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Autore: AuraNera_    10/06/2016    3 recensioni
I Pokémon Leggendari non possono scomparire. I Guardiani devono salvaguardarli. Ma il prezzo potrebbe essere troppo alto.
Dal capitolo uno:
“Tutto in me è bianco. Bianca la pelle. Bianchi i capelli. Bianche i vestiti che indosso. Solo i miei occhi interrompono il monocrome che mi compone. Il bianco è un colore vuoto, per questo mi caratterizza. Ma, come un foglio bianco, spero che anche la mia anima venga colorata con nuove emozioni derivanti da questo viaggio. Un viaggio che mi porterà lontano. Mi chiamo Ayumi Sato. E sono la prima guardiana delle leggende.”
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Capitolo 37 – L’Estremo Avvertimento

 

Grigio.
Questo fu ciò che i Guardiani videro non appena arrivarono nel Paradiso Parallelo. Grigio completo, delle più diverse tonalità, ma pur sempre un non-colore neutro rimaneva. Emanava un'aura fredda, rigida, spettrale.
I fiori che infestavano tutta la dimensione erano appassiti, tutti: avevano perso il loro colore e la loro energia, e si sbriciolavano al minimo tocco. La situazione ricordava vagamente quando Ayumi aveva perso il controllo e il ghiaccio oscuro aveva ucciso una parte della dimensione, ma non c'era nulla di congelato o di malvagio. Non c'era proprio nulla. Solo... un morto vuoto.
Persino il cielo era di un pallore grigiastro, messo al posto del brillante ed innaturale celeste che avrebbe dovuto regnare sovrano e che inondava di luce tutt’intorno; effettivamente luce ce ne era ancora, ma era più simile a quella crepuscolare che a quella giornaliera. Un crepuscolo innaturalmente lungo ed inquietante.
“Che diamine...” sussurrò Seir, la prima a rompere il silenzio, mentre si guardava attorno, il corpo rigido e pronto a scattare ad ogni minimo segnale di anormalità. Mosse qualche lento e studiato passo in avanti, sempre con quell’aria circospetta, ma nulla reagì al suo avanzare.
“Sembra tutto...” iniziò Rein, ma la voce era roca e gli si spezzò. “...vuoto” concluse, dopo essersi schiarito la voce. In diversi concordarono con lui.
Shirley chiuse gli occhi e parve concentrarsi per qualche istante, mentre aveva lo sguardo carico d’ansia di tutti i Guardiani su di lei. “Niente. Sembra tutto mort...” si interruppe di colpo, aprendo gli occhi e fissando Ayumi. “Non può essere... non è vero?” sussurrò mentre veniva percorsa da un tremito.
L’albina non rispose, ma iniziò a camminare, spaesata, in avanti, verso la piattaforma di luce, attraversando l’aria ferma e silenziosa.
La dimensione, tuttavia, non era vuota, nonostante le apparenze suggerissero quell’ipotesi. Sotto la piattaforma, quella che doveva essere il cuore vivo e pulsante del Paradiso Parallelo, ormai ridotta a dei frammenti semitrasparenti di quella che sembrava pietra grigia, stavano i corpi immobili dei Leggendari. Completamente immobili.
"Sì Shirley. È possibile" sussurrò Ayumi voltandosi verso i Guardiani. "Sono morti". Un silenzio glaciale seguì le sue parole.
"Non può essere" proruppe Kurai in un ringhio. "Se una creatura come un Pokémon Leggendario morisse, il mondo crollerebbe. Calamità, distruzione, morte. E anche noi, dovremmo essere diventati i nostri Leggendari e invece..." si bloccò di corpo, sgranando gli occhi come se avesse afferrato un concetto. "Non è una morte comune... non è vero?"
Ancora una volta, l'albina non rispose, limitandosi a fissare gli altri ragazzi, che iniziarono a discutere, provando disperatamente a non farsi prendere dal panico ed ottenendo discreti risultati.
"In qualche modo sono come riusciti ad affievolire il potere dei Leggendari, che è infine scomparso" rifletté Seoyun.
