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Autore: Iwuvyoubearymuch    09/06/2016    3 recensioni
Viaggiare nel tempo può riservare qualche sorpresa. La Star City del 2046 ne ha in serbo una grossa per Sara e Leonard.
[SPOILER 1X06]
Genere: Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leonard Snart, Sara Lance, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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L E O N A R D / S A R A
Time Travel with Surprise
STAR CITY, 2046
La città era irriconoscibile. Se Ray per primo non avesse detto quella cosa a proposito della Palmer – ora Smoak – Tech, Sara avrebbe anche potuto credere di non trovarsi realmente nella Star City del futuro.  Non aveva assolutamente idea di cosa fosse successo in quei trenta anni da quando l’aveva lasciata, ma non doveva essere stato niente di piacevole stando agli edifici distrutti, le fiamme sparse, rottami di qualsiasi cosa disseminati per strada. Dava l’impressione di uno scenario di guerra. E aveva una gran voglia di prendere a pugni Rip perché era colpa sua se la città, lei e tutti gli altri si trovavano in quel casino e doveva soltanto ringraziare che al momento era più interessata al come la sua città fosse arrivata a un passo dalla catastrofe. Dove erano finiti tutti? Perché avevano permesso che questo succedesse?
Poi Green Arrow comparve davanti ai loro occhi. Solo che c’era qualcosa di strano nella sua postura, era rigida e all’erta. Intimò loro di non muoversi.
Il sollievo nel vedere finalmente una faccia amica si affievolì in fretta. “Sono io, sono Sara” disse lei, ma Oliver non accennò alcun movimento. Anzi, se possibile, sembrava anche più sospettoso. Il che era ridicolo! Possibile che non l’avesse riconosciuta? E Ray? No, loro non erano invecchiati che di qualche settimana, erano praticamente identici a quando se n’erano andati nel 2016. Forse, si era dimenticato di lei dopo trenta anni di assenza. Fu doloroso solo pensarlo, ma ciò che la preoccupava maggiormente era che se Oliver si era dimenticato di lei allora poteva darsi che non ci fosse rimasto più nessuno a ricordarglielo. Laurel, suo padre. Dov’erano? Perché non erano con Oliver?
“Ti ricordi che Rip Hunter ci ha reclutati per diventare leggende?” era il tentativo di Ray di innescare qualche ricordo, ma in risposta ricette soltanto una freccia.
Mick aprì il fuoco quasi immediatamente, cosa che probabilmente stava aspettando di fare dal momento in cui i loro piedi avevano lasciato la Waverider; Oliver prese a tirare frecce come se la sua vita ne dipendesse.
Sara si rifugiò dietro quello che una volta doveva essere un palazzo mentre ora non era rimasto che un pezzo di cemento buttato così per caso. “Quello non è Oliver Queen” disse perché si rifiutava di credere il contrario. Certo, si vestiva come lui (come aveva appena fatto notare Ray) e tirava esattamente come lui (Leonard) ma  quello non poteva assolutamente essere Oliver Queen e l’avrebbe dimostrato a tutti…
“Arrow, fermati!”
Una persona si frappose tra Green Arrow e il suo obiettivo. Era vestita di nero, i capelli biondi e lunghi, una maschera nera a coprirgli il viso. Una donna.
“Laurel” soffiò lentamente Sara. Quella era Laurel. Solo in quel momento si rese conto di quanto l’avesse terrorizzata il pensiero di sapere sua sorella morta nel 2046. Andò verso di lei, ignorando i tentativi di Rip di farle capire che non era il caso di avvicinarsi per via della linea temporale eccetera eccetera.
“Laurel” disse ancora, sentendosi un po’ meno senza speranza.
Solo che quando Laurel si tolse la maschera non era affatto Laurel. Solo qualcuno che somigliava terribilmente a lei, Sara, e c’era qualcos'altro di familiare che però non riusciva a decifrare. Notò anche che l’espressione di questa ragazza – non poteva avere più di vent'anni – non era soltanto sorpresa, ma commossa in qualche modo. Sembrava sul punto di mettersi a piangere.
