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Autore: Ehyca    09/06/2016    5 recensioni
Minseok non è davvero bravo in cinese, Luhan è lo studente nuovo con dei segreti, Jongdae dà pessimi consigli, ma Kyungsoo no. Sehun apprezzerebbe davvero tanto se Kim Jongin smettesse di interessarsi a lui, Baekhyun e Chanyeol sono davvero sul confine del più-che-solo-amici, e niente, la loro vita si incasina giusto un po'.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lu Han, Lu Han, Un po' tutti, Xiumin, Xiumin
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Sinceramente, Sehun non era del tutto sicuro del perché avesse finito per portare Luhan a prendere il bubble tea. Era piuttosto sicuro di non aver mai acconsentito a tutto questo. Tutto ciò che ricordava era Luhan che nominava la bibita venerdì dopo la scuola, e Sehun aveva riconosciuto il nome cinese perché c'era un piccolo negozio che lo vendeva vicino alla sua vecchia casa; ci andava spesso perché a l'ahjumma—se poteva chiamarla così, dato che era cinese— non dava fastidio che rimanesse lì senza comprare niente quando non voleva tornare a casa. E capitava spesso. Quindi Sehun aveva riconosciuto il nome, e per qualche ragione lo aveva detto a Luhan. E non aveva senso, perché di solito Sehun non rispondeva mai agli sproloqui di Luhan su quanto gli mancasse la Cina o cose così. Ma il ragazzo era sembrato davvero triste, mentre parlava del suo amato zhenzhu naicha, e Sehun sapeva che Luhan si sarebbe rallegrato sapendo di poterlo bere anche qui, quindi l'aveva... semplicemente detto. “So dove puoi comprarlo,” aveva biascicato, quasi contro la propria volontà. Gli occhi del maggiore si erano illuminati di speranza ed eccitazione, e aveva fatto sentire Sehun... caldo, in un certo senso. “C'è un posto vicino a casa mia. Lo gestisce una signora cinese.”
E poi, tipo due minuti dopo, aveva accettato di portare Luhan lì il giorno dopo Natale, o forse era stato Luhan ad accettare per lui, non riusciva davvero a ricordare. Tutto ciò che sapeva era che oggi era il 26 Dicembre, ed era seduto ad un tavolino con il ragazzo cinese, guardandolo mentre sorseggiava felice un bubble tea alla fragola. Luhan aveva passato dieci minuti a parlare animatamente in cinese con la proprietaria, su dove fossero nati o qualcosa del genere, se il mandarino di Sehun non lo ingannava, e ora il maggiore sospirava contento, guardando tutti i caratteri cinese sul menù e sul muro e sembrando pensieroso.
“Allora,” disse Luhan, voltandosi verso di lui. “Com'è stato il tuo Natale, Sehun-ah?”
Sehun rimase immobile e si rifiutò di lasciar trapelare qualsiasi emozione dal proprio viso. “È andato bene,” rispose. “Ho persino ricevuto un regalo.”
Luhan inclinò la testa di lato. “È così strano?” chiese.
“Per me sì,” disse Sehun. Solo una delle sue precedenti madri affidatarie si era disturbata a comprargli un regalo. Aveva imparato a non aspettarsene. “Ho ricevuto delle scarpe nuove.”
Oooh, che fortuna!” esclamò Luhan, e sembrava che lo pensasse davvero. Sehun non aveva bisogno di guardare le scarpe del ragazzo per sapere che non ne riceveva un paio nuovo da tanto tempo. “Io ho detto ai miei genitori di non comprarmi niente. Ma abbiamo fatto una bella cena, ed è stato un regalo fantastico.” Si illuminò. “È successo qualcosa di speciale?”
Sehun fece uno scatto involontario, ma non disse nulla. “No,” rispose.
Di solito non mentiva a Luhan. Non gli diceva mai la completa verità, se mai gli diceva qualcosa, ma non mentiva. Oggi fu un'eccezione. Non se la sentiva di dire la verità.
Perché la verità era che il giorno della Vigilia, la madre affidataria di Sehun aveva bussato alla sua porta, dicendo piano, “Sehun? C'è qualcuno per te alla porta.”
Il che era decisamente strano. Sehun si era accigliato, dirigendosi alla porta, dove aveva trovato il suo fratellastro di 7 anni, che bofonchiava qualcosa a chiunque fosse dall'altra parte. “Il mio nome è Taewoon! Ho sette anni! Sapevi che i gatti atterrano sempre sulle zampe quando cadono? Ma mio padre dice che non posso lanciare il gatto fuori dalla finestra.”
