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Autore: ChrisAndreini    11/06/2016    4 recensioni
(Female Frisk. SansXFrisk)
"Ti odio e ti amo. Forse ti chiederai come questo sia possibile. Io non lo so, ma mi tormento" Catullo
*Tutti gli umani la guardavano come se fosse inferiore, ma lei aveva un potere enorme, un potere che nessuno poteva utilizzare, umano o mostro che fosse, oltre a lei.
*Cosa, cosa avevano fatto di sbagliato?!
Sans era sicuro che il sé della linea temporale precedente avesse fatto tutto il possibile, ma probabilmente quell’assassina non era altro che un’anima irrecuperabile.
*Che idiota!
Frisk non riusciva a credere quanto fosse risposto a rischiare pur di non vederla resettare.
Voleva dimostrare di poter cambiare il destino? Sans non poteva farlo! Era Frisk che aveva questo potere.
*Perché continuava a farlo?!
Sans non lo capiva, non ricordava i reset, e ogni volta cercava di trovare la verità, che però gli sfuggiva sempre di più, mano a mano che le linee temporali si susseguivano una dopo l’altra.
*Frisk aveva già la mano sul pulsante.
-Te lo prometto, Sans, è l’ultima volta!- disse, gettando il coltello a terra per asciugarsi gli occhi, mentre il mondo si scomponeva davanti a lei.
*Sperava solo che quello sarebbe stato l’ultimo reset, finalmente.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Flowey, Frisk, Sans
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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3° Pacifist

-Co… cosa diavolo è successo, Frisk? Saranno passati dodici anni? No, aspetta, tredici. Perché sei tornata?!- esclamò Flowey, guardandola incredulo.

-La prossima volta magari passa ad avvisare, mi sono preso un colpo quando l’universo è resettato- aggiunse poi, guardandola seccato.

Frisk si guardò incerta e quasi spaventata.

Davvero era così piccola quando aveva dodici anni? Non se lo ricordava quasi più, era passato tanto di quel tempo.

-E’ bello sapere che il pulsante funziona ancora- commentò solo.

-Sul serio, Frisk. Mi sono spaventato, insomma, se avessi avuto un’anima mi sarei spaventato. E poi non avevi il tuo lieto fine? Perché resettare?- chiese Flowey, confuso.

-Il lieto fine ci sarà quando verranno firmati gli accordi dell’ONU, poi la vita andrà avanti, ed io e Sans…- si interruppe, abbassando lo sguardo.

Avrebbero dovuto ricominciare daccapo? Forse lui si ricordava qualcosa. Ma in questo caso l’avrebbe perdonata?

-Spazzatura sorridente?- chiese Flowey incredulo. -Davvero ti sei andata a mettere con Spazzatura sorridente. Tu sei davvero un’idiota- commentò Flowey, alzando gli occhi al cielo.

Frisk lo guardò dall’alto in basso, incrociando le braccia.

-Cosa vuoi dire con questo?- lo sfidò, decisa a difendere la sua spazzatura sorridente da ogni accusa.

-Insomma, magari avresti potuto scegliere un mostro che non finge di essere tuo amico solo perché ha paura che tu possa resettare da un momento all’altro. Credi davvero che ti protegga perché tiene a te? Perché dovrebbe volere bene ad una mina vagante che potrebbe distruggerlo in qualsiasi momento e che lo ha già fatto in passato?- chiese, con una semplicità che fece battere forte il cuore di Frisk, che però rimase ferma sulle sue idee.

-Solo perché tu non provi sentimenti non significa che altri non ne possano provare, sai?- Frisk fece per superarlo, ma Flowey continuò, e lei si fermò, ascoltando suo malgrado.

-Appunto perché non ho sentimenti guardo la situazione con un po’ di logica. Comunque, hai intenzione di fare un’altra pacifist o devo aspettarmi sorprese come l’altra volta?- chiese, cambiando velocemente discorso.