“Mamma?” sussurrò, e non attese nient’altro prima di buttare le braccia al collo di Sara e stringere forte.
Tutti gli anni di duro addestramento con la League of Assassins non erano stati in grado di prepararla a questo. Sara era come paralizzata, le braccia flosce lungo i fianchi e lo sguardo perso davanti a lei in una delle tante lingue di fuoco, mentre capelli biondi di… be’, della ragazza che la stava abbracciando le facevano il solletico sulla guancia.
Ci pensò Rip a rompere l’abbraccio. La ragazza non sembrava intenzionata a lasciare andare Sara molto presto e Sara non aveva nemmeno capito cosa diavolo fosse appena successo. Gli altri dovevano essere straniti tanto quanto lei.
“Stiamo facendo a pezzi un’intera linea temporale, dobbiamo andarcene da qui subito.”
L’istinto da assassina di Sara fece ritorno al momento giusto: avvertì il pericolo prima ancora che Green Arrow, chiunque egli fosse in quei giorni, potesse scoccare la freccia e colpire Rip, che finì a terra sgraziato dopo che Sara l’ebbe spostato dalla traiettoria di tiro con uno spintone.
“Connor! Ti ho detto di fermarti” sbottò la ragazza, furiosa. Senza far cenno di aver sentito una sola parola, Connor incoccò un’altra freccia. “Connor, do…”
“Nomi. In. Codice” sibilò lui tra i denti.
“Ok, va bene, Arrow” concesse la ragazza, le mani sui fianchi, ma era più per assecondarlo che per dargli veramente ragione. “Dobbiamo andarcene da qui, Deathstroke starà per arrivare.”
“Deathstroke?” ripetette Sara. “Come ha fatto a scappare da Lian Yu?”
“Come sai che loro non lavorino per lui?” chiese l’uomo incappucciato.
La ragazza sospirò e mormorò qualcosa di incomprensibile. “Lo so e basta, e tu devi fidarti di me” disse, e Sara ebbe l’impressione che gli stesse dicendo dell’altro con lo sguardo.
“Lui potrà anche fidarsi, ma noi no” scandì Leonard, la pistola ben piantata in mano e pronta all’uso.
Tutti, perfino Mick che non aveva una soglia dell’attenzione piuttosto alta quando la cosa riguardava delle faccende non strettamente legate al proprio interesse, furono in grado di percepire il respiro che si mozzava nella gola della ragazza alla vista di Leonard Snart. E avrebbe comunque avuto senso se non avesse continuato a fissarlo come se avesse appena visto un fantasma, proprio come aveva fatto con…
“Oh, no, no, no” prese a cantilenare Rip, i capelli che continuavano a ricadergli sulla fronte nonostante i tentativi di tenerli a bada con la mano ogni cinque secondi. “Non dica niente, già è grave che lei abbia appena incontrato sua madre, non può…”
“Merda!”
“Jefferson!” lo ammonì Stein.
“Scusi, professore, ma credo che sia proprio il momento giusto per dirlo” si giustificò Jax, ripetendo la parola con più enfasi e stavolta pure il professore non trovò niente da obiettare.
Mick cominciò a ridere. “Questa cosa del viaggio nel tempo inizia a piacermi sul serio.”
“Mick” fece Leonard, freddo e tagliente, a mo’ di avvertimento.
“Qualcuno mi può spiegare cosa sta succedendo?” chiese, invece, Ray, che si guardava attorno alla ricerca di qualcuno disposto a condividere con lui quel pezzo di informazione che evidentemente si era perso. “Professore? Rip?”
Ci pensò Gideon.
Ho analizzato il DNA di questa donna: è Laurel Dinah Snart.