E una voce molto divertita, e terribilmente familiare, aveva risposto, “Sì, penso di averlo sentito una volta.”
Facendo una smorfia, Sehun aveva spinto via il fratello (ma non troppo forte, oppure si sarebbe messo nei guai) e si era messo davanti a Jongin, ruggendo, “Cosa ci fai qui?”
Jongin gli sorrise felice. “Buon Natale, Sehun!”
“Non è Natale,” disse impassibile lui. “Cosa fai qui, Jongin?”
“Non sapevo se avrei avuto tempo di venire domani, quindi sono passato oggi! Ecco, ho portato qualcosa per te.” Detto questo, sollevò una piccola bustina rossa, riempita di carta velina bianca. Quando Sehun si era limitato a fissarla, Jongin aveva riso imbarazzato e l'aveva scossa, dicendo, “Prendila.”
Sehun allungò una mano e prese la busta, ma non diede alcun segno di volerla aprire. “Come facevi a sapere che vivo qui, comunque?”
Il sorriso di Jongin cadde per un secondo. “Io, uh, ho chiesto in giro. A scuola, a dire il vero. L'ho chiesto venerdì alla nostra coordinatrice di classe, le ho detto che dovevo portarti una cosa che ti eri dimenticato.” Cercò di guardare oltre Sehun, dentro casa. “Era tuo fratello quello? Non ti assomiglia affatto. Nemmeno nel comportamento.”
“Va' via, Jongin,” disse Sehun.
Jongin diede un piccolo calcio al terreno, timido, e guardò Sehun attraversò le sue folte ciglia. “Puoi aprire il regalo prima? L'ho preso apposta per te.”
Sehun sbuffò e tirò fuori la carta dalla busta. Dentro c'era un bigliettino, che però ignorò, e una piccola scatolina. La aprì e guardò dentro, bloccandosi quando vide le figure di due ballerini in ceramica dipinta a mano, un ragazzo e una ragazza, su un piedistallo bianco. La riconobbe subito—o meglio, riconobbe lo stile. Avevano visto svariate statuette come questa ad Insadong, quella volta che Luhan lo aveva trascinato in autunno. Sehun sapeva che se avesse girato una piccola manovella alla base, i ballerini avrebbero cominciato a volteggiare e una musichetta da carillon avrebbe cominciato a suonare.
Riportò lo sguardo su Jongin, che lo stava guardando con occhi timidi ed impazienti. Sehun deglutì e mantenne un tono di voce saldo quando disse, “Ecco, l'ho aperto.”
Il sorriso di Jongin non svanì, ma Sehun vide il modo in cui i suoi occhi si indurirono e come le sue labbra si assottigliarono. Sentì qualcosa pesargli sullo stomaco. “Grazie,” disse piano Jongin. “Comunque, ora vado. Spero ti piaccia. Buon Natale, Sehun.”
“Già,” rispose lui, guardando Jongin voltarsi e allontanarsi.
Era tornato in camera subito dopo, e aveva posato la statuetta sulla cassettiera, non sapendo dove altro metterla. La fissò per qualche minuto, poi si ricordò del bigliettino e lo tirò fuori, aprendolo e vedendo un messaggio scritto a mano.
Caro Sehun,
Ricordi quando siamo andati ad Insadong insieme agli altri? Probabilmente sì. Quel giorno mi sono distratto guardando un artista di strada, e quando ti ho ritrovato, ti ho visto guardare una di queste statuette. È stata la prima volta che ti ho visto davvero interessato a qualcosa. Hai sempre un aspetto serio e annoiato, quindi ero felice quando ti ho visto interessato in qualcosa. Ho comprato questa statuetta per me, quando ci sono tornato la settimana scorsa, ma poi ho pensato che ti sarebbe potuta piacere. Ho scelto questa perché sono dei ballerini di danza classica, vedi? La maggior parte delle statuette erano danzatori tradizionali, ma questa mi piaceva di più perché io faccio danza classica. Il ragazzo sta facendo una “pirouette à la séconde,” che è davvero difficile. Non riesco a farla molto bene ancora, ma ci sto lavorando. Comunque, volevo semplicemente dartela. Speravo che forse quando la guarderai, penserai a me quel giorno ad Insadong. Buon Natale, Sehun!
Con amo affetto
Jongin
Sehun aveva fissato quella lettera a lungo prima di gettarla sotto al letto, dove metteva tutta la roba alla quale non voleva pensare. Poi aveva caricato la statuetta, ma senza guardare mentre cominciava a muoversi.
