Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: jo17    10/06/2016    1 recensioni
L’artista rimase turbata dalle sue parole, non era la prima volta che le sentiva, ma dette da lei, con quella naturalezza e sincerità assumevano tutt’altro valore rispetto a vederle scritte su una rivista da qualche critico che nemmeno conosceva. Si accorse che Ruth la stava osservando e cercò di celare quel piccolo disagio che sentì avvenire in lei.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Documento senza titolo

Quando Katrin aprì la porta ritrovandola davanti a se ne fu veramente sopresa.

  • Visto che non rispondi alle mie chiamate mi costringi a venire a parlarti di persona.

Vedendo l’amica esitare insistette

  • Non vuoi farmi entrare? Ho fatto davvero tanta strada.

La donna si scostò lascindole lo spazio necessario a varcare la soglia. Raggiunsero il grande salotto della casa.

  • Sinceramente non so cos’hai da dirmi.
  • Che mi dispiace e so che non è sufficiente. Che capisco di aver sbagliato, ero consapevole di quello che provavi e di cosa stava succedendo tra me e Ruth, e non ho avuto il coraggio di parlartene. So che cosa intendevi l’ultima volta che ci siamo viste. Ma credimi non l’ho fatto perché non mi fido di te,  ma solo perché io per prima non capivo che cosa stavo facendo.
  • E adesso dimmi, lo sai?

Katrin andò a versarsi un drink, si girò verso l’amica

  • Vuoi qualcosa?

Victoria rimase sorpresa dall’offerta, non riusciva a capire l’atteggiamento dell’amica, era distaccato ma stranamente non ostile.

  • No, ti ringrazio.
  • Quindi?
  • Credo di si.
  • Credi o ne sei certa.

Victoria fece qualche passo infastidita.

  • Cosa vuoi che ti tica?
  • La verità. Voglio che per una volta tu sia sincera con me.
  • Ma perché dici questo? Tu parli come se non lo fossi mai stata, ma sai benissimo che non è così. Tu mi conosci meglio di me stessa. Come puoi dirmi una cosa del genere.
  • Sei tu che mi fai dubitare di te e..
  • Adesso smettila! Per una volta, per una stupidissima volta che ho sbagliato vuoi mettere in dubbio quello che siamo l’una per l’altra? E’ vero non sono stata sincera con te, adesso lo sarò, vuoi sapere di me e Ruth? Te lo dirò, in queste settimane ci siamo avvicinate, ho imparato a conoscerla e -  aveva abbassato la voce e un lieve sorriso era arrivato a inarcarle un angolo della bocca – ed è una delle persone più straordinarie che abbia mai conosciuto. Sotto molti aspetti.

Katrin aveva osservato l’iniziale sfuriata dell’amica trasformarsi in calma al solo pensiero di Ruth.

  • Bene, sono contenta per te. Davvero, non avrei mai immaginato che ti saresti lasciata alle spalle Dana.
  • E tu, non puoi lasciarti alle spalle questa storia? Katrin, se oggi ho ripreso in mano la mia vita è grazie a te.  Ti prego perdonami e torna a New York con me. Ho bisogno di te.

La rossa la guardava con un’espressione indecifrabile, poi sorrise.

  • Ok, va bene…del resto iniziavo ad annoiarmi ad avercela con te.

Al suono di quelle parole Victoria le gettò le braccia al collo.

  • Ti ringrazio! Dio, pensavo di averti persa! Giuro che non ti darò più per scontata!
  • Ok ok..

Si liberò dall’abbraccio dell’amica, ma Victoria la trattenne ancora un attimo poggiandole le mani sulle spalle.

  • Di te mi fido, ciecamente, non voglio che ci siano ancora dubbi.

Vide passare un’obra sul viso dell’amica che si liberò dalla sua presa allontanadosi da lei, ma in quel momento non gli diede peso, felice che l’avesse perdonata.
Passarono insieme un paio di giorni per poi fare il viaggio di ritorno verso casa.

