Sinceramente,
Sehun non era del tutto sicuro del perché avesse finito per
portare Luhan a prendere il bubble tea. Era piuttosto sicuro di non
aver mai acconsentito a tutto questo. Tutto ciò che
ricordava era Luhan che nominava la bibita venerdì dopo la
scuola, e Sehun aveva riconosciuto il nome cinese perché
c'era un piccolo negozio che lo vendeva vicino alla sua vecchia casa;
ci andava spesso perché a l'ahjumma—se poteva
chiamarla così, dato che era cinese— non dava
fastidio che rimanesse lì senza comprare niente quando non
voleva tornare a casa. E capitava spesso. Quindi Sehun aveva
riconosciuto il nome, e per qualche ragione lo aveva detto a Luhan. E
non aveva senso, perché di solito Sehun non rispondeva mai
agli sproloqui di Luhan su quanto gli mancasse la Cina o cose
così. Ma il ragazzo era sembrato davvero triste, mentre
parlava del suo amato zhenzhu naicha, e Sehun sapeva che Luhan si sarebbe rallegrato
sapendo di poterlo bere anche qui, quindi l'aveva... semplicemente
detto. “So dove puoi comprarlo,” aveva biascicato,
quasi contro la propria volontà. Gli occhi del maggiore si
erano illuminati di speranza ed eccitazione, e aveva fatto sentire
Sehun... caldo, in un certo senso. “C'è un posto
vicino a casa mia. Lo gestisce una signora cinese.”
E poi, tipo due minuti dopo,
aveva accettato di portare Luhan lì il giorno dopo Natale, o
forse era stato Luhan ad accettare per lui, non riusciva davvero a
ricordare. Tutto ciò che sapeva era che oggi era il 26
Dicembre, ed era seduto ad un tavolino con il ragazzo cinese,
guardandolo mentre sorseggiava felice un bubble tea alla fragola. Luhan aveva passato dieci
minuti a parlare animatamente in cinese con la proprietaria, su dove
fossero nati o qualcosa del genere, se il mandarino di Sehun non lo
ingannava, e ora il maggiore sospirava contento, guardando tutti i
caratteri cinese sul menù e sul muro e sembrando pensieroso.
“Allora,” disse Luhan,
voltandosi verso di lui. “Com'è stato il tuo
Natale, Sehun-ah?”
Sehun rimase immobile e si
rifiutò di lasciar trapelare qualsiasi emozione dal proprio
viso. “È andato bene,” rispose.
“Ho persino ricevuto un regalo.”
Luhan inclinò la
testa di lato. “È così
strano?” chiese.
“Per me sì,” disse Sehun. Solo
una delle sue precedenti madri affidatarie si era disturbata a
comprargli un regalo. Aveva imparato a non aspettarsene. “Ho
ricevuto delle scarpe nuove.”
“Oooh, che fortuna!”
esclamò Luhan, e sembrava che lo pensasse davvero. Sehun non
aveva bisogno di guardare le scarpe del ragazzo per sapere che non ne
riceveva un paio nuovo da tanto tempo. “Io ho detto ai miei
genitori di non comprarmi niente. Ma abbiamo fatto una bella cena, ed
è stato un regalo fantastico.” Si
illuminò. “È successo qualcosa di
speciale?”
Sehun fece uno scatto
involontario, ma non disse nulla. “No,” rispose.
Di solito non mentiva a Luhan.
Non gli diceva mai la completa verità, se mai gli diceva
qualcosa, ma non mentiva. Oggi fu un'eccezione. Non se la sentiva di
dire la verità.
Perché la
verità era che il giorno della Vigilia, la madre affidataria
di Sehun aveva bussato alla sua porta, dicendo piano, “Sehun?
C'è qualcuno per te alla porta.”
Il che era decisamente strano.
Sehun si era accigliato, dirigendosi alla porta, dove aveva trovato il
suo fratellastro di 7 anni, che bofonchiava qualcosa a chiunque fosse
dall'altra parte. “Il mio nome
è Taewoon! Ho sette anni! Sapevi che i gatti atterrano
sempre sulle zampe quando cadono? Ma mio padre dice che non posso
lanciare il gatto fuori dalla finestra.”
E una voce molto divertita, e
terribilmente familiare, aveva risposto, “Sì,
penso di averlo sentito una volta.”
Facendo una smorfia, Sehun
aveva spinto via il fratello (ma non troppo forte, oppure si sarebbe
messo nei guai) e si era messo davanti a Jongin, ruggendo, “Cosa ci fai
qui?”
Jongin gli sorrise felice.
“Buon Natale, Sehun!”
“Non è
Natale,” disse impassibile
lui. “Cosa fai qui, Jongin?”
