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Autore: Kodocha    11/06/2016    5 recensioni
Nonostante la cucina in quel bar lasci parecchio a desiderare, tutte la mattine Akito si reca in quel posto -trascinando con sè anche il povero Tsu- pur di vedere lei: una ragazza dai lunghi capelli ramati di cui non conosce nemmeno il nome, ma che anche con un semplice sorriso riesce a scatenare in lui emozioni mai provate prima di allora.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith, Tsuyoshi Sasaki/Terence | Coppie: Sana/Akito
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Questo dolce è a dir poco disgustoso»
«Lo so»
«E il tè ha uno strano sapore!» borbotta Tsuyoshi, rigirandosi il bicchiere tra le mani «Mi sa che rischierò un'intossicazione alimentare»
Rotei gli occhi al cielo, scocciato all'ennesima potenza dalle sue estenuanti lamentele «Lo dici ogni sacrosanta volta che veniamo qui e poi, puntualmente, purtroppo, riesci sempre ad uscirtene sano e salvo. Quindi chiudi il becco e piantala di lamentarti»
Lo vedi guardarsi furtivamente intorno, come per assicurarsi di non essere osservato da anima viva e versare quel liquido all'interno di un vaso «Ti decidi a spiegarmi una volta per tutte perché insisti tanto nel voler venire in questo dannato bar tutte le mattine?»
«Perchè...» ti mordi un labbro, incerto su quali parole utilizzare per risultare abbastanza convincente, ma alla fine ti decidi a rispondergli con la prima scusa che ti passa per la testa «Si trova nei pressi dell'università»
«Certo, ma non è mica l'unico!» appoggia un braccio sul tavolo, sorreggendosi il volto con la mano «Ammettilo Hayama, vieni qui solo per vedere lei» sghignazza, muovendo continuamente le sopracciglia dall'alto verso il basso, gesto che lo fa sembrare ancora più idiota di quanto non lo sia già normalmente.
«Lei chi?» chiedi, fingendo di non avere la più pallida idea di chi stia parlando.
«Mi riferisco a quello schianto di cameriera che, ogni qual volta ti sorrida, ti fa arrossire così tanto da far concorrenza ai suoi lunghi capelli ramati»
«Guarda che io non arrossisco affatto» sbraiti, assumendo un’aria indignata.
Ma per chi diavolo ti ha preso?!
«Oh, certo che lo fai, Hayama» sorride sghembo «Ed è la prima volta che ti imbarazzi dinnanzi al gentil sesso... devi essere proprio cotto a puntino!»
«Tu vaneggi»
«Vorresti davvero negare l'evidenza?»
«Guarda che...»
«Allora, vi è piaciuto il dolce?»
T'irrigidisci di colpo.
Quella voce l'avresti riconosciuta tra mille.
Con il cuore a mille e il fiato corto, ti volti, consapevole che lei è lì, che finalmente dopo ventiquattro lunghe ore l'avresti rivista.
Ed eccola lì, bellissima come sempre nella sua divisa da lavoro, composta da una gonna nera a vita alta e una camicia bianca attillata, che mettono in risalto quel suo corpo dannatamente perfetto.
Deglutisci, chiedendoti come sia possibile per un semplice essere umano possedere una tale bellezza e distogli lo sguardo dalle sue forme, prima che possa darti del maniaco «Certo» non sei mai stato bravo a mentire, ma per fortuna sembra credere alle tue parole.
Ti sorride, uno di quei suoi sorrisi che ti provocano sempre una piacevole tachicardia «Ne sono felice!!!!fd E pensare che Rei, come suo solito, non voleva nemmeno farmi avvicinare ai fornelli»
E improvvisamente, nel sentirle pronunciare il nome di un altro uomo con cui, è evidente, abbia parecchia confidenza, avverti una fastidiosa morsa alla bocca dello stomaco «Rei?» ripeti, pentendoti subito del tono irritato che, involontariamente, ti è uscito.
