strinse amichevolmente.

"Un vero piacere, Dave. È sempre bello conoscere chi è che paga lo stipendio del proprio...uhm amico" sorrise nervosamente lui.

Gli occhi di Dave si illuminarono. In quel momento avrei voluto sprofondare sotto terra.

"Harry conosce tante persone ma è sempre molto restio a farsi degli amici. Sono contento che abbia a te." Mi lanciò un'occhiata di sbieco "Sembri un bravo ragazzo Louis, passa più spesso da qui. Sono sicuro che non sarei l'unico ad esserne felice"

Spalancai impercettibilmente gli occhi e lanciai un'occhiataccia a Dave, sperando che Louis non notasse il doppio significato di quella frase.

Lui però sembrò non preoccuparsene, anzì sorrise ampiamente.

"Lo farò, signore" rispose educatamente.

"Bene." Disse compiaciuto "Adesso vi lascio soli. Harry, noi stiamo per chiudere. Vuoi restare ancora un pò con il tuo amico? Ti dò le chiavi del locale, così poi chiudi tu"

Non ebbi nemmeno il tempo di ribattere che Dave sparì dietro la porta del suo ufficio, lasciandomi seduto a cercare di evitare di andare in panico. O di ucciderlo.

Tornò subito dopo con un paio di chiavi metallico scintillanti nella mani e un sorriso vittorioso in viso.

"Non avevi detto che sarei dovuto andare a casa?" digrignai tra i denti, comunicandogli con gli occhi che non avrei potuto affrontare Louis da solo. Completamente da solo.

"Riposerai un'altra volta, non fare il guastafeste. Louis è venuto qui solo per te!" il modo in cui pronunciò il suo nome mi fece capire che non era intenzionato a mollare la presa e proseguire con quella messinscena.

Sospirai sconfitto e annuì. Lanciai un'occhiata a Louis, ignaro delle strane occhiate tra me e Dave e della sua fissazione nel volermi mettere in imbarazzo.

Dave mi fece l'occhiolino e salutò calorosamente il ragazzo di fronte a me prima di dileguarsi dal locale.

Giocai nervosamente con le chiavi sul tavolo.

"Se vuoi ritornare a casa non è affatto un problema, lo sai giusto? Hai avuto una giornata piena e stressante, non ti biasimo se volessi riposare un pò"

"No, sto...sto bene." Risposi. Lo vidi alzare un sopracciglio scettico "Davvero, Louis. Non sono affatto stanco è solo che...Dave a volte può essere estremamente irritante"

"Non mi sembrava così fastidioso"

"Fidati, lo è" mi passai una mano tra i capelli e mi appoggiai completamente contro lo schienale della sedia.

"Si vede che avete un rapporto molto stretto" mi sorrise dolcemente e mi sciolsi sotto il suo sguardo.

"Sì, lui è una persona molto importante per me. Non è solo il proprietario del bar, è...come se fosse un secondo padre per me" confessai a bassa voce, quasi fosse un segreto da tenere all'oscuro da tutti.

"La tua famiglia è...uhm sì, insomma-"

"No," scossi la testa "Sono vivi. Mi hanno abbandonato quando ero più piccolo. Dave è stato l'unico ad essersi preso la responsabilità di prendersi cura di me e togliermi dalla strada. Letteralmente"

"Mi dispiace" pronunciò lui, riferendosi ai miei genitori "E fidati, so come ci si sente. Anche mio padre ha fatto lo stesso con mia madre e i suoi figli" sorrise amaramente. Poi scosse leggermente la testa "Ma non sono qui per questo. Non voglio pensieri tristi, stasera"

Gli sorrisi grato ed annuì. Guardai poi il bordo del suo bicchiere con fare distratto.

"Prima però devo scusarmi" affermai deciso alzando lo sguardo sul suo.

"Per cosa?" aggrottò le sopracciglia confuso "Hai per caso avvelenato il mio drink e adesso vuoi liberarti dei sensi di colpa?"

Ridacchiai e scossi la testa. Tornai poi subito serio e mi rigirai tra le mani uno degli anelli che avevo alle dita.

"Quella sera, all'ospedale. Mi hai esplicitamente detto che ti avrebbe fatto piacere se fossi stato io a riaccompagnarti a casa. Ed io...non l'ho fatto. Ho lasciato che fosse Zayn a fare tutto perché io-" deglutì "Avevo paura. Ero terrorizzato di come avrei potuto reagire dopo tutto quello che hai passato, che abbiamo passato. In un certo senso avrebbe reso tutto più reale e dovevo ancora metabolizzare il tutto, mi dispiace"

Ci fu un silenzio assordante e non mi azzardai ad alzare lo sguardo neanche per sbaglio. Solo adesso mi accorsi che non c'era più nessuno nel locale e che eravamo rimasti solo io e Louis. Il silenzio si faceva sempre più opprimente. Inghiottì il nodo alla gola.

