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Autore: Winry977    12/06/2016    0 recensioni
[https://it.wikipedia.org/wiki/The_Boy_and_the_Beast]
Tutti narravano del primo allievo di Kumatetsu. Eppure, non stava scritto nemmeno in un libro che egli avesse avuto un secondo discepolo degno del suo nome e all'altezza di Kyuuta.
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Ma che diavolo è questo?!

Ecco, questa, si può dire, fu la prima cosa che sentì non appena sveglia. Anzi, non appena cominciò ad avere dei ricordi. Si era svegliata in un posto sconosciuto, popolato da bestie sconosciute e ogni cosa si faceva sempre più confusa; ma questo non lo aveva ancora capito. Non sapeva nulla di sé o del posto in cui si trovava. Conosceva solo il suo nome.

Un vocione profondo e rude l’aveva svegliata, facendola sobbalzare. Subito una sensazione di vuoto la colse sotto la schiena ed una mano gigantesca e… e pelosa le afferrò un braccio con forza.

-Più che “questo”,- puntualizzò una voce acuta -direi “questa”.

Non aveva ancora messo a fuoco il mondo che la circondava, di fatto, vedeva tutto sfocato, forse per il lungo sonno o forse per la luce troppo forte.

Quando finalmente comprese che stava per cadere giù da una sorta di terrazza, il suo corpo si irrigidì, nonostante venisse sollevata su con una certa forza dal fatidico braccio peloso. Finalmente la vista le si schiarì, e mise a fuoco un enorme viso di… un orso?

In quel momento doveva esserle preso un colpo, perché il suo cuore cominciò ad accelerare i battiti e lei si agitò non poco. Gettò un urlo così forte che l’orso, antropomorfo osò definirlo, la lasciò cadere per terra come un sacco di patate.

Poco importava del dolore al fondo schiena, si alzò e corse verso il luogo che le sembrava più “sicuro”, o meglio, ci arrivò a grandi salti: sul piano dove si trovava c’era una piccola casetta a due livelli, con una piccola terrazza anche sul secondo; distese le braccia e grazie alla rincorsa e ad uno scalino, sfruttato come punto d’appoggio, si arrampicò, arrivando sul terrazzino superiore. Con lo stesso procedimento raggiunse il tetto, e lì rimase, guardandosi attorno semi terrorizzata.

-Ma che ha quella?- l’orso si grattò il capo, perplesso, alzando un sopracciglio.

-Femmine- sghignazzò la scimmia (antropomorfa, insistette la sua mente) dalla voce acuta di prima.

Li osservò, tentando di calmarsi e di capire cosa stesse succedendo. L’orso aveva una pelliccia di un rossiccio scuro, indossava una maglia sgualcita bianca e dei calzoni blu allacciati ai fianchi da una fascia nera; la scimmia, dal manto marrone scuro, indossava una casacca giallo acceso e dei calzoni bianchi e si lisciava la barbetta grigia che portava sul mento con aria beffarda.

-Ma cos’è tutto questo chiasso?- una nuova voce, accompagnata da uno sbadiglio, spuntò dal nulla. Sembrava più simile a quella di un “umano”, più da ragazzo. E così era: un ragazzo, dall’abbigliamento simile a quello dell’orso e con un’enorme massa di capelli, sbucò da sotto il terrazzino del secondo piano, stropicciandosi con il palmo della mano un occhio.

-Guarda tu stesso, Kyuuta.- la scimmia la indicò.

-Mh?- il ragazzo alzò lo sguardo, incrociandolo col suo. Sembrava essersi incantato, perché ad un tratto l’orso gli diede una pacca così forte sulla schiena, che lei sorprese di come non avesse perso l’equilibrio.

-Ehi, cascamorto. Vedi di capire chi è quella tipa e che ci fa sopra casa nostra.

-Ahio!- si lamentò lui, guardandolo storto. Nonostante si stessero fulminando a vicenda con lo sguardo, il ragazzo eseguì l’ordine, e mi raggiunse sul tetto. Non appena lei si rese conto che l’aveva quasi raggiunta, si spostò il più lontano possibile dal parapetto. Lui salì senza troppe difficoltà, e non appena la vide cominciò ad avvicinarsi. Già al suo primo passo, la ragazza era in posizione difensiva.

In realtà non sapeva come facesse a saper fare tutte quelle cose. Era praticamente salita sul soffitto come se nulla fosse, saltando e balzando da un terrazzo all’altro; non capiva nemmeno come facesse a sapere quale fosse la posizione di difesa e come distinguerla da quella di attacco, eppure, era come se quelle conoscenze fossero così ben radicate in lei da saperle sfruttare al meglio.

Un venticello si insinuò tra i due. Il ragazzo aveva degli occhi curiosi, incollati sul viso della ragazza, per di più, come se non avesse mai visto un altro essere umano.

-Calma, non voglio combattere.

Strinse gli occhi su di lui, ma non si mosse.

-Chi sei?

-Io sono…

-Dove mi trovo?- tuonò senza lasciargli finire la frase. -Che cos’è questo posto?!