A Luhan non disse niente di tutto questo, però. Non ne voleva parlare. Non voleva che Luhan gli facesse domande al riguardo. Non ci voleva nemmeno pensare. Quindi gli aveva mentito, dicendo che non era successo niente di significante. Sperò che Jongin non ne parlasse con lui.
Fortunatamente, Luhan non fece altre domande, e passarono a parlare di come Minseok lo avesse aiutato a pulire il suo appartamento e di come fossero stati contenti i suoi genitori, e Sehun in qualche modo finì per parlare del suo fratellastro, che era riuscito a mettere le mani nel dolce che aveva preparato la madre prima di cena, e Luhan assaggiò il suo bubble tea al cioccolato senza chiedere, e fece una foto per il suo progetto, ed era... diverso.
Okay, non diverso, perché Luhan era sempre così, così come le loro uscite, ma Sehun si sentiva diverso. Si sentiva... caldo, e non aveva più le spalle rigide. Non sentiva di voler chiedere a Luhan quando se ne sarebbe potuto andare, come faceva di solito. Oppure sì? Quando era stata l'ultima volta che aveva detto quelle parole a Luhan da quando uscivano dopo la scuola? Non riusciva nemmeno a ricordarlo. Ora che ci pensava, non faceva altro che stare seduto ad ascoltare Luhan parlare, bevendo qualsiasi cosa avesse davanti, qualche volta rispondeva alle domande che gli venivano poste, a volte erano risposte formate da più di una frase. E altre volte, quando Luhan rideva per qualcosa di cui stava parlando, le labbra di Sehun si ribellavano, incurvandosi contro la sua volontà.
E la cosa che sembrava più diversa era che a Sehun non dispiaceva. Non si arrabbiava nemmeno quando le sue labbra lo tradivano, o quando si ritrovava a parlare più di quanto non avrebbe fatto prima. A volte, se ci pensava troppo, lo infastidiva, ma non si odiava più per questo. Ad essere onesti, questa era la cosa più vicina alla felicità che Sehun avesse mai provato, e anche se molto probabilmente non sarebbe durata, perché non godersela per un po'?
Anche se se ne sarebbe pentito, per una volta nella vita, perché non poteva essere così vicino all'essere felice?
(No, disse quella fastidiosa voce nella sua testa. Non durerà. Ti porterà solo dolore e delusione. Te la stai cercando. Non farti questo. Ma Sehun non l'ascoltò, anche se probabilmente avrebbe dovuto. Lasciò che la risata di Luhan coprisse quella voce, solo per un po'.)
Un'ora dopo, Luhan chiese a Sehun se volesse andare a casa, e Sehun disse di no. Non c'era niente a casa per lui.
“Grazie per aver fatto questo per me,” disse Luhan, facendo un sorriso vincente. “È stato carino da parte tua. Sono felice che siamo amici.”
Amici. Luhan era suo amico?
Tu non hai amici, disse la vocina irritante.
Per una volta, Sehun si chiese se quella voce dovesse per forza avere ragione.


Minseok non era sicuro di come sentirsi quando Luhan si presentò in ritardo al loro punto di incontro mercoledì prima di cena, ed era ancora meno sicuro di come sentirsi quando Luhan arrivò dicendo, “Scusa, non volevo andarmene fino a che Sehun non fosse tornato a casa.”
“Eri con Sehun?” chiese accigliato. “Pensavo vi doveste vedere nel primo pomeriggio.”
Luhan scrollò le spalle, sorridendo. “Siamo rimasti nel posto del bubble tea per molto tempo,” rispose.
Minseok si rifiutò di arrabbiarsi ancora. Si era ripromesso che non sarebbe più stato così ridicolo. “Oh. Beh, è tutto okay. Dobbiamo solo affrettarci al ristorante, perché devo prendere l'insulina e mangiare presto.” Wow, era bello poterlo ammettere per una volta.
Ristorante?” chiese Luhan, anche se era ovvio che avrebbero mangiato, considerata l'ora.
Minseok sorrise e cominciò a guidarlo in fondo alla strada. “Già. Ti porto fuori a mangiare.”
“Davvero?” domandò Luhan, aumentando il passo per non rimanere indietro. “Perché?”
“Per Natale,” rispose lui, sorridendo leggermente quando vide gli occhi di Luhan illuminarsi. “È il mio regalo per te.”
Ah, ma io non ho niente per te ancora!” esclamò Luhan, in un misto di eccitazione e agitazione. “Non pensavo avresti accettato un regalo da parte mia se lo avessi comprato e non ho ancora avuto tempo di pensare a qualcosa e—”
Minseok lo interruppe con una risata. “È tutto okay, Lu,” disse. “Volevo semplicemente portarti a mangiare fuori per Natale. E hai ragione, non hai il permesso di spendere soldi per me.” Lanciò a Luhan un'occhiataccia scherzosa.