"Come se gli avessero risucchiato l'anima: caduti come burattini ai quali hanno tagliato i fili" borbottò Seir annuendo.
"Come si fa a recuperare un'anima?" chiese innocentemente Rein. Al suo fianco, Shiho scosse la testa mentre alzava le spalle.
"È il Cuore". Tutti si zittirono di colpo e si voltarono verso Anneke, che tuttavia aveva gli occhi rivolti alla schiena della Guardiana di Articuno. "Diglielo" ordinò poi, a fatica. Ayumi annuì e aprì la bocca, ma non riuscì ad iniziare alcuna frase.
"Ragazzi!". La voce maschile e profonda che aveva parlato era conosciuta, il volto invece no. A parlare era stato un ragazzo, apparentemente sui vent'anni, alto e slanciato, dal fisico asciutto, i capelli ricci di un biondo dorato e gli occhi rossi. Aveva addosso una veste tanto decorata da sembrare quasi ridicola, soprattutto considerando che ad indossarla era un uomo, ma sembrava o era tagliata su misura per lui e nell'insieme dava un effetto solenne e prezioso, in qualche modo. I Guardiani stettero fermi a fissare quell'apparizione confusi, fino a che Rein, la bocca spalancata dallo stupore, non fece un passo avanti.
"Ho-Oh?" chiese, esitante. L'altro annuì.
"In persona, è il caso di dirlo. Niente domande, per favore, abbiamo poco tempo, seguitemi" borbottò il Leggendario frettolosamente, per poi voltarsi ed iniziare a camminare, seguito dalla combriccola.
"Come mai tu non...?" chiese Sharda, confuso.
"Riflettici, Guardiano di Cobalion" rispose secco Ho-Oh, senza nemmeno voltarsi.
"Voi avete una parte della nostra aura in corpo. Con l'assenza della parte Leggendaria siete... diventati umani..." mormorò leggermente meravigliata Shirley.
"Esatto. Il che è un vero problema, dato che siamo impotenti quanto i nostri compagni addormentati" asserì il giovane.
"Sono morti" obbiettò Kurai asciutto.
"È una situazione reversibile. Temporanea, se ci muoviamo" replicò Ho-Oh. "Ma il nostro maggior problema è quello" concluse, fermandosi di scatto ed indicando con un gesto secco davanti a sé. Poco lontano dal gruppetto di Guardiani stavano altre persone riunite, che altro non erano che i Leggendari in una curiosa forma umana. C'erano tutti i Leggendari che facevano da contraente ai Guardiani più Lugia, Azelf, Jirachi, Zekrom e Cresselia. Il che faceva sbocciare diverse domande, ma tutte queste avrebbero dovuto aspettare.
Ciò che preoccupava il Leggendario dell'Arcobaleno, e tutti gli altri con lui, era un ragazzo dalla pelle pallida e una cascata di capelli viola tenuti in una coda, con dei ciuffi blu sulla frangia e bianchi sulla nuca, sciolti. Era sui diciotto anni, vestito di azzurro e bianco, gli occhi erano chiusi e il bel viso era contratto in una smorfia di dolore; si dimenava nel sonno, sobbalzando appena e talvolta scalciano, mentre una ragazza dai capelli celesti corti sul davanti e lunghi sul retro del capo, i vestiti azzurri e gli occhi rossi gli accarezzava il volto con le lunghe dita sottili.
"Articuno" chiamò piano Ayumi. Gli occhi della ragazza si spostarono sulla Guardiana, seri. "Quello è...?"
"Suicune. Sì" rispose con voce piatta.
"Questo significa che... Pure..." azzardò Len.
"È scomparsa" disse solo quello che sembrava essere Zekrom, un ragazzo di circa venticinque anni dalla pelle molto scura e dai penetranti occhi rossi, con i capelli intrecciati raccolti in una folta coda dietro alla testa.
"Cos'è successo?" chiese Anneke, boccheggiando. La ragazza sembrava l'unica a soffrire ancora, poiché gli altri Guardiani non davano segni di mancanza di un equilibrio psicofisico da quel fantomatico capogiro sulla spiaggia di Arenipoli.
