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Autore: iaki46    11/06/2016    0 recensioni
{ Titolo in latino (solitudo, -inis) } { solitudine, isolamento, abbandono }
Dal testo:
È una sensazione di pace così intensa ed atipica, ma al contempo così naturale e rilassante che quasi ti giri, per vedere chi ci sia al tuo fianco a condividerla. Non lo fai, solo per evitare alla delusione di rovinare il momento.
Sospiri.
Vorresti condividere questa esperienza con qualcuno, ma ti freni.
Non sapresti chi chiamare; nessuno capirebbe. 
Vorresti.
Accettare la solitudine vuol dire soffrirne, ma anche colmarsi di essa.

Davanti all'immensità dell'universo puoi sentirti parte integrante o messo da parte.
In compagnia della tua solitudine non puoi fare altro che abbandonarti a lei e darle modo di riempirti.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Solitudo.


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Esci dalla tiepida ed accogliente atmosfera d'una casa altrui, l'aria fresca d'una nottata primaverile ti sferza e senti le tue membra trasalire prima d'abituarsi alla differenza di temperatura. Devi andare a casa. Alzi per caso lo sguardo e rimani stupito: sopra di te una miriade di costellazioni che si mostrano in un ordine più intricato di quanto tu immagini.
Respiri a pieni polmoni quell'aria che ti sembra più pura ora che, anche in città, per una volta, lo smog e le nuove basse cedono il passo all'immensità sconfinata dell'universo.
Muovi lenti passi, devi andare a casa. Sei così coinvolto. Sei quasi una di quelle stelle. 
Hai in mano solo il cellulare e le chiavi, che come un chimes tintinnano metallicamente. Riponi in fretta gli oggetti nella tasca dei jeans, non vuoi che quest'atmosfera in cui ti trovi così a tuo agio venga interrotta.
Sbuffi: devi andare a casa.
Dovresti.
Il tuo corpo la pensa diversamente, quindi svolti verso il parco poco distante da te. Il cancello è chiuso, ma non t'importa: scavalchi agilmente la bassa e fredda cancellata, gioendo della sua freschezza umidiccia. I teneri steli dei giovani ciuffi d'erba ti solleticano le caviglie graffiandole di scie acquose, argentee agli occhi della luna.
Continui a camminare ed è sempre più estraniante, quasi non senti il tuo corpo, il tuo respiro regolare, il battito del tuo cuore.
Sei solo un pensiero nel vento.
La tua attenzione va sempre al cielo e cerchi di trovare il posto migliore per fermarti in contemplazione, lontano dai lampioni che vogliono illudersi d'essere quasi come le stelle che rischiarano l'universo, mentre rendono visibili le strade.
Arrivi.
Sdraiato, vieni avvolto dall'umido manto erboso e godi della sua freschezza.
Ebbro di queste sensazioni inspiri profondamente, arcuando la schiena, per poi riappoggiarti mollemente sulla nuda terra.
L'alto cespuglio di biancospino riesce a contenere le misere speranze dei fari cittadini e releghi la rumorosa e difficile realtà in un angolo remoto della tua mente, da cui decidi di staccarti.
Ti lasci annegare dolcemente nella bellezza sconfinata di quel mare stellato, di cui riesci quasi a sentire il rumore nel cuore.
Vagando tra le infinite costellazioni a te note e quelle appena inventate, scorgi un frammento di luna, non pallida e crivellata, ma giallo-dorata, all'apparenza liscia ed affilata. Sembra spuntare, violandolo, da un palazzo; unico segno visibile -ed al momento detestabile- d'una civiltà vicina, ma nel contesto remota.
E' una sensazione di pace così intensa ed atipica, ma al contempo così naturale e rilassante che quasi ti giri, per vedere chi ci sia al tuo fianco a condividerla. Non lo fai, solo per evitare alla delusione di rovinare il momento.
Sospiri.
Vorresti condividere questa esperienza con qualcuno, ma ti freni.
Non sapresti chi chiamare; nessuno capirebbe. 
Vorresti.
Quasi inconsciamente scorri la rubrica per trovare il numero dell'unica persona che vorresti presente in questo momento, mentre quella piacevole frescura acquosa inizia ad insidiarsi meno gentilmente nel tuo animo. Era quello che temevi.
Ora cerchi di scacciare in fretta il pensiero, ma sai che sarà un tentativo infortuito.
In fondo, la solitudine è la tua compagnia.
Ritrai velocemente il cellulare in tasca, quasi che celarlo alla vista possa farlo sparire anche dai tuoi pensieri.
Se credevi che fosse già abbastanza triste dover interrompere la perfezione di un momento simile per cercare qualcuno con cui condividerlo, ti fai preda dello sconforto quando realizzi di non poterlo spartire con nessuno.
Così una goccia di rugiada solca, calda, la tua guancia.
Inizi a sentire troppo freddo.
Quel cielo stellato è del tutto indifferente a te e continua a mostrarsi in tutta la sua magnificenza.
Prima ti sentivi parte integrante; ora messo in disparte.
Decidi di tornare a casa, per rifugiarti nel calore delle pareti spoglie, anche se sai benissimo che non è quello il rimedio per il gelo pungente che senti.
Ma cosa potresti fare per mitigarlo?
La chiamata mai compiuta rimarrà solo uno dei tanti rimpianti.
La perfezione ed il senso d'appartenenza solo un mero ricordo.
La sensazione di completezza solo un'effimera bugia, subito smentita da quella luna che, come una lama, ha lacerato l'atmosfera placida da lei stessa costruita.
Ti alzi, vinto, sfinito.
Torni a casa solo, in questa atmosfera perfetta, la strada dipinta dalle lucciole.
Camminando recuperi la speranza: il cuore sgela n0n appena ti pieghi alla tua condizione, senza cercare di contrastarla in ogni modo. Accettare la solitudine vuol dire soffrirne, ma anche colmarsi di essa.
Satura un po' di tutto rincasi, soffocando nella calda aria di una compagnia solo apparente, solo corporea.

  
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