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Autore: Stray_Ashes    10/06/2016    1 recensioni
[Traduzione] - [Priest!Gerard] - [Frerard]
"«Gerard pensa che io abbia delle stigmate*» disse Frank, perché tanto, dannazione, le cose non potevano andare peggio di così. Aveva bisogno di liberarsi di quel peso.
«Oh, beh...» rispose Brian, il viso fra le mani. «Naturalmente» "
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Lavoro originale di Bexless, la mia è una traduzione. Personalmente, ho amato la serie di Unholyverse, quindi davvero, ve la consiglio anche in inglese; io, intanto, mi svago provando ad allenarmi traducendola. La storia ha diversi elementi legati alla religione, ai demoni e l'esorcismo, ma credo che meriti veramente molto comunque.
E poi, Gerard versione prete, ha un fascino tutto suo.
Genere: Avventura, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU, Lime, Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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11. Feet, Feet are Next





Bob arrivò qualche momento dopo, portando la cena con sé.
 
«Sei un angelo disceso dal cielo» lo accolse Frank, per poi bloccarsi, pensieroso. «E’ piuttosto strano da dire, ora come ora, huh?»
 
Bob si limitò a lanciargli un’occhiata, accendendo la piccola televisione portatile che teneva in mano insieme al cibo. «Non puoi stare senza una Tv, Frank, non sarebbe giusto. Hai davvero bisogno di un po’ di normalità»
 
Frank adorava davvero quel ragazzo, quindi gli lasciò dei colpetti sulla spalla e lo ringraziò, ma quando cominciò a trasmettere il Grande Fratello, Frank diede corda al programma per meno di cinque minuti.
 
A parte compagni di stanza che si urlavano addosso, il punto era proprio quello: normalità. Guardarono il telegiornale e ci strepitarono contro, finché non trovarono una maratona di “Estreme Makeover – Belli per Sempre”, ed entrambi pretesero di non avere le lacrime agli occhi quando il programma presentò un padre di nove bambini sulla sedia a rotelle, con un assegno per una borsa di studio gigante.
 
Nell’episodio successivo, uno dei ragazzi otteneva una fottutissima stanza strafiga, arrangiata come un laboratorio spaziale, e Frank commentò: «Forse dovrei inviargli un video, amico, anch’io sto passando tutti i tipi di dolori e sfortune. Dov’è la mia culla protettiva?»
 
«E cosa potrebbero fare?» disse Bob, la bocca piena di patatine. «Installare un recinto di crocifissi? Un distributore di cerotti?»
 
«Potrebbero darmi una fornitura a vita di Acqua Santa» propose Frank. «O delle fioriere per finestre stracolme di aglio»
 
Bob storse il naso. «Non sono vampiri quelli che ti stanno attaccando»
 
«Non importa, prova a inventartelo tu un piano per scongiurare le stigmate» protestò Frank.
 
«Ne ho già uno»
 
«Ah sì?»
 
Bob allargò le braccia. «Vedi qualche inspiegabile ferita su di me?»
 
«No»
 
«E allora il mio piano funziona» ripose Bob tranquillamente.
 
In seguito, finirono a vedere “Queer Eye  for the Straight Guy”*
 
«Vorrei troppo essere amico di uno chef» disse Frank, mentre osservavano Ted cucinare qualcosa... qualcosa dall’aspetto piuttosto delizioso. «Mmm, gli chef»
 
«Già, gli chef» concordò Bob, poi improvvisamente si tirò su a sedere, strepitando. «Non puoi mettere quelle scarpe con quella maglia, razza di idiota!»
 
Frank scoppiò a ridere, ancora più forte quando il tizio ignorò Bob, e Bob lanciò una patatina contro lo schermo.
 
«E tu sta zitto!»  si volse a dire a Frank. «Amico, lui – Dio, i miei poveri occhi»
 
«Saresti perfetto per fare questo programma» sogghignò Frank, schivando per un pelo la manata di Bob in direzione della sua nuca. «Forse dovresti inviare un curriculum – ow, Bob, no, andiamo, sono ferito!»
 