******

Il suono della piccola campanella aveva annunciato l’arrivo di un nuovo cliente, David stava sistemando delle scastole dietro al bancone e si prese del tempo per terminare la sua occupazione prima di girarsi, ma non appena sentì la voce di suo padre, seduto poco distante da lui, pronunciare il nome di sua madre si voltò raggelato a guardarlo.
Lo vide con un ‘espressione di forte stupore e aveva gli occhi sbarrati che fissavano un punto ben preciso,  seguì lo sguardo di suo padre fino a raggiungere la figura che aveva suscitato tanto sgomento nel vecchio uomo.

  • Ruth…

La donna se ne restava immobile a qualche metro da loro e anche lei aveva fissato la sua attenzione su quell’uomo che stava seduto su una vecchia sedia e che teneva davanti a se il suo bastone.

  • Samuel, pensavo di trovarti in fin di vita e invece ti trovo bene, come si dice del resto, l’erba cattiva non si estirpa facilmente.
  • Ruth!

Si girò a guardare il fratello.

  • Si David, è il mio nome. Non sei contento che alla fine sei riuscito a convincermi? Anche se è più corretto dire che mi hai presa per sfinimento.
  • Assomigli così tanto a tua madre…

Entrambi i fratelli tornarono a guardare il vecchio. Ruth inclinò la testa e strinse leggermente gli occhi.

  • E’ per questo che mi hai fatto venire qui? Per fare un viaggio sul viale dei ricordi?

L’uomo si schiarì la voce, riprese il controllo su di se continuando a fissare la figlia.

  • Volevo solo vederti. Non ho grandi cose da dirti, niente che possa non apparire puerile e soprattutto inutile visto il nostro passato.

Ruth fece qualche passo, sfiorò il bancone guardandosi la mano, poi si appoggiò ad esso riportando l’attenzione su di lui.

  • Quindi è tutto qui? Neanch’io ho niente da dirti. Mi hai vista, quindi tolgo il disturbo

Fece per muoversi verso l’uscita.

  • Sono orgiglioso di te. Volevo che sapessi anche questo.
  • Orgogliso di me?

Ruth perse con suo forte disappunto il controllo, si era ripromessa di mostrare a quell’uomo solo indifferenza, ma quelle parole la colpirono come uno schiaffo in pieno viso.

  • Losaresti stato comunque se non fossi riuscita a sopravvivere dopo che mi hai sbattuta fuori di casa? E magari lo saresti anche se adesso per vivere fossi una prostituta? Si credo che lo saresti anche in quel caso, almeno avresti l’orgoglio di sapere che alla fine sei riuscito a farmi scopare con degli unomini!
  • Ruth, calmati stai esagerando.
  • Sta zitto David! Ma che ti aspettavi? Che sarei rimasta serena e tranquilla a sentire le sue stronzate?
  • Fai bene ad odiarmi. Avrei dovuto gestire in modo diverso la situazione. Ma ero uno stupido, reso cieco dal dolore della perdita di tua madre e si, mi vergognavo agli occhi della comunità ad avere una figlia come te.
  • Una figlia come me…mi mancava il suono della tua voce che pronuncia questa frase.

Fece finta di non aver sentito, così continuò quel discorso preparato da tanto tempo.

  • Ho reagito nell’unico modo che conoscevo e che ritenevo possibile.Ho cercato di vivere secondo i miei insegnamenti ma ho sbagliato anche lì, Dio è pieno di misericordia e di amore, non punitivo. C’è voluto del tempo per capirlo. Ma questo non vuole essere una giustificazione.
  • Già, perché non esiste giustificazione al mondo per quello che mi hai fatto.

L’uomo si alzò a fatica dalla sedia e si diresse verso la figlia. Quando la raggiunse le posò una mano sul braccio. A quel contattò la donna si allontanò, come se quella mano fosse stata rovente. Nonostante se lo aspettasse rimase sorpreso da quella reazione.

  • Volevo solo vederti. Volevo vedere per l’ultima volta entrambi i miei figli insieme, sotto lo stesso tetto.
  • Lo hai fatto. Ti ho accontentato avendo tutti i motivi per non farlo.
  • Ed è per essere venuta qui oggi che sono orgoglioso di te. Nessuno lo avrebbe fatto, ma tu si. Vorrei riuscire ad esaudire l’aspettativa che avevi tu venendo qui.
  • Non avevo nessuna aspettativa, solo curiosità.

