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Autore: ChrisAndreini    12/06/2016    3 recensioni
(Female Frisk. SansXFrisk)
"Ti odio e ti amo. Forse ti chiederai come questo sia possibile. Io non lo so, ma mi tormento" Catullo
*Tutti gli umani la guardavano come se fosse inferiore, ma lei aveva un potere enorme, un potere che nessuno poteva utilizzare, umano o mostro che fosse, oltre a lei.
*Cosa, cosa avevano fatto di sbagliato?!
Sans era sicuro che il sé della linea temporale precedente avesse fatto tutto il possibile, ma probabilmente quell’assassina non era altro che un’anima irrecuperabile.
*Che idiota!
Frisk non riusciva a credere quanto fosse risposto a rischiare pur di non vederla resettare.
Voleva dimostrare di poter cambiare il destino? Sans non poteva farlo! Era Frisk che aveva questo potere.
*Perché continuava a farlo?!
Sans non lo capiva, non ricordava i reset, e ogni volta cercava di trovare la verità, che però gli sfuggiva sempre di più, mano a mano che le linee temporali si susseguivano una dopo l’altra.
*Frisk aveva già la mano sul pulsante.
-Te lo prometto, Sans, è l’ultima volta!- disse, gettando il coltello a terra per asciugarsi gli occhi, mentre il mondo si scomponeva davanti a lei.
*Sperava solo che quello sarebbe stato l’ultimo reset, finalmente.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Flowey, Frisk, Sans
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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4° Pacifist

-Frisk, perché l’hai fatto?- Sans guardò con attenzione gli occhi della tredicenne che aveva appena dovuto riprendere da scuola in anticipo perché aveva beccato una sospensione di qualche giorno.

Quando l’insegnante aveva detto a Sans che Frisk aveva picchiato violentemente un compagno di scuola fino a farlo sanguinare avrebbe voluto riderle in faccia.

Frisk che faceva a botte? La sua Frisk, che non aveva torto un pelo neanche per sbaglio ad un mostro e che non appena l’aveva visto la prima volta le era saltata addosso come se avesse resettato per non farlo morire?

Solo l’idea che avesse picchiato qualcuno era assurda, ma non appena aveva visto l’espressione sul volto della piccola la realtà lo aveva colpito come un pugno nello stomaco.

Aveva firmato per riprenderla ed ora la stava accompagnando a casa sostituendo Toriel, che era impegnata nella scuola dei mostri.

Era triste vedere che una cosa che univa tutti come la scuola era comunque divisa, ma non era il tipo che giudicava. E poi erano ritornati in superficie solo da un anno, era normale che gli umani ancora non li accettassero.

Frisk era in silenzio, non sembrava volergli dire nulla, e questo dava parecchio fastidio allo scheletro, che voleva rassicurarla e capirla, ma proprio non ci riusciva.

Sapeva che era successo qualcosa di davvero brutto in una precedente linea temporale, perché lo aveva letto negli occhi della bambina, ma non riusciva ad intuire cosa.

Dopotutto, lui non credeva di essere importante per lei, o di esserlo stato. Almeno non tanto da farla resettare.

-Frisk, ti prego, parlami- la supplicò lui, facendo per metterle una mano sulla spalla ma ripensandoci e seppellendola in tasca.

Stare con Frisk da soli gli dava una sensazione non molto positiva, sentiva qualcosa per lei che non riusciva a spiegarsi e che lo faceva sentire malissimo, sporco e ripugnante.

Dopotutto era una bambina.

Lei sospirò, con sguardo basso.

-E’ una cattiva persona- disse solamente, a mezza voce.

Questa semplicità colpì Sans. La Frisk che conosceva non si sarebbe mai giustificata con questa banale scusa, e di certo non avrebbe fatto del male a qualcuno solo perché era una cattiva persona.

Tanti mostri aveva risparmiato perché era stata empatica, perché aveva visto tutte le loro sfumature e le aveva capite ed accettare.

E gli umani avevano anche più anima di loro.

-Che ha fatto?- insistette, per nulla convinto. Voleva una risposta, anche perché era convinto di esserci dentro molto più di quanto avrebbe voluto.

Frisk evitò il suo sguardo.

-Che ha fatto?- ripeté lui, lasciando perdere ogni decenza e prendendole le spalle per guardarla dritta negli occhi.

Dannazione quanto gli venne voglia di baciarla!