“Non sapevo se avrei
avuto tempo di venire domani, quindi sono passato oggi! Ecco, ho
portato qualcosa per te.” Detto questo,
sollevò una piccola bustina rossa, riempita di carta velina
bianca. Quando Sehun si era limitato a fissarla, Jongin aveva riso
imbarazzato e l'aveva scossa, dicendo, “Prendila.”
Sehun allungò una
mano e prese la busta, ma non diede alcun segno di volerla aprire.
“Come facevi a sapere che vivo qui, comunque?”
Il sorriso di Jongin cadde per un secondo.
“Io, uh, ho chiesto in giro. A scuola, a dire il vero. L'ho
chiesto venerdì alla nostra coordinatrice di classe, le ho
detto che dovevo portarti una cosa che ti eri dimenticato.”
Cercò di guardare oltre Sehun, dentro casa. “Era
tuo fratello quello? Non ti assomiglia affatto. Nemmeno nel
comportamento.”
“Va' via, Jongin,” disse
Sehun.
Jongin diede un piccolo calcio
al terreno, timido, e guardò Sehun attraversò le
sue folte ciglia. “Puoi aprire il regalo prima? L'ho preso
apposta per te.”
Sehun sbuffò e
tirò fuori la carta dalla busta. Dentro c'era un
bigliettino, che però ignorò, e una piccola
scatolina. La aprì e guardò dentro, bloccandosi
quando vide le figure di due ballerini in ceramica dipinta a mano, un
ragazzo e una ragazza, su un piedistallo bianco. La riconobbe
subito—o meglio, riconobbe lo stile. Avevano visto svariate
statuette come questa ad Insadong, quella volta che Luhan lo aveva
trascinato in autunno. Sehun sapeva che se avesse girato una piccola
manovella alla base, i ballerini avrebbero cominciato a volteggiare e
una musichetta da carillon avrebbe cominciato a suonare.
Riportò lo sguardo
su Jongin, che lo stava guardando con occhi timidi ed impazienti. Sehun
deglutì e mantenne un tono di voce saldo quando disse, “Ecco, l'ho
aperto.”
Il sorriso di Jongin non svanì, ma
Sehun vide il modo in cui i suoi occhi si indurirono e come le sue
labbra si assottigliarono. Sentì qualcosa pesargli sullo
stomaco. “Grazie,” disse piano Jongin.
“Comunque, ora vado. Spero ti piaccia. Buon Natale,
Sehun.”
“Già,” rispose lui,
guardando Jongin voltarsi e allontanarsi.
Era tornato in camera subito
dopo, e aveva posato la statuetta sulla cassettiera, non sapendo dove
altro metterla. La fissò per qualche minuto, poi si
ricordò del bigliettino e lo tirò fuori,
aprendolo e vedendo un messaggio scritto a mano.
Caro Sehun,
Ricordi quando siamo andati ad
Insadong insieme agli altri? Probabilmente sì. Quel giorno
mi sono distratto guardando un artista di strada, e quando ti ho
ritrovato, ti ho visto guardare una di queste statuette. È
stata la prima volta che ti ho visto davvero interessato a qualcosa.
Hai sempre un aspetto serio e annoiato, quindi ero felice quando ti ho
visto interessato in qualcosa. Ho comprato questa statuetta per me,
quando ci sono tornato la settimana scorsa, ma poi ho pensato che ti
sarebbe potuta piacere. Ho scelto questa perché sono dei
ballerini di danza classica, vedi? La maggior parte delle statuette
erano danzatori tradizionali, ma questa mi piaceva di più
perché io faccio danza classica. Il ragazzo sta facendo una
“pirouette à la séconde,” che
è davvero difficile. Non riesco a farla molto bene ancora,
ma ci sto lavorando. Comunque, volevo semplicemente dartela. Speravo
che forse quando la guarderai, penserai a me quel giorno ad Insadong. Buon
Natale, Sehun!
Con amo affetto
Jongin
Sehun aveva fissato quella
lettera a lungo prima di gettarla sotto al letto, dove metteva tutta la
roba alla quale non voleva pensare. Poi aveva caricato la statuetta, ma
senza guardare mentre cominciava a muoversi.
A Luhan non disse niente di
tutto questo, però. Non ne voleva parlare. Non voleva che
Luhan gli facesse domande al riguardo. Non ci voleva nemmeno pensare. Quindi gli aveva mentito,
dicendo che non era successo niente di significante. Sperò
che Jongin non ne parlasse con lui.
