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Autore: Rosmary    09/06/2016    22 recensioni
Un mese è trascorso dal Ballo del Ceppo. Un pomeriggio, Hermione e Fred si incontrano per caso sugli spalti solitari del Campo di Quidditch.
“Sei tu che hai voluto la sincerità, ora che vuoi?” la provocò, ma riprese a parlare prima che lei potesse rispondere. “Dicevo, sarai anche bellina, ma con quell’aria da vecchia bisbetica, quel cespuglio in testa e quella tua mania maniacale per i libri, insomma, con tutta ‘sta roba non è che puoi essere un granché.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Hermione Granger | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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I personaggi presenti in questa storia sono proprietà di J.K. Rowling;
la oneshot è scritta senza alcuno scopo di lucro.

 



Sette domande stupide
 

Non era stata una buona idea rifugiarsi sugli spalti di Quidditch: il cielo imbruniva, grosse nuvole scure s’addensavano e un silenzio insopportabile la assordava. Eppure, solo in quel luogo si sentiva al sicuro dagli occhi accusatori di Ron, perché lì nessuno l’avrebbe cercata.
Era trascorso un mese dal Ballo del Ceppo, ma Ron non aveva smesso di recriminarle l’errore di aver accettato la corte di Viktor Krum. C’erano giorni in cui, analizzando l’astio del compagno di Casa, si chiedeva se potesse essere interessato a lei, geloso di lei, ma poi notava il modo in cui guardava Fleur, o qualsiasi ragazza carina, e si ricredeva immediatamente: Ron non era geloso, era solo convinto che lei fosse troppo stupida per capire le reali intenzioni di Viktor.
Sospirò amareggiata, sfregando le mani tra loro per renderle meno gelide. Odiava essere di cattivo umore, perché quando accadeva era più distratta e meno produttiva – una tragedia –, tuttavia in quel periodo non riusciva proprio a dotarsi di positività, il pensiero di Ron e delle sue insinuazioni la frastornava, la innervosiva e la intristiva, e a nulla valevano le parole rassicuranti e comprensive di Harry e la compagnia assidua e affettuosa di Viktor.

“Hermione?” La ragazza in questione sobbalzò. “Scusa, non volevo spaventarti.”

Hermione annuì meccanicamente, focalizzando solo in un secondo momento l’attenzione sul Grifondoro che le aveva parlato e che, indirizzandole un gran sorriso, si era seduto accanto a lei.

“Ciao,” disse.

“Sono Fred,” chiarì lui. “Cosa ci fai qui?”

“Niente. Tu?”

“Cercavo Angelina.”

“Ma gli allenamenti sono sospesi.”

“Me n’ero accorto, pensa un po’! Ieri abbiamo litigato, non l’ho più vista in giro, e in genere quando è nervosa viene qui a fare tiri con la pluffa.”

Hermione si ritrovò ad annuire una seconda volta, alquanto stranita da quel Fred pacato che si lasciava andare in confidenze.
Non l’aveva sentito arrivare, così immersa nei propri pensieri da non rendersi neanche conto che qualcun altro saliva la scalinata degli spalti e, man mano, si avvicinava a lei. Eppure, in tutto quel silenzio avrebbe dovuto percepire il più piccolo dei rumori. Si domandò stupidamente se Ron avesse il potere di inebetirle i sensi. Scosse il capo infastidita: non poteva farsi influenzare a tal punto da una accozzaglia di parole, per di più infondate e sciocche.
Trascorsero solo pochi istanti prima che s’accorgesse dello sguardo di Fred fisso su di lei, come se stesse studiando il suo viso o, peggio, le sue espressioni.

“Perché mi fissi?”

“Non parli, è strano. Ed è strano anche tu sia qui. Tu detesti stare qui.”

“Sei anche impiccione oltre che pericoloso?”

Ghignò come se stesse per far ingurgitare a Hermione una merendina marinara dagli effetti esilaranti. “Così mi trovi pericoloso, mi piace!”

“Oh, per favore, Fred!” sbottò lei. “Perché non torni a cercare Angelina? Le devi certamente delle scuse.”

“E questo chi te lo dice?”

“Intuito, Weasley.”

“Sei piena di pregiudizi, Granger!”

Suo malgrado, Hermione sorrise – riusciva sempre a sorridere quando lui le parlava, diceva tante cose inutili, ma esilaranti nella loro assurdità. Anche Fred sorrise di rimando, esibendo anche un’aria tronfia, come a voler sottolineare quanto fosse eccezionale la sua sola presenza.