Lui fece un passo avanti. -Calmati, io sono…

-Non ti avvicinare!- era così agitata da avere la pelle d’oca. Come quando ad un gatto si rizzano i peli; mancava solo che gli soffiasse contro.

Lui sbuffò e senza preavviso scattò in avanti, verso di lei.

-Se solo tu…- si scansò in tempo e approfittandone della situazione, gli afferrò un braccio e, posta una gamba dietro la sua, lo fece cadere a terra in poco tempo. Questione di secondi. -…mi lasciassi…- rotolò sulla schiena e si strinse alle sue gambe attraverso le proprie. -… parlare…- le fece perdere l’equilibrio, e gli finì praticamente addosso, i gomiti piantati nelle cavità delle clavicole.

-Ahio!- si lamentò di nuovo, però le riuscì a bloccare le mani, stringendole i polsi, prima che potesse fare una qualsiasi altra mossa. -Io sono…- ansimò. -Kyuuta.- la guardò dritto negli occhi, scoprendo, sotto un ciuffo di capelli neri, degli occhi incredibilmente verdi.

-Buon per te!- tentò di liberarsi lei, visibilmente a disagio.

-Se mi dici il tuo nome e non mi attacchi più, ti lascio andare.- azzardò un sorriso quasi malizioso.

Lei tentò un’ultima volta, poi gettò un urlo di rabbia, -Sora! Mi chiamo Sora!- e subito lui la lasciò andare. Lei fece un balzo indietro e lo fissò arrabbiata, mentre si massaggiava i polsi.

-Molto piacere, Sora- pronunciò quasi con cura il suo nome. -Da dove vieni? O comunque, che ci fai qui?

-Non lo so.- borbottò lei.

-Come, non lo sai?

-Non lo so.- insistette lei. -So solo che mi chiamo Sora e che tutto questo è eccessivamente strano.- incrociò le braccia al petto.

-Però sai combattere.- Kyuuta si alzò, restando, tuttavia, lontano da lei.

-Si, ma non mi spiego nemmeno questo.- pian piano, cominciava a calmarsi.

-Mmm…- si fermò a riflettere. -E va bene. Per ora starai con noi.

-Che?!- il vocione dell’orso tuonò dal piano di sotto. Sora arrossì di colpo.

-Beh, mi sembra chiaro che non abbia un posto in cui andare!- si affacciò il ragazzo, che già aveva cambiato tono. -Sa a stento chi è!

-Non significa nulla! Io ho già te come discepolo, non me ne serve un altro!- Sora si accigliò. -E poi, noi altri siamo maschi, dove la vuoi mettere una donna?- il cipiglio aumentò, finché lei non ne poté più.

-Senti un po’…- si sporse anche lei dal parapetto. -Nessuno ha detto che io voglia diventare la tua discepola.- puntualizzò, puntandogli un dito contro. Con un salto, poi, scese sul terrazzino del secondo piano. -Tuttavia,- scese al piano terra. -mi trovo a concordare con Kyuuta.- si tenne a giusta distanza da quell’energumeno di orso, i cui muscoli spiccavano sotto la maglia nonostante il pelo arruffato. -Non ho un posto in cui andare.- lo fissò dritto negli occhi. -Quindi, per favore, ospitami, e non ti sarò di alcun intralcio; anzi, mi occuperò io stessa della casa.- fece un inchino profondo, i capelli lunghi le scesero tutti sul viso.

La situazione era più tesa di quello che sembrava, e tra i presenti era calato un silenzio secco.

-Che succede qui?- una voce gentile si insinuò nelle orecchie di Sora. Dagli scalini che conducevano alla casetta era spuntato un monaco, dall’aspetto di suino. Dai suoi occhi trapelavano una sorta di calma e preoccupazione insieme. Sora si era rizzata sulla schiena, studiando il nuovo arrivato. -Kyuuta,- il monaco si rivolse al ragazzo, ancora sul tetto. -una tua consanguinea?

-Ma no,- ridacchiò lui, -però credo che sia anche lei un’umana.

“Si era notato” si trattenne lei.

La scimmia si avvicinò al monaco e poggiò un gomito sulla sua spalla, -Ha appena chiesto a Kumatetsu di ospitarla.- ghignò -E non sa nemmeno chi sia o come sia arrivata qui.

Prima che il monaco potesse replicare, Sora si rianimò.

-Dunque ti chiami Kumatetsu.- rifece l’inchino. -Ti prego, ospitami, Kumatetsu, farò tutto il possibile per non esservi d’intralcio.

-Non vorrai dirle di no- incalzò il monaco. -Se non ha un altro posto dove andare, direi che dovresti proprio offrirle soggiorno.

-Oh, e va bene! Basta che ti tiri su e la pianti con queste smancerie.- tuonò l’orso. -Ma sappi che dovrai stare alle mie regole e arrangiarti, ragazzina!- poi alzò lo sguardo. -Kyuuta, sarà una tua responsabilità.- e senza dare possibilità di risposta, entrò in casa.

  
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