Rimase a guardarlo. Per un attimo gli venne in mente quell’uomo dal grande sorriso che la prendeva in braccio e che subito dopo l’abbracciava. L’uomo che aveva sempre storie divertenti per dissipare le sue paure di bambina. L’uomo che non ricordava ormai da anni e che non riconosceva in quel vecchio ingrigito e debole che aveva davanti.

  • Addio padre.
  • Addio.

E così come aveva annunciato il suo arrivo la campanella suonò nuovamente per indicarene l’uscita.
Qualche girorno più tardi il telefono di Ruth squillò nel cuore della notte dove la voce del fratello dall’altra parte la informava della morte dell’uomo.

******************

La luce entrava prepotente ad illuminare la camera da letto di Ruth. Victoria se ne restava seduta sul letto a guardare la donna intenta a fissare l’armadio aperto.

  • Vuoi che venga con te?
  • Dove?
  • Al funerale.
  • Non sei tenuta a farlo,anche se andare al suo funerale con la donna che mi scopa quasi tutte le sere sarebbe proprio una bella rivincita
  • Ruth.

Si girò a guardare la pittrice che la fissava con uno sguardo di rimprovero misto a compassione. Victoria sapeva di quanto la donna fosse sconvolta e di come cercasse invece di apparire indifferente, come se nulla di importante fosse accaduto. Sapeva che era dilaniata dai profondi sentimenti contrastanti che oscillavano dall’odio più profondo  alla consapevolezza del dolore di quello che era stato un tempo, di come tutto sarebbe potuto essere diverso, ma erano pensieri incoerenti e Ruth ne era pienamente consapevole.

  • Lo faresti sul serio? Ci sarà Harry con me, quindi non sentirti obbligata.
  • Voglio farlo.
  • Ok allora. Anche se devo essere sincera. Non so perché ci sto andando.
  • Per chiudere con il passato.

Ruth fece un triste sorriso.
Qualche ora più tradi si ritrovò tra Harry e Victoria davanti al luogo in cui si svolgeva il rito funebre. Quando entrò la cerimonia era appena cominciata e si fermò in fondo alla sala nella speranza che nessuno la notasse, non tolse nemmeno gli occhiali da sole. Si stupì nel vedere quanta gente aveva preso parte al rito. Quell’uomo era stato capace di farsi amare e rispettare da molti.
Ma non dalla sua unica figlia.
Harry e Victoria ogni tanto si lanciavano uno sguardo, inizialmente l’uomo aveva provato imbarazzo vedendo la pittrice e non aspettandosi la sua presenza, sapeva che si frequentavano ma a quanto pare ne aveva sottovalutato l’importanza se aveva spinto quella donna ad essere lì con loro. Ma non si perse dietro ad altre congetture, era lì per sostenere la sua amica e sapeva quanto le costava essere lì in quel momento.
Il rito fu molto lungo, e quando finalmente finì per Ruth non fu un sollievo, per lei la parte più difficile iniziava in quel momento. Vide passare il feretro portato dal fratello e da alcuni uomini che se anche erano stati scalfiti dagli anni li aveva riconosciuti e dallo sguardo che gli lanciarono capì che anche per loro fu così.
Iniziò il rito di sepoltura e stavolta non riuscì a passare inosservata, il fratello avendola vista l’aveva invitata ad andare accanto a lui, e lei per non far pesare ancor più la sua presenza cedette senza fare troppe storie. Con il fratello c’era la moglie e le sue due figlie di  6 e 8 anni, la guardarono incuriosite, ricordando vagamente che avevano già visto quella signora elegante, ma poi riportarono la loro attenzione a quello che stava avvenendo davanti a loro.

  • Grazie di essere venuta.

Furono le prime parole che gli rivolse il fratello non appena tutto fu terminato.

  • Lo so che ti è costato tanto esserci.
  • Sono qui solo per te.

Furono raggiunte dalla cognata e dalle nipoti

  • Ragazze salutate zia Ruth.

Le due bambine accennarono un timido saluto per poi scappare via verso la loro auto. La donna continuò a parlare.

  • In questi anni non è stato facile per nessuno di noi, credimi.

