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Autore: ChrisAndreini    10/06/2016    3 recensioni
(Female Frisk. SansXFrisk)
"Ti odio e ti amo. Forse ti chiederai come questo sia possibile. Io non lo so, ma mi tormento" Catullo
*Tutti gli umani la guardavano come se fosse inferiore, ma lei aveva un potere enorme, un potere che nessuno poteva utilizzare, umano o mostro che fosse, oltre a lei.
*Cosa, cosa avevano fatto di sbagliato?!
Sans era sicuro che il sé della linea temporale precedente avesse fatto tutto il possibile, ma probabilmente quell’assassina non era altro che un’anima irrecuperabile.
*Che idiota!
Frisk non riusciva a credere quanto fosse risposto a rischiare pur di non vederla resettare.
Voleva dimostrare di poter cambiare il destino? Sans non poteva farlo! Era Frisk che aveva questo potere.
*Perché continuava a farlo?!
Sans non lo capiva, non ricordava i reset, e ogni volta cercava di trovare la verità, che però gli sfuggiva sempre di più, mano a mano che le linee temporali si susseguivano una dopo l’altra.
*Frisk aveva già la mano sul pulsante.
-Te lo prometto, Sans, è l’ultima volta!- disse, gettando il coltello a terra per asciugarsi gli occhi, mentre il mondo si scomponeva davanti a lei.
*Sperava solo che quello sarebbe stato l’ultimo reset, finalmente.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Flowey, Frisk, Sans
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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2° Pacifist

-Frisk, Frisk!!- Sans la stava chiamando nella pioggia, preoccupato.

Sentiva nel petto una sensazione di deja-vu, come se in un’altra linea temporale quello fosse stato il momento di reset di Frisk.

Non ne era sicuro, dato che non ricordava nulla, ma lo sentiva, ed era preoccupato.

Non sapeva perché era preoccupato, forse temeva che la bambina avrebbe resettato nuovamente o forse aveva paura di quello che l’aveva portata a premere il pulsante la prima volta. L’unica cosa che sapeva è che voleva trovarla, per impedire la prima cosa e risolvere la seconda.

-Frisk!- la chiamò nuovamente, correndo in giro nei pressi per la scuola con il cappuccio sollevato in modo da non bagnarsi il cranio.

Sentì qualcuno singhiozzare a qualche metro di distanza, nascosto in un vicolo buio, e non ci mise molto a riconoscere la voce.

-Frisk!- esclamò preoccupato, raggiungendola in enormi falcate.

Lei aveva la testa sepolta nelle ginocchia, e la sollevò di scatto, sorpresa.

-Quindi c’eri davvero- sussurrò tra sé.

Sans cercò di non pensare al significato nascosto di quella frase, e si limitò a prenderle il volto tra le mani per esaminare le sue condizioni.

Il suo cuore perse un battito quando vide che l’occhio sinistro era completamente circondato dal nero e che numerosi graffi e lividi le coprivano tutto il corpo.

-Chi è stato?- chiese, a denti stretti.

-Non… non è nulla Sans- cercò di sminuire lei, voltandosi dall’altra parte.

Sans aveva da un po’ iniziato a pensare che dovesse aver fatto qualcosa di molto brutto in un precedente reset, perché in quella linea temporale lo evitava parecchio, e sembrava avere difficoltà a guardarlo negli occhi.

Però non si sarebbe di certo dato per vinto.

La prese per le spalle e la girò verso di lui.

-Frisk, parlami. Chi è stato?- ripeté, in tono fermo.

Lei rimase zitta, a sguardo basso, ma non ci fu bisogno della sua risposta perché Sans lo scoprì da solo.

-Guardate, ragazzi, è ancora qui e ha attirato uno dei suoi schifosissimi animaletti da compagnia- disse una voce dall’entrata del vicolo.

Frisk sobbalzò e si strinse a Sans, come cercando protezione nel suo abbraccio.

Lo scheletro si irrigidì, e voltò la testa per osservare un gruppo di cinque ragazzini molto più grandi di Frisk che li guardavano bloccando ogni via di fuga, credendosi migliori solo perché erano umani.

Sans odiava le persone così, e se ferivano Frisk, li odiava anche di più.