E dannazione quanto si sentì sporco per questo!

-Ti ha ucciso- cedette infine Frisk, sputando quelle parole come veleno, con le lacrime agli occhi.

Sans la lasciò andare, sobbalzando.

Aveva resettato per questo?

-Cosa?- chiese, confuso.

-Voleva sparare a me e tu hai preso… è una cattiva persona. Avrei dovuto ucciderlo, non solo picchiarlo- sussurrò tra i denti, senza trattenere le lacrime.

Queste parole non erano affatto da Frisk, ma questa nuova Frisk che si stava formando, quella vera probabilmente, temprata da moltissimi anni che le si leggevano in faccia, diedero una sensazione di familiarità a Sans, a cui sembrò di conoscere quella donna dietro la bambina da anni.

Forse era lei quella che attirava Sans come una calamita, facendolo sentire uno schifo.

-Non dirlo, Frisk, nessuna vita è meno importante di un’altra- le disse un po’ spaventato, asciugandole le lacrime e trattenendo un po’ troppo a lungo la mano sulla sua guancia.

Ma che gli prendeva?! Era una bambina di tredici anni!

La tolse subito, rimettendo le mani in tasca.

-La tua vita è importante, Sans. E’ importantissima per me, è più importante della mia, e userò ogni reset possibile, per evitare che tu muoia- quella rassicurazione sembrava quasi una minaccia, e a Sans venne un groppo in gola.

-Non dire così Frisk, la vita è fatta anche di morte, e nel caso mi dovesse accadere qualcosa, non voglio che tu… insomma, la vita va avanti, ed io non sono e non voglio essere qualcuno per cui valga la pena resettare- avanzò a testa bassa, ma Frisk rimase ferma, e lui fu costretto a girarsi.

-Frisk…- fece per richiamarla, ma la sua espressione lo ammutolì.

-Smettila, Sans. Smettila!- gli urlò contro, a pugni chiusi.

Lo scheletro indietreggiò di un passo, e fece per dire qualcosa, ma Frisk lo interruppe.

-Tu non capisci proprio! A voi non cambia niente se resetto, avete solo un futuro migliore, quindi smettila di decidere per me, di dirmi chi vale la pena salvare e chi no!- Sans avrebbe avuto molto da ridire su quello, visto che resettando lei era la prima che decideva per loro e che programmava il loro futuro, ma la bambina si stava facendo pericolosamente vicina, e le parole gli morirono in bocca, insieme al fiato, e alla saliva.

Così Frisk continuò:

-E smettila di pensare che la tua vita non valga, perché io… io ho bisogno di te… io…- gli si avvicinò ulteriormente, e lui indietreggiò fino a rimanere bloccato con la schiena al muro.

-Frisk…- sussurrò tra sé. Sperava davvero che la bambina non decidesse di dire quelle parole, perché lui non sapeva se si sarebbe trattenuto, e lei era una bambina di tredici dannatissimi anni.

-…io ti amo- gli prese il volto tra le mani e gli premette la fronte sulla sua.

Se in quel momento fosse passato qualcuno a caso Sans si sarebbe trovato in cella nel giro di dieci secondi. Certo, probabilmente Frisk poi avrebbe resettato, ma Sans non sapeva quale fosse la possibilità peggiore, se rimanere tutta la vita in carcere o la possibilità di un altro reset.

Per qualche secondo Sans si abbandonò a quella sensazione, chiudendo gli occhi e pensando a lei come a quella persona che probabilmente nel giro di qualche anno sarebbe diventata, quella che probabilmente in un’altra vita era stata qualcosa di ben lontano da una semplice amica.

I loro respiri si mischiarono, e le labbra di lei si avvicinarono pericolosamente alla sua mascella.

Prima che accadesse qualcosa di cui sicuramente si sarebbe pentito, Sans tornò in sé, ed allontanò la bambina.

Diamine, era una bimba minuscola, non poteva provare quelle sensazioni nei suoi confronti.

Lei sembrò delusa, ma lui la superò senza dire una parola, diretto verso casa.

-Sarà il caso di andare, Papyrus ci sta aspettando e Toriel ha quasi finito a lavoro. Rimarrà delusa- cercò di fingere che quello che era appena accaduto non fosse mai successo, ma era davvero difficile.

Diamine, non avrebbe dovuto insistere sull’argomento, o forse avrebbe dovuto mandare Papyrus.