Le mise una mano sul braccio

  • Spero che adesso ci vedremo più spesso. Per tuo fratello sarebbe importante e anche per me.
  • Ormai siamo rimasti solo io e te. E so che ho perso tanto di noi e non voglio più che accada

Ruth li guardava, irrigidita da quella inaspettata conversazione. Volevano dire che adesso aveva una famiglia sulla quale poter fare affidamento? Per quanto il fratello in tutti quegli anni aveva fatto di tutto per esserci per lei nei momenti più importanti, il diploma, la sua laurea e prima di sposarsi se la sapeva ammalata non mancava mai di andarla a trovare o semplicemente chiamarla per sapere come stava. Ma le cose erano sempre state piene di difficoltà, di sotterfugi e bugie per non far sapere che erano in contatto e per non rompere l’equilibrio che David aveva con il padre.
Perché per lui comunque era sempre al primo posto. Adesso non capiva come prendere quelle parole, ma sapeva che in un modo veramente triste anche lui si sentiva finalmente libero di un peso che si portava dietro da tutta la vita. Si abbracciarono e infine Ruth si guardò intorno per ceracare i suoi due amici. Li vide poco distanti, gli fece un sorriso e li raggiunse.
Quella notte, nel suo letto Ruth si sentiva come svuotata, ripensava al passato, e si rendeva conto che in un modo strano non le faceva più così male, era come se vedesse la vita di qualcun altro, prima di addormentarsi si ripromise che si sarebbe concentranta esclusivamente sul suo futuro, a coltivare le nuove relazioni e a ridar vita alle vecchie.

                                               **********************************

Per tutta la settimana Victoria aveva lavorato incessantemente per riuscre a terminare la grande tela che doveva essere il centro della sua mostra e adesso, mentre lo guardava con attenzione e con una punta di soddisfazione, poteva dirsi terminato. In quei giorni Ruth vedendola presa dal suo lavoro le aveva lasciato il suo spazio, e non si vedevano ormai da qualche girono, così la pittrice le mandò un messaggio affinchè la raggiungesse, ma con suo grande disappunto la donna le rispose che non sarebbe potuta andare prima di sera.
Quando finalmente la vide entrare in casa, dopo quel pomeriggio che le era sembrato eterno, Victoria provò serenità, era come se in  quei giorni di assenza le fosse mancato qualcosa di fondamentale.  La accolse con un ampio sorriso ma non cedette alla voglia di abbracciarla e baciarla.
Ruth si rese conto che doveva aver dipinto fino a quel momento poichè aveva la sua classica tenuta sporca di colore e teneva ancora in mano il pennello. E quella mano indaffarata stava tradendo un leggero tremore.

  • Va tutto bene?

Victoria comprese il motivo della sua domanda e poggiò sul tavolo da lavoro l’oggetto che l’aveva tradita.

  • Si, ho lavorato troppo, tutto qui.
  • Ok, ti va di mangiare? Potrei provare a cucinare se hai qualcosa di commestibile in frigo.
  • Sai anche cucinare? Sei una donna piena di soprese. Se vuoi va pure a dare un’occhiata. Ma credo che sia più probabile che ordineremo la cena.

Ruth si diresse verso la cucina, aprì il frigo trovandolo praticamente vuoto. Scosse la testa e lo richiuse. Poi la sua attenzione fu attratta da qualcosa, o per meglio dire dalla mancanza di qualcosa. La foto di Victoria e Dana non era più al suo posto, si guardò intorno costatando di come fosse sparita. 
Sentì la voce della padrona di casa alle sue spalle.

  • Comunque ti ho fatto venire perché volevo farti vedere…

Ruth le corse incontro gettandole le braccia al collo e baciandola appassionatamente.

  • Non pensavo che il mio frigo vuoto ti suscitasse tanto entusiamo.

Le chiuse di nuovo le labbra con le sue. 

  • Non che non mi dispiaccia interromperti, ma c’è davvero qualcosa che voglio farti vedere.