"Non lo sappiamo. All'improvviso abbiamo sentito come un capogiro e quando ci siamo ripresi... era tutto come lo vedete adesso, noi compresi. Suicune è caduto in questa sorta di incubo, Pure e suo fratello sono scomparsi, i Leggendari sono morti tranne coloro che hanno un Guardiano... o quantomeno, così pensiamo" iniziò a spiegare una giovane dalla corporatura forte, i corti capelli blu e gli occhi rossi, che i Guardiani identificarono come Kyogre.
“Non vi seguo” borbottò Shiho.
“Diversi Leggendari qui hanno un Guardiano. Eppure solo chi è entrato in contatto con esso è sveglio. Non ce lo spieghiamo” rispose Darkrai, riconoscibile grazie alla sua incredibile somiglianza con Kurai, se non fosse che aveva i capelli completamente bianchi.
“Probabilmente l'anima dell'Umano è sopita e non viene intaccata, quindi è come se non ci fosse. L'aura di un Leggendario è molto più forte, e persino noi Guardiani facciamo affidamento su di essa. Probabilmente è per questo che anche senza incontrare il proprio Leggendario, nel Guardiano si mostrano dei segno che riconducono alla propria controparte, al contrario vostro" rifletté Ayumi a voce alta.
"È plausibile" annuì un ragazzo dai tratti davvero simili a quelli di Ho-Oh, ma dai capelli argentati che poi sfumavano al blu lisci e dai vestiti più sobri ed argentati anch'essi. Tutto, dal particolare della lunga matita blu attorno e sopra alla palpebra al colore vermiglio dell'iride, lo identificava come Lugia. "E prima che me lo chiediate: sono venuto qui unicamente per capire che diamine stesse succedendo" affermò, vedendo la perplessità lampeggiare negli occhi dell'albina e della Guardiana di Kyogre, le quali, infatti, avevano udito lo stesso Lugia affermare la sua scarsa intenzione di tornare nel Paradiso Parallelo.
Tuttavia, quella domanda scatenò un'ondata di incredulità che avrebbe dovuto invece risolvere, sia da parte dei Guardiani che da quella dei Leggendari. "E come sarebbe a dire? La fonte del vostro potere è scomparsa con quella... cosa che abbiamo sentito!" esclamò Seir, scuotendo la testa. Lugia la fissò confuso mentre Articuno annuì.
"Ha ragione, non ha senso. Grazie all'anima Umana dentro di noi siamo vivi, ma non abbiamo armi a nostra disposizione: addirittura non riusiamo a percepirci gli uni con gli altri. Senza contare che la maggior parte dei Leggendari qui dentro non riesce a contare sull'anima del proprio Guardiano. Come avresti fatto a... teletrasportarti persino basandosi solo... sull'anima...?". La Leggendaria lanciò un'occhiata esitante ad Ayumi.
In quel momento, l'albina percepì l'animo dell'altra. Come quando avevano l'anima del Pokémon e condividevano tramite essa emozioni, pensieri ed immagini quasi inconsapevolmente. Solo che... non c'era risposta da parte di Articuno, in quel caso. In un paio di secondi la sua mente elaborò una teoria.
"È questo il punto... l'anima di mia madre" sussurrò, fissando Lugia. "Quando è morta la sua anima si è unita alla tua e tu hai iniziato a sfruttarle come se fossero una cosa sola. Questo ti ha reso, in qualche modo, consapevole del potenziale di un'Aura Bianca e dunque adesso riesci a sfruttarlo... nessun'altro di noi ha questa peculiarità: Zekrom, Jirachi e Celebi, oltre al fatto che si trovavano già in questa dimensione, hanno perso il loro Guardiano da troppo poco tempo oppure il guardiano in questione era un'Aura Grigia... Cresselia, invece ha abolito da sé l'anima di Roxane, creando quel... ricordo. Tutti gli altri, invece, pur avendo un'Aura potente non sono stati addestrati a riconoscerla ed ammaestrarla..." continuò parlando velocemente, mantenendo tono di voce e sguardo basso.