-Sans, almeno dì qualcosa- Frisk lo seguì, con tono ferito, ma Sans non aveva parole per esprimere quello che provava, almeno non parole che fosse disposto a dire ad una bambina di tredici anni.

-Facciamo questo discorso tra qualche anno, ok?- disse solo, cercando di non sentirsi un verme e procedendo per la sua strada.

Frisk sembrò capire.

 

E a capire aveva capito, solo che aveva capito male.

Quando era tornata a casa Toriel era rimasta molto delusa, e tutto quello che Frisk aveva iniziato a pensare era che Sans davvero non tenesse a lei come Flowey le aveva detto.

Pensare a Flowey le aveva fatto venire in mente che lui era l’unico che ricordasse tutto e questo l’aveva portata a scendere nel sottosuolo e metterlo in un vaso per portarselo a casa.

Inizialmente il fiore era rimasto completamente seccato, aveva quasi tentato di ucciderla.

Poi aveva iniziato a capire che forse c’era qualcosa di buono in quella situazione, perché rimanere per anni e anni in un sottosuolo vuoto iniziava a diventare deprimente, anche se sentire gli scleri di una ragazzina lamentosa amante dei reset non era poi meglio.

Comunque Flowey iniziò a farci l’abitudine, anche se Toriel, la sua vecchia madre, lo guardava sempre un po’ storto.

Quando Frisk si era trasferita nella nuova casa le cose erano andate un po’ meglio per lui.

Non molto meglio per Frisk.

-Esco, torno tardi, se qualcuno mi cerca di digli che non ci sono e di riprovare domani- il famoso giorno prima delle firme dell’ONU, Frisk prese la giacca, e si preparò ad uscire con la certezza che quella volta Sans non sarebbe venuto con lei.

-Non sono il tuo segretario. Già mi tratti da diario segreto, non iniziare a credere che…- iniziò a lamentarsi Flowey, ma Frisk lo interruppe.

-D’accordo, d’accordo, ho capito, comunque io vado- si ricordò con nostalgia quando quel discorso l’aveva fatto a Sans, e la cosa le fece venire un blocco allo stomaco.

In quella linea temporale il loro rapporto era cortese e bello, ma gelido, sotto molti punti di vista.

Forse era lei che si era allontanata, o forse era lui che era imbarazzato per quello che era accaduto alcuni anni prima.

Fatto sta che non condividevano niente di più che un rapporto platonico, anche se con un minimo di speranza Frisk aveva notato che il suo scheletro aveva respinto ogni tentativo di approccio di Toriel.

Forse aspettava, ma cosa? Cosa sapeva lui, cosa non sapeva? Aspettava che lei gli dicesse che non sarebbe più morto, o forse sapeva già che tutto sarebbe finito durante le firme e stava solo aspettando quel momento?

Frisk non lo sapeva, ma nutriva speranze, ed era convinta che Sans non fosse stato con lei tutte quelle volte solo per non farla resettare, come Flowey sosteneva.

Prese la giacca, ed uscì.

Raggiunse il luogo con facilità. Aveva tenuto, per ogni evenienza, il vero coltello che aveva con sé da quando era uscita dal sottosuolo, anche se, almeno in quella linea temporale, non l’aveva mai usato.

Certo, sapeva che era comunque macchiato del sangue e della polvere del suo amato Sans, ma era l’arma migliore che potesse mai recuperare, e quel tipo orribile meritava quello ed altro.

Entrò con circospezione, decisa a non ripetere lo stesso errore della volta passata, ed era sollevata dal fatto che di Sans non doveva preoccuparsi.

O almeno così credeva.

Non appena raggiunse il luogo dove sarebbe dovuto trovarsi Scott, si sorprese nel trovarci lo scheletro, che lo teneva ancorato al muro con una magia telecinetica, parlargli tranquillamente.

-Ciao Frisk, ti stavo aspettando. E’ lui che doveva uccidermi, no?- la salutò con la mano libera, e lei rimase a bocca aperta, colta di sorpresa.

-Frisk? Ah, immaginavo, la parassita!- esclamò lui, e ottenne solo di venire sbattuto con violenza al muro di fronte.

-Sans, cosa ci fai qui?- chiese la ragazza allo scheletro, iniziando ad avere paura per lui.

-Dovevo morire qui, no? Ti dimostro che non è vero, che non succederà- disse lui con semplicità.

Che idiota! 