Luhan si imbronciò. “Ma è difficile pensare a qualcosa che non costi niente,” si lamentò.
“Beh, hai tempo fino a Capodanno per pensare a qualcosa,” Minseok sorrise.
Oh, cosa farai a Capodanno?” chiese eccitato l'amico.
“Organizzo una festa a casa mia,” gli disse Minseok, svoltando in un angolo e dando un colpetto alla spalla del ragazzo per far svoltare anche lui. “Solo il nostro piccolo gruppetto. Le stesse persone che sono venute al compleanno di Jongdae, a dire il vero. Non volevo invitare Junmyeon, perché Jongdae mi avrebbe probabilmente ucciso, ma Baekhyun mi ha chiesto se poteva invitarlo e ha detto che verrà. Quindi di nuovo noi sette. Giusto per passare un po' di tempo insieme e fare qualcosa, e se vuoi puoi anche rimanere a dormire.” Si voltò e gli fece un sorriso incerto.
“Sembra divertente,” disse Luhan, illuminandosi. “Verrò di certo.”
“Bene,” continuò Minseok, annuendo e sentendosi sollevato. “Per un secondo ho avuto paura che mi scaricassi per Sehun.” Oh, sembrava decisamente geloso ora.
“Scaricassi?” ripeté Luhan.
Minseok cercò un'altra parola. “Abbandonassi,” chiarì.
Ah.” Luhan sembrò improvvisamente preoccupato. “Mi chiedo cosa farà Sehun…”
Minseok fece una piccola smorfia.
“Ma,” sospirò Luhan, “Non credo che verrebbe se lo invitassi. Anche se accetta di venire con me in alcuni posti, le altre persone non gli piacciono tanto.”
Minseok fece un suono vago.
Seok-ah…posso invitarlo comunque? Non penso che verrà, ma voglio invitarlo, così che sappia che vorrei che ci fosse. Ti andrebbe bene?” chiese Luhan, guardandolo con gli occhi sgranati.
Il maggiore lo guardò, poi distolse lo sguardo. Come poteva dire di no quando Luhan lo guardava in quel modo? Non avrebbe mai potuto resistere a quello sguardo. “Sì, certo,” disse, guardando i negozi che costeggiavano la strada. “Fai pure.”
Luhan gli sorrise grato. “Grazie,” canticchiò.
Ah,” disse Minseok, fermandosi all'improvviso. “Ecco il posto. Entriamo.”
Luhan riuscì a vedere l'insegna prima di venire spinto dentro. “È cinese!” esclamò.
Minseok sorrise per quanto sembrasse contento. “Già. Non pensavi che ti avrei portato in qualche vecchio, noioso ristorante coreano, vero?”
Luhan non rispose, troppo impegnato ad osservare i dipinti tradizionali cinesi che riempivano il ristorante. “Tai hao le!” sussurrò. Fantastico!
Minseok ridacchiò. “Andiamo, sediamoci al tavolo e ordiniamo velocemente, devo mangiare subito.”
Il ragazzo annuì impaziente, e lasciarono che una cameriera li accompagnasse ad un tavolo in un angolo, mentre Luhan chiacchierava in cinese con lei. Ricevettero i loro menù, e Minseok cominciò a studiarlo con attenzione. Quella mattina ne aveva portato una copia a casa, e lo aveva controllato con Kyungsoo, per portarsi avanti. Riso bianco, niente di fritto, evita le salse, punta ai piatti semplici. “Puoi ordinare un piatto vegetariano e uno di carne,” disse a Luhan, “e io farò lo stesso. E puoi portare a casa quello che avanza.”
Luhan acconsentì felice, ridacchiando leggermente mentre leggeva tutte le opzioni. “Beijing kaoya,” mormorò. “Sichuan huoguo, gnam.”
Ordinarono i propri piatti, e Minseok mosse nervosamente il ginocchio, perché avrebbe dovuto cominciare a mangiare cinque minuti fa. Non voleva che Luhan si sentisse in colpa o si preoccupasse, però, quindi non disse niente, controllando discretamente il cellulare ogni trenta secondi e vedendo i minuti passare.
Per fortuna, le prime portate arrivarono poco dopo, e Minseok si affrettò in bagno per prendere l'insulina. Quando tornò, Luhan lo stava aspettando pazientemente, sembrando preoccupato ma senza dire niente. Minseok lo apprezzò.