"Era davvero questo che ti preoccupava?" chiese scioccato lui. Sollevai il capo e lo vidi ridacchiare "Pensavi che solo perché non mi hai riaccompagnato a casa i miei sentimenti per te fossero cambiati?"

Aprì la bocca e la richiusi "Beh, sì"

Louis scoppiò in una risata per poi osservarmi con una scintilla di interesse.

"Ti confesso che i ragazzi insicuri di se stessi hanno una marcia in più. Li trovo...affascinanti" poggiò i gomiti sul tavolo e si allungò verso di me, con un sorriso che ancora gli aleggiava in viso.

Arrossì perché, davvero, cos'altro avrei potuto fare in quella situazione?

Il suo sguardo poi cambiò del tutto, facendosi un pò più serio.

"Cos'è quello lì?" allungò una mano nella direzione del mio viso e mi sfiorò leggermente la guancia. Mi allontanai leggermente dal suo tocco con una smorfia di dolore.

Anche dopo una settimana il dolore si faceva sentire.

"Niente" risposi sbrigativo. Cosa avrei potuto rispondere?

"Harry" disse duramente lui.

Il suo sguardo non conteneva più nessuna traccia di divertimento, la sua fronte aggrottata gli dava un senso di preoccupazione.

Sospirai sconfitto, per la seconda volta in una serata.

"È stato Stan. Ma me lo sono meritato, sul serio. È stata tutta colpa mia, lui ha cercato solo di...di sfogarsi"

"Da quando una persona tira a pugni un'altra solo per sfogarsi?" esclamò lui corrucciato, sedendosi più dritto nella sedia "Perché non mi hai detto nulla? Ti ha fatto molto male?"

"Non era niente di che," roteai gli occhi "Qualche livido qua e là e un occhio nero. Non è stato poi così terribile." Bugia "E questo era esattamente il perché non te l'ho detto"

"E perché diamine te lo saresti meritato, poi?" esclamò stupito e allo stesso tempo irritato.

"Louis ormai è tutto passato, è successo una settimana fa. Possiamo non parlarne?"

"Assolutamente no." Rispose lui con ovvietà "Adesso risponderai alla mia domanda, che tu lo voglia o no. O preferisci che vada a chiedere direttamente a Stan?"

"C'è una cosa che non ti ho detto." Annunciai con un briciolo di coraggio "Una cosa che spiegherebbe anche perché quel giorno ti ho respinto, fuori dal bar. Il giorno dell'incidente" mormorai debolmente.

"Vai dritto al punto, Harry" esclamò lui aggrottando le sopracciglia e osservandomi attentamente.

Deglutì e iniziai a raccontare quello che da sin troppo tempo mi tenevo dentro.

"Stan era un cliente del bar di Dave. Un giorno è venuto con l'intento di ubriacarsi e, come succede spesso con i miei clienti abituali, ha incominciato a raccontarmi di lui e dei suoi problemi." Gli lanciai un'occhiata e lo vidi completamente focalizzato in ciò che stavo dicendo. Dalla sua espressione confusa capì che non aveva ancora capito il nocciolo della questione "E mi ha parlato anche di te, Louis. Mi ha detto che ancora ti amava e che odiava averti perso in quel modo. Così..."

"Così cosa?"

"Così gli ho consigliato di recuperare contatti. Di...di riconquistarti" conclusi, sapendo di averlo reso furioso.

Lo vidi chiudere gli occhi e prendere un profondo respiro.

"Non mi arrabbierò solo perché so che non è colpa tua ma del tuo stupidissimo carattere da buon samaritano." Si massaggiò le tempie "Ma questo non mi impedirà di dirti quanto tu sia stupido"

Roteai gli occhi "Lezione imparata, sta tranquillo" mi indicai con il dito il livido sulla guancia.

Allungò nuovamente la mano e con le dita mi toccò il viso. Questa volta non mi spostai.

"Ecco cosa si ottiene ad essere troppo buoni, Harry." Sussurrò, come se il locale fosse pieno di gente invece che solo di noi due "Non voglio che le persone si approfittino di te per questo"

"Non lo fanno. Quello che è successo è stata colpa mia"

"Non lo era" ribattè lui, scendendo ad accarezzarmi la mascella.

Mi morsi il labbro "Se non ci avessi provato con te, tutto questo non sarebbe successo" dissi debolmente, troppo catturato dai suoi movimenti per curarmi di altro.