Fortunatamente, Luhan non fece
altre domande, e passarono a parlare di come Minseok lo avesse aiutato
a pulire il suo appartamento e di come fossero stati contenti i suoi
genitori, e Sehun in qualche modo finì per parlare del suo
fratellastro, che era riuscito a mettere le mani nel dolce che aveva
preparato la madre prima di cena, e Luhan assaggiò il suo
bubble tea al cioccolato senza chiedere, e fece una foto per il suo
progetto, ed era... diverso.
Okay, non diverso,
perché Luhan era sempre così, così
come le loro uscite, ma Sehun si sentiva diverso. Si sentiva... caldo,
e non aveva più le spalle rigide. Non sentiva di voler
chiedere a Luhan quando se ne sarebbe potuto andare, come faceva di
solito. Oppure sì? Quando era stata l'ultima volta che aveva
detto quelle parole a Luhan da quando uscivano dopo la scuola? Non
riusciva nemmeno a ricordarlo. Ora che ci pensava, non faceva altro che
stare seduto ad ascoltare Luhan parlare, bevendo qualsiasi cosa avesse
davanti, qualche volta rispondeva alle domande che gli venivano poste,
a volte erano risposte formate da più di una frase. E altre
volte, quando Luhan rideva per qualcosa di cui stava parlando, le
labbra di Sehun si ribellavano, incurvandosi contro la sua
volontà.
E la cosa che sembrava
più diversa era che a Sehun non dispiaceva.
Non si arrabbiava nemmeno quando le sue labbra lo tradivano, o quando
si ritrovava a parlare più di quanto non avrebbe fatto
prima. A volte, se ci pensava troppo, lo infastidiva, ma non si odiava
più per questo. Ad essere onesti, questa era la cosa
più vicina alla felicità che Sehun avesse mai provato, e
anche se molto probabilmente non sarebbe durata, perché non
godersela per un po'?
Anche se se ne sarebbe pentito,
per una volta nella vita, perché non poteva essere
così vicino all'essere felice?
(No, disse quella fastidiosa voce
nella sua testa. Non durerà. Ti
porterà solo dolore e delusione. Te la stai cercando. Non
farti questo. Ma Sehun non
l'ascoltò, anche se probabilmente avrebbe dovuto.
Lasciò che la risata di Luhan coprisse quella voce, solo per
un po'.)
Un'ora dopo, Luhan chiese a
Sehun se volesse andare a casa, e Sehun disse di no. Non c'era niente a
casa per lui.
“Grazie per aver
fatto questo per me,” disse Luhan,
facendo un sorriso vincente. “È stato carino da
parte tua. Sono felice che siamo amici.”
Amici. Luhan era suo amico?
Tu non hai amici, disse la vocina irritante.
Per una volta, Sehun si chiese
se quella voce dovesse per forza avere ragione.
Minseok non era sicuro di come
sentirsi quando Luhan si presentò in ritardo al loro punto
di incontro mercoledì prima di cena, ed era ancora meno
sicuro di come sentirsi quando Luhan arrivò dicendo,
“Scusa, non volevo andarmene fino a che Sehun non fosse
tornato a casa.”
“Eri con Sehun?” chiese
accigliato. “Pensavo vi doveste vedere nel primo
pomeriggio.”
Luhan scrollò le
spalle, sorridendo. “Siamo rimasti nel posto del bubble tea
per molto tempo,” rispose.
Minseok si rifiutò
di arrabbiarsi ancora. Si era ripromesso che non sarebbe più
stato così ridicolo. “Oh. Beh, è tutto
okay. Dobbiamo solo affrettarci al ristorante, perché devo
prendere l'insulina e mangiare presto.” Wow, era bello
poterlo ammettere per una volta.
“Ristorante?” chiese
Luhan, anche se era ovvio che avrebbero mangiato, considerata l'ora.
Minseok sorrise e
cominciò a guidarlo in fondo alla strada.
“Già. Ti porto fuori a mangiare.”
“Davvero?” domandò
Luhan, aumentando il passo per non rimanere indietro.
“Perché?”
“Per Natale,” rispose lui,
sorridendo leggermente quando vide gli occhi di Luhan illuminarsi.
“È il mio regalo per te.”
“Ah, ma io non ho niente per te
ancora!” esclamò Luhan, in un misto di eccitazione
e agitazione. “Non pensavo avresti accettato un regalo da
parte mia se lo avessi comprato e non ho ancora avuto tempo di pensare
a qualcosa e—”
Minseok lo interruppe con una
risata. “È tutto okay, Lu,” disse.
“Volevo semplicemente portarti a mangiare fuori per Natale. E
hai ragione, non hai il permesso di spendere soldi per me.”
Lanciò a Luhan un'occhiataccia scherzosa.
Luhan si imbronciò.
“Ma è difficile pensare a qualcosa che non costi
niente,” si lamentò.
