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Autore: winterlover97    12/06/2016    1 recensioni
Clintasha
Venezia
2009
~perché Natasha ha una fottuta paura di legarsi a qualcuno, fottuta~
Dal testo
Si è morto, caput, ed è stato l'unico a cui mi sia legata, in tutta la mia vita. E il solo pensiero di legarmi nuovamente fa dannatamente paura
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Un falco che ama un ragno'
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2009
Venezia

Numerosi turisti stanno facendo delle foto alle gondole. Da come sono vestiti, penso siano americani, cappotti di marca, di gran lusso, vestiti di cattivo gusto che escono da questi ultimi e scarpe dai tacchi troppo alti per poter camminare per le strade veneziane.
Tirai la tenda verso sinistra e aprii maggiormente la finestra per sentire un po' di fresco. Da russa quale sono qui fa troppo caldo, e io lo patisco, in modo terribile, sia sulla pelle che nel complesso, nonostante sia inverno inoltrato. 
"Nat, ma sei pazza? Vuoi farci morire assiderati?" 
Mi voltai sentendo Clint alle mie spalle, poi venni spostata e l'aria cessò di entrare da fuori. La finestra era chiusa. 
"Posso anche capire che tu sia russa e che non patite il freddo, anzi, lo idolatrate, però così è troppo!"
Risi di gran gusto, poi mi sedetti sul letto matrimoniale, sul quale vi erano dei petali di rose (perché diavolo lo SHIELD ci abbia assegnato come attività fittizie quelle di due sposini in luna di miele, e perché diavolo i veneziani siano così romantici, è solo un mistero), ed esaminai i fascicoli dell'obiettivo. Jean Maitres, immigrato francese, in Italia da quindici anni, con alle spalle almeno venti accuse tra truffa, omicidio e traffici illeciti di ogni cosa, amante della bella vita, delle donne, del whisky irlandese, della caccia da frodo e e delle armi. 
"Il compito di attirarlo sarà semplice a quanto vedo, mi servirà solo attingere a certe doti e il gioco sarà fatto. Barton tu invece sarai di copertura, il tempo necessario per prendere la chiavetta usb, stordirlo e depositare le prove contro di lui."
"E tu pensi di poter fare tutto da sola? Quest'uomo non è da sottovalutare, è capace di uccidere chiunque senza rimorsi. Nat, rivediamo il piano in modo meno rischioso ed evitiamo scenate"
Sbuffai. 
Sempre a voler fare nel modo meno rischioso possibile. 
Senza il rischio che vita sarebbe dopotutto?
"Cosa proponi?"
"Io sarò al bar a prendere un Martini, poi lo abborderai come solo tu riesci a fare, lo trascini nella camera a fianco, prenotata sempre a nome nostro, lo stordisci con qualcosa nel drink che gli offrirai, prelevi la chiavetta e poi lo portiamo in camera sua dove farà sonni tranquilli fino a che una chiamata anonima alla polizia italiana lo farà arrestare"
Sorrisi sotto i baffi. Ottimo piano non c'è che dire. 
"Facciamo a modo tuo"
"Un'ultima condizione: non metterti troppo in mostra con il porco"
Scossi la testa e mi diressi al bagno per prepararmi.

Certe volte avere i capelli lunghi e ricci come i miei è un vero e propio inferno sulla terra: non si asciugano, sono pieni di nodi e ci si mette un'eternità. Misi il rossetto dalla finitura opaca, mascara e eye-liner, infilai il vestito verde smeraldo senza spalline, i tacchi neri ed uscii dal bagno. 
Clint mi stava aspettando cercando di allacciare i gemelli della camicia, il colletto della camicia invece era slacciato, stessa cosa per la giacca, abbandonata a se stessa, informe, sul letto. 
"Non hai ancora imparato Barton?"
Sussurrai ridacchiando.
Non disse nulla.
Passai al papillon e alla camicia di lino.
Sapevo quanto Clint si stia trattenendo. Sembra ancora un adolescente in piena crisi ormonale a a volte.
Lo passai meglio occhi grigi poi mi allontanai.
"Meglio muoversi, l'obbiettivo sarà al bar a momenti."