“Odio i ristoranti,” disse con una piccola risata, sedendosi e guardando i piatti sul tavolo. Cominciò a servirsi, cercando di ricordarsi che cosa gli avesse detto Kyungsoo circa le porzioni. “Così tante tentazioni.”
Luhan iniziò a mettere a sua volta il cibo nel proprio piatto, ma Minseok riusciva a sentire i suoi occhi su di sé, e si agitò leggermente. Contò i piselli verdi al vapore nel proprio piatto ossessivamente, poi ne aggiunse un altro.
“Stavo facendo qualche ricerca,” disse il ragazzo all'improvviso, prendendo un pezzo di anatra speziata.
Huh?” chiese Minseok, sollevando lo sguardo dal piatto.
“In biblioteca,” aggiunse Luhan, portandosi le bacchette alla bocca. Guardò intensamente l'amico. “Ci sono andato dopo che sei andato via Lunedì.”
Oh.” Minseok era leggermente distratto dai calcoli mentali che stava facendo, contando i carboidrati e le calorie. “Cosa stavi cercando?”
“Il diabete,” rispose lui, e la testa di Minseok si alzò di scatto. Luhan sembrava leggermente imbarazzato. “Ero curioso di alcune cose.”
Minseok annuì lentamente. Non lo biasimava per questo. “Avresti potuto chiedere a me se avevi qualche domanda,” disse. “Probabilmente avrei saputo risponderti. O a Kyungsoo.”
Luhan annuì, poi disse, “Volevo cercarlo in cinese. È più facile per me capire.” Minseok pensava che questa non fosse la sola ragione. “Ho imparato alcune cose.”
“Tipo?” chiese, cercando di misurare a occhio quanti grammi fosse un pezzo di pollo.
“Tipo che la maggior parte delle persone con il diabete non sono così attente alla loro dieta.”
Minseok sussultò, e cominciò nuovamente a muovere il ginocchio inconsciamente. “Oh.”
Luhan spostò la salsa dalla sua anatra sopra il riso. “Il sito diceva che molte persone possono mangiare quasi tutto quello che vogliono, purché non esagerino.”
“Già,” mormorò Minseok, masticando lentamente il proprio cibo.
“Ero un po' confuso, perché tu sei sempre così rigido con la tua dieta. Ma non devi esserlo per forza?”
Mia mamma è un'infermiera,” disse Minseok, mettendo in fila i propri piselli verdi.
“Ma Jongdae una volta ha detto che è diventata rigida con il tuo cibo solo dopo che ti sei ammalato,” puntualizzò Luhan, e Minseok sussultò. Maledetto Jongdae.
Ah…sì, lei, um, è diventava più severa dopo l'accaduto. Per il diabete, sai. È diventata stra-attenta.”
“Ma lo è anche Kyungsoo,” continuò lui, e il ginocchio di Minseok cominciò a muoversi più veloce. “Perché anche Kyungsoo è sempre così attento?”
Uno strano, piccolo suono uscì dalle sue labbra, sembrava quasi un lamento. “Perché…um…”
Luhan diede un colpo al tavolo all'improvviso, facendogli sollevare lo sguardo. I suoi occhi erano inquietantemente intensi. “Seok-ah,” disse piano. “Basta inventare scuse.”
Minseok si morse il labbro e prese un profondo respiro. “È solo che—mi dispiace. Non mi piace parlarne. A casa cerchiamo di parlarne il meno possibile, e anche Kyungsoo.”
“Perché?” chiese gentilmente Luhan.
“Perché mi riporta alla mente cose a cui non dovrei pensare,” mormorò. “È solo che ho avuto qualche problema dopo che mi è stato diagnosticato il diabete ed era davvero, davvero brutta, ma ora sto bene e nessuno ne parla così che non ci pensi e... è più facile gestirla in questo modo. Ho solo convinto me stesso e tutti gli altri che è per mia mamma ed è più sicuro che le cose rimangano così. Fino a che non ci penso, tutto andrà bene.” Cercò di fare un sorriso rassicurante, ma era abbastanza sicuro che fosse uscito forzato. Sbuffò e riportò l'attenzione al proprio piatto. “I ristoranti sono terribili,” mormorò. “Troppo cibo.”
Luhan rimase a lungo in silenzio, e Minseok non lo biasimò. Non gli aveva detto nulla in pratica, sempre che Luhan avesse capito metà del suo discorso. Ma quando alla fine parlò, disse, “Non dovevi portarmi a cena fuori.”