“Beh, hai tempo fino
a Capodanno per pensare a qualcosa,” Minseok sorrise.
“Oh, cosa farai a
Capodanno?” chiese eccitato l'amico.
“Organizzo una festa
a casa mia,” gli disse Minseok,
svoltando in un angolo e dando un colpetto alla spalla del ragazzo per
far svoltare anche lui. “Solo il nostro piccolo gruppetto. Le
stesse persone che sono venute al compleanno di Jongdae, a dire il
vero. Non volevo invitare Junmyeon, perché Jongdae mi
avrebbe probabilmente ucciso, ma Baekhyun mi ha chiesto se poteva
invitarlo e ha detto che verrà. Quindi di nuovo noi sette.
Giusto per passare un po' di tempo insieme e fare qualcosa, e se vuoi
puoi anche rimanere a dormire.” Si voltò e gli
fece un sorriso incerto.
“Sembra divertente,” disse Luhan,
illuminandosi. “Verrò di certo.”
“Bene,”
continuò Minseok, annuendo e sentendosi sollevato.
“Per un secondo ho avuto paura che mi scaricassi per
Sehun.” Oh, sembrava decisamente geloso ora.
“Scaricassi?” ripeté
Luhan.
Minseok cercò
un'altra parola. “Abbandonassi,” chiarì.
“Ah.” Luhan
sembrò improvvisamente preoccupato. “Mi chiedo
cosa farà Sehun…”
Minseok fece una piccola
smorfia.
“Ma,” sospirò
Luhan, “Non credo che verrebbe se lo invitassi. Anche se
accetta di venire con me in alcuni posti, le altre persone non gli
piacciono tanto.”
Minseok fece un suono vago.
“Seok-ah…posso
invitarlo comunque? Non penso che verrà, ma voglio
invitarlo, così che sappia che vorrei che ci fosse. Ti
andrebbe bene?” chiese Luhan, guardandolo con gli occhi
sgranati.
Il maggiore lo
guardò, poi distolse lo sguardo. Come poteva dire di no
quando Luhan lo guardava in quel modo? Non avrebbe mai potuto resistere
a quello sguardo. “Sì, certo,” disse,
guardando i negozi che costeggiavano la strada. “Fai
pure.”
Luhan gli sorrise grato.
“Grazie,” canticchiò.
“Ah,” disse Minseok,
fermandosi all'improvviso. “Ecco il posto.
Entriamo.”
Luhan riuscì a
vedere l'insegna prima di venire spinto dentro. “È
cinese!” esclamò.
Minseok sorrise per quanto
sembrasse contento. “Già. Non pensavi che ti avrei
portato in qualche vecchio, noioso ristorante coreano, vero?”
Luhan non rispose, troppo
impegnato ad osservare i dipinti tradizionali cinesi che riempivano il
ristorante. “Tai hao le!” sussurrò. Fantastico!
Minseok ridacchiò.
“Andiamo, sediamoci al tavolo e ordiniamo velocemente, devo
mangiare subito.”
Il ragazzo annuì impaziente, e
lasciarono che una cameriera li accompagnasse ad un tavolo in un
angolo, mentre Luhan chiacchierava in cinese con lei. Ricevettero i
loro menù, e Minseok cominciò a studiarlo con
attenzione. Quella mattina ne aveva portato una copia a casa, e lo
aveva controllato con Kyungsoo, per portarsi avanti. Riso bianco, niente di fritto,
evita le salse, punta ai piatti semplici. “Puoi ordinare un
piatto vegetariano e uno di carne,” disse a Luhan,
“e io farò lo stesso. E puoi portare a casa quello
che avanza.”
Luhan acconsentì
felice, ridacchiando leggermente mentre leggeva tutte le opzioni.
“Beijing kaoya,” mormorò. “Sichuan huoguo, gnam.”
Ordinarono i propri piatti, e
Minseok mosse nervosamente il ginocchio, perché avrebbe
dovuto cominciare a mangiare cinque minuti fa. Non voleva che Luhan si
sentisse in colpa o si preoccupasse, però, quindi non disse
niente, controllando discretamente il cellulare ogni trenta secondi e
vedendo i minuti passare.
Per fortuna, le prime portate
arrivarono poco dopo, e Minseok si affrettò in bagno per
prendere l'insulina. Quando tornò, Luhan lo stava aspettando
pazientemente, sembrando preoccupato ma senza dire niente. Minseok lo
apprezzò.
“Odio i ristoranti,” disse con una
piccola risata, sedendosi e guardando i piatti sul tavolo.
Cominciò a servirsi, cercando di ricordarsi che cosa gli
avesse detto Kyungsoo circa le porzioni. “Così
tante tentazioni.”