Ma decise di tentare un approccio diplomatico, dato che non doveva peggiorare i rapporti già instabili tra le due razze.

Si alzò in piedi con la massima tranquillità, e si mise davanti alla bambina, che lo guardò preoccupata.

-Salve, siete voi che avete dato fastidio a Frisk?- chiese tranquillo, mettendo le mani in tasca.

-Sans, lascia perdere- gli consigliò la ragazza, prendendogli da dietro il lembo della felpa per fermarlo.

Lui le diede la stessa attenzione che avrebbe dato ad una zanzara, e dato che non aveva pelle e sangue questa attenzione era davvero molta poca.

-Si, e allora? Che vuoi fare, spaccarci le ossa?- chiese il più grosso dei cinque, probabilmente il capo, ridacchiando poi insieme agli altri.

-Bella, questa, Scott! Scommetto che non ha il fegato di farlo- aggiunse un altro, scatenando un’altra scroscia di risa.

Sans ridacchiò leggermente, e si disse che gli sarebbero pure stati simpatici se non fossero stati così idioti, chiusi di mente e soprattutto se non avessero ferito e fatto piangere la sua carissima Frisk.

Peccato per loro.

-Pure se vecchie queste battute rendono sempre, ma tornando seri per un secondo, sarei disposto a chiudere un occhio sul vostro comportamento fino ad oggi per amor dell’integrazione dei mostri, ma se fate di nuovo male a Frisk, vi prometto solennemente che passerete un brutto momento- li minacciò, con l’occhio che si illuminava.

I ragazzi non rimasero impressionati, ma Frisk spalancò gli occhi, e attirò lo scheletro verso di sé.

-Loro non possono tornare in vita, Sans!- esclamò, senza badare a quanto questa frase potesse suonare strana alle orecchie dei ragazzi. 

Sans però capiva tutto, e la preoccupazione di Frisk fu tutt’altro che piacevole per lui, visto che confermava solo l’idea che in una diversa linea temporale Frisk avesse davvero ucciso… 

Sospirò, e decise di non pensarci. Aveva resettato, questo era l’importante.

Sperava che avesse imparato la lezione.

-Tornare in vita? Quindi oltre che traditrice e debole, è anche pazza, questa pu…- il capo della banda, Scott, non ebbe il tempo neanche di finire la frase che venne preso da una morsa telecinetica e sbattuto nel fango con una forza tale che probabilmente avrebbe sentito dolore alla spina dorsale per almeno un paio di settimane.

Sans non si era trattenuto, non dovevano osare trattare così la sua bambina! 

Gli altri quattro, senza un capo a guidarli, fecero qualche passo indietro, spaventati.

-Che aspettate, attaccatelo!- urlò Scott, cercando di sollevarsi ma rimanendo completamente bloccato al terreno.

Uno di loro fece un passo avanti prendendo una stecca da terra, ma un osso comparve davanti a lui e non lo colpì per due centimetri scarsi. La sorpresa lo fece cadere a gambe all’aria.

Allora due di loro provarono a prendere Sans in due angoli diversi, e lo scheletro lasciò andare Scott per prenderli entrambi e sbatterli contro i due muri del vicolo.

Il capo, rialzandosi, insieme all’ultimo rimasto, a quel punto provarono a prenderlo di sorpresa vedendolo concentrato sui due di prima, ma Sans fece comparire un gaster blaster che li terrorizzò a morte.

Nessuno, però, venne colpito o ferito, ad eccezione di qualche botta di poco conto.

-La prossima volta che volete confrontarvi in cinque contro uno, scegliete bene il vostro avversario!- disse loro, spedendoli tutti e cinque alla fine del vicolo con un’ultima magia telecinetica.

I cinque lo guardarono spaventati per qualche secondo, poi si voltarono per correre via.

Non fecero neanche un paio di passi che Sans si teletrasportò davanti a Scott, per prenderlo dalla giacca.

-Ah, e non pensate di prendervela con lei quando io non sono presente, perché se scopro che le avete fatto qualcos’altro vi verrò a cercare, e non ci andrò così leggero- li minacciò, prima di ritornare davanti a Frisk e controllare che non fosse stata colpita per sbaglio.

