Libri > Twilight
Ricorda la storia  |       
Autore: Fuffy91    15/04/2009    8 recensioni
“ Ti va di fare un bagno?” “ Un bagno?” Lui annuì. “ Non lo abbiamo mai fatto insieme.” “ Si perché…” “ …la luce del sole ce lo impediva, e anche perché l’unica spiaggia di Forks è La Push, territorio dei licantropi.” “ Ma io non ti ho detto che voglio andare a La Push.” Cosa avrà in mente il nostro Edward? Se ho stuzzicato la vostra curiosità, cliccate, leggete ed emozionatevi!! A presto!!! ^___*
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Edward&Bella! ^///^'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
1

“ No, Edward, non ci provare!”

Esclamai aggirando il piccolo tavolo della mia accogliente cucina, le cui pareti erano ricoperte da uno strato di carta da parati ingiallita. Dovevo ricordarmi di dire a Charlie di chiamare un imbianchino per farcele ridipingere, magari con un bell’azzurro o un bianco latte. Le mie pratiche riflessioni vennero interrotte da un ringhio giocoso, scaturito dal petto scolpito del mio affascinante vampiro che, con un scatto felino, approfittando della mia distrazione, sorpassò il tavolo come un leone che salta con un balzo una solida roccia, avventandosi sull’indifesa o ignara preda, come io in quel preciso caso.

Non potei reprimere un sussulto di sorpresa, quando mi ritrovai Edward addosso, completamente distesa sulle mattonelle fredde del pavimento. Mi stupì anche il fatto che la mia testa non cominciasse a pulsare di dolore per l’improvvisa caduta, ma fortunatamente Edward aveva avuto la premura di proteggerla con la sua solida e, allo stesso tempo, delicata mano, avvolgendola completamente come un bimbo con una pallina di plastica colorata.

“ Allora, ti arrendi?”

Mi chiese, a pochi centimetri dalle mie labbra e facendo ripartire in modo forsennato il battito del mio cuore impazzito, solamente inondandomi con il suo respiro dolce.

“ Mai.”

Bisbigliai, in preda alla confusione più totale, godendo nel sentirlo sghignazzare allegro.

“ Coraggiosa…”

Iniziò, spostando la mano che mi afferrava il capo, facendola scivolare in un modo involontariamente sensuale lungo la schiena , scossa da brividi ad ogni suo tocco, e posizionarla sulla sua base delicatamente e lì, esercitando una leggera ma decisa pressione, modellare il mio corpo sul suo, che si reggeva su un solo braccio, come se stesse facendo delle flessioni dove io ero il peso.

“…o forse sciocca.”

Disse, sempre con un tono suadente, come se stesse canticchiando una melodia tenera ma proibita… nostra, trascinandomi nell’abisso ambrato che erano i suoi occhi.

Era inutile, nonostante lo avessi sempre costantemente vicino tutti i giorni, le ore, i minuti, ogni singolo secondo della mia fragile vita, in cui potevo ammirarlo, adorarlo, amarlo in ogni suo piccolo o sfuggevole particolare, l’incantevole intensità e perfezione della sua bellezza mi abbagliava come se non lo avessi mai scorto prima di quello splendido ed irreale istante.

“ Io…io non sono sciocca. Come ti permetti di insultarmi così?”

“ Non è un insulto. È una costatazione lecita e per di più ovvia.”

Sbuffai contrariata. Odiavo quando mi prendeva in giro così deliberatamente, ma il mio cuore cantava nel sentirlo ridere divertito, e i sussulti delle sue risate, si trasmettevano come dolci vibrazioni nel mio petto, contagiandomi. Gli accarezzai i capelli distrattamente, pensosa, mentre ascoltavo l’eco della sua risata cristallina. Sospirai. Lo amavo troppo per arrabbiarmi con lui.

Sospirò anche lui, soddisfatto, riappoggiandomi delicatamente sul pavimento e osservandomi come un trofeo vinto dopo una dura battaglia, sostenendosi il volto con la mano puntellata sul gomito, nel centro esatto di una piastrella. Mi imbarazzava sempre quando mi osservava così, e per nascondergli un rossore traditore che sicuramente invadeva le mie guancie, in quei momenti, mi aggrappai al suo petto, celandogli il volto in fiamme nell’incavo della sua spalla e il mento.

“ Perché ti nascondi?”

Mi chiese innocente, sicuramente sorridendo. Figuriamoci se non lo sapeva.

“ Lo sai.”

Gli risposi, infatti, con la voce soffocata nel colletto della sua camicia nera. Adoravo il modo in cui quel colore si sposava con la sua carnagione di ghiaccio, e i ciuffetti bronzei dei suoi indomabili capelli, che gli ricadevano morbidamente sul bordo del colletto quando inclinava all’indietro il capo, creavano un magnifico contrasto.

