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Autore: LanceTheWolf    09/06/2016    1 recensioni
Korra è tornata a combattere sul fronte del Regno della Terra, con lei alcuni dei compagni di sempre. Una figura sconosciuta è stata in grado di mettere sotto il suo controllo alcuni dei vecchi nemici del passato e questo comporta la necessità di schierare in battaglia vecchi e nuovi amici. A Città della Repubblica continuano le selezioni per i nuovi Furetti di Fuoco.
Genere: Azione, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Iroh, Korra, Lin Beifong, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avatar: Storia dell’erede perduto'
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Cap. II: Come era andata?
La Giornata di Hikari - Prima parte
 

“Com’era andata?” Pensava Hikari, dopo gli allenamenti di quella mattina, mentre i piccolini mangiavano e Tahno ancora lì reguardiva sulle ultime direttive.
“Erano diventati bravi…” rifletteva ancora, sorridendo, vedendoli litigare per l’ultima fetta di torta ignorando il loro Mister, almeno apparentemente, più apprensivo di loro, per la partita del pomeriggio.
“Quel Tahno.” Pensava. “Aveva fatto in modo che tutto sembrasse un gioco, che si appassionassero più all’idea di fare qualcosa insieme invece di annoiarsi con complicati allenamenti ed eccoli lì adesso quei piccolini, più affiatati che mai! Ma non solo quei bambini, anche io ho imparato molto dal dominatore dell’acqua. Ho appreso da lui tecniche che non credevo efficaci nel richiamo del dominio e invece, senza rendermene conto ho cominciato a rubare tutti i piccoli segreti che questo insegnava ai ragazzi. Il più importante è stato capire che in uno spazio ristretto come l’arena di gioco non si possono usare ampi gesti per richiamare il dominio e che più un richiamo è ampio, più necessitava di tempo per essere eseguito, esponendoti ai colpi dell’avversario. Di nascosto ho provato a eseguire uno degli attacchi che gli avevo visto suggerire a Lune e rimasi talmente stupita di come, anche con poco, il fuoco mi ubbidiva. Di come seguiste i miei comandi appieno, senza dovermi più accontentare di poterlo solo richiamare, o sopirlo, tenendolo incollato a pochi centimetri dalle mie mani pur di utilizzarlo. Come è stato bello! Riuscire di nuovo a far danzare le fiamme… scoppiai a piangere da sola come una sciocca dopo aver visto quel fuoco… il mio fuoco, smettere di essere solo fiamma e calore, ma accendersi di vita… di nuovo vivo come era stato fino a questa primavera, prima di quell’incidente… una mia estensione, di nuovo… e non un semplice mezzo per… per infiammare l’aria come avrebbe potuto fare chiunque con un semplice accendino.”
-Li accompagno io a scuola. - Esordì Mako sorridendo, fino a quel momento silenzioso al tavolo.
-Siiiii! Ho sempre voluto andare in moto! - Gioì la bambina dell’acqua.
-Tre marmocchi su una moto? Non se ne parla! - Borbottò Tahno.
-Zioooo, sei il solito guastafesteeee!!!- Lamentò Kija.
-Spiacente di deludervi ragazzi, ma io avevo pensato alla satomobile di Bolin. - Ridacchiò il dominatore del fuoco.
I tre marmocchi sospirarono delusi, talmente ‘coraggiosi’ d’aver mandato solo la loro giovane capitana avanti per confermare i desideri di tutti e tre.
Tahno non tardò a ringraziare: -Mi togli davvero da una brutta situazione Mako. Solo… per quella di Bolin, non intenderai quella vettura sportiva nel garage? -
-E quale sennò? Non mi sembra ce ne siano altre. - serafico, rispose Mako, mandando giù una cucchiaiata di torta.
Il dominatore del ghiaccio assottigliando lo sguardo su di lui: -Non correre! Mi servono almeno fino a fine stagione ‘sti tre! -
Hikari vide Mako accennare un ghignetto per nulla rassicurante, per poi mugugnare un gutturale: -Ah-ha! -
-Non correre! - Arrivò calda la voce di Asami che riaccostatasi al tavolo con uno dei sacchetti del pranzo per i ragazzi lo abbracciava alle spalle. –Mi servi almeno fino a fine stagione! – terminando col posargli un bacio su una guancia.
Mako non poté evitarsi di sorriderle, mentre le due monelle facevano delle smorfie nauseate al gesto della ragazza.