“Snart?” fece eco Ray, confuso. “Come lui?” chiese e indicò Leonard, che gli rivolse un’occhiata non troppo amichevole. “No, non può essere. Se è figlia di Sara, come…” si interruppe, accogliendo la rivelazione con le sopracciglia in alto e gli occhi che passavano da Sara a Leonard e viceversa. “Oh.”
La ragazza… Laurel… rimise la maschera sugli occhi e sospirò. “Volete il mio albero genealogico? Vedrò di provvedervene uno, ma dobbiamo assolutamente toglierci dalla strada” disse e senza aspettare nessuno si mise in moto.
“Quella è sicuramente tua figlia” sghignazzò Mick, una pacca sulla spalla a Leonard.
Il commento attirò per qualche istante l’attenzione di Sara, che stava cercando con tutte le sue forze di non pensare a lei e Snart in nessun tipo di situazione che non fosse quella che li vedeva attualmente impegnati, ovvero viaggiatori del tempo barra eroi barra leggende che dovevano il futuro. Tutto il resto – lei madre, di una Snart nondimeno – poteva aspettare, soprattutto quando il nome della ragazza era Laurel. Perché avrebbe dovuto chiamarla come sua sorella? A meno che…
“Perché dovremmo seguirti?” chiese Kendra, parlando per la prima volta.
“Dovete riparare la Waverider, non è così?
*
“Ok, vediamo se ho capito” disse Mick, l’espressione annoiata. “Questo Deathcoso avrebbe ridotto Star City a un ammasso di cemento.”
Black Canary annuì, scambiando uno sguardo con il ragazzone affianco a lei, Green Arrow, che ancora guardava i viaggiatori del tempo sospettoso. “Da allora Conn e io cerchiamo di… be’, non far peggiorare le cose.”
“Peggio di così?” sghignazzò Mick. Sembrava sempre più apparente a tutti (non che lui ne facesse mistero) che la Sta City del 2046 rispondeva esattamente all'idea di parco di divertimento di Mick; quello era il suo regno.
“Hey, idiota, non hai nemmeno idea di cosa…” partì Green Arrow, scattando in piedi, ma si fermò del tutto quando Black Canary gli afferrò il braccio e, proprio come era successo poco prima, fu in grado di fermarlo dall'uccidere uno di loro se non altro.
Mick parve impressionato dalla situazione e non sempre quello che impressionava Mick era positivo per il team. “Amico, forse dovresti cambiare i pantaloni con una gonna perché tra i due è la ragazzina a portarli meglio” abbaiò, riuscendo a stento a trattenere le risate.
Se tutta la faccenda di Black Canary figlia di Sara Lance e Leonard Snart non fosse venuta alla luce in precedenza, qualcuno avrebbe senz'altro potuto arrivarci quando la ragazzina, lasciando perdere per un attimo il compagno furibondo, lanciò un’occhiata gelida in direzione di Mick e senza che quest’ultimo potesse anche solo prevedere un eventuale movimento si ritrovò svenuto a terra con i segni appena visibili – decisamente visibili più tardi – della sola degli stivali su una guancia.
Rimase a fissarlo solo per qualche istante, poi alzò lo sguardo verso Leonard e: “Se l’è cercato” disse, scrollando un po’ le spalle ma evidentemente alla ricerca di… approvazione?... dal padre (che, a proposito, non aveva mosso un muscolo)?
Sara sospirò leggermente, incurante di quello che era appena successo. C’era soltanto una cosa che la disturbava ed era inglese, indossava un cappotto marrone simile a quelli nei film western che suo padre adorava e aveva la straordinaria abilità di non riuscire a dire la verità nemmeno a coloro che avevano praticamente lasciato le proprie vite per salvare la sua famiglia. E il mondo intero, ma al momento non contava.
“Tu lo sapevi?” chiese a Rip, rimanendo perfettamente immobile e sfoggiando lo stesso sguardo che prima aveva assunto la figlia e che evidentemente doveva essere un tratto di famiglia. “Sapevi che tutto questo sarebbe successo alla mia città?”
