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Autore: La Chiave di Do    10/06/2016    0 recensioni
Fu come un fulmine a ciel sereno, un rombo di tuono, un cadere dal letto.
Era il suono di una risata, una risata calda e squillante.
«Beh, ci vediamo allora! Fammi sapere, ci conto!». Ed era una voce, una voce profonda, eppure incredibilmente fresca, una voce di miele tuffato nel tè bollente.
Genere: Drammatico, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Mitchell, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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FLORENCE
(Parte prima)

 

 

Per il mio sangue è già
già dipendenza.

 

Come previsto, la serata si prospettava essere la più noiosa della sua intera esistenza: per qualche strana ragione la concezione di divertimento di Nathalie era sempre radicalmente opposta alla sua. Non che fosse cattiva o disonesta nel giurarle che quella volta sarebbe stata finalmente quella giusta, che sarebbe stato uno sballo assoluto. Era disattenta, questo sì, ma non era volontariamente cattiva.

O forse non era neppure disattenta. Forse era solo autenticamente stupida.

 

***

 

Avrebbe dovuto capirlo dal primo momento: quando aveva varcato la soglia dell'appartamento e quella sconosciuta le si era gettata fra le braccia strillando prima ancora di presentarsi, stritolandola fra due ali di stoffa fucsia prima di chiocciarle in un orecchio: «Tu devi essere Flora!».

«È Florence» riuscì a bofonchiare non appena riuscì a incamerare abbastanza aria per parlare.

Nathalie aveva alzato le spalle avvolte nel foulard fucsia allontandosi di un passo da lei, spostando una quantità di profumo dolciastro abbastanza lontano da permettere a Florence di respingere la nausea: «Pensavo fosse una città francese!» aveva detto. Ecco, lì avrebbe dovuto capirlo.

Nathalie era di un biondiccio da tinta scadente, con una carnagione scura quanto la sua era bianca, decisamente troppo truccata per accogliere la nuova coinquilina.

Tutto sommato però l'appartamento era pulito e ordinato, il bagno e la cucina dovevano essere stati sistemati da poco, le pareti erano tinteggiate di un panna caldo, accogliente; il salotto brillava alla luce aranciata delle candele.

«Ti ho aspettata per cenare!» aveva cinguettato la sconosciuta portandola in cucina per mano «penserai dopo alle borse!». Nathalie aveva preparato pasticcio di carne con purè di patate, pomodori arrosto, pane tostato e insalata di cavolo; dal forno saliva l'aroma del crumble di mele. No, una persona del genere non poteva essere cattiva.

 

***

 

Eppure seduta sul divanetto del pub, con Nathalie avvinghiata a un perfetto sconosciuto come un calamaro gigante alla prua di un galeone alla sua sinistra e Jason, suo prolisso e mediocre compagno di corso alla destra, non era in grado di formulare pensieri propriamente affettuosi sulla sua coinquilina. Probabilmente la sua mente vagava fra i propositi omicidi e le possibilità di abbattere la parete alle sue spalle con il solo ausilio del lobo occipitale.

«Non credi sia semplicemente fan-ta-sti-co!?»

In qualche modo quella domanda le permise di riemergere dagli abissi della sua mente.

«Ma certo Jason, certo» sibilò «fantastico quasi come starmene in questo posto inutile con due moscardini in amore e una persona che non è in grado di capire che se dopo cinquantatré minuti che mi sta parlando del teorema di Fermat io non do segni di vita è probabile che non mi interessi l'argomento». Si alzò, raccattando borsa e giacca.

Non poteva neppure andare a casa: Nathalie era riuscita a spezzare la sua chiave dell'appartamento usandola come leva per la porta del freezer, bloccato dal ghiaccio. Per un momento pensò di prendergliela dalla borsa e chiuderla fuori -impegnata com'era non se ne sarebbe neppure accorta- ma erano andate lì con la sua auto, e l'ultimo autobus era partito venti minuti prima.

Per un momento captò le note di quella stessa canzone che Nathalie cantava da quasi due settimane e si chiese se dandosi un pizzicotto sarebbe riuscita a svegliarsi da quell'incubo.

Si abbandonò allo sgabello più remoto del bancone, in una postazione strategica per fissare la porta del locale che tanto anelava di imboccare.

«Un bloody Mary, per favore».

 

La serata più noiosa della sua intera esistenza.


___________________________________________

Torno dopo quasi tre anni di assenza da  EFP  in un fandom  tutto nuovo,
spero degnamente. Nella mia sciocca abitudine di accompagnare le mie
sciocchezze  da citazioni musicali  di livello decisamente più alto,  ho qui
scelto due brani italiani: il primo è Ossigeno degli Afterhours. Ve la lascio
qui
.  Il titolo della storia è invece tratto da  Tanca  di iosonouncane, la tro-
-vate qui.

   
 
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