“Mako.” Si soffermò Hikari a pensare, sorridendo a sua volta a quei faccini inorriditi a tanta dolcezza tra i due amanti. “Mako è l’altro a cui devo molto. Da quando Bolin è al fronte lui e Asami si sono trasferiti in questa casa e mi hanno aiutata in tutto… in tutte le mie pazzie, giorno dopo giorno. Ohhh, quanto gli piace protestare e sbuffare! Accidenti se gli piace!” Ridacchiò divertita alle spalle del dominatore del fuoco. “Ma, se pur apparentemente contro voglia, non ha smesso di appoggiarmi.” Lentamente quel sorriso l’abbandonò portandola ad altri pensieri. “Mako ha un controllo e un’abilità nel destreggiare il dominio che gli è proprio che io posso solo sognarmi. La sua tecnica non ha nulla di scenico o plateale, è semplice e affilata come una lama. Il suo dominio non conosce abbellimenti o vezzi… no. È sottile e letale e, proprio per questo, più stupefacente di quanto io abbia mai reso la mia fiamma. Uno sfoggio unico di potenza e decisione che unito a una buona visione d’insieme nell’arena lo rende temibile. Che spettacolo quella prima partita dimostrativa allo Show della fiera internazionale di Dominio sportivo. Quei tre insieme… com’era possibile batterli, ma… come mi ha fatto notare Korra, Tahno un tempo non era parte dei Furetti di Fuoco e sia Mako che Bolin sono cresciuti molto al suo seguito in quegli anni. Non riuscirò mai lontanamente a eguagliare quel dominatore del fuoco. E no Hikari… non vale più la scusa di essere malata… quindi non pensarci nemmeno. Come farò domani… non sono all’altezza.”
Guardava nel suo piatto. Ormai aveva smesso di mangiare e non faceva che tormentare una povera fragola.
Ancora un sospiro, per poi ricercare il sorriso. “Ohhh beh! Non sia mai detto che io mi tiri indietro! E poi… Mako mi ha mostrato molto, se non tutto, quello che è in grado di fare. Non lo deluderò… parola di Hikari!”
Mandò giù quella fragola… accidenti quanto era dolce!
Guardò Mako sorridendo di nuovo, mentre si caricava le due bambine sotto braccio quasi fossero due sacchetti di patate.
Kija protestava ridendo.
Bumbum ciondolava mani e piedi arresa a quella situazione, con il suo solito fare ‘a me non sconvolge niente'.
Anche Mako rideva, mentre con le piccole in braccio, seguito da Lune, posava un bacio leggero sulle labbra di Asami che allungava ai tre piccoletti il loro pranzo; apparentemente indifferente alla posizione assurda in cui questi si trovassero.
Asami era serena… davvero serena, malgrado Korra fosse al fronte. Ma come aveva accennato lei stessa, sarebbero tornati appena passato quell’autunno.
Quando il Dominatore del fuoco uscì dalla porta con il suo carico di bimbe e ragazzino al seguito, Tahno e Asami si voltarono verso di lei.
Sospirò alzandosi da quello sgabello.
-Al lavoro! - Disse con entusiasmo.
 
“Com’era andata?” Pensava Tahno schivando l’ennesimo colpo della ragazzina dai capelli chiari. “Piano Hikari aveva cominciato a partecipare agli allenamenti dei piccoli sempre più attivamente, un poco per volta come a non voler far notare la sua presenza. Ma io avevo notato da tempo il suo interesse: non è stato un caso che fossi tanto dettagliato in ogni spiegazione a costo di annoiare i miei giovani allievi. Ho provato sulla mia pelle cosa volesse dire non riuscire a padroneggiare più il proprio dominio e… potevo immaginare quanto fosse estenuante averlo a portata di mano, ma non riuscire a ottenere più nulla da lui, nulla di quello che eri abituato a mostrare al mondo. Forse sono un sentimentale, ma… Bolin mi aveva chiesto di pensare un po’ a lei e così l’ho fatto. Quello scemo non ha fatto altro che ripetermi che Hikari era sola, che era ferita nel corpo e nello spirito e che era orgogliosa come ogni sangue di fuoco. Già, questi piromani! Possono trovarsi con il volto a terra, immerso nel loro stesso sangue, ma non ti darebbero mai la soddisfazione di vederli rinunciare al loro orgoglio. Loro sono quelli forti! Si spezzano piuttosto, ma non si piegano. Ahhh… per quel che mi riguarda sono solo ‘quelli’ stupidi, che prendono fuoco facilmente e altrettanto facilmente esauriscono ogni ardore quando la questione smette di essere di loro interesse. Proprio come il loro elemento: brucia solamente finché c’è qualcosa da bruciare! Eppure… quanto mi rispecchiavo nello stato di quella ragazza? Troppo per rimanerne indifferente.”