Ti maledici mentalmente, mentre la sua espressione passa dell’interdetta al divertita in una frazione di secondo «Sì, Rei, un mio caro amico, nonché proprietario del bar»
«Credevo che la proprietaria fosse la signora che si occupa della cassa» interviene Tsu, punzecchiando con la forchetta la fetta di quell'orribile dolce.
«Diciamo che lo è in parte anche lei, sai com'è sono sposati, quindi...»
Il fatto che quell'individuo che porta il nome di Rei sia sposato, ti fa scappare inevitabilmente un sospiro di sollievo, che provoca di conseguenza un risolino da parte di quello che, in teoria, dovrebbe essere il tuo migliore amico, ma che subito ti affretti ad interrompere con un calcio tiratogli da sotto il tavolo.
Lo senti mugugnare qualcosa d’incomprensibile, probabilmente un verso di dolore, ma non te ne curi affatto e, passandoti nervosamente una mano tra i capelli, non puoi far a meno di chiederti come sia possibile reagire in questa maniera per una ragazza di cui non conosci praticamente nulla, tanto meno il nome.
«A quanto pare i clienti del tavolo accanto non hanno apprezzato la mia cucina» mette su il broncio «Se ne sono andati via lasciando il dolce praticamente intatto»
«Forse andavano di fretta» tenti di rassicurarla, anche se sai che in realtà la ragione della loro fuga era un'altra.
Sospira, guardandosi intorno «Chissà perché quando cucino io vanno sempre tutti di fretta» torna a prestare la sua attenzione su voi due «Posso offrirvi un'altra fetta di dolce?»
«No!» si affretta a rispondere Sasaki, sbiancando di colpo «Cioè...mi piacerebbe...» cerca di rimediare, quando nota il suo sguardo interrogativo «Ma sai com'è, sono pieno»
«Capisco» sposta lo sguardo su di te, fissandoti così intensamente da provocarti un lieve calore sul viso «Tu invece?»
Deglutisci a vuoto, indeciso su come fare per scansartela.
Sei consapevole del fatto che non riusciresti a reggere un'altra porzione di quell'intruglio, ma non ti va di risponderle con un secco "No", quindi, infine, opti per una via di mezzo «Mi piacerebbe portarne un po’ a casa... fate confezioni d'asporto?»
Farle credere di apprezzare le sue doti culinarie tanto da arrivare addirittura a chiederle un'altra porzione da gustare tranquillamente a casa, quando in realtà la getterai nell'immondizia alla prima occasione, è sicuramente la cosa migliore da fare.
«Ma certo» trilla entusiasta, saltellando verso il bancone «Faccio subito!»
Scuoti la testa, ridacchiando, divertito dalla sua buffa reazione e ti volti verso il tuo amico, trovandolo piegato in due dal dolore «Che ti prende?»
«Ho dei crampi alla pancia assurdi»
«Addirittura?» borbotti, sollevando un sopracciglio.
Che pappamolle!
«Già» bisbiglia, massaggiandosi platealmente lo stomaco «Mi sa che per oggi salto il corso all'uni. Copierò gli appunti da te» si alza, estraendo il portafogli dalla tasca dei suoi jeans.
«Fermo, pago io»
In fondo è il minimo che tu possa fare, visto che è a causa tua se si trova in queste condizioni.
«D'accordo, vuol dire che la prossima volta offrirò io» si avvicina al tuo orecchio «E comunque lasciatelo dire, sei proprio fregato!» conclude, allontanandosi, mentre tu borbotti parole poco carine nei suoi confronti, sotto gli sguardi indignati degli altri clienti.
Pochi muniti dopo la vedi ricomparire con un pacco un po’ ammaccato e mal confezionato tra le mani «Ecco qui, scusa, non sono molto brava a fare le confezioni»
«Ma compensi con la cucina a quanto pare» ti lasci sfuggire, facendole ridurre gli occhi in due fessure.
«Sbaglio o mi sembra di cogliere dell'ironia nelle tue parole?»