Oh, cacchio. Ora Luhan si sentiva in colpa. “No, no, volevo farlo,” disse velocemente Minseok. “Davvero, volevo farlo. È solo difficile per me, ma volevo fare qualcosa di carino per te. Scusa, sto rovinando tutto.”
No, scusami tu,” ribatté Luhan. “Ho iniziato io il discorso. Non avrei dovuto farti tutte quelle domande.”
Minseok scosse la testa, rifiutandosi di lasciare che si prendesse la colpa. “No. Avevi un buon motivo per chiedere. Sono poco chiaro, non rispondo mai a niente. Stavi solo cercando di capire le cose, e io sto solo rendendo le cose più difficili perché ho dei problemi. Ti prego non pensare che sia colpa tua, perché è solo mia.” Guardò l'ora nel proprio telefono. “E ora devo davvero mangiare oppure sarò nei guai, quindi possiamo non parlarne più?”
Luhan deglutì visibilmente. “Sì,” disse. “Certo. Mangiamo.”
Dopodiché ci fu silenzio per un minuto, e Minseok si impegnò a fare altri calcoli mentre si riempiva la bocca. Era noioso e stancante fare tutti quei calcoli, ma almeno lo distraevano dal pensare ad altre cose. Quando fu sicuro di non essere più in pericolo, riprese a parlare. “Allora, com'è andata a Natale?” chiese, mantenendo un tono di voce casuale.
Luhan fece una pausa di un secondo, per poi lanciarsi in un dettagliato racconto, pregno del suo solito entusiasmo, e Minseok lo apprezzava. Era tipico di Luhan. Era quello di cui aveva bisogno al momento.
Il resto della loro cena fu beatamente rilassato. A turno si raccontarono storie circa i Natali passati e riunioni di famiglia, e Luhan tirò fuori la macchina fotografica di Kyungsoo per farsi fare una foto con il cibo e il ristorante alle spalle per il progetto, e Minseok gli parlò dei piani suoi e di Jongdae per Capodanno, e Luhan era raggiante. Luhan era sempre raggiante.
Più tardi, mentre si incamminavano verso casa, Luhan abbracciò Minseok senza preavviso, e il ragazzo si irrigidì per la sorpresa. Si ritrasse prima ancora che Minseok potesse reagire. “Grazie per oggi,” disse, improvvisamente timido. “L'ho apprezzato davvero.”
Minseok sorrise imbarazzato. “È stato un piacere,” disse sincero. Ad essere onesti, nonostante quella breve conversazione che aveva incasinato le cose, la gratitudine di Luhan compensava tutto. “Sono felice ti sia piaciuto.”
“Tanto,” disse Luhan, sorridendo. “È stato il regalo perfetto.”
“Bene,” concluse Minseok. “Vai a lavoro ora?”
Il ragazzo annuì. “Prima passo a casa per lasciare gli avanzi,” disse, sollevando la busta con i contenitori d'asporto che aveva in mano.
“Fai attenzione,” disse Minseok. “Ci vediamo a Capodanno.”
Luhan annuì. “Sì. Ci vediamo.”
Detto questo, presero strade diverse. Mentre Minseok tornava a casa, le mani in tasca, pensò che nonostante tutto, oggi era stato un successo. Sarebbe potuta andare meglio – era ancora un po' arrabbiato per la storia del bubble tea – ma a Luhan era piaciuto. Era quello l'importante, no?
Che Luhan fosse felice.


Capodanno era sempre una specie di avventura, non importava chi ci fosse o cosa facessero. Minseok non era mai stato il tipo di persona che amava le feste scatenate, e ora che aveva scoperto la diagnosi non aveva nemmeno il permesso di bere (così come Kyungsoo), ma questo non impedì che le cose prendessero una piega pazza la sera del 31 Dicembre. I suoi genitori sarebbero stati fuori tutta la notte, e in casa di Minseok c'era un pieno di attività, con Baekhyun, Chanyeol e Jongdae che mandavano giù shottini di soda, e con Luhan e Junmyeon che avevano cominciato a costruire una fortezza di coperte utilizzando le sedie della cucina e i mobili del salotto, mentre Kyungsoo cercava di aiutare Minseok a sistemare la TV vicino al muro senza però toccare niente. Tutti indossavano già il proprio pigiama – alcuni di loro erano arrivati indossandolo – e Chanyeol aveva portato un paio di quelle irritantissime trombette da festa, e c'erano contenitori con schifezze ovunque. Come c'era da aspettarsi, Sehun aveva declinato l'invito di Luhan, ma forse era meglio così, perché non c'era molto altro spazio. Minseok non aveva mai organizzato una festa di Capodanno così grande prima, ma sapeva già che sarebbe stata memorabile.