-Sono tornata solo per impedire un attacco terroristico che provocherebbe tra tredici anni una nuova guerra tra umani e mostri- rispose Frisk, seccata dall’allusione del fiore.

-Bene, allora ci vediamo alla barriera, dove prenderò le anime, cercherò di distruggere il mondo e bla bla bla- Flowey scomparve, e Frisk pensò a quello che aveva detto.

Non alla parte riguardante Sans, che era solo assurda e senza logica, ma allo spavento che aveva provocato a Flowey. Forse c’era un modo per dare anche a lui un po’ di pace, una specie di lieto fine? 

Iniziò a pensare alla soluzione, mentre ricominciava per la quarta volta la sua avventura nel Sottosuolo.

Dopo aver superato le rovine con la più grande cura possibile ed aver riscoperto cose che si era completamente dimenticata, Frisk raggiunse Snowdin, ed il suo cuore iniziò a battere ferocemente mano a mano che si avvicinava al ponte dove avrebbe incontrato Sans.

Non appena sentì dei passi dietro di sé, trattenne il fiato, senza sapere bene cosa aspettarsi.

-Hey, umano. Vuoi incontrare un nuovo amico?- chiese con voce tonante.

Frisk si girò di scatto, con un sorriso che non riusciva a trattenere, e strinse fortissimo la mano di Sans, producendo il solito rumore molesto.

Sans però non procedette da copione.

Si staccò di scatto da lei e la guardò sorpreso.

-Ma quanti anni…?- cominciò a chiedere, tra sé.

Poi sbattè gli occhi, scosse la testa, e recuperò il sorriso da Sans.

-Cioè, eh eh, lo scherzo del cuscino pernacchione nella mano, è sempre divertente- disse, ridacchiando con poca convinzione.

-Tu… tu sei un umano, giusto?- chiese poi, come al solito.

Il sorriso di Frisk si spense.

Doveva immaginarlo. Sans non ricordava, lui vedeva ed intuiva osservando lei.

E lei, beh, ne aveva di anni sulle spalle, rispetto alla bambina che doveva impersonare.

Immaginò che avrebbe dovuto aspettare prima di poter stare con Sans come un tempo.

Non credeva che sarebbe stato così difficile il reset. Un conto era un anno, un conto tredici.

-Devo farti il discorso o lo sai già a memoria?- chiese incerto Sans, mettendo le mani in tasca e guardandola con espressione indecifrabile.

-Ho avuto un’ottima ragione, Sans. Fidati eri d’accordo anche tu- mentì, e Sans la guardò con espressione eloquente.

-Allora era senz’altro un Sans diverso da me. Su, nasconditi dietro la lampada, prima che arrivi Pa…- ma Frisk lo interruppe subito, correndo verso lo scheletro che arrivava in quel momento.

-Papyrus!- esclamò emozionata.

Era vivo, era vivo e vegeto, e lei capì vedendolo che aveva fatto la scelta giusta.

-Sans, ma quello è… è un umano?!- chiese, indicando la figura che lo guardava con occhi brillanti -E come sa il mio nome?- 

Sans studiò bene Frisk, e tra i due ci fu uno scambio di sguardi. Poi lo scheletro più basso alzò le spalle, e tornò a sorridere.

-Non saprei, Paps. Su, sottoponiamolo a tutti i puzzle eccetera- propose, e i due fratelli procedettero nella zona successiva.

Frisk sorrise, e si preparò a dare il meglio di sé.

Sperò solo di non dimenticarsi quella dannatissima bomba, perché altrimenti tutto sarebbe stato inutile.

 

Una sveglia che suonò colse del tutto impreparato Sans, che sobbalzò e si staccò da Frisk per voltarsi il direzione del telefono della ragazza.

-Me ne stavo quasi dimenticando- commentò lei, tirandosi una manata in testa.