Victoria la prese per mano e la condusse finalmente davanti a quella tela su cui l’autrice aveva lavorato tanto e che poteva dirsi ultimata.
Ruth rimase incantata ad osservarla.
Amore, calore, pace, protezione.
Erano questi i sentimenti che aveva fatto venire a galla nel cuore di Ruth.
Rappresentava l’espressione dell’essere madre attraverso una figura, la principale, una donna dai capelli scuri in un abito antico, su uno sfondo che dall’oro diventava bronzo, e questa donna tendeva le braccia verso lo spettatore con l’espressione più dolce e rassicurante che si potesse mai immaginare.
Quell’espressione che chiunque aveva visto almeno una volta da bambino, quando veniva svegliato da un incubo e veniva prontamente rassicurato, o dopo una rovinosa caduta veniva consolato, o semplicemente quando in un momento di sconforto veniva abbracciato e sorretto per avere la forza di superare quel momento.
Lo spettatore poteva immaginare benissimo che cosa avrebbe provato una volta che quelle braccia si fossero chiuse intorno a lui avvolgendolo, avrebbe avvertito il calore e la morbidezza di quel vestito, l’odore della pelle che sarebbe stato diverso per ognuno, ma l’emozione sarebbe stata uguale per tutti. Di essere di nuovo al sicuro e a casa.
A Ruth venne subito in mente sua madre e non riuscì a trattenere una lacrima.

  • E’ bellissimo… Victoria è…
  • E’ mia madre, o almeno per come l’ho sempre immaginata.

La curatrice senza distogliere lo sguardo dalla tela la prese per mano stringendola.

  • Mia nonna ha sempre fatto di tutto per non farmi sentire la sua mancanza, e spesso ci riusciva. Ma la notte da bambina la sognavo spesso, che mi raccontava storie tenendomi stretta, mi rassicurava dicendomi che non sarei mai stata sola.

Fece una pausa, osservando l’espressione di Ruth e sorpresa da quella lacrima che le rigava una guancia.

  • Crescendo ho smesso di sognarla, ma quando mi sono ammalata lei è ritornata. E come allora nei miei sogni mi abbracciava dicendomi che tutto sarebbe andato bene. Ho provato a trasmettere in questo dipinto quello che provavo allora, per averlo sempre presente e non soltanto nei miei sogni. Ammetto che è un po’ patetico.
  • Non dirlo nemmeno per scherzo.

Finalmente Ruth era riuscita a distogliere lo sguardo e a rivolgerlo con un’espressione seria sull’autrice.

  • Tu hai un dono. Sfido chiunque a non rimanere incantato di fronte a questo dipinto e a non ritornare bambino. E a chi non ha avuto la fortuna di provare queste sensazioni di sicurò capirà  che cosa ha perso. Io ho avuto questa fortuna e guardandolo non riesco a non provare nostalgia per mia madre… più di quanto non lo provi ogni giorno. E’ bellissimo. Tu lo sei.

Fece un profondo respiro.

  • E ti amo.

Esitò per un attimo guardando la pittrice messa davanti a quella confessione, ma non le diede il tempo di reagire continuando il suo monologo.

  • E non mi aspetto che tu provi lo stesso per me, non mi aspetto che tu mi risponda “Anch’io”. Ma sarebbe stato sciocco da parte mia continuare a evitare di dirlo. Io ti amo e arrivata a questo punto non posso più negarlo.

L’unica cosa che fece Victoria fu accarezzarle il volto, non ebbe il coraggio di dire niente. E sapeva che avrebbe potuto benissimo risponderle che anche lei l'amava, ma non c’era riuscita, era come se pronunciare quelle due semplici parole la riportassero in un passato dove lei lo diceva a qualcun'altra  e il dirlo non le aveva impedito di andar via.

  • Ruth..

La donna si era resa conto del disagio che stava provando Victoria, ne fu ferita ma del resto se lo aspettava, sapeva di essersi lasciata andare al mare di emozioni che le aveva suscitato quel dipinto e la persona che lo aveva creato, ma non si pentiva di aver messo in chiaro i suoi sentimenti.

  • Davvero, non devi dire nulla. Vic..

Victoria portò la sua mano dietro la nuca passando le dita fra i capelli, Ruth da quel gesto si sarebbe aspettata un bacio ma la donna si limitò a guardarla negli occhi da quella breve distanza.

  • Mi sei mancata, in un modo che non avrei mai creduto.

Solo allora arrivò quello che si era aspettata, un bacio pieno di passione. Dopo la pittrice l’abbracciò affondando il viso fra i suoi capelli. In quel momento Ruth si rese conto che la donna stava tremando.