"Ci stavi provando con me?" alzò un sopracciglio con fare provocatore, come se già non lo sapesse. Nonostante tutto mi fece arrossire "Devo ricordarti che Stan mi aveva già lasciato? Non hai nessuna colpa. E se avrebbe dovuto prendersela con qualcuno quello ero io," sospirò esausto "Ma adesso basta parlare di lui e della tua estrema cocciutaggine"

Sorrisi.

"Louis, è tardi. Credo che per te sia l'ora di ritornare a casa" dissi, improvvisamente dispiaciuto di averlo fatto aspettare così tanto inutilmente.

"E tu chi sei, mia madre?" alzò un sopracciglio "Sono un uomo adulto, adesso. So badare a me stesso, grazie" roteò gli occhi e incrociò le braccia al petto.

Scossi la testa "Mi dispiace averti fatto sprecare così tanto tempo per nulla, ma è davvero tardi Lou. Domani avremo tempo per parlare"

Rimase in silenzio per così tanto tempo che pensai si fosse addormentato sul posto con gli occhi fissi su di me. Poi mi sorrise sghembo e inclinò la testa di lato.

"Come desideri...mammina"

Alzai gli occhi al cielo e mi alzai dal tavolo "Vieni, ti accompagno a casa"

Si misi anche in lui in piedi. La nostra differenza di altezza si notava anche a chilometri di distanza, ma non mi dispiaceva affatto. Lo faceva sembrare più docile e ingenuo per la sua età, a dispetto del suo carattere vispo e iperattivo.

Mi seguì fuori dalla porta e aspettò pazientemente che chiudessi il locale. Ci dirigemmo verso la mia macchina e ben presto ci ritrovammo sotto il suo condominio.

Mi ricordai della prima volta che Louis mi aveva fatto entrare-- si fa per dire-- a casa sua. Non avrei potuto dimenticarmi di Zayn e della scusa della birra per lasciarci soli. Era stato divertente vedere il suo nervosismo e la sua tenera espressione irritata di chi sa di essere con le spalle al muro. Quante cose erano cambiate da allora.

Seguì Louis dentro l'ascensore-- arrossì per il ricordo del nostro bacio della buonanotte di settimane prima-- fino alla porta del suo appartamento, solo per assicurarmi che le costole non gli facessero troppo male per camminare. Non che avessi potuto fare qualcosa in caso contrario. Ad ogni modo, volevo solo accertarmi che ritornasse a casa sana e salvo.

Lo vidi aprire la porta e fare qualche passo all'interno. Si voltò a guardarmi dopo aver notato che non lo stavo seguendo.

"Non entri?" chiese con il viso corrucciato.

"Avevo detto che ti avrei riaccompagnato a casa, non che sarei rimasto"

"Non sei curioso di vedere quanti antidolorifici i dottori mi hanno dato?" sorrise alzando un angolo della bocca "Non pensavo neanche potessero esisterne così tanti"

"Per quanto sia allettante l'offerta," risposi sarcastico "credo davvero che sia meglio se riposi un pò. È stata una lunga giornata"

"Andiamo, tutto quello che ho fatto è stato guardare te volteggiare per tutto il locale da un cliente all'altro." Rispose velocemente. Si fermò poi a pensare e i suoi occhi si spalancarono leggermente "Oh. Oh, che idiota. Scusa, è ovvio che tu sia stanco." Scosse la testa "Dimentica tutto. Grazie del passaggio, Harry. Sei stato anche fin troppo gentile"

"Io, uhm, non sono stanco." Mi guardai distrattamente la punta delle scarpe con lieve imbarazzo "Beh, un pò sì lo ammetto. Ma niente di così grave da farmi addormentare sulla soglia della porta" conclusi con una lieve risata nervosa.

Mi sorrise sollevato "Allora non vedo il motivo per cui tu non debba entrare." Mi fece l'occhiolino e si voltò "Quando ti sarai finalmente deciso, chiudi la porta per favore"

Mi passai una mano tra i capelli e, dopo qualche secondo di esitazione, feci un passo deciso dentro il suo soggiorno.

Sapevo a cosa stavo andando incontro. Sapevo che adesso non avrei potuto tirarmi indietro. Ma per qualche motivo non potevo farne a meno.
 

 

 

 

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Scusate l'immenso ritardo ma ho delle valide giustificazioni, giuro:

1- gli ultimi mesi di scuola sono i peggiori, e tra un'interrogazione e un compito sono letteralmente uscita fuori di testa.

2- come se non bastasse ho avuto un blocco del "lettore" e non avevo assolutamente idea di cosa e come scriverlo.

Però almeno il capitolo era lungo dai e.e

Ad ogni modo, il prossimo probabilmente sarà l'ultimo, potete festeggiare sì ahahah

Recensite e fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo eh!

  
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