«Stronzetto» si lamentò Bob, tornando a gridare contro lo schermo. «Marroni le scarpe, marroni!»
 
 
 
La serata trascorse placidamente, tra la Tv e tra Bob che strepitava. Stava raccontando a Frank del kit per la batteria che aveva intenzione di comprare, quando il dolore nei polsi del ragazzo esplose improvvisamente. Frank sibilò e si portò le mani al petto.
 
«Che succede?» chiese Bob immediatamente, lasciando cadere la sigaretta mezza consumata nel posacenere e afferrando la spalla all’amico. «Frank?»
 
«Non lo so» Frank scosse la testa e cominciò a sciogliere il bendaggio dal polso sinistro per darci un’occhiata, quando una nuova ondata di dolore lo attraversò lungo tutta la gamba, per poi concentrarsi nel piede. «Oh cazzo. Oh, no»
 
«Va tutto bene» disse Bob, ora in piedi. «Chiamo un’ambulanza»
 
Frank scosse la testa e si morse forte la lingua, quando il dolore si diramò fino alla sua nuca. «Gerard. Chiama Gerard»
 
Bob afferrò il cellulare e lo aprì, ma Frank cambiò idea e cominciò a scendere dal divano, cadendo scompostamente sulle ginocchia quando le gambe non lo ressero. «Oh, merda, Bob, sta per... – non so che cosa fare»
 
«Cosa succede Frank?» chiese Bob con urgenza. «Dov’è il problema questa volta?»
 
«Cazzo» gemette Frank, appoggiando la fronte al ginocchio dell’amico. «Piedi. Sono i piedi questa volta»
 
Bob si guardò velocemente intorno, poi rimise il telefono in tasca, sollevò Frank e lo portò fino al bagno. «La vasca» disse con calma, girandosi di lato per passare dalla porta. «Così almeno questa volta non sanguinerai ovunque»
 
Frank ridacchiò nonostante tutto, stringendosi alle spalle dell’altro. «No, è solo che ti piace trasportarmi in giro, Bob Bryar»
 
«Vivo solo per quello» lo assecondò Bob, piegando la schiena per appoggiare Frank nella vasca. Spinse di lato le tendine e le appallottolò, incastrandole più in alto, via dai piedi. Si posizionò in ginocchio, togliendo le calze a Frank e tirandogli su fino al ginocchio il pigiama. «Okay» mormorò, afferrando un asciugamano e piazzandoglielo sotto la testa. «Okay?»
 
Frank sollevò lo sguardo su di lui. «Hai già fatto prima tutto questo, vero?»
 
Bob accennò un sorriso. «E’ il mio passato segreto, mi hai beccato»
 
Frank tentò di rispondere, ma tutto il suo corpo cominciò a dolere allo stesso tempo, e quella che gli uscì fu più un flusso strozzato di vocali. Bob gli afferrò una delle mani tremanti, stingendogliela forte e tirando di nuovo fuori il cellulare. «Non preoccuparti Frank, andrà tutto bene»
 
Frank tentò di concentrarsi e prepararsi a qualunque cosa sarebbe successa dopo, arricciando le dita per l’ansia, con i polmoni che lottavano per rilasciare abbastanza aria da poterne respirare di nuova.
 
«Ecco, così» disse Bob, il telefono premuto contro l’orecchio. «Così, amico, respira, dentro e fuori, lentamente, dentro e fuori, bene così»
 
«Non sto partorendo, idiota» disse Frank a denti stretti. «Fa venire Gerard qui per l’amor del cielo, dico sul serio»
 
«Dio, sei proprio un frignone» commentò Bob, continuando a stringergli la mano. «Ehy, sono Bob. Devi venire subito a casa di Frank, i suoi piedi stanno per esplodere o quello che è, non lo so. E’ richiesta la tua attenzione»
 
«Sei esilarante» ansimò Frank, poi però il rumore di un martello contro un chiodo gli rimbombò nelle orecchie, e fu troppo occupato a gridare per poter dire qualcos’altro.
 