“ Ti imbarazzo?”

Scrollai le spalle, accarezzandogli il collo con le dita della mano destra.

“ Un po’.”

Sussurrai assorta e appagata. Era così bello stare così con lui. Il mondo sembrava scomparire dietro una porta di vetro, nascondendoci agli sguardi curiosi dei suoi abitanti e proteggendoci dalle sue insidie e da qualsiasi cosa potesse comprometterci.

“ Ti sei addormentata?”

“ No.”

“ E perché non parli?”

“ Mi godo il momento.”

Rispondevo come in trance, facendolo sghignazzare per ovvie e lecite ragioni, come avrebbe sicuramente detto lui.

“ Sei assurda, amore mio.”

Mormorò con voce profonda, stringendomi a sé ancora di più, accarezzandomi i capelli e baciandomi la fronte di tanto in tanto con le labbra fredde come neve.

Rimanemmo in quella posizione per attimi che mi sembrarono eterni, fino a quando fu Edward a rompere il magico silenzio, afferrandomi saldamente e portandomi come una bambina addormentata in braccio al suo papà, verso il divano del salotto adiacente.

“ Alziamoci dal pavimento, altrimenti ti raffreddi.”

Protestai debolmente, mentre gli cingevo la vita con le gambe lasciate scoperte dal pinocchietto di jeans regalatomi da Alice durante uno dei suoi tour forsennati di shopping incallito, dove riusciva sempre a trascinarmi inevitabilmente, e il collo con le braccia nude e ricoperte solamente da due sottili bradelle del top azzurro che avevo indossato per ammazzare il caldo di quel nuvoloso giorno d’agosto.

“ Perché? Io stavo bene!”

Edward mi regalò uno dei miei amati sorrisi sghembi, mentre mi poggiava delicatamente sui morbidi cuscino dell’antico divano letto di Charlie.

“ Non ti basto io? Vuoi congelare definitivamente?”

Per tutta risposta, appoggiai la testa sulla sua spalla, accarezzandogli leggermente il petto con la mano, mentre lui, automaticamente, intrecciava una ciocca dei miei capelli disordinati tra le sue dita lunghe ed affusolate.

“ Adoro il freddo, e poi fa caldo.”

Mi guardò perplesso:

“ Tu, adori il freddo? E da quando?”

Scrollai le spalle.

“ Immagino da quando ti ho conosciuto, chissà.”

Mi portò una mano sulla fronte, ancora con quell’espressione di incredulità dipinta sul volto. Chiusi gli occhi a quel contatto, deliziandomi del contrasto caldo freddo tra la mia pelle bollente e la sua ghiacciata.

“ Stai bene, Bella? Oggi dici cose fuori dalla tua normale imprevedibilità.”

Sorrisi a quelle parole, scostando la sua mano dalla mia fronte e intrecciandola alla mia, mentre con l’altra gli accarezzavo il viso perfetto d’arcangelo.

“ Si, mi sento bene. Sono solo un po’…”

Lo strinsi a me, incapace di continuare la frase, non per imbarazzo, ma solo perché le sensazioni che stavo provando in quel  momento erano troppo intense per poterle esprimere con le parole.

“ Un po’?”

Mi incitò lui, baciandomi le dita della mano intrecciata alla sua, una ad una, assorto, come per intrattenersi o distrarsi dalla frustrazione che si impadroniva di lui ogni volta che gli nascondevo qualcosa, e la sua incapacità di leggermi la mente, in quei momenti era disarmante e lo rendeva quasi impotente.

“ Non riesco a esprimermi. So solo che mi sento bene e voglio stare con te, così, senza preoccuparmi di nulla.”

Edward non rispose, ma preferì volentieri stringermi a sé e unirsi al mio sospiro beato con uno più profondo e sommesso.

“ Mmm.”

Mugugnò pensieroso, scostandosi di un centimetro per guardarmi negli occhi confusi e beati.

“ Cosa?”

Chiesi, curiosa.

“ Magari, posso scoprirlo da solo come ti senti.”

“ E come?”

Lui sorrise enigmatico ma splendido, mentre mi prendeva il volto fra le mani e lo avvicinava a poco a poco al suo, socchiudendo gli occhi, sapevo, in sincronia con i miei, più cosciente di ciò che volesse fare.

“ Così.”