Lei era ad occhi sgranati e bocca semiaperta.

-Su, non guardarmi così. Non è che tu non abbia mai visto questa parte di me- osservò lui, distogliendo lo sguardo da lei e alludendo alla genocide che era sicuro lei aveva fatto almeno una volta.

-Torniamo a casa. Ce la fai a camminare?- Sans le porse la mano per aiutarla ad alzarsi, ma lei gli si gettò semplicemente tra le braccia, piangendo più forte.

-Tranquilla, tranquilla, non ti disturberanno più, non dovrai più resettare- tentò di rassicurarla, ricambiando forte l’abbraccio e prendendola in braccio, per trasportarla con più facilità.

-Coraggio, andiamo. Sono tutti preoccupati- 

Chissà, magari quello era il reset buono. Forse tutto sarebbe andato bene.

 

Dodici anni dopo Frisk era felicissima della sua vita.

Grazie a Sans i bulletti non l’avevano più sfiorata, anche se l’integrazione dei mostri procedeva sempre a rilento.

Ma quel giorno sarebbe stato il giorno buono in cui tutto sarebbe cambiato, lo sentiva, e solo per il meglio.

Infatti si sarebbe firmato un accordo con tutti gli stati dell’ONU per l’accettazione dei mostri fuori da Ebbott Town e l’integrazione immediata degli stessi in tutti quegli stati.

Finalmente non sarebbero stati obbligati a rimanere in quello stato e avrebbero potuto viaggiare altrove senza venire arrestati.

Undyne e Alphys avevano già progettato una bellissima luna di miele in Giappone che sarebbe durata un paio di mesi, e Papyrus si stava organizzando per andare in Italia a mangiare i migliori spaghetti insieme al fratello.

Avevano tentato di coinvolgerla, ma la ragazza aveva troppe cose da fare.

Anche se, dato che da qualche mese si vedeva con Sans non in modo strettamente amichevole e platonico, sarebbe stato davvero un bel viaggio e una grandissima opportunità per stare insieme senza che Toriel li guardasse in modo strano.

Effettivamente la situazione era alquanto bizzarra, dato che Sans si era visto per un periodo con Toriel, perciò il fatto che adesso ci stesse provando con la figlia adottiva sembrava piuttosto sbagliato ed era senz’altro imbarazzante, ma a Frisk non importava, dato che Sans era fin troppo importante per lei, e non aveva intenzione di tirarsi indietro. Per fortuna sua madre sembrava averlo capito, perché non intralciava in nessuno modo le loro uscite, anche se ogni volta che erano tutti e tre nella stessa stanza li osservava con attenzione per essere sicura che la figlia stesse bene.

Mentre pensava queste cose e si sistemava in camera sua il vestito che avrebbe indossato durante la stesura delle firme, una voce proveniente da dietro la porta socchiusa la fece sobbalzare.

-Toc toc- disse, accompagnandosi con un bussare di porta.

-Sans! Potresti almeno bussare adeguatamente alla porta di casa prima di intrufolarti al suo interno?!- esclamò la ragazza, chinandosi a recuperare l’orecchino caduto per lo spavento.

Si sentì una risata da dietro la porta.

-Toc toc- insistette lo scheletro come se non l’avesse sentita.

Frisk roteò gli occhi.

-Chi è?- chiese controvoglia, mettendosi l’orecchino.

-Sans- rispose lui, e Frisk si corrucciò, era strano per lo scheletro dire il suo nome veramente.

Forse era un trucco.

-Sans chi?- continuò, senza sapere bene cosa aspettarsi.

Lo scheletro spinse la porta, entrando nella visuale della ragazza.

-Sei SANSazionale, lo sai?- concluse la battuta, entrando nella stanza.

Frisk gli sorrise, arrossendo leggermente.

Sans era vestito elegante, con giacca e cravatta, e la guardava con una gioia e un’ammirazione che erano quasi troppo per Frisk, che rivolse nuovamente l’attenzione allo specchio per sistemarsi.

-Sai, continuo a sostenere che bussare alla porta sia meglio di teletrasportarsi direttamente qui, ma… a cosa devo questo complimento presentato sotto forma di battuta stupida?- chiese, lanciandogli un’occhiata divertita e prendendo la collana dal mobile per metterla.