***
 
Sorprendentemente, questa volta non svenne. Cioè, non del tutto. Si sentiva vagamente cosciente, con il sottofondo della voce calma di Bob che gli parlava, trattenendogli la mente in quel bagno, e non su qualche collina a fare il martire. Tornò completamente in sé solo quando fu finita, quando il dolore  si fermò e la sua pelle tornò ad avvertire la superficie liscia della vasca, piena di quello che sapeva essere il suo stesso sangue.
 
«Andiamo, ti porto a letto» disse d’un tratto Bob.
 
Frank girò la testa nella sua direzione. «Non sono quel tipo di ragazza»
 
«E io non sono quel tipo di feticista sanguinoso» replicò Bob, tirando su Frank e issandolo sul bordo della vasca. «Le tue unghie dei piedi sono davvero indecenti, comunque»
 
Frank abbandonò la testa contro la spalla di Bob, mentre questi gli passava dell’acqua sopra i piedi e glieli avvolgeva in un asciugamano. Frank realizzò che avrebbe dovuto comprarne nuovi quando tutto questo sarebbe finito. Ammesso che sopravvivesse, ovviamente.
 
«Probabilmente non avrò bisogno di asciugamani in Paradiso» disse a Bob, cominciando a ridacchiare istericamente, più per distrarsi, che per altro.
 
«Se il tuo sangue finisce sulla mia maglietta,» rispose Bob cupamente. «Sta a vedere che finisci all’Inferno»
 
L’emorragia si era ormai quasi del tutto fermata, e Frank tentò di convincere Bob a lasciargli vedere il danno che si era procurato questa volta – ma Bob aveva la teoria che se non guardavi o non parlavi di una ferita, era come non averla affatto. In quel momento qualcuno bussò alla porta, e Frank sentì la voce preoccupata di Gerard. «Frank? Bob? Bob, Frank sta bene?»
 
«E’ tutto okay, solo un secondo» rispose Bob ad alta voce, risollevando Frank e riportandolo in camera da letto.
 
«Ho cambiato idea» disse Frank contro il colletto dell’amico. «Sono stufo di camminare. Puoi portarmi in giro ogni volta che vorrai»
 
Bob lo appoggiò sul letto, riavvolgendo immediatamente gli asciugamani insanguinati. «Diamine, Frank, ora dovrò trovare una nuova grande ambizione per la mia vita»
 
«Sposiamoci» propose Frank mentre l’altro si allontanava per aprire la porta. Bob, ovviamente, lo ignorò.
 
Frank chiuse gli occhi e si concentrò sul proprio respiro. Ascoltò Bob lasciar passare Gerard, i loro veloci saluti e poi, stranamente, sentì Bob emettere un verso di dolore, e varie scuse da parte di Gerard.
 
Lì per lì fu sul punto di chiedere cosa fosse successo, ma si sentiva troppo scarico anche solo per sollevare la testa. Sentì Bob spostarsi in cucina e i passi di Gerard venire verso di lui: il suo intero corpo cominciò a formicolare in aspettativa, dovuta al ricordo delle sensazioni che il tocco di Gerard gli provocava, di come sapeva far sparire tutto il dolore, anche solo standogli vicino. Sentì il materasso sprofondare un po’, e la voce calda del ragazzo in questione.
 
«Hey, Frankie. Mi dispiace non essere stato qui, quando ne avevi bisogno»
 
Frank aprì gli occhi, e notò Gerard in ginocchio accanto al letto, appoggiato sui propri gomiti. Aveva i capelli umidi, sparati da tutte le parti come se si fosse vestito in fretta e furia, e c’era una striscia di qualcosa di grigiastro su una delle guance. Indosso aveva una maglietta dei Misfits, e dei jeans.
 
Così, semplicemente. Nessun collare, nessuna maglia nera, sembrava solo un normale ragazzo in vestiti normali, e Frank non sapeva se fu per questo, o per via del dolore, o per l’eccessiva perdita di sangue, o se era fin troppo stanco per combattere contro sé stesso, ma prima che potesse fermarsi si allungò in avanti, afferrò la maglietta di Gerard e lo sollevò di peso sul letto, premendo il viso contro il suo petto.
 
