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Autore: Jo Hale    15/04/2009    7 recensioni
[...]In fondo per lui non sono stata altro che un ripiego,per tutti questi anni,sino a che non ha incontrato Lily Potter. Un ripiego. L’ultima ruota del carro,l’amica secchiona. Mi sono spenta lentamente,dentro,ghiacciandomi dall’interno. I contatti degli altri fiori con la mia corolla sono deboli,labili. L’interno si riscalda solo quando c’è lui. Il cuore del fiore è morto. Morto.
«Cosa faresti se mi buttassi giù,Scorpius?»,chiedo,all’improvviso.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Tired [an immeritated kiss]

 

Piove. Piove,tantissimo; gocce fredde e sottili,che cadono sul balcone come piccoli coltelli,affilati,taglienti. Che feriscono,dilaniano. No,non esageriamo. In fondo non è per deprimermi che sono salita sulla Torre di Astronomia in piena notte. Cosa che da Prefetta e studentessa modello non dovrei fare. Ma vabbè. Rose Weasley può trasgredire per una sera. Almeno una.

Metto lentamente una mano fuori dal balcone,lasciando che la manica della camicia si bagni di acqua e terra,visto che non è nemmeno pulita,la pioggia. Si affloscia,la manica,diviene pesante sul braccio – sottile,troppo – che è teso verso i Giardini.

Sospiro. Tiro in dentro il braccio,piegandolo,e le gocce mi scivolano sulla pelle.

Vorrei piangere. Ma non ci riesco. È tutto vuoto,senza alcuna attrattiva,senza nulla. Al massimo è solo dolore.

Nel vedere loro che si baciano,loro che si abbracciano,loro che si sussurrano dolcemente “ti amo”.

È insopportabile,un dolore fisico,come una stilettata,un dolore troppo netto e preciso – circoscritto al cuore – per essere paragonato ad un pugno. Un proiettile dritto nella cassa toracica.

Chiudo gli occhi,stringendomi le braccia al petto nel tentativo di scaldarmi,di non andare in frantumi,per tenere in piedi quell’edificio diroccato che è diventato il mio cuore.

Stringo gli occhi per trattenere le lacrime che adesso,solo adesso,decidono di sgorgare.

Mi vergogno ad ammetterlo,ma mi manca. Mi manca da morire,in ogni istante,perché so che avrebbe potuto essere mio ma mi sono fatta sfuggire l’attimo.

«Rosie?»

Sussulto a quella parola,quell’unica parola che pronunciata da quella voce mi mette i brividi e contemporaneamente mi fa salire il sangue al cervello. Ecco,le lacrime adesso sono più fitte che mai. Potrei buttarmi ma a lui non importerebbe niente.

«Scorpius»,dico,fredda,anche se vorrei girarmi e guardarlo in volto. Non ci riesco. Rimango immobile,così,con la pioggia che per via del vento mi frusta il volto.

Sento i suoi passi,sento che si avvicina,ma rimango immobile. I lucciconi hanno debordato.

«Ti piace la pioggia?»,chiede,e sento il sorriso nella sua voce melodiosa e ferma.

La mia trema,ma non me lo faccio sfuggire. «Nasconde le lacrime».

Scorpius avvicina la sua mano alla mia,ma io mi scosto,lasciandola andare lungo il fianco. Lui sospira,e con la coda dell’occhio vedo che si passa una mano sul volto.

«E perché dovresti piangere?»

Mi mordo la lingua per non dargli una rispostaccia e rimango in silenzio. Sento le sue mani prendermi per le spalle e costringermi a girarmi verso di lui. Chiudo gli occhi,il labbro trema appena. Sospiro.

«Rose?»

Apro gli occhi,e lui è ancora lì,che mi guarda; gli occhi color ghiaccio mi perforano,mi entrano nella testa. Lo sguardo di un fantasma,per me.

«Perché…»,ti amo. «sono triste».

Ingurgito il veleno che mi costa quella bugia. Non glielo dirò mai,lo so. Sono vigliacca. E arrivo troppo tardi ormai. Scorpius Malfoy sta con Lily Potter. Punto.

«E perché sei triste?»,domanda lui,sinceramente interessato.

Mi divincolo dalla sua presa,ma non molla. Le sue mani sulle mie spalle sono un fardello pesante.

Per evitare il suo sguardo poso il mio su un punto al di sopra di lui. Mi ostino a stare zitta.

«Perché sei qui?»,chiedo allora,acida.