Luhan iniziò a
mettere a sua volta il cibo nel proprio piatto, ma Minseok riusciva a
sentire i suoi occhi su di sé, e si agitò
leggermente. Contò i piselli verdi al vapore nel proprio
piatto ossessivamente, poi ne aggiunse un altro.
“Stavo facendo
qualche ricerca,” disse il ragazzo
all'improvviso, prendendo un pezzo di anatra speziata.
“Huh?” chiese Minseok,
sollevando lo sguardo dal piatto.
“In biblioteca,” aggiunse Luhan,
portandosi le bacchette alla bocca. Guardò intensamente
l'amico. “Ci sono andato dopo che sei andato via
Lunedì.”
“Oh.” Minseok era
leggermente distratto dai calcoli mentali che stava facendo, contando i
carboidrati e le calorie. “Cosa stavi cercando?”
“Il diabete,” rispose lui,
e la testa di Minseok si alzò di scatto. Luhan sembrava
leggermente imbarazzato. “Ero curioso di alcune
cose.”
Minseok annuì
lentamente. Non lo biasimava per questo. “Avresti potuto
chiedere a me se avevi qualche domanda,” disse.
“Probabilmente avrei saputo risponderti. O a
Kyungsoo.”
Luhan annuì, poi
disse, “Volevo cercarlo in cinese. È
più facile per me capire.” Minseok pensava che
questa non fosse la sola ragione. “Ho imparato alcune
cose.”
“Tipo?” chiese, cercando
di misurare a occhio quanti grammi fosse un pezzo di pollo.
“Tipo che la maggior
parte delle persone con il diabete non sono così attente
alla loro dieta.”
Minseok sussultò, e
cominciò nuovamente a muovere il ginocchio inconsciamente.
“Oh.”
Luhan spostò la
salsa dalla sua anatra sopra il riso. “Il sito diceva che
molte persone possono mangiare quasi tutto quello che vogliono,
purché non esagerino.”
“Già,” mormorò
Minseok, masticando lentamente il proprio cibo.
“Ero un po' confuso,
perché tu sei sempre così rigido con la tua
dieta. Ma non devi esserlo per forza?”
“Mia mamma è
un'infermiera,” disse Minseok, mettendo in fila i propri
piselli verdi.
“Ma Jongdae una volta
ha detto che è diventata rigida con il tuo cibo solo dopo
che ti sei ammalato,”
puntualizzò Luhan, e Minseok sussultò. Maledetto
Jongdae.
“Ah…sì,
lei, um, è diventava più severa dopo l'accaduto.
Per il diabete, sai. È diventata stra-attenta.”
“Ma lo è
anche Kyungsoo,”
continuò lui, e il ginocchio di Minseok cominciò
a muoversi più veloce. “Perché anche
Kyungsoo è sempre così attento?”
Uno strano, piccolo suono
uscì dalle sue labbra, sembrava quasi un lamento.
“Perché…um…”
Luhan diede un colpo al tavolo
all'improvviso, facendogli sollevare lo sguardo. I suoi occhi erano
inquietantemente intensi. “Seok-ah,” disse piano.
“Basta inventare scuse.”
Minseok si morse il labbro e
prese un profondo respiro. “È solo
che—mi dispiace. Non mi piace parlarne. A casa cerchiamo di
parlarne il meno possibile, e anche Kyungsoo.”
“Perché?” chiese gentilmente
Luhan.
“Perché mi
riporta alla mente cose a cui non dovrei pensare,”
mormorò. “È solo che ho avuto qualche
problema dopo che mi è stato diagnosticato il diabete ed era
davvero, davvero brutta, ma ora sto bene e nessuno ne parla
così che non ci pensi e... è più
facile gestirla in questo modo. Ho solo convinto me stesso e tutti gli
altri che è per mia mamma ed è più
sicuro che le cose rimangano così. Fino a che non ci penso,
tutto andrà bene.” Cercò di fare un
sorriso rassicurante, ma era abbastanza sicuro che fosse uscito
forzato. Sbuffò e riportò l'attenzione al proprio
piatto. “I ristoranti sono terribili,”
mormorò. “Troppo cibo.”
Luhan rimase a lungo in
silenzio, e Minseok non lo biasimò. Non gli aveva detto
nulla in pratica, sempre che Luhan avesse capito metà del
suo discorso. Ma quando alla fine parlò, disse,
“Non dovevi portarmi a cena fuori.”
Oh, cacchio. Ora Luhan si
sentiva in colpa. “No, no, volevo farlo,” disse
velocemente Minseok. “Davvero, volevo farlo. È
solo difficile per me, ma volevo fare qualcosa di
carino per te. Scusa, sto rovinando tutto.”