-Cosa?- chiese lui, guardandola un po’ preoccupato.

Erano sul divano del salotto della casa che i due condividevano ormai da due anni.

In quella linea temporale avevano iniziato a vedersi per veri appuntamenti abbastanza presto, e le cose procedevano davvero molto bene.

-Niente, ho una cosa da fare, una cosa importante. Non so quando torno, ma ti prego, se Papyrus ci porta degli spaghetti finiscili tutti prima che arrivi- Frisk si alzò da Sans e prese il cellulare, togliendo la sveglia.

Lo scheletro ridacchiò, un po’ incerto a dire il vero.

Sentiva che c’era qualcosa che Frisk non gli diceva, e anche che quella notte, o forse la mattina dopo, sarebbero stati giorni molto importanti e decisivi per un possibile nuovo reset.

-Se Papyrus ti sentisse ne sarebbe distrutto- rise, senza però biasimare la ragazza, che fece altrettanto.

-Almeno fammeli trovare nel microonde, anche se potrei decidere di mangiare qualcosa fuori oggi. Comunque non mi aspettare alzato- prese la giacca e si avvicinò allo scheletro per dargli un ultimo bacio prima di andare via.

Sans non sapeva se chiederlo o no, ma decise di non lasciare questioni in sospeso.

-Riguarda il motivo per cui hai resettato l’ultima volta?- chiese, in un sussurro.

Lei si irrigidì leggermente, e distolse lo sguardo, girandosi di spalle per prendere la borsa.

-Me lo puoi dire, sai? Posso aiutarti.- si offrì lui, con un sorriso incoraggiante, prendendole una mano.

La amava davvero tanto, e sapeva che il sentimento era ricambiato.

Si fidava di lei, con tutto il cuore, e sentiva che qualsiasi fosse stato il motivo che l’aveva spinta a resettare fosse stato più che comprensibile.

Solo che avrebbe preferito conoscerlo.

Lei gli sorrise un po’ tristemente.

-Non è nulla di grave, tranquillo. Solo… non preoccuparti per me, domani tutto sarà risolto, ci saranno le firme dell’ONU e tutti saranno felici e in pace- lo rassicurò lei, dandogli un ultimo bacio sulla fronte prima di uscire.

Sans avrebbe potuto lasciarle fare, dopotutto sapeva bene come era fatta e quante cose avrebbe potuto fare ancora e ancora.

Ma l’idea che affrontasse quello che era senz’altro un grosso problema da sola… non gli piaceva affatto.

Lui l’aveva protetta da sempre, e anche se ora era grande ed era davvero forte, non riusciva a fare a meno di volerla aiutare in qualsiasi modo, anche per capire esattamente a cosa andava incontro.

Per questo decise di seguirla, e si teletrasportò mano a mano nei vari luoghi che lei raggiungeva, senza farsi vedere.

Se l’avesse scoperto lo avrebbe odiato, ma non poteva proprio farne a meno.

Dannazione, proteggere Frisk era ormai diventato una droga per lui.

Una droga che si rivelò fatale.

 

Come aveva intuito, l’attentatore stava lavorando proprio di notte, in modo da essere difficilmente scoperto.

Frisk aveva messo la sveglia per quel momento sul cellulare non appena era uscita dal sottosuolo, e per poco non lo dimenticava, troppo concentrata su Sans.

Oh, Sans.

Flowey si sbagliava di grosso.

Sans era diventato parte importante se non fondamentale del suo mondo.

Un appiglio immutabile e fermo su cui si era aggrappata in ogni momento della sua vita.

Come quando i compagni di classe l’avevano presa in giro.

Frisk era rimasta tranquilla perché sapeva che Sans l’avrebbe aiutata.

E che prima o poi l’avrebbe amata, cosa che era successa.

Era la cosa bella del conoscere così tanto una persona, anche se a volte la prevedibilità sembrava un fardello e una noia.