"Abbiamo sottovalutato l'aura degli Umani e ora ne paghiamo le conseguenze..." rifletté Reshiram, una signorina dai folti capelli bianchi raccolti in minuscole treccioline, pallida e dagli acuti occhi azzurri, appariva minuscola in mezzo ai suoi abiti larghi. “Qualunque cosa sia successa, non possiamo aiutarvi”.
“Esattamente. Io so gestire in parte l’aura di Mary, ma non so fino a che livello” annuì Lugia, pensieroso. “Quanti tra di voi non sono Aure Grigie?” chiese poi. Ayumi, Shirley, Seir, Marisio e Kurai alzarono la mano o fecero un cenno. “Siete pochissimi e non sapete praticamente usare la vostra Aura... fatta eccezione per Marisio”. Tutti si guardarono l’un l’altro.
“Siamo nella merda, non è vero?” borbotto Kurai dando voce ai pensieri di tutti.
“Fino al collo” asserì Seir, incrociando le braccia al petto.
“Senza contare il fatto che non sappiamo manco che diamine è successo” riprese Shiho. “Dato che i nostri stessi leggendari hanno subito il nostro stesso capogiro, che a quanto pare era dato dall’Aura Leggendaria che faceva le valigie e tanti saluti”.
“Ayumi” chiamò Anneke con un filo di voce.
“Giusto! Ayu, tu prima dovevi dirci qualcosa... su un certo Cuore, se non sbaglio” prese la parola Len. Seguì un silenzio, d’attesa da parte dei Guardiani e sbigottito da parte dei Leggendari.
“Pensate davvero che sia il Cuore?” chiese Moltres, spalancando gli occhi grigio-indaco sorpresa. Assomigliava moltissimo a Seoyun, condividendone i boccoli rossi, portati rasati da una parte, le fattezze orientali e l’apparente età. Aveva addosso un vestito gialle a maniche lunghe e che lasciava le spalle scoperte, lunghe frange aranciate e vermiglia attaccate a queste ultime, la gonna corta a metà coscia sul davanti e lunga a mo’ di strascico dietro e due stivali marroni lunghi fino al ginocchio.
“Così dice Anneke” rispose l’albina.
“E lei è la Guardiana del Tempo” puntualizzò Sharda.
“Già” borbottò Cobalion in risposta, passandosi una mano tra i capelli neri per poi lasciar cadere le braccia lungo il corpo fasciato da un completo azzurro, completo di cravatta chiara e scarpe più scure. Gli occhi gialli indugiarono sui dintorni. “Avete controllato?” volle sapere infine. Ayumi e Anneke scossero la testa, mentre il resto dei Guardiani si guardava l’un l’altro nel disperato tentativo di capire qualcosa.
“Andiamo” disse solo Lugia, voltandosi verso quella che doveva essere l’enorme piattaforma luminosa, ormai in frammenti. Avanzando lentamente tra essi si avvicinarono a qualcosa che prima il gruppo di Guardiani, nell’agitazione generale, non aveva notato.
I corpi dei Primordiali erano immobili, come tutti gli altri.
“Persino Angeallen...” sussurrò Seoyun accarezzando una delle grandi ali del Leggendario. Len le batté una mano sulla spalla.
“Sarà collegato anche lui a questo... Cuore. È logico che sia così” sussurrò amaro. La ragazza si limitò a stringergli la mano, in cerca di conforto.
“Ragazzi... Arceus. Ha... qualcosa di strano”. La voce di Rein li fece girare tutti in direzione del Pokémon primevo.
“Gli manca... il coso” balbettò Shiho, gesticolando.
“È vero... quella specie di hulahoop dorato...” asserì Marisio, fino  quel momento silenzioso.
“Allora è vero. È il cuore sul serio” borbottò Ho-Oh. Quando tutti si voltarono a guardarlo, il Leggendario sospirò. “Avremmo preferito che non fosse necessario raccontarvi di questo... è uno dei segreti più arcani e nascosti, e tale avrebbe dovuto rimanere... ma a questo punto non abbiamo scelta”. Così dicendo fece un cenno all’albina, che poté finalmente spiegarsi.