“No, scusami tu,” ribatté
Luhan. “Ho iniziato io il discorso. Non avrei dovuto farti
tutte quelle domande.”
Minseok scosse la testa,
rifiutandosi di lasciare che si prendesse la colpa. “No.
Avevi un buon motivo per chiedere. Sono poco chiaro, non rispondo mai a
niente. Stavi solo cercando di capire le cose, e io sto solo rendendo
le cose più difficili perché ho dei problemi. Ti
prego non pensare che sia colpa tua, perché è
solo mia.” Guardò l'ora nel proprio telefono.
“E ora devo davvero mangiare oppure sarò nei guai,
quindi possiamo non parlarne più?”
Luhan deglutì
visibilmente. “Sì,” disse.
“Certo. Mangiamo.”
Dopodiché ci fu
silenzio per un minuto, e Minseok si impegnò a fare altri
calcoli mentre si riempiva la bocca. Era noioso e stancante fare tutti
quei calcoli, ma almeno lo distraevano dal pensare ad altre cose.
Quando fu sicuro di non essere più in pericolo, riprese a
parlare. “Allora,
com'è andata a Natale?” chiese, mantenendo un tono
di voce casuale.
Luhan fece una pausa di un
secondo, per poi lanciarsi in un dettagliato racconto, pregno del suo
solito entusiasmo, e Minseok lo apprezzava. Era tipico di Luhan. Era
quello di cui aveva bisogno al momento.
Il resto della loro cena fu
beatamente rilassato. A turno si raccontarono storie circa i Natali
passati e riunioni di famiglia, e Luhan tirò fuori
la macchina fotografica di Kyungsoo per farsi fare una foto con il cibo
e il ristorante alle spalle per il progetto, e Minseok gli
parlò dei piani suoi e di Jongdae per Capodanno, e Luhan era
raggiante. Luhan era sempre raggiante.
Più tardi, mentre si
incamminavano verso casa, Luhan abbracciò Minseok senza
preavviso, e il ragazzo si irrigidì per la sorpresa. Si
ritrasse prima ancora che Minseok potesse reagire. “Grazie per
oggi,” disse, improvvisamente timido. “L'ho
apprezzato davvero.”
Minseok sorrise imbarazzato.
“È stato un piacere,” disse sincero. Ad
essere onesti, nonostante quella breve conversazione che aveva
incasinato le cose, la gratitudine di Luhan compensava tutto.
“Sono felice ti sia piaciuto.”
“Tanto,” disse Luhan,
sorridendo. “È stato il regalo perfetto.”
“Bene,” concluse Minseok.
“Vai a lavoro ora?”
Il ragazzo annuì. “Prima passo a casa
per lasciare gli avanzi,” disse, sollevando la busta con i
contenitori d'asporto che aveva in mano.
“Fai attenzione,” disse Minseok.
“Ci vediamo a Capodanno.”
Luhan annuì.
“Sì. Ci vediamo.”
Detto questo, presero strade
diverse. Mentre Minseok tornava a casa, le mani in tasca,
pensò che nonostante tutto, oggi era stato un successo.
Sarebbe potuta andare meglio – era ancora un po' arrabbiato
per la storia del bubble tea – ma a Luhan era piaciuto. Era
quello l'importante, no?
Che Luhan fosse felice.
Capodanno era sempre una specie
di avventura, non importava chi ci fosse o cosa facessero. Minseok non
era mai stato il tipo di persona che amava le feste scatenate, e ora
che aveva scoperto la diagnosi non aveva nemmeno il permesso di bere
(così come Kyungsoo), ma questo non impedì che le
cose prendessero una piega pazza la sera del 31 Dicembre. I suoi
genitori sarebbero stati fuori tutta la notte, e in casa di Minseok
c'era un pieno di attività, con Baekhyun, Chanyeol e Jongdae
che mandavano giù shottini di soda, e con Luhan e Junmyeon
che avevano cominciato a costruire una fortezza di coperte utilizzando
le sedie della cucina e i mobili del salotto, mentre Kyungsoo cercava
di aiutare Minseok a sistemare la TV vicino al muro senza
però toccare niente. Tutti indossavano
già il proprio pigiama – alcuni di loro erano arrivati indossandolo – e
Chanyeol aveva portato un paio di quelle irritantissime trombette da
festa, e c'erano contenitori con schifezze ovunque. Come c'era da
aspettarsi, Sehun aveva declinato l'invito di Luhan, ma forse era
meglio così, perché non c'era molto altro spazio.
Minseok non aveva mai organizzato una festa di Capodanno
così grande prima, ma sapeva già che sarebbe
stata memorabile.
