Capitolo XXIII
Dichiarazione di guerra
I minuti continuavano a scorrere, e i miei amici umani non volevano che aiutarmi. Guardando alternativamente me, i miei congiunti, e la mia ormai defunta nonna, ogni membro della comunità si adoperava per dare inizio ad un rispettoso funerale, che avrebbe permesso all’anima di mia nonna di congiungersi con la luna e le stelle. Un mucchio di paglia era divenuto la sua bara, e nell’aria serpeggiava il dolce odore della lavanda. Mantenendo il silenzio, respiravo trattenendo le lacrime e sperando di non crollare, ma fallendo nel mio intento, piansi. Le mie lacrime cadevano copiose sul terreno, e muovendomi lentamente, abbassai il capo in segno di rispetto, per poi pronunciare una frase tanto semplice quanto per me significativa. “Sarò il tuo orgoglio.” Quattro parole che sussurrai poco prima di chinarmi e deporre un bacio sul suo muso. In quel preciso istante, qualcosa accadde. Il vento che spirava le scompigliò il pelo, e sulla sua nuda pelle, si palesò una sorta di marchio. Una ferita aperta e profonda, con del sangue rappreso ancora intorno. A quella vista, sussultai. Seppur per un singolo istante, credetti di sognare. Avevo sempre creduto che mia nonna Athena fosse morta a causa della sua ormai veneranda età, ma posando lo sguardo sul suo fianco, scoprii di sbagliarmi. Qualcuno l’aveva uccisa, ed io non avevo dubbi. Chinandomi nuovamente, annusai quella ferita, ed esaminandola, ebbi una sola certezza. Scar. Il mio nemico, l’oggetto del mio odio, la mia tanto detestata nemesi. La tristezza mi colse di sorpresa, e mentre le mie lacrime si mischiavano al suo sangue, le diedi le spalle, allontanandomi dignitosamente. Preoccupandosi per me, mio fratello Rhydian mi si avvicinò, e parlandomi, tentò di consolarmi. Essendo troppo triste e stanca per credere alle sue parole, lo ignorai, continuando a piangere e non facendo altro che dargli le spalle. “Lo uccideremo, una volta per tutte.” Dissi, parlando sottovoce e sperando di non essere sentita. Conoscendomi, sapevo di non essere una lupa violenta, ma dopo quanto era accaduto, qualcosa in me era scattato come una molla. Quell’odioso lupo avrebbe dovuto morire, ed io me ne sarei assicurata personalmente. Le mie stesse zampe sarebbero state la sua morte, e nel giorno della sua dipartita, tutti i lupi della foresta avrebbero gioito. “Non avremo pietà. Non la merita dopo quanto ha fatto al branco e alla mia Astral .”Proruppe Chronos, avvicinandosi e interrompendo il flusso dei miei pensieri. Mantenendo il silenzio, mi limitai a guardarlo, e lasciando che le nostre zampe si toccassero, mi mostrai d’accordo con lui, stringendo con il mio intero branco un patto che nessuno sarebbe mai stato capace di sciogliere. Sin dal giorno in cui l’avevo incontrato, i nostri cammini si erano incrociati, e ora più che mai ero certa che meritasse morte, dolore e sofferenza. Non ne era consapevole, ma il suo ignobile e imperdonabile gesto appariva ai nostri occhi come una forte e chiara dichiarazione di guerra.