Entrò nella stanza con circospezione.

La sua intenzione era scoprire dove fosse la bomba e toglierla o disinnescarla non appena l’attentatore fosse andato via, ma purtroppo quella situazione non fu poi così prevedibile.

Infatti non aveva la più pallida idea di chi fosse il tipo che aveva, in un’altra linea temporale, distrutto tutta la sua vita.

Quando lo vide in faccia, con espressione concentrata, vestiti scuri e una pistola in mano, non riuscì a trattenere un gemito di orrore, che purtroppo venne sentito.

Scott, il capo dei bulli che sempre l’avevano bersagliata da piccola si girò verso di lei, e la vide nell’oscurità prima che lei potesse proteggersi in alcun modo.

Ci furono circa due millisecondi di sorpresa, poi Scott sparò, e il tempo sembrò fermarsi.

Frisk cercò di indietreggiare, mettendo le mani davanti al viso come a fermare un possibile proiettile, chiudendo gli occhi. 

Sentì un rumore di uno scatto, ma nessun dolore, poi un urlo di terrore, tanti altri proiettili lanciati, ed infine il silenzio.

Aprì lentamente gli occhi, e il mondo le crollò nuovamente addosso.

-S_ Sans… - sussurrò incredula, mentre le lacrime iniziavano a risalire.

Il suo scheletro era piegato a terra, in una figura tremolante che sembrava stesse per trasformarsi in polvere da un momento all’altro.

-No, no, Sans, ti prego, no!- si gettò contro di lui, cercando di aiutarlo in qualsiasi modo.

Scott, che aveva finito tutti i proiettili, gettò via la pistola e scappò, probabilmente ricordando la paura che aveva provato quando Sans lo aveva affrontato la prima volta.

Lo scheletro alzò la mano, come a volerlo intercettare, ma era troppo debole per fare alcunché, e crollò semplicemente tra le braccia di Frisk, che ancora non riusciva a credere ai suoi occhi.

La sua vita si reggeva su un filo sottilissimo.

La mano sollevata verso Scott finì sul volto della ragazza, che la prese con la sua.

-Non… res..ettare- le sussurrò lui, supplicante.

-Come puoi chiedermelo?!- esclamò, lei, con le lacrime che le uscivano dagli occhi senza che potesse trattenerle.

-Ti prego… Frisk- 

La ragazza non capiva il suo punto di vista. Perché voleva morire pur di non farla resettare, quando in una qualsiasi genocide ce l’aveva messa tutta per farglielo fare?

-Non puoi lasciarmi. Hai capito, Sans? Non puoi andartene così!- urlò, con tutto il fiato che aveva in corpo, piangendo tutte le sue lacrime.

Sans aprì la bocca per dire qualcosa, ma non ce la faceva più a resistere, e semplicemente si disintegrò in un cumulo di polvere, tra le mani impotenti di Frisk.

-Sans…- sussurrò lei.

Il pulsante di reset le comparve nuovamente davanti, e questa volta lei non ebbe molte incertezze.

Non riusciva a pensare lucidamente, ed il senso di colpa la stava uccidendo.

Sans era la sua roccia, Sans l’aveva sempre protetta, il minimo che lei potesse fare era fare in modo che non morisse, non di nuovo.

Lei lo amava, lei aveva bisogno di lui, ed era davvero convinta che lui provasse altrettanto, e che l’avrebbe ringraziata, una volta che avesse capito.

-E’ l’ultimo- sussurrò, rivolta alle ceneri del suo amato.

Premette il pulsante, ed il mondo iniziò a scomparire.

Sentì in un ultimo sprazzo di vita dei passi incerti dietro di sé, probabilmente appartenenti a Scott.

Oh, gliel’avrebbe fatta pagare carissima.

Reset












(A.A.)
Breve ma intenso. Credo che questa sia una delle pacifist più felici che Frisk e Sans avranno. 

   
 
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