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Autore: Emmastory    12/06/2016    1 recensioni
Runa. Una lupa bianca e coraggiosa, che è anche stavolta impegnata in un viaggio alla ricerca delle sue radici. Alcuni lunghi anni sono passati, e il pericolo pare nascondersi ovunque. La luna, benevola regina dei cieli, l'accompagna in ogni passo verso quella che è la sua meta, anche dopo la caduta dell'amato Scott e della sorella Astral, membri del suo branco morti per mano di Scar. Un nemico che la nostra eroina si trova ad affrontare sin dalla nefasta notte in cui i suoi amati genitori Alistair e Nadia scomparvero, pronto a tutto pur di distruggerla. La sua buona stella continua a sorriderle, lasciandole ritrovare la felicità perduta e restituendole la forza d'animo che è solita caratterizzarla. Seguitela fino al suo traguardo, infondendole il coraggio che le manca per trovare se stessa e le sue radici. Anche stavolta, sperando che esca vincitrice dalla buia foresta, auguratele buona fortuna. (Seguito di "Luna d'argento: Cammino di luce")
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Luna d'argento'
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Luna-d-argento-III-mod
 
Capitolo XXII

Forti e uniti

Il mattino arrivava puntuale come al solito, e ammirando il sorgere del sole, mi svegliavo. Piena di energie, ma triste e stanca allo stesso tempo. Ancora confusa e assonnata, mi guardo intorno, avendo la fortuna e il piacere di notare che la amica Saskia è venuta ad augurarmi il buongiorno. “Ben svegliata. Ti senti meglio?” mi disse, per poi pormi quella domanda e ridurmi al mutismo. Guardandola senza capire, mantenevo il silenzio, e non proferendo parola, speravo che si spiegasse meglio. “Ti agitavi nel sonno, ora come stai?” chiese, continuando a guardarmi concentrando su di me il suo sguardo dolce e serio al tempo stesso. “Meglio.” Avrei voluto dire, fornendola la risposta che sapevo desiderasse sentire. Ad ogni modo, non potevo parlarle. Un altro dei miei desideri era quello di poterle rivelare la mia capacità di farlo, ma nonostante tutto, ero certa che la cosa l’avrebbe sconvolta. Non facevo quindi altro che tacere lasciando che i miei gesti le permettessero di comprendermi, e per lunghissimi anni, tale espediente funzionava alla perfezione. Il tempo continuava a scorrere, e nascondendomi in un buio angolo di quella grotta, pensavo. “Mi agitavo davvero nel sonno? Cosa mi stava accadendo? Perché ero costantemente allerta?” domande che mi ponevo parlando con me stessa, e che nonostante i miei sforzi, non trovavano né sembravano avere una risposta. Andando alla ricerca di conforto, mi rivolsi a mia nonna, e sdraiandomi al suo fianco, la guardai. Appariva perfino più stanca di me, e lasciando che il colore dei suoi occhi si fondesse con quelle dei miei, mi guardò. Nel suo sguardo qualcosa di diverso. Un misto di gioia, orgoglio e dolore. Avvicinandomi, non volli che parlarle, e mantenendo il silenzio, sperai che i suoi ormai famosi consigli potessero aiutarmi, e per pura fortuna, o forse grazie all’intervento di forze a me superiori, le sue parole mi furono di gran conforto. “Sei solo stanca, ma non puoi mollare.” Esordì, per poi tacere al solo scopo di prendere fiato e respirare profondamente. “Ti conosco da quando sei nata, e forse non ricordi, ma i tuoi genitori hanno voluto che gli facessi una promessa.” Continuò, scivolando nuovamente nel più completo mutismo. Il suo respiro si faceva sempre più irregolare, e tentando in ogni modo di nascondere il dolore realmente provato, continuava a fissarmi mostrando una compostezza mai vista. “Un giorno, poco prima dell’incendio, mi hanno chiesto di prendermi cura di te, così che anche dopo la loro morte tu avessi una guida. Ricorda solo una cosa. Proteggi il tuo branco.” Disse poi, non riuscendo a fermare le calde e amare lacrime che in quel preciso momento le rigavano il muso senza alcun ritegno. Muovendo un singolo passo in avanti, asciugai le sue lacrime leccandole il muso, e appena un attimo dopo, accadde l’irreparabile. Tossendo con forza, mia nonna finì per sputare del rosso sangue, e sentendosi incredibilmente debole, cadde in terra. Allarmata, la scossi con vigore sperando che riuscisse a riprendersi, e incredibilmente, riuscì a riaprire gli occhi. “Addio, mia piccola Runa.” Quelle le ultime parole che mi rivolse prima di spirare. In quel preciso istante, iniziai a piangere, e fuggendo dalla caverna, chiesi l’aiuto della luna e degli umani. I miei amici tentarono di aiutarla e strapparla a un avverso e funesto destino, ma per lei non ci fu speranza. Se n’era andata. Mi aveva lasciata per sempre, e l’unica cosa certa era che fosse orgogliosa di me. Guardandomi negli occhi, Saskia mi abbracciò stringendomi forte a sé. “Mi dispiace moltissimo.” Sussurrò nel mio orecchio, accarezzandomi la testa e sperando di riportare un sorriso sul mio volto. Per pura sfortuna, il suo espediente parve non funzionare, e per la prima volta in tutti quegli anni, piansi di fronte a lei. I miei congiunti mi si strinsero intorno, e versando amare lacrime, prendemmo tutti un’importante decisione. Dopo la morte della nostra amata e vetusta nonna, avremmo dovuto essere forti e uniti.
   
 
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