  • Victoria – l’allontanò delicatamente prendendola per le spalle e dopo le mise una mano sulla tempia che stava bruciando – Tu hai la febbre.
  • Forse, ma non ti preoccupare, sto bene.
  • A me non sembra.

L’accompagnò sul divano dove la fece sedere.

  • Ti prendo un bicchier d’acqua.

Ma fu bloccata per un polso e spinta anche lei a sedersi.

  • Non ho bisogno di nulla, solo che resti qui, con me.

Ruth le fece cenno di si con la testa e si appoggiò comodamente alla spalliera del divano rimanendo a guardarla in attesa che anche la padrona di casa facesse lo stesso, invece Victoria le si accoccolò fra le braccia in un gesto inaspettato per la sua compagna, così Ruth si ritrovò con la sua testa appoggiata sul petto e ad avvolgerla in un caldo abbraccio. Fu una strana sensazione averla lì, indifesa fra le braccia, totalmente abbandonata a lei. Era qualcosa che non aveva mai provato prima, la strinse a se un po’ di più, baciandola sulla testa. La sentì sospirare.

  • Sto già meglio.
  • Credo che tu abbia bisogno di qualcosa di più.
  • E’  solo stanchezza. Vedrai domani sarà passata.

Victoria si spostò leggermente sistemandosi meglio in quell’abbraccio.
Rimasero in silenzio per un po’, Victoria ascoltando semplicemente il battido del cuore di Ruth.

  • Credo che dovremmo fare qualcosa per il tuo frigo. E’ imbarazzante.

Victoria scoppiò a ridere.

  • Si beh, di solito non è così. Ma in effetti mangerei qualcosa volentieri.
  • Posso andare a comprare qualcosa al market qui all’angolo. Non c’è niente nemmeno per la colazione di domani.

Victosia sollevò il viso verso di lei con un mezzo sorriso stampato in faccia.

  • Vuol dire che resti con me stanotte?
  • Era nei miei piani, e con te in queste condizioni sono stati semplicemente confermati.

Le diede un bacio, poi la scostò per potersi alzare.

  • Resta qui, torno subito.

Mancò poco più di mezzora e la padrona di casa era rimasta al suo posto ad aspettarla.
Ruth andò di sopra a prenderle una coperta che le mise addosso, e poi si dedicò alla cucina.
Da dove si trovava Victoria riusciva a vederla indaffarata a prepararle la cena, si era resa conto di come il silenzio che solitamente regnava in casa era stato sostituito dal borbottare di una pentola messa a bollire sul fuoco o dallo sfregolare di una padella, e soprattutto dal suono della voce di Ruth che canticchiava somessamente mentre era occupata in quelle faccende.
La vedeva muoversi alla ricerca di oggetti in un posto a lei sconosciuto, quindi si ritrovava ad aprire più volte i cassetti o gli sportelli, ma aveva l’aria di cavarsela benissimo. Ogni tanto le lanciava uno sguardo come a tenerla d’occhio nel caso in cui avesse avuto bisogno di qualcosa, e quando incrociava lo sguardo di Victoria le sorrideva. I profumi di quello che stava preparando iniziarono ad invadere l’area della cucina rafforzando il languore che aveva la padrona di casa.
avevo dimenticato come può vivere una casa
Questo fu il pensiero che le balenò in mente quando Ruth le portò un ricco piatto e un bicchiere d’acqua.

  • Posso alzarmi.
  • Preferisco che rimani al caldo.
  • Ok dottore.

Andò a prendere anche il suo piatto e la raggiunse sedendosi però per terra e appoggiandosi al tavolino davanti al divano.

  •  Quando pensi che il dipinto si potrà portare alla sala.
  • Un paio di giorni, al massimo tre.
  • Vada per tre, in fondo non c’è fretta, ormai è tutto  pronto.
  • Ti confesso che ho un po’ di paura, ormai manca poco.
  • Non devi, vedrai, andrà tutto per il meglio. Te lo posso assicurare.
  • Ok voglio fidarmi del fatto che a parlare sia la professionista che è in te.

Ruth sorrise.

  • Si è la professionista che te lo garantisce.