“No, non mettere ancora il
film,” disse Baekhyun a voce alta, per farsi sentire sopra il
rumore che stava facendo Chanyeol mentre recitava il suo monologo per
la commedia. “Non finirà prima di mezzanotte e
dovremo mettere in pausa per il conto alla rovescia.”
“Facciamo qualche
gioco di società!” suggerì
eccitato Jongdae.
Giocarono a Sorry! dentro alla gigantesca fortezza di
coperte per circa un'ora, fermandosi solo per sistemare il soffitto che
aveva cominciato a cedere. Durante il turno di Junmyeon, Kyungsoo
esclamò all'improvviso, “Sono le 11:58!”
Ci fu una corsa verso il
telecomando, e accesero la TV sul canale che faceva il conto alla
rovescia. Jongdae riempì i bicchieri da vino di tutti con
della Sprite (e Minseok si prese un po' d'acqua) e Chanyeol
distribuì le varie trombette. Tutti gridarono gli ultimi
secondi dell'anno—“Tre, due,
uno!”—e poi sette trombette
cominciarono a suonare all'unisono, e i bicchieri a tintinnare mentre
le bibite venivano bevute, Baekhyun e Chanyeol si abbracciarono,
Jongdae si buttò su Minseok, il quale non poté
fare a meno di ridere per tutto e niente allo stesso tempo. Cinque
minuti dopo ripresero a giocare a Sorry!
Successivamente guardarono un
film, anche se Baekhyun e Jongdae si addormentarono a metà
di esso. Baekhyun si era raggomitolato a terra con la testa sopra le
gambe di Chanyeol, il quale gli accarezzava delicatamente i capelli
mentre continuava a guardare lo schermo, e Jongdae era poggiato su
Minseok. Luhan si era allontanato un attimo per parlare con Yixing su
skype; Minseok l'aveva aiutato a sistemare tutto prima. Quando
tornò alla fortezza, il film era finito, e Junmyeon si era
addormentato contro il divano, mentre Minseok, Chanyeol e Kyungsoo
discutevano su quale film della Disney fosse migliore. Quando
l'orologio segnò le 3 del mattino, Kyungsoo si
trovò un posticino sotto al tavolino in cui passare la
notte, a distanza di sicurezza da tutti gli altri, e Chanyeol
spostò gentilmente la testa di Baekhyun dalle proprie gambe
al cuscino, posando una coperta sul suo corpo e poi sistemandosi
accanto a lui. Minseok svegliò Jongdae per farlo sdraiare
vicino a Junmyeon, il quale si svegliò e accettò
il cuscino che gli stava offrendo Luhan, per poi stiracchiarsi e
rimettersi a dormire. Minseok si
allontanò per prendere il tanto di insulina che gli serviva
per il resto della notte, e poi lui e Luhan si sistemarono nell'unico
spazio del salotto rimasto disponibile, proprio al centro della loro
fortezza, premuti l'uno contro l'altro per la mancanza di spazio.
Questa fortezza non era stata fatta per contenere sette ragazzi
addormentati (specialmente se uno di quei sette ragazzi era Chanyeol).
Minseok di solito prendeva
sonno facilmente, soprattutto dopo una giornata e una notte
così lunga, ma per qualche ragione, il sonno gli
sfuggì quella volta. Rimase sveglio sul pavimento, a fissare
il soffitto di coperte che non riusciva a vedere al buio, e
sentì il braccio di Luhan premere contro il proprio, e forse
la spalla di Jongdae contro il proprio piede. Ascoltò il
respiro di tutti, delicati ma rumorosi per il silenzio del soggiorno.
Chiuse gli occhi e cercò di addormentarsi, ma il suo
cervello rimase testardamente sveglio. Non dormire non era una cosa
buona, perché significava che presto gli sarebbe venuta fame
e non avrebbe potuto mangiare, ma non poteva farci niente. Pensando che
potesse essere colpa della poca aria che circolava là
dentro, o forse solo l'adrenalina che si rifiutava di lasciare il suo
corpo, si alzò in piedi con attenzione e andò in
cucina, versandosi un bicchiere d'acqua e sedendosi sul bancone
perché avevano usato tutte le sedie per costruire il forte.
Si sentì leggermente
meglio ora, poteva respirare e rilassarsi in completo silenzio e al
buio, mentre fissava il tavolo di cucina senza vederlo realmente e
chiedendosi che ora fosse senza però disturbarsi a
controllare. Probabilmente erano le quattro circa. Avrebbe dovuto fare
colazione tra tre ore e mezzo. Il brontolare del suo stomaco gli fece
capire che sarebbe stato difficile aspettare tanto.
Sentì i passi prima
di vedere la persona che li aveva fatti. “Stai
bene?” chiese piano Luhan, la voce poco più di un
sussurro.
