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Autore: formerly_known_as_A    08/06/2016    3 recensioni
Era da tanto che non passava la notte quasi in bianco, fisicamente esausto, ma con così tanti pensieri ad affollargli la mente da non poter che saltellare da uno all'altro, sdraiato sul materasso un po' troppo morbido del letto nuovo. L'ultima volta, ricordava, era stato quando aveva deciso quale università scegliere, tra quelle che l'avevano selezionato, quando aveva scelto guardando solo i programmi, le vittorie precedenti, le possibilità che avrebbe potuto avere nella squadra. Prima quello e poi la rapida ricerca su google maps per controllare quanto distante fosse dall'università di Hajime.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tooru non credeva che avrebbe dormito, dopo una giornata come la precedente e, a dire il vero, fino alle quattro del mattino era stato così.

Era da tanto che non passava la notte quasi in bianco, fisicamente esausto, ma con così tanti pensieri ad affollargli la mente da non poter che saltellare da uno all'altro, sdraiato sul materasso un po' troppo morbido del letto nuovo. L'ultima volta, ricordava, era stato quando aveva deciso quale università scegliere, tra quelle che l'avevano selezionato, quando aveva scelto guardando solo i programmi, le vittorie precedenti, le possibilità che avrebbe potuto avere nella squadra. Prima quello e poi la rapida ricerca su google maps per controllare quanto distante fosse dall'università di Hajime.

Troppo lontana, troppo, ma aveva deciso lo stesso di dirglielo, di chiedergli di fare la follia definitiva e di abitare insieme all'intersezione delle due linee della metro. Quello gli aveva fatto battere il cuore tutta la notte, mentre nel buio totale della stanza controllava sul telefono prezzi e foto di possibili appartamenti.

Era fantasticare che l'aveva tenuto sveglio, pensare alle possibilità che il futuro offriva, per sé e per Hajime.

Nella notte precedente, invece, era stata la felicità incredula della consapevolezza di aver fatto un primo passo importante, ad averlo tenuto sveglio per gran parte della notte. Non gli era pesato, anche se il cuore sembrava pronto a balzargli fuori dal petto, perché gran parte di quella veglia l'aveva passata con le dita tra i capelli di Hajime e il suo respiro nel collo, perso a pensare ad ogni piccolo ciottolo, ogni piccolo ricordo che costituiva la strada in costruzione che ancora stavano percorrendo.

Tooru si stiracchiò, facendo scrocchiare il collo con un gemito soddisfatto. Dormire abbracciati era bellissimo, ma ogni volta si svegliava con un dolore diverso.

Era sgattaiolato fuori dalla camera, socchiudendo la porta dietro di sé, verso le dieci del mattino, forte del fatto che Hajime sarebbe stato esausto per il trasloco e felice di aver anticipato la partenza di qualche giorno, per darsi la possibilità di recuperare un poco.

Hajime si era -come sempre- preoccupato che sforzasse il ginocchio e si facesse male proprio prima dell'inizio dell'anno scolastico e i pochi scatoloni da sistemare erano stati trasportati e aperti con tutta la pigrizia del mondo.

In camera, Tooru era rimasto ad ammirare l'armadio minuscolo che da lì in poi avrebbero diviso, i propri familiari abiti da una parte e l'abbigliamento sportivo di Hajime dall'altra, insieme a qualche timida camicia ed alcune paia di pantaloni eleganti che la signora Iwaizumi gli aveva imposto per andare a lezione vestito come si deve. Tooru aveva ridacchiato, un rossore diffuso sulle guance, pensando a come avrebbe potuto convincerlo, forse, a usarli per uscire, solo loro due. A quel punto Hajime gli aveva piantato le dita nel fianco e ne era derivata una lotta sul letto ancora sfatto, terminata quando entrambi erano troppo affannati per ridere ancora.

Tooru fece saltare pigramente l'ennesimo pancake nella padella, canticchiando a bocca chiusa una canzone che era sicuro di aver sentito in radio e di cui non sapeva assolutamente le parole. Era un motivetto coreano di -immaginava- un gruppo di ragazze dalle gambe lunghissime e sorrisi splendenti, anche se dubitava che una simile ricerca google avrebbe potuto produrre qualche risultato. Peccato, perché lo metteva di buon umore.

Depositò il pancake insieme a tutti gli altri ed aggiunse un mestolo del composto crudo alla padella, guardandolo con gli occhi stretti mentre scivolava lungo la superficie della padella per formare un cerchio perfetto.

Il composto era di quelli pronti, perché, sinceramente, già era un lavoro tedioso, in più non aveva idea di dove fossero la bilancia e la farina, dispersi da qualche parte nella cucina abbastanza grande che avevano avuto la fortuna di trovare.

Non era un appartamento per studenti.

Era fuori zona, prima di tutto e la grandezza della cucina e la presenza di una camera facevano sì che sembrasse molto più una casa, un posto in cui rimanere.