“Voi tutti sapete che Arceus conserva dentro di sé delle lastre, le cosiddette Placche della Vita, così chiamate perché contengono dentro di loro l’energia dell’universo, dividendola e stabilizzandola. I fiori del Paradiso Parallelo sono chiamati appunto, i Fiori delle Placche, perché sono una manifestazione di questo potere immenso. Ad ogni Placca corrisponde un Potere, tuttavia, vi è un Potere al quale nessuna lastra è assegnato”.
“Il Normale” esclamò Sharda, concentrato sul discorso. Ayumi annuì.
“Esattamente. Il Normale è il Potere base, l’equilibrio, il tutto”.
“Ed è anche il tipo con cui identificano Arceus normalmente” intervenne Len.
“Già, e non per caso” rispose la Guardiana di Articuno. “Questo comunque, è scorretto. La Placca della Vita del Potere Normale esiste, ed è il cosiddetto Cuore di Arceus. È la lastra più importante di tutte, e Arceus la conserva sempre dentro di sé ed essa si manifesta su di lui attraverso quel... quell’hulahoop dorato, come lo avete chiamato voi. Il Cuore è la fonte di energia di tutte le Placche della Vita, oltre che dello tesso Arceus. Tutta l’energia parte dal Cuore, attraversa le Placche e viene smistata attraverso i Leggendari, perlopiù, che governano una porzione di mondo e la stabilizzano”.
“Quindi i Leggendari sono in queste condizioni perché strettamente legati alle Placche?” chiese Kurai.
“Esatto. I Leggendari traggono energia direttamente dalla Placche, a differenza di qualunque altro essere. Questo li rende più potenti degli altri Pokémon, in grado di amministrare una forma di manifestazione del mondo e... di uccidere. Un Pokémon normale non ce la farebbe” rispose Ayumi.
“Questo non migliora le cose” borbottò Seoyun, scuotendo la testa.
“E ci mancherebbe” fece eco Seir, ironica. “Come ci muoviamo allora?” proseguì poi, fissando i Leggendari.
“Non ne siamo sicuri” borbottò Lugia dopo un paio di secondi di silenzio.
“Perfetto” ringhiò a bassa voce Kurai, beccandosi un’occhiataccia da parte di Reshiram, alla quale rimase indifferente.
“Evita di fare lo spiritoso. Non sappiamo nulla di quest’attacco e quindi non riusciamo a capire come rispondere ad esso” sbottò la Leggendaria.
“A questo posso rimediare io”. Tutti si zittirono e si voltarono verso Anneke.
“Ne sei sicura?” le chiese Marisio, preoccupato. La ragazza stava a stento in piedi, la scomparsa del Cuore era stata un colpo davvero duro per lei, che umana non era. Era viva solo perché era energia indipendente, ma quella energia stava iniziano a scomparire. Eppure, la corvina annuì.
“Posso farlo. Riavvolgendo il tempo posso mostrarvi ciò che è successo e voi potrete comportarvi di conseguenza” rispose sicura.
“No, non puoi farlo” si oppose Sharda. Anneke si voltò verso di lui sollevano un sopracciglio sottile. “Sei fragile e questo sforzo ti ucciderebbe e noi non possiamo permetterci perdit-“
“Datti una calmata, cavaliere” lo bloccò la ragazza con un tono di voce tagliente. “So quello che faccio. E anche se lo sforzo dovesse consumarmi, sarà più utile morire aiutandovi per una questione della massima importanza, che sparire gradualmente crogiolandomi nella mia inutilità. Smettila di fare scenate e pensa, Sharda!” lo riprese duramente. Quando il ragazzo distolse lo sguardo dal suo, Anneke tornò a parlare in generale. “Ho bisogno che prestiate attenzione a qualunque cosa vi si possa mostrare davanti agli occhi. Non ci possiamo permettere troppi sentimentalismi, quindi mantenete la concentrazione per qualche momento. Non sarò in grado di darvi una seconda possibilità, purtroppo. Tutto chiaro?” ad uno ad uno, i presenti annuirono e Anneke sospirò. “Bene allora. Occhi aperti e... riportate il Cuore indietro”.