“Mmm,” Minseok
annuì. “Non riuscivo a dormire.”
Luhan rise piano.
“Nemmeno io. Non mi sorprende. È stata una nottata
pazzesca. Frenetica.”
Minseok non poté
fare a meno di ridere. Si ricordava ancora il momento in cui aveva
insegnato quella parola al ragazzo, quasi quattro mesi prima.
Luhan si avvicinò a
Minseok, poi fece un cenno verso il bancone. “Posso
sedermi?”
“Certo,” rispose lui,
facendogli un po' di spazio così che potesse saltare su
accanto a lui, così vicino che le loro gambe si toccavano. A
Minseok non dispiaceva quella vicinanza.
“Non ho ancora il tuo
regalo di Natale,” disse Luhan, a
voce bassa e vergognandosi. “Hai detto che avevo fino a
Capodanno.”
Minseok ridacchiò.
Sinceramente non ci aveva nemmeno pensato, mentre Luhan pensava di aver
commesso un vero crimine. “Ti do più
tempo,” disse. “So che sei impegnato. Non
preoccuparti.”
“Te lo
darò presto,” promise Luhan.
“Appena possibile.”
Minseok si limitò ad
annuire, e rimasero seduti in silenzio per un po', ad ascoltare il
ticchettio dell'orologio. Minseok contò i secondi fino a che
Luhan non parlò ancora.
“Mi sono divertito
oggi,” disse piano, con
la voce piena di ciò che sembrava affetto.
“È stato bello, avere tutti riuniti di
nuovo.”
“Già,”
confermò lui. Non si vedevano tutti insieme da quella famosa
gita ad Insadong. Ci fu un altro silenzio e poi Minseok chiese,
“Come passavi di solito il Capodanno in Cina?”
Luhan scrollò le
spalle. “Di solito con Yixing e qualche altro nostro amico.
Oggi c'erano Zitao e Wufan lì, stavano mangiando la
torta.” Sospirò. “Mi piace davvero stare
qui, ma mi mancano.”
Per quanto a Minseok potesse
far piacere che a Luhan piacesse la Corea, nonostante le circostanze,
era sempre stato curioso di una cosa. “Perché
tu e i tuoi genitori ve ne siete andati?”
Luhan sospirò piano,
muovendosi leggermente. “Anche in Cina eravamo
poveri,” ammise. “Mio padre perse il lavoro, e
comunque non avevamo mai avuto tanti soldi. Noi... ah, qual
è la parola? Siamo stati costretti a lasciare la
casa.”
Qualcosa si strinse nel petto
di Minseok.
“‘Sfrattati,’” gli disse
automaticamente.
“Già,
quello. Quindi ci siamo dovuti trasferire,”
continuò Luhan, sembrando triste.
“Ma perché
in Corea? Hai detto che i tuoi genitori
non sapevano una parola di coreano,” evidenziò
Minseok.
Luhan rimase in silenzio per un
secondo prima di rispondere, “C'erano delle
opportunità qui.”
Minseok si accigliò,
sussultando leggermente quando Luhan si poggiò al suo
braccio. “Ma il lavoro dei tuoi
genitori…”
Luhan sbuffò.
“Le cose si sono incasinate,” disse piano.
Minseok si ricordò
di avergli sentito dire la stessa cosa la notte che aveva dormito a
casa sua. Tutto è
così incasinato.
Non fece altre domande. Sapeva
cosa si provava a non voler condividere tutti i propri problemi con
qualcun altro.
“Beh,” disse deciso.
“So che è stata difficile per te, ma io sono
contento che sia venuto qui.”
“Davvero?” chiese Luhan, e la
sua voce era così sincera e speranzosa che Minseok
sentì una stretta al cuore.
“Sì,” riuscì
a dire, nonostante la gola secca. “Lo sono davvero.”
Luhan posò la testa
sulla sua spalla allora, e i capelli scompigliati gli solleticarono il
mento, e sussurrò, “Grazie, Minseok.”
Minseok deglutì a
fatica, poi inclinò la testa per posarla su quella del
ragazzo, sentendo che potesse significare qualcosa, ma non potendo
essere sicuro di nulla a quest'ora della notte, quando tutto sembrava
un sogno. “Quando vuoi, Lu,” sussurrò in
risposta.
Non si ricordava di essere
sceso dal bancone, o di essere tornato alla fortezza di coperte, ma
diverse ore dopo si svegliò al suono della sua sveglia, che
gli diceva che era ora di andare a mangiare, e Luhan era lì,
il viso a pochi centimetri di distanza, e ci volle qualche momento
perché il suo cervello ancora mezzo assopito si ricordasse
che non era un angelo.
A volte, era così
facile sbagliarsi.