No, non mettere ancora il film,” disse Baekhyun a voce alta, per farsi sentire sopra il rumore che stava facendo Chanyeol mentre recitava il suo monologo per la commedia. “Non finirà prima di mezzanotte e dovremo mettere in pausa per il conto alla rovescia.”
“Facciamo qualche gioco di società!” suggerì eccitato Jongdae.
Giocarono a Sorry! dentro alla gigantesca fortezza di coperte per circa un'ora, fermandosi solo per sistemare il soffitto che aveva cominciato a cedere. Durante il turno di Junmyeon, Kyungsoo esclamò all'improvviso, “Sono le 11:58!”
Ci fu una corsa verso il telecomando, e accesero la TV sul canale che faceva il conto alla rovescia. Jongdae riempì i bicchieri da vino di tutti con della Sprite (e Minseok si prese un po' d'acqua) e Chanyeol distribuì le varie trombette. Tutti gridarono gli ultimi secondi dell'anno—“Tre, due, uno!”—e poi sette trombette cominciarono a suonare all'unisono, e i bicchieri a tintinnare mentre le bibite venivano bevute, Baekhyun e Chanyeol si abbracciarono, Jongdae si buttò su Minseok, il quale non poté fare a meno di ridere per tutto e niente allo stesso tempo. Cinque minuti dopo ripresero a giocare a Sorry!
Successivamente guardarono un film, anche se Baekhyun e Jongdae si addormentarono a metà di esso. Baekhyun si era raggomitolato a terra con la testa sopra le gambe di Chanyeol, il quale gli accarezzava delicatamente i capelli mentre continuava a guardare lo schermo, e Jongdae era poggiato su Minseok. Luhan si era allontanato un attimo per parlare con Yixing su skype; Minseok l'aveva aiutato a sistemare tutto prima. Quando tornò alla fortezza, il film era finito, e Junmyeon si era addormentato contro il divano, mentre Minseok, Chanyeol e Kyungsoo discutevano su quale film della Disney fosse migliore. Quando l'orologio segnò le 3 del mattino, Kyungsoo si trovò un posticino sotto al tavolino in cui passare la notte, a distanza di sicurezza da tutti gli altri, e Chanyeol spostò gentilmente la testa di Baekhyun dalle proprie gambe al cuscino, posando una coperta sul suo corpo e poi sistemandosi accanto a lui. Minseok svegliò Jongdae per farlo sdraiare vicino a Junmyeon, il quale si svegliò e accettò il cuscino che gli stava offrendo Luhan, per poi stiracchiarsi e rimettersi a dormire. Minseok si allontanò per prendere il tanto di insulina che gli serviva per il resto della notte, e poi lui e Luhan si sistemarono nell'unico spazio del salotto rimasto disponibile, proprio al centro della loro fortezza, premuti l'uno contro l'altro per la mancanza di spazio. Questa fortezza non era stata fatta per contenere sette ragazzi addormentati (specialmente se uno di quei sette ragazzi era Chanyeol).
Minseok di solito prendeva sonno facilmente, soprattutto dopo una giornata e una notte così lunga, ma per qualche ragione, il sonno gli sfuggì quella volta. Rimase sveglio sul pavimento, a fissare il soffitto di coperte che non riusciva a vedere al buio, e sentì il braccio di Luhan premere contro il proprio, e forse la spalla di Jongdae contro il proprio piede. Ascoltò il respiro di tutti, delicati ma rumorosi per il silenzio del soggiorno. Chiuse gli occhi e cercò di addormentarsi, ma il suo cervello rimase testardamente sveglio. Non dormire non era una cosa buona, perché significava che presto gli sarebbe venuta fame e non avrebbe potuto mangiare, ma non poteva farci niente. Pensando che potesse essere colpa della poca aria che circolava là dentro, o forse solo l'adrenalina che si rifiutava di lasciare il suo corpo, si alzò in piedi con attenzione e andò in cucina, versandosi un bicchiere d'acqua e sedendosi sul bancone perché avevano usato tutte le sedie per costruire il forte.
Si sentì leggermente meglio ora, poteva respirare e rilassarsi in completo silenzio e al buio, mentre fissava il tavolo di cucina senza vederlo realmente e chiedendosi che ora fosse senza però disturbarsi a controllare. Probabilmente erano le quattro circa. Avrebbe dovuto fare colazione tra tre ore e mezzo. Il brontolare del suo stomaco gli fece capire che sarebbe stato difficile aspettare tanto.