Cenarono e subito dopo decisero di andare a dormire. Entrambe si erano rese conto nel corso della serata di quanto quelle azioni, cenare, restare a chiacchierare del più e del meno, prepararsi per la notte, fossero del tutto naturali condividerle. Ed era anche evidente che il loro rapporto era cambiato. A Ruth non importava che non le avesse detto che anche lei l’amava, molte cose che aveva fatto Victoria avevano per lei più valore di qualsiasi altra cosa non detta.
Però quando la vide addormentarsi nella penombra della stanza, Ruth si sentì per un attimo smarrita e persa in uno stato di inquietudine. Si rese conto di quanto potere aveva su di lei quella donna che le dormiva accanto  e ne fu terrorizzata.
The world is all around us, It's much too big to see. And the words are seldom honest So we never disagree.

Oh, the world is all around us But have you noticed me? The world has overshadowed me.

  • Victoria

 

Fu più che altro un sussurro che non ebbe risposta.


The world is all around us, So tell me what you see. Yeah, the world is all around us, There's little room to breathe.

Nel buio cercò la sua mano per stringerla nella sua, come se avesse avuto il potere di dissipare quel nodo che le stringeva la gola, e quella sensazione di solitudine che la stava paralizzando.

The world is all around us, Now it's plain to see That the world has overshadowed me.

Alla fine si addormentò.

L’indomani si alzò presto e scese a preparare la colazione, la luce intensa del mattino aveva scacciato via quella strana sensazione che l’aveva accompagnata anche nel sonno portandole sogni confusi, fatti di volti conosciuti e a cui non pensava ormai da anni e altri del tutto nuovi ma inquietanti. Pensò che forse anche lei aveva dovuto avere qualche linea di febbre, non riusciva a trovare nessun’altra spiegazione.
Fu riportata alla realtà dalla porta di casa che veniva aperta e dalla testa rossa di Katrin che faceva capolino chiamando ad alta voce Victoria. Rimase invece sorpresa dal trovare Ruth con addosso solo la maglietta che le aveva dato la pittrice per dormire e che lasciava ben poco all’immaginazione in quanto le copriva a malapena gli slip.
Per lei fu un colpo in pieno stomaco vederla lì con quell’espressione stupita, i capelli arruffati e quel corpo stupendo per una volta non avvolto da quegli abiti così curati. Vederla nel pieno della sua naturalezza le fece male più di quanto avesse mai potuto immaginare.

  • Katrin..

La rossa distolse lo sguardo.

  • Ruth, non immaginavo di trovarti qui… ma a quanto pare avrei dovuto. Victoria?
  • Sta ancora dormendo, ieri sera non stava bene.

Katrin ritornò a guardarla e la sua interlocutrice aggiunse velocemente.

  • Niente di preoccupante, solo un po’ di febbre.

Ruth avvertiva tutto l’imbarazzo di quel momento, soprattutto quando si rese conto di essere mezza nuda.

  • Vado a mettermi qualcosa addosso.. Non te ne andare!

Scappò al piano di sopra, entrando vide la padrona di casa che era scivolata sul suo lato del letto ancora immersa in un sonno profondo. Cercò i pantaloni che indossava la sera prima e ritornò giù, trovando Katrin affacciata alla finestra.
Lei si diresse verso la cucina e versò il caffè che aveva preparato prima del suo arrivo. Ne porse una tazza alla nuova arrivata.
Voltandosi la rossa si stupì di quel gesto, come la prima volta che le aveva offerto un caffè nel suo ufficio certa di come lo prendeva. Solo che la persona che aveva davanti in quel momento era molto diversa, non era quella donna dall’aspetto impeccabile e soddisfatta della reazione furibonda che aveva suscitato nella sua amica. Ma aveva lo stesso sguardo fermo e fiero di sempre ed era di una bellezza devastante.

  • Sono contenta di vederti qui, vuol dire che le cose fra voi due sono tornate come un tempo. Sono felice che vi siate chiarite.

Katrin si schiarì la voce, e prima fissando la tazza che aveva in mano e poi decidendosi a guardarla le rispose.

