Digitalis purpurea
“«Ché si diceva: il fiore ha come un miele
che inebria l'aria; un suo vapor che bagna
l'anima d'un oblìo dolce e crudele.»”
Sakura amava raccogliere i fiori.
Le erano sempre piaciute le corolle colorate; i lunghi steli e il profumo
inebriante che emanavano.
Il prato fiorito sapeva di primavera. Di rinascita. Di vita.
Da piccola, però, difficilmente riconosceva le differenze tra la flora. Era
stata Ino ad insegnarle a distinguere una gerbera da una margherita; un ranuncolo
da una bocca di leone; una campanula dalla digitale.
Una volta scoperte le mille e più particolarità che caratterizzavano ogni
fiore, si era sentita pervasa da una gioia strana; un formicolio alle mani ed
un prurito sulla lingua che la spingevano a chiedere; domandare… sapere sempre
di più sul mondo floreale.
Finché non aveva scoperto che la primavera non era solo vita.
Era anche morte.
Sakura amava la primavera.
Le era sempre piaciuto il clima sereno che regnava una volta sparito l’inverno.
Gli animali lasciavano le loro calde e sicure dimore per andare in cerca di un
compagno. C’era l’amore nell’aria.
Anche lei voleva trovare la propria metà. Anzi, l’aveva già individuata, solo
che lui non lo sapeva ancora.
Le rose erano il fiore preferito di Sakura. La rosa bianca simboleggiava
l’amore puro. La rosa gialla la gelosia. La rosa rosa l’amicizia. La rosa rossa
l’amore passionale: quello che ti scuote da capo a piedi; ti ribalta le viscere
e ti lascia senza fiato.
Aveva regalato una rosa rossa al bambino che le piaceva. Gliel’aveva donata e,
con essa, il suo cuore. Aveva continuato a farlo per anni. Per tanti,
lunghissimi anni, senza che Sasuke l’accettasse. Poi, la rosa rossa aveva
cambiato destinatario.
Finché Sakura, guardando la propria rosa, non l’aveva vista cadere a terra,
secca ed inerte.
E non c’era nessuno che la raccogliesse.
Sakura amava la digitale purpurea.
Inizialmente, aveva odiato quella pianta dal fusto alto; i fiori rosa a
campanula e l’odore penetrante.
L’odiava perché dava la morte. E la primavera era vita. Nient’altro che vita.
Poi, Tsunade le aveva insegnato le proprietà curative delle erbe. E aveva
scoperto che la digitale purpurea, se ben dosata, faceva bene al cuore.
Accelerava i battiti; preveniva gli infarti… era vita, esattamente come tutti
gli altri fiori.
Se era vita, non poteva essere anche morte, no?
Morte e vita non combaciano mai.
Questo pensava. E raccoglieva la digitale in grandi mazzi.
Ne adornava la casa; la utilizzava per distillare gli antidoti ai veleni. L’amava
e pensava di non aver bisogno di nient’altro.
Finché lui tornò. Ed era insieme a lui. Ed entrambi avevano
rifiutato la sua rosa che, ancora, giaceva secca ed impolverata ai loro piedi.
Ed insieme, per quanto diversi, erano completi.
Sakura capì che Morte e Vita, vanno sempre a braccetto.
Sakura amava la primavera, perché poteva raccogliere la
digitale che tanto adorava.
Assomigliava tanto a Naruto, la digitale. Perché faceva bene al cuore.
Sconfiggeva le aritmie cardiache; aiutava le persone a stare meglio e regalava
un sorriso a chi si credeva ormai senza speranza.
Era come Naruto, perché era Vita.
Però assomigliava tanto anche a Sasuke, la digitale. Perché
era tanto bella quanto amara.
I suoi fiori meravigliosi celavano un sapore sgradevole. E se assunta in
quantità eccessive poteva uccidere.
Era Morte. Esattamente come Sasuke.
E Morte e Vita stavano sempre insieme.
Sempre. Sempre. Sempre.
Fin troppo.
In quel binomio, non c’era spazio per terzi.
Tra Morte e Vita non può esserci nulla.
Tranne una rosa secca ed appassita. Impolverata. Calpestata. Dimenticata.
Sakura capì che lei non poteva essere né Morte, né Vita.
Però, poteva essere Fato.
E il Fato, si sa, non guarda in faccia né Morte, né Vita.
Li assorbe entrambi.
La digitale
curava anche i cuori spezzati.
«Fa bene al cuore.»
Si ripeteva.
Forse, poteva placare anche il dolore.
Bastava aumentare la dose.
“«E dì: non lo ricordi
quell'orto chiuso? i rovi con le more?
I ginepri tra cui zirlano i tordi?
I bussi amari? Quel segreto canto
misterioso, con quel fiore, fior di...?»
«Morte.»”
N/A
Scritta in mezz’ora.
Stranamente, mi piace. Anche se è stata davvero… insomma, dura. Non doveva
essere questa la fic per il contest, ma non sono riuscita a finire in tempo
l’altra. Quindi ho scritto questa.
Ammetto che per essere un lavoro nato in mezz’ora sono più che soddisfatta del terzo posto XD. E mi complimento con Kei_saiyu (secondo posto, brava koi) e Red Diablo (Primo posto), e con tutte le altre partecipanti.
Oltre a ringraziare la giudice per aver postato i giudizi entro un giorno XD
La poesia è “Digitale purpurea” di Giovanni Pascoli. Le informazioni sulla digitale sono tratte da wikipedia.