Sentì i passi prima di vedere la persona che li aveva fatti. “Stai bene?” chiese piano Luhan, la voce poco più di un sussurro.
Mmm,” Minseok annuì. “Non riuscivo a dormire.”
Luhan rise piano. “Nemmeno io. Non mi sorprende. È stata una nottata pazzesca. Frenetica.”
Minseok non poté fare a meno di ridere. Si ricordava ancora il momento in cui aveva insegnato quella parola al ragazzo, quasi quattro mesi prima.
Luhan si avvicinò a Minseok, poi fece un cenno verso il bancone. “Posso sedermi?”
“Certo,” rispose lui, facendogli un po' di spazio così che potesse saltare su accanto a lui, così vicino che le loro gambe si toccavano. A Minseok non dispiaceva quella vicinanza.
“Non ho ancora il tuo regalo di Natale,” disse Luhan, a voce bassa e vergognandosi. “Hai detto che avevo fino a Capodanno.”
Minseok ridacchiò. Sinceramente non ci aveva nemmeno pensato, mentre Luhan pensava di aver commesso un vero crimine. “Ti do più tempo,” disse. “So che sei impegnato. Non preoccuparti.”
“Te lo darò presto,” promise Luhan. “Appena possibile.”
Minseok si limitò ad annuire, e rimasero seduti in silenzio per un po', ad ascoltare il ticchettio dell'orologio. Minseok contò i secondi fino a che Luhan non parlò ancora.
“Mi sono divertito oggi,” disse piano, con la voce piena di ciò che sembrava affetto. “È stato bello, avere tutti riuniti di nuovo.”
“Già,” confermò lui. Non si vedevano tutti insieme da quella famosa gita ad Insadong. Ci fu un altro silenzio e poi Minseok chiese, “Come passavi di solito il Capodanno in Cina?”
Luhan scrollò le spalle. “Di solito con Yixing e qualche altro nostro amico. Oggi c'erano Zitao e Wufan lì, stavano mangiando la torta.” Sospirò. “Mi piace davvero stare qui, ma mi mancano.”
Per quanto a Minseok potesse far piacere che a Luhan piacesse la Corea, nonostante le circostanze, era sempre stato curioso di una cosa. “Perché tu e i tuoi genitori ve ne siete andati?”
Luhan sospirò piano, muovendosi leggermente. “Anche in Cina eravamo poveri,” ammise. “Mio padre perse il lavoro, e comunque non avevamo mai avuto tanti soldi. Noi... ah, qual è la parola? Siamo stati costretti a lasciare la casa.”
Qualcosa si strinse nel petto di Minseok. “‘Sfrattati,’” gli disse automaticamente.
“Già, quello. Quindi ci siamo dovuti trasferire,” continuò Luhan, sembrando triste.
“Ma perché in Corea? Hai detto che i tuoi genitori non sapevano una parola di coreano,” evidenziò Minseok.
Luhan rimase in silenzio per un secondo prima di rispondere, “C'erano delle opportunità qui.”
Minseok si accigliò, sussultando leggermente quando Luhan si poggiò al suo braccio. “Ma il lavoro dei tuoi genitori…”
Luhan sbuffò. “Le cose si sono incasinate,” disse piano.
Minseok si ricordò di avergli sentito dire la stessa cosa la notte che aveva dormito a casa sua. Tutto è così incasinato.
Non fece altre domande. Sapeva cosa si provava a non voler condividere tutti i propri problemi con qualcun altro.
“Beh,” disse deciso. “So che è stata difficile per te, ma io sono contento che sia venuto qui.”
“Davvero?” chiese Luhan, e la sua voce era così sincera e speranzosa che Minseok sentì una stretta al cuore.
“Sì,” riuscì a dire, nonostante la gola secca. “Lo sono davvero.”
Luhan posò la testa sulla sua spalla allora, e i capelli scompigliati gli solleticarono il mento, e sussurrò, “Grazie, Minseok.”
Minseok deglutì a fatica, poi inclinò la testa per posarla su quella del ragazzo, sentendo che potesse significare qualcosa, ma non potendo essere sicuro di nulla a quest'ora della notte, quando tutto sembrava un sogno. “Quando vuoi, Lu,” sussurrò in risposta.
Non si ricordava di essere sceso dal bancone, o di essere tornato alla fortezza di coperte, ma diverse ore dopo si svegliò al suono della sua sveglia, che gli diceva che era ora di andare a mangiare, e Luhan era lì, il viso a pochi centimetri di distanza, e ci volle qualche momento perché il suo cervello ancora mezzo assopito si ricordasse che non era un angelo.
A volte, era così facile sbagliarsi.

  
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