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Autore: quirke    12/06/2016    0 recensioni
Kotodama (言霊): spirito della parola, si credeva che la parola potesse esercitare benefici influssi sulle persone, sulle divinità, sul corso della vita.
Sei bozze di poesia libera, sei il numero che esprime equilibrio e armonia sia dal punto di vista fisico che spirituale.
Spero.
E sei brevi capitoli.
Genere: Generale, Poesia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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nonostante tutto, lo trovi un modo per lacerarmi le viscere e baciarne i contorni, a tratti
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Kotodama

6.  Le favole che racconti per non piangere


"credo a quando sei in ritardo, 
quando pretendi di essere importante.
ma dimmi che se vieni prima non è per innamorarti" 

 

 

Non ho mai capito cosa possa vorticare in un cranio così perverso, e mai mi stancherò di farlo. Penso che non avrebbe più sapore agevolarsi le quotidianità, alleggerirsi le giornate già anoressiche per di loro. Non avrebbe, comunque, più sapore sopravvivere senza degnarsi almeno un minuto di compatire tutta quella algebra complicata che si cela dentro le sue viscere, già abbastanza intrecciate di loro.
Correre per i nostri quartieri, quando già ad accompagnarti c’è il solito scarrozzare di tutta quella roba tecnologica, non è più lo stesso, magari è già diverso, ma perfino questi nostri quartieri stanno perdendo vitalità. O è la giovinezza, non mi metterei a discutere se qualcuno mi proponesse, abbastanza sicuro di sé, questa opzione.
Non ci sarebbe bisogno di perdere il proprio peso, o il peso delle futili emozioni che ci scorrono davanti agli occhi, magari ci sorpassano trapassandoci anche. Comunque non ha più importanza, o almeno ce l’ha fin quando rimango in equilibrio tra i suoi stupidi presagi ed i momenti vivi che mi spintonano continuamente, quelli che non s’avvicinano per niente alle brezze mattutine.
Non so se ho bisogno di ritratti che mi ricordino di quel tempo speso, nonostante le lacrime spese e la non abbastanza spesa, con le mani congiunte ai nostri vari organi in bilico oppure se non ho più tanta urgenza di seguire le nostre pallide ombre imprigionate sui grattacieli in città, o rasi al suolo dalle nostre povere capacità.
Sinceramente non saprei bene come descrivertelo.
Non si tratta nemmeno delle autostrade, dei tunnel che brillavano di luci al neon, mai grandi abbastanza da imprigionarci, o se mi confondo ancora con le pareti, sempre di quei tunnel, che viaggiavano così veloci davanti ai miei occhi da rigarmi le palpebre e spiegarmi quanto veloci cambiamo e quanto lentamente ce ne accorgiamo. Sempre troppi tardi, comunque.
E’ la luna che a tratti differenti ci racchiude tra le nostre stesse e dissolte gabbie senza lasciarci il tempo di soffermarci un secondo, un attimo scarso, su di chi sia la chiave più giusta per librarci tra le solite folle della domenica mattina.
Sono io o sei tu. E sei tu perché sono sola e sento il bisogno di qualcuno o sei tu perché sei l’unico di cui abbia veramente voglia ogni sera prima di addormentarmi?
C’è sempre lo stesso orizzonte ma ne traiamo comunque differenti ed inutili spiegazioni, o le circonferenze difettose dei nostri abbracci miseri e limitati. Sempre le persone sbagliate intorno e mai quelle giuste in tondo.
Sempre lo stesso percorso tracciato dalle stesse persone in liquidi frammenti sulle nostre guance, mai abbastanza coraggiose, o pazienti o forti, da sopportare con i pugni serrati.
Sempre le mie mani, i nostri quartieri ed i miei capelli vuoti dai tuoi sussurri rochi e poco gentili, le lenzuola spoglie della tua saliva scortese e le mie arterie deserte del tuo stesso rozzo baciare. Quand’è che cambi? Quand’è che ritorni? Quand’è che ritorni ad annaffiare i semi, giusti, sbagliati, che hai sparso noncurante qui dentro? Se son buoni nasceranno, se non ritorni comunque brucia, brucia così tanto da lacerarmi le tue certezze perché sai come farti mancare nel peggiore dei modi. Occupi tutto così bene da farlo dimenticare a chiunque, di esistere.

Questa la dedichiamo ai ragazzi della metropolitana, che sembrano esseri fuori controllo sotto le luci dei lampioni e gonfi di paranoie e di sonno all'alba.

 

 

 

aesthetic, alternative, and pastel image

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