Nessuno commentò quella specie di preghiera, non ne ebbero il tempo. Attorno al corpo della corvina iniziò ad espandersi una macchia blu scuro che pulsava, aumentando le sue dimensioni ed estendendosi a macchia d’olio sopra le loro teste fino a formare una cupola, sorretta dalle occhiate attonite del gruppo.
All’interno della cupola temporale blu regnava una scura penombra resa tale dal colore non totalmente scuro e da una nebbia che aveva preso a circondarli. E fu questo fumo ad illuminarsi, accecando gli occhi non più abituati all’antica luce del Paradiso Parallelo.
Dopo qualche istante riuscirono a mettere a fuoco la dimensione come tutti la ricordavano. Tuttavia, l’istante che stavano analizzando non era collocato ai piedi della piattaforma, come chiunque si sarebbe aspettato. No, era come se con la visione si fossero temporaneamente teletrasportati, oltre che all’indietro nel tempo, anche in un punto diverso dello spazio. Ma era un’illusione, e tutti rimasero inchiodati ai loro posti.
Il luogo mostrato a loro era ben noto ad Ayumi e completamente sconosciuto ad altri. Era quella fonte dove tanto volentieri l’albina si ritirava quando sentiva la necessità di rimanere da sola o in compagnia della sua Leggendaria, ad allenarsi o semplicemente a riflettere. Ma davanti ai loro occhi c’era Pure, seduta sul prato con i piedi nell’acqua, mentre con dita agili si acconciava in treccioline le rade ciocche viola che facevano capolino nella capigliatura verde acqua, spuntatele per le numerose Unioni effettuate.
Suicune non c’era. Doveva essersi allontanato per stare con gli altri Leggendari, esattamente dove lo avevano trovato i Guardiani. Con la ragazza c’era solo il fratello, Natural, che in disparte la osservava tristemente.
La scena proseguì senza troppo colpi di scena per un paio di minuti. Poi, in equilibrio sull’acqua spuntò qualcosa. Dapprima nessuno la notò, né i personaggi della visione, né il gruppo di Guardiani e Leggendari. Era una specie di fiammella nera che fluttuava sopra il pelo dell’acqua ed aumentava di dimensioni ad ogni secondo.
“Che diamine...?” sussurrò ad un certo punto N alzandosi in piedi e affiancandosi alla sorella, osservando quell’entità che diveniva sempre più inquietante. Quella si avvicinò alla riva dove stavano i due fratelli e si fermò a circa due metri da essa, baluginando un poco, esitante.
Poi da essa esplosero due filamenti che, come catene, avvolsero i due ragazzi, immobilizzandoli e tappando loro le bocche. Dal nucleo principale fuoriuscì una voce profonda, roca, tenebrosa.
Una voce conosciuta a diversi dei presenti.
“Figli miei...” disse inizialmente. Non c’era dolcezza nella sua voce, non tenerezza o amore. Era quasi uno scherzo, una presa in giro. La voce cupa era velata d’ironia. “Perché siate scappati da me? Non volete più bene a vostro padre?” continuò.
Natural, improvvisamente pallido, provò a dimenarsi e a dire qualcosa, ma ne uscirono solo suoni sconnessi e soffocati. I lacci d’ombra attorno a lui si strinsero, impedendogli di respirare correttamente, facendogli perdere i sensi in poco tempo.
“Tu non mi servi” sbottò la voce, questa volta carica di disprezzo. “Potevi essere grande. Potevamo arrivare in alto, grazie alla tua capacità di comunicare con i Pokémon... ma no... tu dovevi fare il sentimentalista. E guarda dove ti ha portato schierarti dalla loro parte, con questi... ‘Leggendari’” sputò fuori, prende dosi gioco di coloro i quali nominava. “Ma tu, mia cara...” si rivolse a Pure, nuovamente con quel tono mellifluo, falso, mentre la ragazza lo fissava con occhi sgranati ma vitrei allo stesso tempo. Era confusa, ma non percepiva il pericolo, pur così palpabile. “Tu sarai il mio asso nella manica...”