Lui mi guarda stupito. Pare interdetto,poi si riprende velocemente e abbassa gli occhi. Le mani mi lasciano,ed immediatamente ne sento la mancanza. Ma non lo dico.

«Perché… non lo so. Ero venuto a cercarti». Alle ultime parole sovrappongo una risata densa di scherno e dolore. Ma il secondo lo so nascondere bene. Mi guarda severamente, ma sul mio volto permane un ghigno che serve a mascherarmi.

«Ti fa ridere,Rose?»,sussurra,sgranando gli occhi. Distolgo lo sguardo da quella visione.

«Mi fa ridere il fatto che tu venga a cercarmi dopo settimane di silenzio»; queste parole paiono ferirlo,visto che sembra piegarsi su sé stesso. Vorrei poter godere di questa reazione ma non ci riesco.

«Mi dispiace»,mormora. Nuovamente rido. Soffoco il pianto nella cattiveria.

«Anche a me,Scorpius».

Troppo. Ma l’amore che vedo,che sento,non è quello che pubblicizzano le reti televisive babbane. Non è la bellezza di quello tra lui e Lily. No,è dolore,è buio,è sofferenza… è follia. Follia,follia,follia…

«Rose,eravamo migliori amici»,mugola,quasi,Scorpius. La mia voce diviene fredda,come se una sferzata di vento mi avesse congelata tutta,dalla testa ai piedi – ed in effetti,essendo così minuta,questo vento mi sta uccidendo davvero -.

«Hai fatto bene a usare il passato»,mormoro,tant piano che temo non mi abbia sentita.

Lui cerca nuovamente la mia mano,e la stringe,ma è morta accanto al fianco,inerte. Non reagisco a quel tocco,anche se la pelle par bruciare sotto la sua.

È talmente piccola che la avvolge completamente,come un velo. E tale rimane: un velo,evanescente, sottile.

Che verrà da lui dimenticato come la mia amicizia; in fondo per lui non sono stata altro che un ripiego,per tutti questi anni,sino a che non ha incontrato Lily Potter. Un ripiego. L’ultima ruota del carro,l’amica secchiona. Mi sono spenta lentamente,dentro,ghiacciandomi dall’interno. I contatti degli altri fiori con la mia corolla sono deboli,labili. L’interno si riscalda solo quando c’è lui. Il cuore del fiore è morto. Morto.

«Cosa faresti se mi buttassi giù,Scorpius?»,chiedo,all’improvviso. Tendendo le mani verso la pioggia,la pancia che sfiora il parapetto. «Cosa faresti se morissi?». Ma io sono già morta dentro,e tu non puoi fare niente. Sono morta lentamente,senza ossigeno,mi è stato rubato piano piano,senza clemenza.

«Io…»,dice; sembra in difficoltà. «Te lo impedirei».

La risposta tipica di Scorpius. Non dà mai una vera risposta,solo dei giri di parole.

«E se ci riuscissi?».

«Te lo impedirei,Rosie»,ripete,con voce dolce. Mi spezza ancora di più il cuore.

Mi volto verso di lui; mi guarda a lungo,poi aperte le braccia,mi sorride. Mi getto su quell’ancora di salvezza, e le sue braccia cingono la mia schiena. Affondo il capo nell’incavo della sua spalla,singhiozzando.

Vorrei prolungare questo momento all’infinito,vorrei inciderlo nella mia mente,a fuoco,per non dimenticarlo mai. Come monito a non innamorarmi più,perché fa troppo male. È morire dentro,sentirsi sempre senza vita,alzarsi dal letto perché si deve,non perché si vuole. È dolore,l’amore. Mia madre mi disse che Silente professava la forza dell’amore. Non è l’amore,è l’odio,il dolore,la sofferenza che ci fa andare avanti, per bastiancontrario.

Alzo il volto verso il suo,respirando il suo respiro,guardando nei suoi occhi,desiderando di perdermici. Le mie mani corrono naturalmente verso il suo volto,passano tra i suoi capelli,spingendolo verso di me,accorciando ancor più le distanze.

«No,Rose. No». Sembra quasi dispiaciuto di dovermi dire di no.

«Ti prego»,singhiozzo; «Ti prego,Scorpius».

So che è sbagliato,so che mi sto rendendo ridicola; ma se questo bacio può lenire anche solo un centimetro del mio cuore devastato,aprire nuovamente la mia anima al mondo, farmi venire nuovamente alla luce come Rose,non come l’incarnazione del dolore come devastazione. So che farò male a mia cugina,so che farò male a lui,ma sono egoista,e non riesco a dirmi di no.