Una casa per una coppia, anche se la carta da parati giallognola con i pappagalli multicolori che lo fissava in cucina era imbarazzante e in bagno la vasca non avrebbe potuto mai contenere due persone come sperava, forse nemmeno una. Il televisore doveva avere la loro stessa età e il divano, un lusso, certo, ma fino ad un certo punto, era sfondato in tutta la parte destra, tanto che, quando, prima di cenare con quattro tramezzini del kombini all'angolo e una confezione di melon pan, Tooru si era voluto sedere per riposare un secondo, era affondato così tanto nel cuscino e nel copridivano da pensare volesse divorarlo.

Aveva urlato e quel bruto di Iwa-chan aveva riso del suo terrore, del suo appello disperato e persino della sua affermazione che il divano fosse un alieno pronto a divorarlo. Peggio ancora, aveva fatto una foto e l'aveva mandata a Mattsun e Makki.

Tooru ridacchiò, terminando la seconda pila di pancake. Erano un po' pallidi, ma erano gonfi e il profumo aveva invaso la casa, mettendogli l'acquolina in bocca.

Fase due: decorazione!” esclamò, un po' troppo forte, armandosi di panna e topping al cioccolato.

Decorare i dolci era la parte che preferiva, quando sua madre cucinava qualcosa. Tendeva a mettere troppi brillantini, troppe stelline e troppa panna, ma era divertente lasciare morbide montagnette bianche e colorarle brutalmente con un chilo di confettini multicolor.

Iwa-chan diceva che era di cattivo gusto, ma Iwa-chan era un bruto senza alcun gusto estetico. Una di quelle brutte persone impeccabili al mattino e belle da morire anche con un sacco della spazzatura che Tooru detestava, tra le altre cose.

Riempì la propria pila di panna e di buffe faccine di cioccolata, oltre a quasi un'intera boccetta di mompariglia, prima di passare a quella di Hajime. Aveva già deciso di disegnarci un riccio e si mise d'impegno per farne le spine con ciuffi di panna dai contorni di cioccolata, due occhietti neri e il naso con i confetti al cioccolato e una montagna di cuori multicolori, nel caso che il bruto di cui sopra osasse dimenticare che era il suo ragazzo.

Si fermò ad ammirare la propria opera, soddisfatto e si allungò verso la macchina del caffè per recuperare quello appena fatto, quando due braccia gli si avvolsero intorno alla vita, costringendolo ad abbandonare la caffettiera a metà strada per non versarla sui pancake.

Cosa fai.” borbottò Hajime, il mento posato sulla spalla.

Sei sulle punte, Iwa-chan?” chiese Tooru, impressionato. Non gemette nemmeno troppo, sentendo le sue dita tra le costole. Ridacchiò, invece, nel sentirlo mormorargli ancora qualcosa sulla pelle del collo, probabilmente una minaccia. Tooru si disse di meritare il morso sulla spalla che seguì, anche se lo fece ridere di nuovo.

Torna a letto.”

Tooru dondolò, domandandosi se Hajime avesse o meno aperto già gli occhi, Conoscendolo, probabilmente aveva guardato appena in terra per il percorso dal letto alla cucina e da lì gli si era allacciato addosso ad occhi chiusi.

Ho preparato la colazione, Iwa-chan, non posso.”

Tooru dondolò ancora e i borbottii di Hajime cominciarono a somigliare a qualcosa di umano in cui distinse tre diversi insulti e qualcosa che poteva essere un inquietante "Ti mangio."

Perché non torni a letto? Cerco un vassoio e porto tutto di là, eh?” propose Tooru, la presa dell'altro che si allentava abbastanza da fargli temere che si fosse riaddormentato.

No.”

Conosceva Hajime da abbastanza tempo da sapere due cose fondamentali del suo migliore amico appena sveglio.

Primo: senza caffè, Hajime era più irritabile del solito, più infantile.

Secondo: anche dopo il caffè, un Hajime assonnato era un Hajime affettuoso, pigro e, quando gli era possibile, attaccato a Tooru. In mattinate che seguivano una nottata quasi in bianco passata a finire un videogioco o una serie, non era inusuale che Tooru se lo portasse da stanza a stanza attaccato alla schiena come un koala molto pigro.

Hajime.”

La stretta intorno alla sua vita, se possibile, si intensificò e sentì la punta del naso di Hajime infilarsi nel colletto del suo pigiama e la sua fronte sfregarsi al centro della schiena. Il borbottio raggiunse l'apice dell'incomprensibilità e Tooru rise di nuovo, prendendo i piatti e portandoli in camera, avendo cura di posarli senza incidenti sul tavolo basso accanto al letto.

Da qualche parte tra la camera e la cucina, Hajime smise di cercare di scavare un buco tra le sue scapole e si accontentò di posare le labbra su ogni centimetro di pelle scoperta che riusciva a raggiungere. Sensuale, ma soprattutto lento, pigro, ancora addormentato, Hajime continuò a baciargli il collo scoperto, scivolando fino alla clavicola e poi tornando indietro, senza mai sciogliere l'abbraccio.

Dal canto suo, Tooru fece il possibile per non disturbarlo, anche se la pelle gli si stava riempendo di brividi, trovando due tazze e versandoci il caffè.