Hikari fermò la sua furia all’ennesima schivata di Tahno.
La vide dare uno sguardo all’orologio alla parete del salone attraverso i vetri. Prese l’asciugamano abbandonato sulla ringhiera della veranda e si asciugò il viso.
-Non c’era bisogno che ci allenassimo anche oggi. - Gli disse.
Tahno si accostò a lei sorridendole.
-C’è la partita della Juniores dei Pipistrellilupo. - Continuò lei, quasi a voler dar più credito alla sua affermazione.
-Sì, e domani l’audizione per i Furetti di Fuoco! - Aggiunse lui, divertito alle parole della ragazza.
La vide sollevare le mani in segno di resa a quella realtà che non poteva negare.
-Gli ‘unici’ Pipistrellilupo ormai. – ironizzò un secondo, poi facendosi serio, continuò: -Dimmi solo una cosa, ne sei realmente convinta? - Domandò Tahno, seppure fosse già conscio della risposta.
La vide annuire e le tornò a sorridere, posandole una mano su una spalla a volerla rassicurare.
-Oltretutto, ritengo sia un male perdere le buone abitudini! - Le fece l’occhiolino con fare allegro. Ancora lei gli sorrise in risposta.
“Sempre di molte parole questi piromani!” Commentò il ragazzo mentalmente, divertito infondo.
Anche lui occhieggiò quell’orologio proprio sopra la testolina della moretta che si gustava il suo tea al calduccio della grande sala, mentre li osservava allenarsi, comodamente dal divano, al riparo dal freddo di quella stagione.
-Mi scuserai se oggi non mi tratterrò come sempre, ma, devo ammettere, di sentirmi un po’ ansioso! -
-Assolutamente! Posso capire come ti senti. –
Ovvio che lo capisse, pensò il dominatore dell’acqua, infondo avevano allenato quei ragazzi insieme. Accennò un sospiro, rubandole l’asciugamano dalle mani.
–Dovresti comprartene uno tuo. - Protestò.
-Ce l’ho, ma se lo uso poi si rovina! - Rispose.
Lui guardandola con occhi a fessura: -E… quindi rovini il mio? -
-Ovvio! - Rispose.
Fissò malamente quel visetto soddisfatto di se, per qualche secondo, prima di decidere d’arrendersi e salutare la fanciulla al di là della vetrata; quella tra le due decisamente più apprezzabile, tenendo conto che non si approfittava delle ‘suÈ cose.
“Ahhhh, Piromani!!!” pensò rassegnato, mentre Asami ricambiava il suo saluto sorridendogli e muovendo appena quelle dita sottili nell’aria. Si domanda come potesse quella ragazza tanto delicata essere parte del Team dell’Avatar, ma ne faceva parte, non c’era dubbio al riguardo.
Si voltò di nuovo verso la biondina silenziosa, infilando il ‘suo’ asciugamano nel borsone, per poi darle una scompigliata ai capelli… erano cresciuti o era solo una sua impressione?
Bolin odiava quando trattava Hikari al pari di un cucciolo domestico, ma… “È una dominatrice del fuoco, accidenti! È come avere un gatto: invadente, curioso, ama crogiolarsi al sole, non sa cosa voglia dire mettere dei confini o dei limiti… senza parlare poi della completa mancanza del concetto di proprietà altrui! Ma sopra ogni cosa, lo senti miagolare solo quando ha fame o si deve lamentare! Ahhh, però poi è dolcissimo… anzi un miele, quando vuole ottenere qualcosa. E… a volte ti disarma per quanta attenzione e dolcezza mette nel dimostrarti il suo affetto… Ahhh… Tahno, il brutto e che infondo ti piacciono i gatti e lo sai! Così maledettamente orgogliosi…” stava per voltarsi sul finire di quei suoi stupidi pensieri nel definire quelli che chiamava ironicamente ‘piromani’, quando quella domanda gli sfiorò la mente.
–Hikari! Non te l’ho più chiesto, ma… hai provato più a ballare? - La domanda da non fare, ma… prima o poi sapeva che glielo avrebbe chiesto, quindi… un’occasione valeva l’altra.
La vide limitarsi a dissentire con il capo per poi guardare altrove, mentre quegli occhi azzurri si incupivano.
Decise di non indagare oltre e limitarsi al solito: -A domani allora! -
Ovviamente la vide volgersi appena verso di lui accennandogli un sorriso.
“Ovviamente! Chi ha mai sentito un gatto salutare?” Tornò a ridacchiare mentalmente per poi avviarsi verso la spiaggia: aveva un’auto da andarsi a riprendere.

   
 
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