Adesso ho l’occasione,e non la perderò.

Sospira,ed in un attimo le sue labbra – morbide,calde – sono sulle mie. Una vampata di calore mi imporpora le guance. Sto andando a fuoco. Letteralmente.

Le mie mani sono immobili sulle sue guance,il mio respiro si mescola al suo,un vortice di colori mi appare dietro alle palpebre,improvvisamente; un uragano di emozioni mi vortica dentro: trepidazione,eccitazione,amore,vergogna. Nonostante tutto questo,però,non mi sento meglio. Mi sento peggio. Mi sento una traditrice, un’infima e meschina traditrice. Sento che sto sbagliando ancora,ogni secondo che passa,sento che domani mi sentirò sempre più male,ma non posso fare a meno di esultare per la mia piccola vittoria.

Lui si stacca,e mi guarda solo per un istante. Poi distoglie lo sguardo,come vergognandosi di incontrare il mio sguardo.

«M-mi dispiace,Scorpius».

«Non fa niente,Rose»,dice,con voce improvvisamente stanca.

Sembra più pallido del solito. Le mie mani si staccano automaticamente dal suo volto.

Mi sento un’estranea a lui.

«Lily non sarà contenta»,dice,con voce dolente. «Per niente».

Abbasso gli occhi,e mormoro: «Non dirglielo». Suona come una supplica.

Già,non dirgli della mia totale sconfitta. Non dirgli che sono diventata solo un guscio vuoto.

Alza gli occhi su di me,lentamente,e mi scompiglia i capelli. Quel contatto così casuale mi fa venire i brividi.

«Devo,Rosie».

Le lacrime scorrono nuovamente copiose sulle mie guance.

Mi sento debole,come se improvvisamente l’inerzia sia diventata troppo per il mio corpo gracile, troppo per il mio cuore devastato.

«Stammi bene,Rosie»,dice,e poi si volta,rimanendo solo un fantasma nell’ombra,che lentamente svanisce all’interno dell’imboccatura delle scale.

Cado in ginocchio,schiacciata da un peso troppo grande.

Un lamento mi esce dalle labbra,come un gemito. Mi accascio al suolo,stanca.

Sono stanca di tutto questo,di me stessa,della sua indifferenza a scuola,delle parole dolci di Lily quando mi chiede perché sono così silenziosa.

Sono stanca di me stessa,dell’odio che provo verso Rose Weasley.

Sono stanca di vivere così,senza alcun appiglio,solo io e la sofferenza,una compagnia che ormai mi ha stancata. Piango senza ritegno,i singhiozzi risuonano tra le pareti della Torre e si perdono nella pioggia.

Vorrei gridare,ma mi esce un suono rauco e fastidioso,come di un gufo.

Alcuni passi sulle scale,ma non me ne curo; tanto peggio di così non può andare.

«Rose? Rose? Che è successo?»; Dominique è salita a cercarmi. Non riesco a risponderle,le parole sono impigliate in gola,ed è meglio così. Non riuscirei ad accettare l’enormità delle mie colpe.

«Rose?». La sua voce è allarmata,vedo confusamente la sua figura sottile in vestaglia chinarsi su di me e prendermi le guance. «Perché piangi?».

Perché ho baciato il ragazzo di mia cugina.

«Andiamo giù,su»,dice; «Prima che salga la McGranitt e Pix ci trovi».

La seguo mansueta,sentendo il cuore,dispettoso,battere sordo nel petto; non vuole fermarsi,nonostante ogni battito sia una stilettata,ogni lacrima la mia vergogna.

Mi ha lasciata da sola,più vuota e piangente di prima.

Perché lo amo e lui non può farci niente.

 

 

 

 

Autrice:

okay,premettendo che non sapevo perché stavo scrivendo. Anzi,stavo scrivendo tutt’altra cosa,quando un lampo d’ispirazione mi ha fatto cambiare idea.

Ho cancellato tutto dal foglio word,e mi è uscito questo.

So che fa schifo,e che non c’entra niente con quello che metto giù di solito.

Ma,finchè non mi esce il nuovo capitolo di “About a Slytherin Queen and a Queen Bee”,accontentatevi di questo.

xOxO

Joy.

 

Ps: recensioni sempre ben accette ^^

  
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