Frisk non riusciva a credere quanto fosse risposto a rischiare pur di non vederla resettare.

Voleva dimostrare di poter cambiare il destino? Sans non poteva farlo! Era Frisk che aveva questo potere.

-Vattene subito!- esclamò, correndogli incontro temendo ancora per la sua incolumità.

-Lo farò non appena arriverà la polizia!- disse Sans, deciso.

Frisk rimase ammutolita.

-Hai chiamato la polizia?- chiese, spaventata. Come diavolo avrebbe spiegato il fatto che sapeva dell’attentato a dei poliziotti?! Certo che a volte Sans era stupido.

-No… ma tu l’hai fatto, giusto?- perché lo dava per scontato?

Lo scheletro si voltò a guardarla, confuso dal suo silenzio.

-Frisk, tu sapevi per certo che questo qui voleva rovinare le firme dell’ONU…- si interruppe di scatto, osservando la sua espressione.

-Frisk, sul serio?!- esclamò poi, dandole tutta la sua attenzione e lasciando cadere a terra Scott, che iniziò a strisciare verso la pistola.

Sans fece comparire un Gaster blaster che gli si mise davanti, spaventandolo a morte, e guardò Frisk a braccia incrociate.

-Che intenzioni avevi? Volevi fare l’eroina? Ma vuoi capire che non ne abbiamo bisogno! Tu…- spalancò gli occhi ed indietreggiò non appena vide l’impugnatura del coltello uscire dalla tasca di Frisk.

Lei fece del suo meglio per nasconderlo, ma purtroppo il danno era fatto.

-Sans, posso spiegare…- iniziò a dire, mentre lui si allontanava, dimenticando completamente l’attentatore, che riuscì a sgusciare lontano dal Gaster blaster e a prendere la pistola, con mani tremanti.

La ragazza non si accorse di nulla, troppo concentrata sullo scheletro.

Sans rimase immobile, fissando il coltello, come se ricordasse qualcosa.

Prima che Frisk potesse continuare e spiegarsi, sentì un colpo, un dolore incredibile alla schiena, e poi crollò in avanti, dritta tra le braccia di Sans, che la prese al volo, sconvolto, e puntando lo sguardo sulla figura armata, pronta a fare nuovamente fuoco.

Sans non gli lasciò possibilità di fare alcunché, prendendolo nuovamente nella morsa telecinetica.

Dopo il dolore iniziale, Frisk non sentiva nulla, e i sensi le si stavano annebbiando.

-Frisk, resta con me!- Sans la adagiò a terra delicatamente.

Lei non aveva forza neanche per parlare, e Sans si rivolse a Scott.

-Tu non hai idea di quello che hai fatto!- esclamò, furente, avvicinandosi.

E Frisk capì, pur se erroneamente.

In quei pochi secondi prima di perdere del tutto i sensi capì che Flowey aveva sempre avuto ragione.

Sans non aveva mai tenuto a lei, ma solo ai reset.

Aveva cercato di farla felice così da non spingerla a resettare. Era stato con lei solo per far restare tutti sul binario giusto.

E lei, come una stupida, si era innamorata di lui.

Ed ora, anche ora che per colpa di Sans, perché era senz’altro colpa sua, stava per morire, allo scheletro della sua morte importava relativamente.

Non era triste perché lei sarebbe morta, ma solo perché avrebbe resettato.

Le comparve il pulsante di Reset davanti, ma era troppo debole per premerlo.

Purtroppo perse i sensi prima di poter capire appieno la situazione.

 

-Grazie al cielo sei salva!- esclamò Sans, non appena ebbe visto la ragazza aprire gli occhi.

Aveva chiamato la polizia e l’ambulanza non appena era riuscito a trovare un telefono, e subito dopo aver fatto quello che non era proprio riuscito a non fare, nonostante fosse andato contro ogni suo principio.

Dannazione, non sapeva cosa gli era preso, fatto stava che vedendo la sua Frisk a terra, priva di sensi, in procinto di morire, non era riuscito a fare la cosa giusta e ad aspettare che qualcuno la facesse per lui.

Almeno, su quell’umano, non aveva fatto nessuna promessa a Toriel.

Per fortuna Frisk era ancora viva, anche se aveva perso moltissimo sangue.

Lei lo guardò senza emozioni, con sguardo annebbiato ed espressione lievemente confusa.

-Dove sono?- chiese, con voce impastata.

