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Autore: Effecrivain    10/06/2016    2 recensioni
Eleonora 24 anni
Marco 34 anni
Lei insicura fin dalla nascita ma con una lingua lunga, lui stronzo di natura ma fastidiosamente affascinante.
Due persone completamente diverse destinate sicuramente a scontrarsi. La domanda è se questi due riusciranno ad amarsi nonostante tutto, nonostante tutti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il risveglio di Eleonora la mattina seguente fu piuttosto traumatico.
Un forte mal di testa le diede il buongiorno, aveva la gola completamente secca nemmeno avesse trascorso gli ultimi venti giorni nel deserto.
Corse in cucina e prese la bottiglietta dell’acqua, in pochi sorsi la finì.
“Ma quanto diavolo ho bevuto ieri sera?”
Andò in bagno si guardò allo specchio e notò le condizioni in cui era, aveva il mascara completamente colato, la matita era scesa fino alle guance e la bocca…il suo rossetto rosso era ovunque.
“Santo cielo sono un incrocio tra un panda e un pagliaccio.Che schifo!”
Si occupò di ripulire quel disastro e poi si infilò in doccia.
Era Sabato non aveva nessun programma per la giornata tranne quello di rimanere tutto il giorno sul divano e finire di vedere gli ultimi episodi di Grey’s Anatomy, ma diamine l’avrebbe fatto con dignità.
Tornò in cucina, prese un analgesico e andò a prendere il telefono, voleva chiamare Nicole per sapere com’era andata ieri sera con Gabriele visto che si ricordava poco e nulla di quello che le aveva raccontato l’amica.
Poi nel momento stesso in cui sbloccò il telefono un brivido le percorse la schiena.
“NO, nono! Non è possibile! L’ho sognato!”
Goccioline di sudore le erano comparse sulla fronte mentre i ricordi della serata le stavano tornando in mente.
Con il cuore in gola aprì i messaggi, guardò quelli inviati e…
“CAZZO!!! No, sono fottuta, la mia vita è rovinata! O MIO DIO!!!!!”
Rilesse quel messaggio una, due,tre volte e il contenuto non cambiava, anzi ogni volta sembrava sempre peggio.
Chiamò subito Nicole
-Ele, ti sei ripresa?-
-Niki! sono fottuta, letteralmente!
-Che è successo? Calmati Ele, respira che non capisco nulla!-
-Fanculo a Gabriele che ti ha portato via, fanculo a me che mi sono attaccata al vino. Posso tranquillamente dire che sono senza lavoro e già che ci sono mi prenoto un biglietto di sola andata per il Messico, anzi no è ancora troppo vicino. Alaska! Ho trovato me ne vado in Alaska.-
-Eleonora, basta! Datti una calmata e spiegami cosa è successo. Per caso ti riferisci a quel messaggio che hai mandato al tuo capo?-
-E tu come fai a sapere del messaggio? Perchè non mi hai fermata?-
-Perchè me l’hai detto dopo e alla fine eri troppo ubriaca per spiegarmi cosa avevi scritto.-
-Nicole, gli ho scritto che sembra  che abbia constantemente un palo infilato nel di dietro.-
-Ahia! Senti te lo pago io il biglietto per andare in Alaska e prometto di venirti a trovare.-
-Grazie, tu si che sei un’amica! Che devo fare veramente?-
-Nulla! fai finta di nulla.  Lunedì se ti dice qualcosa digli la verità che hai esagerato con il vino e poi si, prostrati ai suoi piedi invocando perdono.-
-Te l’hanno mai detto che i tuoi consigli fanno schifo? Comunque penserò bene a cosa fare…ci sentiamo dopo.-
-Ele tranquilla risolverai tutto. A dopo!-
Controllò l’orologio erano le due del pomeriggio, ancora troppo presto per bere come una spugna per dimenticare l’accaduto.
Pensò se chiamarlo o meno, lui non aveva risposto e forse non aveva ancora letto il messaggio ma non aveva il coraggio di affrontarlo così spense il telefono, si chiuse in casa prese la vaschetta di gelato e fece l’eremita per due giorni consecutivi.
Pensò e ripensò a una scusa da usare quel Lunedì mattina ma le uscivano solo patetiche frasi, così decise di improvvisare e sperare nella divina provvidenza, magari lui si sarebbe dato malato per tutto l’anno.
Ovviamente non fu così, quel Lunedì quando arrivò in ufficio notò la sua macchina parcheggiata di fronte al palazzo e un senso di panicò l’assali.
“Respira Ele, respira.”
Entrò in uffico ma di lui non c’era traccia, la porta del suo studio era aperta, si affacciò e lo trovò vuoto.
Andò dalla sua amatissima collega dalla bocca larga per chiederle spiegazioni quando una voce le arrivò alle spalle gelandola sul posto.
-Elenora! Nel mio ufficio, ora!-
Si girò lentamente, ma lui era già sparito.  Cercò di muoversi ma le gambe si erano inchiodate al pavimento.
Prese un bel respiro e si incamminò nell’uffico di Marco pronta al licenziamento.
Bussò talmente piano che pensò che lui non l’avesse sentita, invece…
“Avanti”
Entrò in quell’ufficio con lo stesso stato d’animo di un condannato a morte che si avvicinava al patibolo. Lui le fece segno di sedersi e anche se non voleva farlo perchè preferiva rimanere vicino alla porta in caso di fuga lo accontentò.
-Insomma, mi vorresti dire che io mi comporto come se avessi un palo infilato nel di dietro?-
La voce, tira fuori la voce! Non è difficile parlare, su!
-Marco, mi dispiace! Ti posso spiegare davvero.-
-Siamo qui per questo, su spiegami questa tua teoria.-
-Mi spiace, ma io..io insomma ho esagerato Venerdì sera ero ad una festa e ho bevuto troppo così dopo quello che era successo ho scollegato il cervello dalla bocca e Dio mi dispiace tantissimo. Se mi vuoi lincenziare, ti capisco. Prendo subito le mie cose e me ne vado.-
Non riusciva a gurdarlo negli occhi, fissava il pavimento in attesa del verdetto.
-Licenziarti? ma figurati! Tutti possiamo sbagliare e farci prendere la mano. Ecco se fossi in te da qui in avanti eviterei certe situazioni, visto che non le reggi, probabilmente perchè sei solo una ragazzina.
Ah stasera ho bisogno che tu rimanga  oltre il tuo orario, dovrai finire di sistemare dei documenti e questo fine settimana mi dovrai accompagnare ad un convegno, meglio se ti tengo lontana dalle feste. Ora vai devo fare una telefonata.-
-certo, grazie!-
Grazie? Beh non l’aveva licenziata ma l’aveva mortificata (ancora una volta), le aveva dato della ragazzina e ovviamente sarebbe dovuta rimanere tutta la sera a lavoro.
Accettare le sue scuse e farsi una risata non era da lui. No, lui stronzo era e stronzo rimaneva.
 
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Volevo  ringraziare coloro che hanno messo la mia storia tra le preferite, ricordate e seguite.
Non sapete quanto mi avete reso felice.  Sapere che c’è qualcuno che apprezza quello che ho scritto è uno dei motivi che mi spinge a continuare.
Grazie, grazie e ancora grazie!
   
 
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