“Allora, non devi chiederle scusa?”

“In effetti sì, ma solo perché è noiosa,” disse. Hermione inarcò scettica le sopracciglia. “Inutile che fai quella faccia, è noiosa. Le ho rifilato, ma si scherzava, una caramella che fa diventare i capelli blu, ma l’effetto dura solo due ore… Oh, se l’avessi sentita urlare… ‘Mi dici come mi presento a lezione?’, l’hanno sentita pure nei Sotterranei!” spiegò divertito, mal imitando la voce di Angelina. “George e Lee esigono che le chieda scusa, che rompi-bolidi.”

“E perché?”

“Beh, ha detto qualcosa come ‘se quell’idiota non mi chiede scusa, scordatevi di copiare il compito in classe di Rüf’. Proprio una minaccia insensibile.”

“Certo, ora è lei l’insensibile. Sei un idiota, ha ragione lei.”

“Sai, sospettavo che per te avesse ragione lei.”

“Questo comunque è preoccupante, credevo che almeno la tua fidanzata fosse salva da quelle robacce tue e di George.”

“No, petulante donzella, nessuno è salvo da quelle robacce mie e di George,” puntualizzò, calcando sulla sgradevole definizione usata da Hermione per descrivere i fantastici Tiri Vispi. “E poi non è la mia ragazza, ci vediamo, ma senza impegno.”

Hermione tacque, un po’ per quell’epiteto usato nei suoi riguardi, un po’ per quel senza impegno indecoroso e un po’ perché Fred non aveva intenzione alcuna di alzarsi e andar via, anzi sembrava essere perfettamente a suo agio lì con lei. Si ritrovò, ancora stupidamente, a pensare che parlare con lui l’aveva completamente distratta dai cupi pensieri su Ron. Fred era contagioso – se lo fosse in positivo, Hermione non l’aveva ancora stabilito –, perché era capace di costringere chiunque a lasciarsi ingabbiare nel suo universo.

“E tu perché sei qui?”

“Volevo stare da sola.”

“Già stanca del tuo famoso spasimante?!” insinuò malizioso, beccandosi una gomitata da Hermione. “Petulante e anche manesca, sei proprio un delicato fiore, Hermione!”

Rise assieme a lui, stupendosi di non sentirsi affatto offesa, nonostante Fred non le stesse rivolgendo complimenti o belle parole.
Tacquero ancora per qualche istante, le nuvole erano sempre minacciose, ma a nessuno dei due parve importante in quel momento.
Fred, con propria sorpresa, non aveva intenzione di andare via, di allontanarsi da lei; per qualche strana ragione, sicuramente molto strana, era stato attratto dalla minuta figura di Hermione seduta sola e silenziosa su quegli spalti, e continuava ad essere attratto da lei, da quei suoi modi orgogliosi e fastidiosi, da quell’aria rapita da chissà quali problemi. Era stato naturale parlarle e rivelarle dettagli del proprio quotidiano, come se fosse un’abitudine ritagliarsi del tempo da trascorrere in sua compagnia.

“Allora, perché volevi stare da sola?” insisté.

Hermione lo guardò e, titubante, decise che in fondo tutti erano a conoscenza del litigio tra lei e Ron, quindi non poteva essere così folle parlarne con Fred. “Evito Ron. Dal litigio al Ballo del Ceppo le cose non sono migliorate, lui è sempre pessimo nei miei riguardi, e io non lo sopporto più. Non sono stupida come pensa lui. Viktor, anche se per lui è difficile da credere, è veramente interessato a me.”

Un rossore le tinse le gote all’ultima ammissione, tuttavia non si pentì affatto di essere stata tanto sincera: aveva avvertito un peso scivolare via.

“Ma lui ci crede, che Krum è interessato a te, per questo dà di matto,” le disse Fred, assumendo un’espressione maliziosa.

“Fred, Ron non è geloso di me.”

“Se lo dici tu…” ribatté allusivo, senza tuttavia mettere da parte quell’aria malandrina. Hermione si ritrovò a considerare che Fred fosse molto più carino di Viktor, e a tal proposito pensò che quella era la terza considerazione stupida in un arco temporale brevissimo: di questo passo, sarebbe stata lei a dar di matto. “Ma io scommetterei sul contrario.”

“Questo perché sei uno sconsiderato,” disse in difesa della propria convinzione.

“No, questo perché non è così difficile che tu piaccia a un ragazzo.”

“Certo, ora piaccio anche a te, magari!”

“Forse sì.”