  • Già, ma a dire il vero sono attraversata da sentimenti contrastanti in merito. – fece una pausa –  non riesco a non guardarti e a non sentirmi un’idiota. Ero talmente presa da quello che provavo per te da non rendermi conto… no non è vero, me ne rendevo conto ma ho sperato fino all’ultimo che tu ti accorgessi di me.
  • Kat, vuoi davvero parlare di questo?
  • Non è che ci sia molto di cui parlare. Ho preso una stupida cotta per te e ci sto ancora male. Speravo che rimanere lontana da New York per qualche giorno mi aiutasse a superarla ma non è stato così.
  • Non so come aiutarti.
  • Non devi infatti. Mi sentirei ancora più stupida.
  • Katrin, perdonami ma non posso credere che il tuo risentimento e rabbia possano essere causati solo da quello che c’è tra me e Victoria.

La rossa la guardò intensamente.

  • Infatti hai ragione. Ho aperto gli occhi su molte cose grazie a te. Cose di cui ero in parte consapevole ma a cui non volevo dare ascolto.
  • Di cosa stai parlano con esattezza?
  • Lo scoprirai da sola
  • Buongiorno!

Si voltarono entrambe per vedere Victoria ferma ai piedi delle scale. Le raggiunse con aria incuriosita da quello strano quadretto stringendosi nella felpa che aveva indossato.

  • Come ti senti stamattina?

Nel dirlo Ruth le aveva poggiato il dorso della mano sulla fronte. Victoria le tolse delicatamente la mano stringendola nella sua.

  • Decisamente meglio.
  • Ho preparato del caffè e dei toast se hai fame.

Fece un cenno di assenso e si diresse a versarsi una tazza di caffè, poi si girò di nuovo verso le due donne incrociando le braccia per quanto glielo consentisse la tazza che teneva in una mano. Rurth aveva notato come la presenza dell’amica non aveva sorpreso per niente la padrona di casa.

  • Vi lascio sole, vado a fare una doccia.

Una volta sole Victoria continuava a restare in silenzio, cercando di studiare l’umore dell’amica, sapeva che la presenza di Ruth l’aveva turbata non poco. Alla fine la rossa non riuscendo a sostenere quel mutismo decise di rompere il silenzio.

  • Mi domando perché mi sono stupita nel trovarla qui. Mi dovrò abituare all’idea. E soprattutto devo iniziare a suonare invece di entrare liberamente.
  • Tu puoi fare quello che vuoi, sentiti libera come sempre.

Un riso saccarstico accompagnò la sua esclamazione

  • Si, certo.

Ritornando a guardare fuori. Victoria poggiò la tazza sul ripiano che aveva alle spalle e le si avvicinò prendendole entrambe le mani e catturando nuovamente la sua attenzione

  • Katrin, dimmi cosa vuoi che faccia. E ti guro cha lo farò.

La sincerità di quelle parole erano rispecchiate nei suoi occhi, sapeva che qualsiasi cosa le avesse chiesto lo avrebbe fatto. Victoria era fatta così, manteneva sempre quello che diceva. Alla fine Katrin sospirò e le sorrise.

  • Ero solo venuta per portarti a fare compere, manca qualche giorno all’inaugurazione della tua mostra e sono abbastanza sicura che non hai ancora pensato a cosa indossare.

Victoria si mise a ridere.

  • Si, hai perfettamente ragione, non ne ho idea. Una giornata in giro per negozi non mi dispiace affatto.

Furono interrotte dal ritorno di Ruth, aveva raccolto i capelli in una crocchia e se anche indossava i vestiti del giorno prima aveva di nuovo quell’aria superba di sempre che Katrin conosceva. Rimanendo ad una certa distanza dalle due amiche le informò che doveva scappare, andò alla ricerca della borsa e della giacca per avvicinarsi subito dopo alla porta.

  • Ehi! Quando ti rivedo?

Ruth si voltò tenendo la mano sulla maniglia e la porta semi aperta.

  • Stasera ho una cena di lavoro, non so a che ora potrebbe finire. Forse domani..

La pittrice sossire

  • Forse?

Victoria le andò vicino.
Da quando era riapparsa nella stanza trapelava in lei un certo nervosismo ed imbarazzo.

  • Che succede?

Lo disse così a bassa voce che solo l’interlocutrice aveva sentito la domanda.

  • Nulla. Vado solo di fretta. Ho una lunga giornata davanti.

Ne la risposta ne il sorriso che le aveva lanciato la convinsero, ma non aveva altra scelta che lasciarla andare.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: jo17