"No, non sapevo che questo nello specifico sarebbe accaduto" rispose lui, e il modo in cui lo disse fece innervosire Sara. "Ma ero a conoscenza del fatto che sarebbe potuto accadere qualcosa" ammise. 
"E hai pensato bene di non dircelo proprio come tutto il resto" si intromise Leonard, la mano sulla pistola. "Ho lasciato correre la prima volta, adesso non credo che rifarò lo stesso errore." 
"Dobbiamo darci tutti una calmata, okay?" disse Black Canary, frapponendosi tra Leonard e Rip. 
Sara si chiese per un attimo perché la figlia che non sospettava di avere tantomeno di incontrare fosse sempre così disposta a mettersi davanti a un'arma e il suo obiettivo. "Voglio sapere: dove sono tutti? Oliver? Laurel?"
L'espressione di Black Canary (era più facile chiamarla così, anche nella sua testa) divenne improvvisamente triste e cupa. Poteva voler significare soltanto una cosa, ma Sara rimase comunque in attesa di sentirselo dire. "Non è rimasto più nessuno. Soltanto noi due e The Flash, ma lui si sta occupando di Central City."
"Central City?" ripetette Leonard, per la prima volta con un tono diverso da quello che usava di solito. 
Black Canary abbassò lo sguardo solo per un attimo. "Si, anche zia Lisa è..." lasciò la frase in sospeso, ma il finale si poteva capire ugualmente.
Sara si voltò a guardare Leonard in cerca di una reazione, e non si stupì quando non ne trovò alcuna. Qualsiasi cosa stesse provando nel sapere della morte della sorella era bravo a tenerla sotto controllo. Molto meglio di come ci stava riuscendo Sara. "Quindi saranno tutti morti a causa di Deathstroke. Tutti. Noi saremo morti." 
"Non dica più niente" intervenne Rip. "Ms. Snart, è già pericoloso che sappiano di lei." Sia Sara che Leonard si sentirono a disagio nel sentire il cognome della figlia. "Ma è positivo. Una volta completata la nostra missione, ognuno di voi ritornerà alla Star City del 2016 e sarete in grado di fermare la rivolta di Grant Wilson. Questa è solo una potenziale linea temporale" concluse, esasperato. 
"Quindi" iniziò Sara, scavalcando il corpo di Mick per avvicinarsi a Rip. "Questa versione di Star City, tutto questo non deve succedere per forza?"
Involontariamente pensò a Black Canary, a sua figlia, e cercò di non dare a vedere quanto fosse sollevata da quelle parole. Probabilmente non c'era il pericolo che la fraintendesse perché chiunque cambierebbe il destino della propria gente se gliene venisse offerta la possibilità, ma Sara voleva comunque che non ci fossero problemi in quel senso. Perché forse quella linea temporale non si sarebbe mai avverata e forse nemmeno Laurel Dinah Snart sarebbe mai nata, eppure in quel momento c'era e sembrava già influire sui comportamenti di Sara. 
Rip annuì. "Se tutto va bene, questo mondo non avverrà mai."
"Si, be', ma nel frattempo siamo qui" disse Green Arrow, parlando per la prima volta dopo lo scontro con Mick. 
"Connor ha ragione, voi andrete via mentre noi resteremo qui" continuò Black Canary, che aveva messo da parte del tutto l'aria sconfitta di prima per sostituirla con una risoluta. "Ecco cosa faremo: noi vi daremo ciò che vi serve per la nave e voi ci aiuterete a liberarci di Wilson." 
"Mi dispiace, Ms Snart, ma..."
"Accettiamo" dissero Sara e Leonard all'unisono, zittendo Rip. Si voltarono entrambi nella direzione l'uno dell'altra, si scambiarono un'occhiata strana che sorprese perfino loro due e poi iniziarono a pianificare la morte di Deathstroke insieme a loro figlia. 