-Eh eh, uno non può neanche complimentarsi con la propria ragazza per aver portato un risultato così grandioso- Sans le prese la collana e gliela allacciò, facendole venire un brivido lungo la spina dorsale.

-Già, finalmente i mostri avranno il loro lieto fine- commentò Frisk, cercando di non arrossire troppo vistosamente.

-Non sono d’accordo su questo- obiettò Sans, e Frisk si girò a guardarlo, confusa.

-Perché dici così, Sans?- chiese, guardandolo dritto negli occhi.

-Perché noi abbiamo già avuto un lieto fine, grazie a te. Questo è solo un continuo- si spiegò Sans, riferendosi alla fine della pacifist accaduta ben tredici anni prima.

Frisk sorrise, grata a Sans per il supporto, e poi lui le fece l’occhiolino, e continuò.

-Per questo sei Sansazionale- aggiunse, con un buffetto sulla guancia.

Frisk ribatté alzandosi in punta di piedi per dargli un bacio sulla fronte, poi si girò nuovamente verso lo specchio, osservandosi i capelli, che ormai le arrivavano poco sotto le spalle.

-Allora, come dovrei sistemarli?- chiese allo scheletro.

-Credi che io ne sappia qualcosa?- ridacchiò lui, alludendo al suo cranio scheletrico che non aveva mai visto traccia di capelli.

Frisk gli fece la linguaccia.

 

-Frisk?- Sans bussò alla porta della camera da letto della ragazza, preoccupato per lei.

L’umana non rispose, limitandosi a rimanere completamente avvolta nelle coperte e spalle alla porta.

Sans entrò, si avvicinò lentamente, e si sedette dall’altra parte del letto.

-Non è colpa tua, sai?- tentò di rassicurarla, posandole una mano sulla spalla seppellita dalle morbide coperte.

La figura iniziò a tremare, segno che stava piangendo.

Sans le si avvicinò.

-Lo so che sei distrutta, lo sono anche io, ma… ma…- non sapeva bene cosa dire, quello che era accaduto era spaventoso.

Si prospettava una così perfetta giornata, quella delle firme dell’ONU, e invece si era rivelata una tragedia.

Dei fondamentalisti anti-mostri avevano nascosto una bomba all’interno dell’edificio, e nessuno dei presenti l’aveva notata.

Tranne Frisk. 

Era stata questione di un attimo.

Aveva preso il cellulare, e si era accorta di un’interferenza.

Quando aveva avvertito Sans e gli altri responsabili della sicurezza era ormai troppo tardi, e solo alcuni dei presenti erano riusciti a salvarsi, tra cui Sans e Frisk stessi, Undyne, Toriel...

Ma non Papyrus, né Asgore, o Alphys.

E da lì le cose erano crollate.

Undyne aveva dichiarato apertamente guerra al gruppo degli anti-mostri senza tenere nascosto il suo intento di ucciderli tutti, gli accordi erano saltati e l’ostilità tra mostri e umani si era riaperta come una ferita profonda e incapace di venire cancellata.

E Frisk, la sua Frisk, si sentiva responsabile, quando molta della colpa era di Sans.

Aveva portato fuori quanta più gente poteva, ma Papyrus… sarebbe dovuto essere il suo primo obiettivo, invece quella figura davanti a lui lo aveva preso completamente.

Si era distratto a controllare che lei stesse completamente bene per qualche minuto di troppo, e quando aveva provato a ritornare era ormai troppo tardi.

E, dannazione, era uno dei controllori della sicurezza, insieme a Papyrus e Undyne!

Avrebbe dovuto trovarla subito, quella dannatissima bomba, e non quando ormai...

Se c’era qualcuno che doveva prendersi la colpa, quello era lui, e se in quel momento non avesse dovuto cercare in tutti i modi di aiutare Frisk, probabilmente si ritroverebbe nella sua stessa situazione, buttato sotto le coperte senza volere nessuno accanto per anni interi.

Ma così andava la vita, e non si poteva cambiare… non si doveva cambiare.

-Sans… io posso sistemare tutto- sussurrò Frisk in un sussurro, con la voce impastata.

