Film > Pirati dei caraibi
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Autore: Wioleth    10/06/2016    1 recensioni
E se Jack ed Elizabeth non avessero preso strade diverse? Se ci fosse qualcuno che li legasse per sempre? E se quel qualcuno li conducesse verso qualcosa di più grande di loro? Beh, probabilmente Jack partirebbe verso una nuova avventura con i suoi compagni di sempre alla ricerca della Fenice Nera!
Genere: Angst, Avventura, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Swann, Jack Sparrow, Nuovo Personaggio, Will Turner
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Elizabeth Sparrow
Il veliero tagliava in due le acque oceaniche, producendo piccole striature di schiuma bianca che si mescolavano al divino blu dell’ Atlantico come delle incisioni, aggiungendo al verso dei gabbiani e allo scroscio naturale dell’ acqua  anche il suo sfumare in tante piccole bollicine scoppiettanti. Era questo il suono che Elizabeth Sparrow, figlia del molto più celebre capitano Jack Sparrow, amava ascoltare mentre sedeva sul balconcino di fronte al timone durante le lunghe traversate a bordo dell’ immortale Perla Nera, in quei momenti in cui tutto sembrava fermarsi e lei riusciva a vedere solo la linea di orizzonte che divideva il mare e il cielo, anche se tutti i pirati sanno che in realtà sono fatti della stessa sostanza , solo che vengono tenuti separati dal sole e dalla luna per evitare che riunendosi schiaccino il mondo; ma questo i pirati avevano promesso di non raccontarlo mai a nessuno.
“E l’ orizzonte si è fidato della parola di un pirata?” chiedeva allora Elizabeth quando, da piccola, il padre le raccontava questa storia, nelle sere estive in cui non riusciva a dormire per il troppo caldo e Jack la portava a fare un giro sul pontile per farla addormentare. “Ma certo” le rispondeva con voce rassicurante, anche se un po’ roca per via dei numerosi sbalzi di temperatura a cui era giornalmente sottoposto “Ma certo. Devi sapere che a furia di viaggiare i pirati sono diventati come il mare e il cielo. Siamo pura aria e pura acqua. Abbiamo lo scirocco nelle vene, la bora nei capelli, il sale sulla pelle e il blu dell’oceano negli occhi. Il cielo è il nostro soffitto, e portiamo i vestiti stropicciati come le branchie dei pesci e le ali dei gabbiani. Siamo pirati,  è vero, ma l’ orizzonte è uno di noi. Comprendi?” . E la bambina, guardando il padre fisso nei grandi occhi castani illuminati dallo stesso bagliore della stella polare, annuiva, convinta e fiera di lui e di essergli figlia.
“Non ricordavo di aver messo un mozzo al timone!” si sentì urlare improvvisamente alle spalle proprio da Jack.
“Le mie scuse, capitano” e fece un bizzarro e profondo inchino, perché sapeva che era stato proprio il padre a volere che imparasse ad usare un timone. E in effetti, nonostante non avesse ancora compiuto diciannove anni, non se la cavava affatto male.
“Il vento sembra esserci favorevole, oggi, anche se non si può mai dire. Comunque vorrei arrivare il prima possibile” disse il capitano parlando più tra sé e sé che con Elizabeth, poi gridò “Ammainate le vele! Non ho intenzione di arrivare più tardi di domattina!”. L’ ordine fu subito eseguito, seppure con qualche brontolio da parte del resto della ciurma, ancora provata dall’ ultimo estenuante viaggio nelle Filippine.
La giovane Sparrow non si capacitava di tanta fretta, che in suo padre era alquanto inusuale. Perché ci teneva tanto ad arrivare? E perché a tal proposito il capitano era sempre molto evasivo nelle risposte? Decise di chiedere a Mastro Gibbs.  Lasciò il timone e si avvicinò al primo ufficiale, che subito la notò: “Mastro Gibbs, posso chiederle una cosa?”
“Ma certo, miss Sparrow” rispose benevolo il vecchio braccio destro del padre, abbozzando un sorriso tra la barba canuta e i segni della vecchiaia che il volto non nascondeva
“La prego, mi chiami Elizabeth. Volevo chiederle dove esattamente siamo diretti e perché mio padre ha tanta fretta di arrivare”
La domanda aveva lasciato il buon uomo interdetto, come se non sapesse cosa risponderle. Ma, davanti allo sguardo apprensivo della giovane, non seppe resistere e cercò di abbozzare una specie di risposta: “ Siamo diretti in Giamaica, miss Sparrow, in una colonia inglese chiamata Port Royal. Se ne ricorderà, credo,  visto che quando eravate una bambina vostro padre era solito andarci per far visita a dei vecchi amici, i governatori. Queste stesse persone vi hanno invitato per la celebrazione del ventesimo compleanno della loro figlia maggiore, e visto che dobbiamo ripartire subito per l’ Inghilterra vostro padre ci ha proposto di seguirlo”