*
La prima parte del piano era stata un mezzo disastro. Connor Hawke, nonché figlio di Oliver e Felicity, era stato catturato dagli uomini di Deathstroke mentre cercavano di recuperare il prototipo di interfaccia neuromorfica per Gideon dal magazzino in cui Felicity aveva riposto la roba della Smoak Technologies quando si era accorta che le cose in città si erano messe troppo male per continuare con vari esperimenti. 
Il luogo dell’esecuzione non era molto lontano dalla postazione della Waverider, motivo per il quale Rip aveva consigliato di agire in fretta per evitare che qualcuno individuasse la nave. Salvare Connor doveva avvenire in maniera rapida e indolore.
La seconda parte del piano si prospettava anche peggiore. Era ben studiato e stando a Gideon presentava un buon ottantatré percento di possibilità di successo, ma la parte saliente, quella che avrebbe permesso loro di arrivare alla vittoria, non la convinceva per niente. Comunque, né lei né Leonard avevano potuto fare niente per impedirla perché potevano anche essere i genitori di Laurel Dinah Snart ma in realtà non lo erano, non i loro due del passato, e non spettava a loro dirle cosa poteva o non poteva fare; non che lei gliel’avrebbe permesso.
Ecco perché erano tutti in attesa all’interno della Waverider: Mick si era ripreso dal colpo in faccia e sembrava più incazzato che mai (“insegna le buone maniere a tua figlia!” aveva urlato a Leonard mentre Gideon si occupava di rilevare una possibile commozione cerebrale), Ray e Kendra avevano indossato i loro costumi, e Jax e il professor Stein erano l’uno accanto all’altro per fondersi all’occorrenza. C’era perfino Rip.
L’abbiamo vista mentre cercava di intrufolarsi dentro il perimetro, aveva appena detto una delle guardie di Deathstroke che aveva ‘catturato’ Black Canary.
 Tua madre faceva parte della League of Assassins, sarebbe imbarazzata da questo tentativo.
Sara strinse i pugni.
Qual era il tuo piano? Volevi assistere in diretta alla morte del tuo fidanzato? Oppure credevi di arrivare fino a qui stasera e uccidermi?
Le risa di sottofondo erano sguaiate.
“No” rispose Laurel, la voce tranquilla. Poiché il segnale stava per arrivare, il gruppo uscì dalla nave e si apprestò ad attaccare. “Il mio compito era solo quello di distrarti.”
L’istante dopo si scatenò l’inferno.
Black Canary liberò Green Arrow e si gettarono nella mischia. Ormai non era più solo loro due: Firestorm, Hawkgirl e Atom erano già balzati in aria, mentre White Canary, Captain Cold, Heatwave e Rip si davano da fare dal basso.
*
Salutarsi fu strano per entrambe le parti. Sara e Leonard per ovvi motivi, Laurel invece, per sua stessa ammissione, provava un certo senso di disconforto nel lasciare ancora una volta i propri genitori dopo aver potuto trascorrere un po’ di tempo con loro.
Gli altri erano già ritornati alla Waverider; perfino Rip distruggerete-la-linea-temporale Hunter aveva ritenuto opportuno lasciargli un pizzico di privacy. Stavano facendo anche loro ritorno quando Leonard si fermò.
“Non voglio figli, non ne ho mai voluti” disse.
Sara annuì, ma in realtà non aveva capito a cosa volesse arrivare. Aveva l’impressione che Leonard si stesse scusando per qualcosa. “Hai sentito Rip, probabilmente non accadrà nemmeno” ribatté lei, scoprendosi sempre più in colpa man mano che il senso reale di quella frase attecchiva.
“Mi fido più di me stesso che di Rip” replicò, pronto. “Questo – indicò lo spazio tra lui e Sara – non dovrà mai accadere.”
Sara sospirò. Tutta quella discussione era totalmente inutile. Insomma, davvero tutto quello che avevano visto della Star City del 2046 poteva anche non avverarsi. Anzi, Sara stessa avrebbe fatto in modo che niente del genere accadesse alla sua città e alla sua famiglia, a costo della vita. “Va bene” disse, annuendo. “Ma voglio sapere perché.” Se proprio doveva fare un patto con qualcuno – anche un patto strano e decisamente inusuale come quello – che in un certo senso decideva anche le sorti della propria vita voleva saperne almeno il motivo.