Così dicendo, quella sorta di fiamma nera scomparve, portando con sé anche il ragazzo e liberando invece la Guardiana. Restò solo una piccola parte di quella tetra presenza, che assomigliava alla grottesca imitazione di una farfalla che, con le sue tremule alucce, volò fino a posarsi sul petto della ragazza, rimasta immobile come paralizzata.
“Portamelo Pure... portalo da me sulla Cima della Linea che spezza...” sussurrò ancora quella stessa voce roca. Poi, l’ombra entrò nel petto di Pure, che strabuzzò gli occhi sorpresa. Quel suo sguardo perse la poca lucentezza che le era rimasta e le iridi si fusero con le pupille divenendo un pozzo nero e vuoto unico.
La visione scomparve e Anneke si afflosciò a terra, tossendo e respirando a fatica. “Andate” riuscì a rantolare, prima di chiudere gli occhi.
Invece, tutti si presero un istante per guardarsi a vicenda, atterriti e disorientati. “È... è stata Pure...” sussurrò infine Seoyun, spiazzata.
“Non ci posso credere” le fece eco Len, passandosi una mano tra i capelli.
“La Cima della Linea che spezza...” stava borbottando invece Sharda. “Che cos’è?” chiese.
“Non ne ho mai sentito parlare” sbuffò Shirley. Anche Shiho e Rein scrollarono il capo. Kurai era rimasto immobile, ma in silenzio al contempo, in un atteggiamento che negava qualsiasi conoscenza a riguardo.
“La Linea che spezza... è uno dei modi in cui gli antichi chiamavano il Monte Corona” intervenne all’improvviso Marisio, battendosi il pugno sul palmo. “Come ho fatto a non pensarci subito... il Monte attraversa la regione di Sinnoh, ‘spezzandola’ a metà”.
“Di conseguenza, la cima...” continuò Len.
“È il Vetta Lancia” sussurrò Ayumi. “Logico: la Vetta ospita l’ultimo portale aperto per il Paradiso Parallelo; attraverso esso Ghecis ha inviato in una forma superiore di telepatia quel ammasso oscuro che abbiamo visto, ha preso Natural e ha innescato la follia in Pure...”
“Innescato la follia...? Ayumi, ci stai dicendo che lei...?” sussurrò Shirley con gli occhi sbarrati.
“Pure è diventata una Figlia della Follia, un burattino per suo padre. E ha rubato il Cuore per lui”. L’albina alzò gli occhi fino ad allora puntati sul terreno sul gruppo di Guardiani e Leggendari, con un riflesso di rabbia e tristezza in essi.
 

“L’unico modo, adesso, è ucciderla”.
 
 

Angolino nascosto nell’ombra
I’M ALIVEEEEEEEEEE! (cit. Mushu)
Oh sì, la one shot chilometrica (che ha raggiunto le quasi quaranta pagine contro qualunque aspettativa, me in primis) è stata conclusa e io mi ero rimessa immediatamente al lavoro...
...dimenticandomi di controllare gli appunti e scrivendo metà capitolo prima di dire ‘ehi, magari sto facendo un’immensa minchiata’. E ovviamente, immensa minchiata era.
Quindi ho dovuto riorganizzarmi, riscrivere, dare di matto, imprecare mentalmente e guardarmi tutta una serie su Youtube prima di decidermi a finire questo dannato capitolo.
Ho riscoperto me stessa, nel senso che ho scoperto di essere più isterica ed esaurita di quello che pensavo.
Ed ovviamente le brutte notizie non tardano ad arrivare e io sono qui che mando a cagare  mezzo mondo. Cioè, non che di solito non lo faccia, però... Lasciamo stare.
Ma, ehi, sono iniziate le vacanze, quindi riuscirò a tornare a scrivere con una certa frequenza! (ammesso e non concesso che mi passi l’esaurimento, spero vivamente di sì, perché sto facendo fatica a convivere con me stessa).
Spero che nessuno mi abbia dato per morta. Sono solo deceduti un paio di neuroni, niente di che.
...ok, fate finta che questo angolo non sia mai esistito, non ascoltatemi ahahahahaha
DOPPIO PARRY!
 
 

Aura_
  
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