«Scusami» gemette, stringendo le braccia per tenersi Gerard ancora più vicino. «Scusami, scusami, ma fa male, fa così male»
 
«Frank..?» stridette Gerard, il panico nella voce. Era diventato completamente immobile. Frank non era neppure sicuro che stesse respirando.
 
«Ti ho mentito,» ammise Frank, sfregando il viso contro la stoffa della maglia di Gerard e annegando nella piacevole sensazione che lo attraversò. «Prima, quando mi ha chiesto se sentivo qualcosa di nuovo, ma non sapevo come dirtelo senza sembrare pazzo, e lo so che è strano, ma ti chiedo di restare qui ancora qualche minuto, solo... qualche minuto, Gerard, ti prego»
 
«E’ tutto okay, Frank» disse piano Gerard, spostandosi un poco. Frank si tirò indietro di qualche centimetro, giusto per lasciarlo sistemarsi un po’ più comodamente, e poi ci si ributtò addosso, sotterrandosi sotto il suo braccio per stargli il più attaccato possibile. «Però dimmi che succede»
 
«Sembra che se tu gli resti vicino, lui non sente più dolore» osservò Bob, che era rimasto appoggiato alla porta. Frank gli lanciò un’occhiata da sotto il gomito di Gerard, e Bob sollevò le mani. «Ma questa è solo l’opinione di un laico»
 
«Oh,» fece Gerard. «Oh! Frank, perché non mi hai detto nulla? Non ti avrei mai lasciato da solo!»
 
In risposta, Frank strinse la presa ancora di più, rilasciando un respiro tremante quando una mano di Gerard gli accarezzò la nuca e l’altra gli strinse la spalla. «Perché è assurdo»
 
«Lo penso anch’io» concordò Bob. «Io vado a fare del caffè, vedi di non reciderti un’arteria mentre non ci sono»
 
«Grazie Bob» intervenne Gerard, stringendo le braccia attorno a Frank e abbracciandolo propriamente. «Mi lasceresti vedere i tuoi piedi?»
 
Frank rimase avvinghiato stretto, scuotendo la testa. «Tra un secondo, solo un secondo»
 
«Dai» insistette Gerard, accarezzandogli il collo. «Non sappiamo se hai bisogno di punti, o altro. Lasciami dare un’occhiata»
 
Frank, seppur riluttante, si decise a lasciare la presa – non faceva male, non esattamente, d’altronde Gerard fu attento a non interrompere del tutto il contatto, ma faceva comunque schifo, rispetto a prima. Gerard si mosse fino in fondo al letto, rimuovendo con attenzione gli asciugamani da attorno ai piedi di Frank, sussultando leggermente alla vista del sangue.
 
«E non ti fanno male?» chiese, tirando fuori l’immancabile macchina fotografica dai jeans. Sollevò lo sguardo in su, verso di Frank, gli occhi grandi e i capelli incasinati: l’aspetto di un normalissimo ragazzo. Già, un normalissimo ragazzo parecchio attraente e con poteri curativi. Che stronzo. «Non sanguinano nemmeno più, le ferite sembrano chiuse. E’ successo anche prima, con i polsi?»
 
Frank gli raccontò brevemente cos’era successo, e Bob rientrò nella stanza con in mano il caffè e delle nuove bende, sedendosi in fondo a letto e prendendo ad avvolgere i piedi dell’amico con la stoffa, mentre Gerard prese a raccontare delle ricerche che aveva fatto.
 
«Ho cercato quelle erbe che il tuo dottore ha menzionato, e a giudicare da quello che ho trovato, alcune di esse non sono usate per, beh, sai... cose molto carine»
 
«Intendi roba tipo... magia nera?» domandò Frank, la guancia premuta contro la sua spalla. Si sentiva caldo, rilassato, protetto, come se nulla potesse mai fargli del male – il che, in tutta onestà, era una cazzata, considerato il fatto che, diamine, c’erano dei buchi nei suoi piedi. «Tipo un incantesimo?»
 