Leonard fece per pensarci. Realmente. Non come tutte quelle volte che fingeva di prendere una decisione quando invece ne aveva già presa una. “Non posso essere padre” ammise,  sembrò che la confessione gli costasse parecchio. “Non dopo quello che io e mia sorella abbiamo passato per colpa del nostro. Era un poco di buono e non faceva che bere e prendersela con me e, peggio ancora, con Lisa.” Deglutì un paio di volte, lo sguardo rivolto ovunque tranne che in direzione di Sara. “Uccidere mio padre è stata la cosa migliore che abbia fatto nella mia vita, ma sono destinato a diventare lo stesso padre orribile che è stato lui per noi, quindi no, non voglio figli.”
Sara aveva ascoltato attentamente. Leonard Snart non le era mai sembrato tanto vulnerabile. Vero, non si conoscevano che da qualche settimana e per quanto non lo avesse ancora inquadrato perfettamente, aveva capito fin da subito che non era poi tanto diverso da lei quando si trattava di mettere in parole ciò che gli passava per la testa. Fece qualche passo nella direzione di lui, lentamente e quel poco che bastava per essere più vicini senza metterlo in allarme. “Se può farti stare meglio, non mi è sembrato che Laurel avesse qualche problema con te” disse, scegliendo accuratamente il tono più pacato di cui era capace. Ignorò gli occhi di Leonard che andavano al cielo e continuò prima che potesse fermarla: “Ho avuto il miglior padre che una figlia potrebbe mai avere. Mia madre non ha fatto altro che volermi bene e supportarmi anche quando non me lo meritavo per le tante, tante scelte sbagliate che ho fatto nella mia vita. E sono stata abbastanza fortunata nell’avere una sorella come Laurel, che mi ha perdonato dopo averle rubato il ragazzo ed essere scappata via con lui su una barca.”
“Dimmi che il punto di questa biografia sta per arrivare” la interruppe Leonard, freddo.
Sara lo ignorò solo a metà. “Il punto è che nonostante abbia avuto una famiglia perfetta, sono diventata ugualmente un’assassina” disse, accorgendosi solo in quel momento di essere avvicinata ancora. “Il punto è che non è ereditario.”
Leonard sbuffò. “Come fai a esserne così certa? Fino a tre settimane fa non credevi possibile nemmeno viaggiare nel tempo e invece guarda” disse, allargando le braccia come a voler dire guardati attorno.
Sara scrollò le spalle, avvertendo che la discussione si era appena fatta più leggera. “Chiederò a Rip, ma mi fido più di me stessa che di Rip” rispose, scoccando un sorriso larghissimo perché aveva sempre voluto ritorcere le parole di qualcuno contro se stesso.
E perché ebbe l’effetto desiderato; Leonard accennò quello che doveva essere il primo sorriso sincero – non uno sarcastico o malizioso o maligno – da quando avevano intrapreso il viaggio per diventare leggende.
“Comunque” riprese Sara, voltandosi per cominciare a camminare di nuovo, “ho accettato il tuo accordo, quindi comincerei a guardarmi in faccia quando parliamo, senza andare al di sotto del mento, fossi in te.”
 
 
 
STAR CITY, 2025
Per quanto Sara avesse avuto tempo a sufficienza per abituarsi all’idea – e ne aveva avuto molto più di quanto ogni donna ne ha a disposizione normalmente – fu comunque un tantino sconvolgente e decisamente inaspettato quando il test di gravidanza disse – in senso letterale perché di quei tempi i test di gravidanza parlavano – che in effetti era incinta. Leonard andò solo un po’ fuori di testa, lasciando che vecchi fantasmi tornassero a tormentarlo dopo anni di assenza, prima di dirsi contento di aver mandato all’aria il patto.
  
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