«No, no, per niente» menti «Ora scusa ma devo proprio andare» ti alzi, appoggiando una banconota sul tavolo «Tieni il resto»
Sorride, facendoti arrossire per l'ennesima volta, come una patetica femminuccia durante la sua prima cotta adolescenziale «Ti ringrazio»
Resti a fissarla, boccheggiando con la stessa frequenza di un pesce rinchiuso all’interno di una boccia, indeciso su cosa dirle per chiederle una volta per tutte un appuntamento,  o anche solo il nome, ma dalla tua bocca esce solo un misero «Figurati» sospiri rassegnato, mentre trattenendoti dall'impulso di prenderti a schiaffi da solo «Ci vediamo» la saluti, uscendo da lì, senza nemmeno attendere una sua risposta.
Infili le mani nelle tasche dei pantaloni e ti incammini a passo spedito verso l'università, dandoti mentalmente dell'idiota per il tuo ridicolo comportamento.
Non hai mai avuto problemi di questo genere con le donne, anzi, ma a quanto pare quella ragazza riesce a far emergere quella parte della tua personalità che non credevi nemmeno di possedere.
«Hey, biondino!»
Di nuovo la sua voce.
Ti blocchi sul posto, spalanchi le palpebre e ti volti, trovandola intenta a correre nella tua direzione «Hai dimenticato di prendere lo scontrino» si piega in due per riprendere fiato e te lo porge.
Lo afferri, spostando continuamente lo sguardo da quel pezzetto di carta a lei «Mi hai chiamato per davvero biondino?» le chiedi, divertito.
«Beh, sì» intimidita, si sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio e tu segui quel movimento quasi ipnotizzato «Sai com'è, è da circa un mese che tutte le mattine vieni a fare colazione nel bar dove lavoro, ma non ci siamo mai presentati, quindi non sapevo come chiamarti e...»
«Hai tenuto il conto dei giorni?» l'interrompi, facendo improvvisamente imporporare le sue guance.
Cerca di nascondere il suo rossore, voltando il viso dall'altra parte «Non sei certo il tipo di ragazzo che passa inosservato»
Ghigni malizioso, riuscendo a recuperare quel minimo di sfrontatezza che di solito ti distingue «Lo devo interpretare come un complimento?»
«Lascio a te libera interpretazione»
«Comunque rimediamo subito...» allunghi una mano, abbozzando un mezzo sorriso «Akito Hayama, piacere di conoscerti»
Ti stringe la mano con la sua, provocandoti un lungo brivido lungo la schiena «Sana Kurata, piacere mio» la ritrae, ponendo fine a quel breve contatto; un semplice gesto che ti provoca inspiegabilmente un gran senso di vuoto.
«Ora scusami, ma devo proprio tornare a lavoro se non voglio beccarmi una ramanzina da parte di Rei»
Annuisci, rinunciando ancora una volta all'idea di farti avanti, ma felice del fatto che finalmente puoi dare un nome alla persona che da un mese a questa parte occupa costantemente i tuoi pensieri, rendendoti difficile concentrarti su altro.
«Ci vediamo» fa per andarsene, ma poi ci ripensa e si volta nuovamente verso di te «Quasi dimenticavo, ho notato che spesso sembra che tu voglia dirmi qualcosa, ma poi puntualmente ti blocchi e rinunci nel tuo intento» afferma, facendoti irrigidire all'istante «Così ho deciso di scriverti il mio numero sul retro dello scontrino, forse ti risulterà più facile dirmelo per telefono» ti rivolge un altro sorriso, un sorriso timido e sincero che attraversa tutte le tue barriere «Ciao, Akito» conclude, allontanandosi.
Sorridi anche tu, deciso più che mai a non voler dividere quel sorriso con nessun altro, di volerlo solo per te «Ciao Sana, a presto»
Distogli lo sguardo da lei e riprendi ad incamminarti verso l'università, prima che il cuore possa arrivarti in gola, riuscendo finalmente ad ammettere a te stesso che Tsu aveva ragione.
Sei proprio fregato!
   
 
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