Lui ampliò il ghigno e, ma forse Hermione era in errore, l’intero viso assunse un’aria ancora più maliziosa e provocatoria.
Per la quarta volta – la quarta! – Hermione si pose stupidamente una domanda: era serio o si stava prendendo gioco di lei? Arrivò poi la quinta domanda stupida: se fosse stato serio, a lei avrebbe fatto piacere?

“Non mi dire, sono anni che Ron e Harry provano a zittirti e io ci riesco in un pomeriggio. Lo dico io, che sono un genio del male!”

“Non mi hai zittita.”

“A me sembra proprio di sì, signorina Granger. Ha forse prove a sostegno della sua tesi?!”

Hermione scoppiò a ridere, nonostante l’imbarazzo e la perplessità, e prima che potesse porre un freno alla propria mente, quella aveva già formulato il sesto stupido quesito: era sempre stato così allegro essere in compagnia di Fred?

“Sei solo un gran bugiardo, ecco la prova a sostegno della mia tesi,” ribatté, ancora sorridente.

“Bugiardo. E perché?”

“Perché io non ti piaccio!”

“Sarebbe così assurdo?” Si guardarono e all’unisono esclamarono un che fece ridere di gusto Fred. “D’accordo, sarebbe assurdo. In fondo, voglio dire, non sei poi un granché!”

“Grazie tante, Fred.”

“Sei tu che hai voluto la sincerità, ora che vuoi?” la provocò, ma riprese a parlare prima che lei potesse rispondere. “Dicevo, sarai anche bellina, ma con quell’aria da vecchia bisbetica, quel cespuglio in testa e quella tua mania maniacale per i libri, insomma, con tutta ‘sta roba non è che puoi essere un granché.”

La stava insultando con sfacciataggine e insensibilità, allora perché non percepiva né offesa, né rabbia, né tristezza? Continuava a sentire dentro di lei leggerezza e ilarità. Ma le fu sufficiente guardare Fred per capire: non c’era astio, né rancore, né cattiveria nelle sue parole, lui non la stava realmente offendendo, stava solo scherzando, scherzando e ridendo assieme a lei.

“Neanche tu sei questo granché,” rispose allora Hermione, decisa più che mai a fargli capire che sì, anche lei era in grado di ridere e scherzare – lei non era noiosa, o forse non voleva esserlo in quel momento. Fred s’incuriosì e la incitò con un inchino abbozzato a proseguire la carrellata di non-complimenti. “Sei fastidioso, un bel po’ ignorante, fuorilegge e, mi spiace dirtelo, ma con quelle mani sempre impiastricciate di pus o altra roba puzzolente utile per le merendine e quella divisa tutta disordinata, non sei neanche un granché attraente.”

“Quindi, se lavassi le mani e mi annodassi la cravatta, sarei attraente, signorina Granger?”

“Quindi, se sistemassi i capelli e iniziassi a sorridere a chiunque, sarei attraente, signor Weasley?”

Nessuno dei due avrebbe potuto prevedere di ritrovarsi soli sugli spalti di Quidditch, seduti sempre più vicini, mentre i nuvoloni minacciosi davano il via a quello che, era chiaro, sarebbe stato un temporale. Al momento, vi era solo una pioggia sottile a infastidirli, ma Fred e Hermione non vi badavano. Al contrario, quando i capelli di lei si appiattirono perché bagnati e le mani di lui smisero di essere sporche di qualche strana sostanza perché lavate dalla pioggia, sorrisero ancora più apertamente, per nulla imbarazzati.
Fred, con disinvoltura, sistemò il cravattino della divisa, senza smettere di guardare Hermione, che dal canto suo si lasciò sfuggire un piccolo sospiro timoroso, come se una parte di lei si stesse preparando a un round troppo importante e troppo difficile.

“Ora sono attraente,” disse lui, “e lo sei anche tu.”

“E con questo cosa vorresti dire?”

“Abbiamo parlato abbastanza per oggi, non credi, petulante donzella?!”

Ma prima che lei potesse ribattere, che potesse rendersi conto d’essere arrossita, lui cercò e trovò le sue labbra, baciandola con trasporto e irruenza, abbracciandola e avvicinandola a sé.
Fred non sapeva perché avesse desiderato baciarla, ma sapeva di volerlo e ciò era abbastanza. E Hermione, dimentica di Viktor e di Ron e di chiunque altro, si chiese, per la settima volta stupidamente, se il tanto decantato amore avesse il sapore delle labbra di Fred.
   
 
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