«Ancora non lo so. Stavo scrivendo qualche appunto prima che - »
 
«A matita?» volle sapere Bob.
 
Gerard aggrottò la fronte, confuso. «Sì. Perché?»
 
Bob scosse la testa e sogghignò osservando il caffè. «Boh, così, tanto per sapere»
 
«Non fare lo stronzo, Bob» lo riprese Frank, allungando la mano per sfregare via la striscia grigia dal viso di Gerard, per poi realizzare che forse non avrebbe dovuto, e riabbassò velocemente la mano, arrossendo.
 
«Ero nel bel mezzo di una lettura prima che chiamaste» continuò Gerard, ignaro. «Ma ho tentato di raggiungervi il prima possibile. Ho comunque portato qualche libro, non si sa mai»
 
«Oh, quindi erano libri quelli che mi hai lanciato addosso entrando?» Bob terminò di stringere le bende attorno ai piedi di Frank, strizzandogli giocosamente il mignolo. «Pensavo fossero mattoni avvolti nel cuoio»
 
Gerard si accigliò lievemente. «E in che modo potrebbero aiutarci a combattere il male?»
 
«Potremmo lanciarglieli addosso» rispose Bob, gravemente.
 
«Aspetta un attimo» intervenne Frank, lottando per tirarsi su e allontanandosi da Gerard quanto bastava per non sentire di nuovo il dolore, perché, per quanto la sensazione fosse piacevole, restarci avvinghiato a quel modo era abbastanza umiliante. «Il male? Perché, c’è del male adesso? Dov’è finita tutta la storia di San Francesco?»
 
«Penso solo che dovremmo contemplare tutte le possibilità» ammise Gerard, ostentando una voce che avrebbe dovuto tranquillizzare Frank, ma che fallì nell’intento. «Non sappiamo niente di certo, non ancora»
 
«Se questa cosa andasse avanti, che succederebbe?» domandò Bob. «Le persone vivono con le stigmate per anni, giusto?»
 
Gerard annuì. «Sì, ma – loro in teoria ricevano solo qualche marchio, sui palmi o sui piedi. Non ci sono casi registrati di persone che ne ricevono più di uno o due»
 
«Perché, quali altri ci sono?»
 
«Ce n’è – ne resta solo un altro. La ferita che Cristo ricevette nelle costole da una lancia» disse, toccando lievemente il fianco di Frank, il che per quest’ultimo fu da un lato piacevole, ma di certo non aiutò ad alleviare la sensazione di disperazione che si sentiva sprofondare nello stomaco, come se avesse ingoiato una roccia gigante con su scritto “CONDANNA”. «Proprio qui»
 
Bob ragionò qualche istante. «E sopravvivrebbe a una cosa del genere?»
 
«Non c’è nessun caso documentato» ripeté Gerard. «Non lo so»
 
Bob si alzò improvvisamente in piedi, la bocca ridotta a una linea, e marciò fuori dalla stanza.
 
«Ehy, dove stai andando?» chiese Frank, lasciando dei lievi colpetti rassicuranti sulla mano di Gerard, che aveva la stessa espressione mortificata di chi ha appena investito il cane di qualcuno. «Bob?»
 
«Vado a prendere quei cazzo di libri!» gridò Bob in risposta. «Nessuno ti pugnalerà nelle costole, non finché ci sono io».
 
 
 
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*   ”Queer Eye for the Straight Guy”: (= punto di vista omosessuale per il ragazzo etero) è un reality show Americano, conosciuto in Italia come “I Fantastici 5”








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Ammetto che mi sono divertita a scrivere questo capitolo, mi fa venire una voglia matta di andarmi a rileggere tutta la seconda parte della storia. Magari qualche riga rivado a leggermela.

Beh.. ho aggiornato un po' prima del solito. Cero di farmi perdonare per l'infinita attesa del capitolo precedente....

Comunque... E' FINITA LA SCUOLA!

Okay, ora che l'ho detto mi sento meglio.

_Ashes
  
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