Si torturava le mani davanti allo specchio aggiustandosi ancora una volta il nodo alla cravatta,perfetto. Si torturava le mani nervosamente,come un umano. Mi scappò un risolino che non gli sfuggì e si voltò per verificare la mia presenza silenziosa nella stanza. Sbuffò. Emanava elettricità,probabilmente la tensione lo stava corrodendo ed io non potevo far altro che rassicurarlo. Che dirgli quanto erano normale la tensione,quanto sarebbe stato felice. Mi sedetti sul letto infastidita che le mie parole,le mie rassicurazioni, non erano servite a nulla. Intanto fuori dalla finestra la luna ci fissava,la notte ci inghiottiva. Il chiarore di quella bellissima Signora dipinta nel cielo scuro sfiorava la sua pelle con leggerezza,facendone risaltare la bellezza. Una stretta allo stomaco mi sorprese. “sei perfetto,Edward. È la quarta volta che ti sistemi la cravatta..” Incrociò il mio sguardo tramite lo specchio, con gli occhi mi sorrise. “Se sto fermo scoppio. La cravatta è solamente la povera vittima della situazione” pronunciò con un grande carico di sarcasmo nella voce tesa. “credo che dovresti stare tranquillo..quando..la vedrai..tutto diventerà semplice.” Sentii una sorta di dolore nel pronunciare quelle parole,ma lo ignorai. Sperando che,nonostante quella vibrazione nella mia voce fosse evidente, lo facesse anche lui. “grazie” pronunciò quell’unica parola cercando di controllare la tensione nella voce,ma solo parzialmente ci riuscì. “la ami,Edward. È tutto ciò che conta” sputai quelle parole con tanta irritazione,troppa perché non se ne accorgesse,troppa perché la ignorasse. “si,grazie. Hai ragione Rose.” Pronunciò quelle parole con una sorta di dolore appena accennato. Poi,dopo aver incontrato il mio sguardo un’ultima volta per mezzo dello specchio,uscì dalla stanza. Lasciandomi sola. Sola con il mio riflesso,sola con la luna. Che sembrava piangere lacrime invisibili,quelle che non avrei mai potuto versare io.