-In ospedale. Toriel è fuori, che parla con il medico. Non hanno lasciato entrare Papyrus e Undyne, ma ti portano i loro saluti. Sono davvero preoccupati- la informò lui, avvicinandosi e sedendosi sul letto accanto a lei.

-E perché tu sei qui?- chiese lei, in tono sgradevole.

Lui cadde dalle nuvole. Cosa le prendeva? Probabilmente era solo molto scossa, lo era anche Sans.

-Effettivamente non mi volevano far entrare, ma sono riuscito ad introdurmi- disse cauto lui.

-Per controllare che non resettassi, vero?- chiese lei, guardandolo con accusa.

Lui rimase senza parole.

-Tranquillo, Sans, non temere, sono viva- aggiunse poi, facendo per alzarsi, ma non riuscendosi.

Spalancò gli occhi, e Sans si affrettò ad allungare le braccia cercando di calmarla.

-Frisk, non credo che sia il caso. Il proiettile è andato in profondità, hai perso molto sangue e…- non sapeva se sarebbe riuscito a dargli la brutta notizia. Lui per primo non riusciva ad accettare la cosa, e le lacrime stavano cominciando a farsi sentire di nuovo.

Ma si era ripromesso di essere forte, per Frisk.

-Non mi sento più le gambe… perché non mi sento più le gambe?- chiese, quasi con curiosità, come se fosse semplicemente un’interessante informazione da conservare per il futuro.

Sembrava aver perso tutta la determinazione che l’aveva sempre caratterizzata, e questo era semplicemente spaventoso per Sans, che non sapeva bene come rispondere.

-Sembra che il proiettile… abbia colpito la spina dorsale…- disse in un sussurro. Frisk lo osservò piegando la testa.

-Ma tu non manchi certo di spina dorsale, quindi ehm… non credo sarà… ecco…- la battuta accennata non smosse Frisk dalla sua indifferenza, e di certo non aiutò lui.

-Comunque Toriel riuscirà a fare qualcosa. Lei è davvero brava a curare. Sicuro riuscirà a rimediare, sempre che il dottore le permetta…- cominciò a rassicurarla, ma Frisk lo interruppe.

-Già, così non resetterò più, vero? E’ questo che ti interessa, no?- gli disse in tono d’accusa, facendolo sobbalzare.

-Cosa? Di che stai parlando? Puoi smetterla di parlare di reset?!- le chiese, portandosi una mano alla testa, come a riordinare le idee.

Non capiva proprio cosa stesse passando nella mente di Frisk, e non gli piaceva il tono, l’espressione e soprattutto l’impassibilità che stava assumendo, come se cercasse di distanziarsi dalle emozioni, cosa che Sans non credeva fosse in grado di fare, dato che era qualcosa che si assumeva con le genocide.

Arrivò alla conclusione come se si fosse appena svegliato, in un botto.

-Frisk…- sussurrò, guardandola negli occhi -Qualsiasi cosa tu stia pensando di fare, parliamone prima. Non devi farlo per forza- la supplicò.

-Già, potevi pensarci prima di usarmi solo per non farmi resettare- guardò qualcosa alla sua destra, qualcosa che Sans non poteva vedere.

-Ti prego, Frisk, non è come credi. Io voglio solo aiutarti, davvero. Io ti…- ma lei lo interruppe, premendo il pulsante.

-Non osare dirlo, tanto lo so che non lo pensi!- esclamò, con i pugni chiusi, e con una lingua tagliente come un rasoio.

Sans non riusciva a crederci, sentì come se tutta l’aria se ne andasse dai suoi polmoni inesistenti. 

Era impotente, spaventato e confuso da tutto quello che stava succedendo, perciò, mentre il mondo si distruggeva intorno a lui, non oppose la minima resistenza quando Frisk gli prese il cranio tra le mani e gli diede un fugace bacio a stampo.

-Ci vediamo dall’altra parte, scheletruccio. Non vedo l’ora che tu proverai nuovamente ad uccidermi- gli fece l’occhiolino.

Sans abbassò lo sguardo, sentendo qualcosa spezzarsi dentro di sé.

E tutto finì, di nuovo.

Reset

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)
Quel "scheletruccio" non mi convince molto.
Se solo Frisk riuscisse a capire...
E ci tengo un attimo a sottolineare che Frisk ha un'età mentale molto alta, adesso. (giusto per evitare accuse di pedofilia verso Sans, non si sa mai).

   
 
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