Tooru.” sussurrò Hajime, un po' più sveglio.

Non sembrare sorpreso dopo dieci minuti spesi a baciarmi perché mi offendo.”

Tooru.” ripeté Hajime, invece, posando l'orecchio tra le sue scapole e producendo un verso soddisfatto.

Gli sembrò di sentirlo sorridere e trattenne a stento la risata che sentiva nascere in fondo al petto. A volte avrebbe voluto avere una telecamera che lo seguisse dappertutto, per vedere che razza di mostro alieno sembrassero al mattino.

Era qualcosa che avrebbero avuto ogni giorno, questo. Non più riservata alle occasioni speciali, alle mattinate da soli in casa dell'uno o dell'altro.

Il pensiero gli strizzò lo stomaco in un dolore che gli riempì gli occhi di lacrime, ma che avrebbe voluto poter provare tutta la vita, avendone la scelta.

Allentò appena la presa delle sue braccia, nonostante le proteste, abbastanza da voltarsi e presentargli la tazza sotto al naso. Il suo cipiglio severo per poco non lo fece scoppiare a ridere di nuovo. Era davvero difficile stare seri, quando il suo ragazzo sembrava un riccio stizzito.

Oggi è peggio del solito, eh?” chiese, alzando con attenzione la tazza per arrendersi alla pigrizia di Hajime. Il ragazzo bevve solo un sorso di caffè in quel modo, prima di prendergli la tazza dalle mani e finirlo in fretta.

Sì. Letto.” replicò, afferrando Tooru per la vita e sollevandolo di peso su una spalla. Urlò per la sorpresa, ma rise di nuovo, a penzoloni sulla sua schiena, nel breve viaggio verso la camera, dove fu lanciato sul letto.

Si mise a sedere in fretta, sorpreso e Hajime gli si sedette accanto, porgendogli il piatto. La panna si era un po' sciolta, ma recuperò in tutta fretta il cellulare per immortalare il momento.

Aggiunse, alla foto dei due piatti e della sua mano che faceva un segno di vittoria, accanto alla gamba di Hajime, abbastanza cuori da rendere palese la sua felicità, prima di pubblicarla su tre social diversi.

Era un'occasione importante, quella!

La nostra prima colazione nella nostra casa.” mormorò, gli occhi fissi sulle montagnette ormai sciolte di panna del suo piatto. “Non ti sembra...?”

Irreale? Così naturale da spaventarlo? Stare insieme, vivere insieme... Un po' l'aveva capito anche a dieci anni, che prima o poi sarebbe successo.

Ma non c'erano state grandi dichiarazioni, non c'erano stati gesti plateali o liti che sfociavano in baci disperati.

Semplicemente gli aveva chiesto di vivere insieme a Tokyo e Hajime aveva annuito, dopo un momento passato a pensare, le guance rosse come mele. Era stato allora che, preso dall'entusiasmo, Tooru l'aveva baciato.

Banale?”

Alzò lo sguardo verso Hajime, dubbioso, ritrovandosi davanti al suo ragazzo con uno sbuffo di panna sulla guancia e un cuore di zucchero sul naso. Come...?

A me sembra buona?” azzardò, con l'ultima forchettata di pancake a mezz'aria.

Tooru non rispose, alzando il telefono e scattando una foto, prima di scoppiare a ridere. Quella non l'avrebbe mai pubblicata, ma contava su di essa come materiale da ricatto e semplice ricordo.

Scosse la testa, allungandosi verso Hajime per leccare via lo sbuffo di panna. Lo sentì irrigidirsi e poi voltare la testa per intercettare le sue labbra, mentre una mano saliva tra i suoi capelli per portarselo addosso, un bacio dolce, con il gusto della panna ancora sulla lingua.

Con il cuore che batteva all'impazzata e gli occhi socchiusi ad incontrare il verde di quelli di Hajime -ora attenti, curiosi, un po' preoccupati- Tooru sorrise. Era reale, era in grado di scuoterlo solo al pensiero che Hajime lo stava guardando in quel modo perché l'amava.

Ed era solo l'inizio, pensò Tooru, stupito. La realizzazione lo colpì con forza, al centro dello stomaco. Ci sarebbero state altre colazioni, altre mattinate pigre, altri baci e il mento di Hajime piantato nella spalla per fissarlo da vicino e metterlo a disagio e renderlo felice.

Sorrise.

Una colazione a letto e il sapore dello zucchero sulle labbra di Hajime ed era soltanto l'inizio.







Angolino autrice

È tanto che non scrivo un angolino autrice, ma ci tenevo a ringraziarvi per l'accoglienza in questo fandom. Adoro questi due (e altri, ma loro due sono speciali) e adoro scrivere di loro, ma ero un po' indecisa se pubblicare o meno le mie storie...

Questo è un piccolo regalo per chi ha letto e recensito la mia storia precedente. È puro fluff per compensare l'angst dell'ultima volta XD

Grazie mille per tutte le recensioni, le letture e i preferiti, spero di poter rispondere al più presto a tutti quanti!

   
 
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