Il cuore di Sans perse un battito, e si sporse ancora di più fino ad essere sdraiato del tutto affianco a lei.

-Frisk, non devi farlo- le disse preoccupato, cercando di agganciare il suo sguardo che sembrava fisso verso qualcosa, qualcosa che Sans non voleva assolutamente che esistesse ancora.

-Il nostro lieto fine è davvero venuto con la liberazione. Non devi fare altro per noi, non devi…- cercò di persuaderla, iniziando a sudare freddo, e girandola verso di sé.

Frisk lo guardò come se non lo vedesse, gli occhi rossi di pianto e lo sguardo vuoto, triste e senza scopo.

-Prima o poi tutto si sistemerà, il lutto fa parte della vita- continuò Sans, infilando le braccia nelle coperte per prendere le mani della ragazza tra le sue, in segno di conforto e in modo che lei non potesse premere nulla.

-Ma Papyrus… Alphys…- lucciconi comparvero sui suoi occhi, e una lacrima le rigò la guancia.

Sans le lasciò una mano per asciugarla, e poi la trattenne sul viso.

-Possiamo ricominciare, uniti. Non devi tornare indietro di così tanto, la vita deve andare avanti, non ricominciare ogni volta daccapo- non era del tutto sicuro di quello che diceva, probabilmente se avesse avuto lui il potere di Frisk avrebbe fatto di tutti per riportare indietro Papyrus, ma non poteva permettere alla ragazza di farlo, perché non era giusto, non era corretto, Papyrus non l’avrebbe voluto.

-Anche quando sono io ad ucciderlo?- il tono di Frisk era così vuoto e tetro che Sans si tirò leggermente indietro senza neanche accorgersene, ma subito trovò la risposta giusta.

-Si trattava di una manciata di giorni, e poi in quel caso la colpa era davvero tua. Come ti ho già detto, il nostro lieto fine lo abbiamo avuto, ora è tutto nelle nostre mani, non devi essere responsabile di tutto ciò che accade- provò a rassicurarla, riavvicinandosi e cominciando ad accarezzarle i capelli in segno di affetto.

Voleva davvero bene a quella ragazza, a prescindere da quello che aveva fatto, ed avrebbe provato in tutti i modi a non farla stare male, a proteggerla, e non c’erano motivi contorti che gli imponevano ciò, semplicemente la amava, un amore strano, confuso, poco comprensibile anche a se stesso ma che c’era, e che ci sarebbe sempre stato, lo sentiva.

Frisk lo guardò per qualche secondo, come soppesando le sue parole, poi gli fece un sorrisino triste, ed eliminò le distanze tra loro stampandogli un profondo bacio.

Sans rimase di stucco, aveva ricevuto degli innocenti bacetti a stampo, ma mai quello.

Chiuse gli occhi e dischiuse la mascella partecipando a quel gesto che avevano rimandato a lungo, troppo a lungo, per quanto riguardava Sans.

Lasciò del tutto andare le mani di Frisk per prenderle il volto e avvicinarlo ulteriormente al suo, come alla ricerca di qualcosa, un conforto, forse una partecipazione.

Entrambi stavano soffrendo, e quella sembrava una temporanea e meravigliosa evasione dalla terribile realtà che li circondava.

-Ti giuro che è l’ultimo- gli sussurrò Frisk quando si separarono un attimo per riprendere fiato.

Sans spalancò gli occhi.

Cosa?!

Con uno scatto afferrò il braccio che Frisk aveva a tradimento allungato dietro di sé, ma era troppo tardi.

-Frisk…- fece in tempo a dire, ferito, prima che il mondo cominciasse nuovamente a distruggersi intorno a lui.

Davvero non capiva quanto ciò lo facesse soffrire?

Davvero non capiva che cercando di fermarla lui la proteggeva da sé stessa e aiutava il libero arbitrio degli altri mostri?

Strizzò gli occhi, cercando di rassegnarsi all’idea.

Forse sarebbe stato per il meglio, doveva fidarsi di lei.

Sperava solo non ci prendesse l’abitudine.

Reset

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Da qui le cose iniziano a farsi più interessanti ;)

 

   
 
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