Elizabeth si prese del tempo per analizzare quanto appena sentito. Port Royal: il nome effettivamente non le era nuovo, ma i ricordi legati a quel luogo erano piuttosto sfocati.  Ringraziò allora il vecchio Gibbs –che sembrò quasi sollevato dal fatto che la sua risposta fosse stata esauriente- , e tornò al suo posto vicino al timone.
Il suo modo di muoversi leggero e quasi saltellante ricordava molto quello del padre, così come anche i lunghi capelli castani che, lisci, cadevano come una stola di seta sulle spalle e lungo la schiena, tenuti indietro da una fascia verdastra. Anche il suo abbigliamento ricordava quello paterno, con quel cappotto blu notte arricciato sui polsi, la camicia bianca, un po’ sporca, aperta sul davanti, che non si addiceva affatto ad una signorina, stretta in vita da una fascia rosso cremisi, i pantaloni color caffè troppo larghi per un fisico asciutto come il suo, e degli stivali da uomo che nessuno approvava ai suoi piedi. Gli occhi non erano grandi come quelli di Jack, avevano una forma un po’ allungata e le iridi castane con striature verdastre, così come il viso era più ovale e la bocca più piccola anche se non troppo minuta. In queste cose, dicevano tutti, somigliava alla madre, che la ragazza non aveva mai conosciuto poiché era morta di parto. Il capitano Sparrow l’aveva allevata sulla Perla Nera da solo aiutato da Gibbs, Cotton , Marty e da tutti gli altri, che all’ inizio non avevano accettato l’ idea di avere un neonato a bordo, per giunta una femmina, ma che col tempo si erano sempre di più affezionati a quella piccoletta che ,con la sua vocina, alleggeriva il clima pesante dell’ imbarcazione. Jack amava sua figlia più di qualunque altra cosa al mondo, e la figlia dal canto suo ammirava infinitamente il padre; avevano entrambi un’indole positiva e coraggiosa, un grande senso di giustizia e una sfrenata fantasia. Tuttavia Elizabeth , per il principio secondo il quale certi figli sono anche peggio dei genitori, era addirittura più spericolata  dell’uomo, ma ,forse, più responsabile.
Tra un pranzo a base di pane e pesce e un’azzuffata nel tardo pomeriggio tra il pappagallo di Cotton e  il nuovo coffiere Sergey , la giornata trascorse in modo abbastanza regolare: il capitano si era bevuto la sua solita mezza bottiglia di rum ed era lucido come appena sveglio, Marty aveva preso a calci almeno quattro persone, Barbossa aveva sputato tre o quattro battutine velenose contro Sparrow senior, Gibbs lo aveva ammutolito e il viaggio proseguiva tranquillo.
La ragazza intanto era riuscita a riportare qualche ricordo alla mente: una bambina all’incirca della sua età, probabilmente la festeggiata, un porto pieno di ufficiali vestiti di blu, una grande casa bianca, una donna bellissima dai lunghi capelli biondi, forse la madre della bambina. E infine ricordava il sorriso del padre quando si trovava insieme a quella donna, un sorriso che non gli aveva mai visto dipinto sul volto se non in quelle occasioni. Forse era una sua  vecchia fiamma, anche se l’ ipotesi era debole. Tra questi ricordi e l’ eccitazione che si era diffusa sulla  nave, anche lei ora non vedeva l’ ora di arrivare.
Andò a dormire presto, perché il giorno dopo l’ amato genitore la voleva al massimo delle sue forze.
Venne svegliata di buon’ora da un infastidito Hector Barbossa, che sbraitava annoiato: ” Ma sei sorda!? Quanto ti ci vuole? Forza che altrimenti butto quella scimmia al comando in mare!”
“Signor Barbossa, ma si può sapere che succede?” rispose lei con la voce impastata dal sonno
“Suo padre la vuole pronta sul pontile. Adesso!”
“Siamo arrivati?”
“Già da due ore. Sbrigati, mozzo!”
La ragazza saltò giù dal letto e si preparò in tutta fretta, poi raggiunse il padre sul pontile.
 
 
 
Angolo dell’ autrice:
Sale a tutti. Con questo capitolo, inauguro ufficialmente la mia fanfic! Non so se tutto ciò sembra abbastanza scontato  (non ho letto molte altre fanfic del genere, quindi spero di avervi incuriosito almeno un po’ ^^’ ) ,ma comunque vi  invito a leggere i prossimi capitoli e ,se vi va, a lasciare una recensione.  Al prossimo capitolo!
   
 
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