Sospirò dolce, posando le sue labbra sulle mie, unendole in un bacio dapprima tenero, poi sempre più intenso. Affondai entrambi le mani nei suoi capelli, saggiandone deliziata la morbidezza indiscussa, attirandolo inevitabilmente sempre di più verso di me. Lui ricambiò il mio slancio di passione, accarezzandomi con movimenti circolari la schiena e le spalle. Ma proprio quando dischiusi la bocca e il suo respiro di miele e zucchero mi inondò il palato, come il più dolce dei sapori, lui si irrigidì e si distaccò piano, baciandomi dolcemente le labbra come se fossero petali di rosa delicatissimi.

Cercai di calmare l’affanno incontrollato, respirando regolarmente e sciolsi la stretta spasmodica delle mie dita dalle sue ciocche ramate, accarezzandogliele ancora una volta, mentre tornavo a sedermi tranquilla ma ancora con le guancie arrossate accanto a lui, che ricambiò il mio sorriso incerto con uno abbagliante e felice.

“ Allora? Hai capito cosa provo?”

Si avvicinò velocemente e mi baciò la guancia arrossata con tenerezza, scendendo verso il mento e il collo.

“ Credo di aver capito anche di più.”

Risi divertita, abbracciandolo e trattenendolo sul mio collo, concedendogli di respirare il mio profumo.

Lo trascinai, dispettosa, con me sul divano, continuando a ridere di un riso felice e disinibito, contagiando anche lui, che con un movimento fluido, continuando a baciarmi il collo, accostò l’orecchio al mio cuore, sospirando deliziato. Continuando ad accarezzargli i capelli e la guancia del lato scoperto, lo strinsi stretto a me, come per non lasciarlo andare via. Accarezzandomi un lembo di pelle scoperto dal top, costatò distaccandosi di un centimetro.

“ Sei sudata.”

“ Te l’ho detto che ho caldo.”

Dissi sorridendogli.

Lui mi sorrise con espressione pensierosa.

“ Ti va di fare un bagno?”

“ Un bagno?”

Lui annuì.

“ Non lo abbiamo mai fatto insieme.”

“ Si perché…”

Iniziai, alzandomi e portandomi a sedere, con le gambe inginocchiate, e tendendo la mano sulla tastiera verso la sua, che subito fu pronta per giocare con la mia, mentre lui, appoggiato di lato e osservandomi intensamente, incrociava le gambe elegantemente. Sembrava un aristocratico intento a bere del tè.

“ …la luce del sole ce lo impediva, e anche perché l’unica spiaggia di Forks è La Push, territorio dei licantropi.”

“ Ma io non ti ho detto che voglio andare a La Push.”

Continuavo a non capire.

“ Ho solo detto che vorrei fare un bagno con te.”

Disse, sorridendo malizioso.

Arrossii di colpo, guardandolo confusa e straordinariamente euforica.

“ Ehm…dove di preciso?”

Dissi, ormai con il volto in fiamme. Cosa aveva in mente? Non aveva forse intenzione di fare un bagno insieme nella vasca di Charlie? Era impazzito! Il solo pensiero non faceva che accentuare il panico e la vergogna che mi attanagliavano, ma anche l’ euforia e la nuvola d’oro che si era creata nella mia mente si ingrandiva ad ogni secondo che passava.

Edward rise, picchiettandomi la punta del dito indice sul centro esatto della fronte.

“ Che pensieri stai formulando, uh? Guarda che io avevo in mente altro.”

Lo guardai sorridendo appena, ma ancora più imbarazzata, tanto da costringere ad interessare la mia attenzione su una macchiolina di caffè sul cuscino bordò del divano, che stringevo al petto.

“ Forza, preparati. Ti attende un bel pomeriggio rinfrescante.”

“ E con Charlie, che facciamo?”

Chiesi, mentre mi alzavo.

“ è andato a pesca, giusto?”

Annuì in conferma. Lui sorrise complice.

“ Allora torneremo verso le sei, prima che tramonti.”

Sorrisi ed annuii ancora, sorridendogli di rimando, mentre salivo le scale.

“ Dovrò mettere il costume, vero?”

Edward scoppiò a ridere divertito, e non potei fare a meno di sorridere, anche se sapevo di essere io la causa del suo riso.

“ Si, Bella. Ma…”

Disse, avvicinandosi in un nanosecondo a me, facendomi trasalire per la vicinanza improvviso. Il mio cuore cantava.

“ Se non vuoi…”

Lo spinsi da parte, non smuovendolo di un millimetro, e con il volto in preda ad un incendio indomabile, corsi per le scale urlando:

“ Spaccone!”

Le sue risate rimbombarono come le campane di una cattedrale sulle pareti della casa vuota.

 

 

 

Spero vi sia piaciuto ed integrato questo primo cap!!! Bacioni e a presto!!!

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Fuffy91