Sistemai l'auricolare e mi acciai al bancone del bar, dove notai subito l'obbiettivo: giacca di marca, Armani o Prada, capelli brizzolati e barba leggermente incolta sul mento e sulle guance, nelle mani un bicchiere dal fondo spesso pieno di liquido ambrato, whisky.
Mi sedetti e spostai i capelli dalla spalla, scoprendola leggermente. 
Tale gesto fece attirare la sua attenzione su di me, come avevo pianificato. 
"Cosa ci fa una bella ragazza come te in un hotel di gusto come questo?"
Pessimo approccio, davvero. 
Bevvi il mio rum e coca e ne ordina i un' altro.
"Mi annoio, lei invece? Non ha ancora trovato nulla di interessante da fare?"
Sogghignó maliziosamente.
"Ne ho appena trovato uno, solo non so se una certa ragazza, dai capelli del color del fuoco e gli occhi dell'erba, consentirebbe di essere partecipe."
Quanto non lo sopporto.
Senza una spina dorsale.
Senza una fottuta inventiva.
"Allora se ti dicessi che tale signorina consente? Che diresti?"
Dicendo questo, gli posai una mano sulla coscia e risalii.
Notai lo sguardo di Clint dalla parte opposta del salone.
Si stava trattenendo dal venire qui.
Sembra una pentola a pressione.
Azzardai l'ultima mossa.
"Che ne dice di venire in camera mia allora?"
Si alzò e passando la mano destra sulle spalle, mi fece alzare.
Poi, uscimmo dalla sala e la sua presa si fece più forte, ed avvertii la canna di una glock sul costato.
Bastardo.
"Signorina Romanoff, la fama la precede. Dica un po', per chi lavora adesso?"
Non fiatai.
Sentii solo la voce di Clint nell'orecchio.
-Tranquilla Nat, ora arrivo, cerca di tergiversare-
Sollevai lo sguardo e risposi
"Se vuole posso lavorare per lei"
"Notevole da parte sua, sempre al servizio del miglior offerente. Peccato che stavolta lei non potrà cambiarlo stavolta."
Tolse la sicura e nel medesimo momento, tirai la testa indietro con violenza, presi un ombrello che era abbandonato all'interno di un porta ombrelli e lo passai intorno al suo collo. 
Esplose un colpo, che mi mancò fortunatamente.
Tirai l'ombrello, che fece frizione sulla nuda pelle del francese e quest'ultimo si addormentó in modo pressoché istantaneo, boccheggiando come un pesce fuor d'acqua. Gli presi la pistola da in mano, riinserii la sicura, successivamente toccò alla chiavetta nella tasca interna della giacca. La inserii nella coppa del reggiseno, vicino al mini teaser, poi, controllai i battiti di Maitres, calmi e lenti.
"Potevi lasciare un po' di divertimento anche a me, Nat"
Clint era appena arrivato, ci aveva messo tre minuti e quindici secondi all'incirca. 
"Non mi avresti lasciato fare ciò che avevo in mente."
Sbuffò e si chinò, poi prendendo dalle spalle l'uomo riverso a terra, disse
"Dammi una mano, dobbiamo portarlo di sopra"

Una volta entrati nella camera prenotata all'evenienza, lo posammo sul letto, in manette, ancora addormentato. Non ci aveva visto nessuno per fortuna nel tragitto hall, ascensore, corridoio e camera. Posammo le prove a suo carico in una valigetta sulla scrivania, vicino ai vestiti e ai documenti, com fosse in procinto di partire, poi uscimmo dalla camera e Clint inviò il messaggio al quartier generale per avvisarli del tutto. 
"Che ne dici di un drink?"
"Vodka liscia per me allora"
Detto questo tornai in bagno desiderosa di togliere vestito e trucco. 
Quando tornai Clint era strano, distante e non cominciava con le sue solite battutine.
"Cos'hai Barton?"
"Lo sai bene Tasha, lo sai alla perfezione."
Di nuovo la solita storia. 
"Non avresti ovulo provocarlo in modo così... Così, ecco!"
"E come avrei dovuto fare? Come un'adolescente?"
"No, ma solo evitare di mostrare il tuo corpo come se fosse merce. Miseria Tasha, non sei al servizio dei russi, e non sei una prostituta di sicuro!"
"Tanto a chi dovrebbe importare? Chi sei tu per dirlo? Mio padre? Il mio fidanzato geloso?"
"No, ma sai benissimo quanto odi questo. Quanto odi la tua disinvoltura nel metterti in mostra, come se non mi importasse nulla, e non ti importasse nulla, come se non importasse nulla alle persone che ti amano!"
Posai il bicchiere di Vodka sul comodino e mi sedetti sul letto.
Slegai i capelli e mi misi sul letto, sdraiata. Il fresco delle lenzuola in lino mi fece pensare al periodo in Russia, e ad Aleskey.
"Lo faccio semplicemente per non pensare! Non sono abituata ad essere legata a qualcuno, dopo Aleskey non sono abituata, cazzo!"
Clint sembrò stupito. Mi guardò con gli occhi da colore del ghiaccio e confuso chiese
"E chi sarebbe scusa Tasha?"
"Faceva parte del KGB..."
"Faceva? Oddio Tasha, non mi dire che..."
"Si è morto, caput, ed è stato l'unico a cui mi sia legata, in tutta la mia vita. E il solo pensiero di legarmi nuovamente fa dannatamente paura"
Clint non fiatò. Si avvicinò solamente e mi abbracciò, sussurrando
"Mi spiace Tasha, mi spiace"
Come solo chi tiene a qualcuno sa fare.
















Angolo autrice...
Allora questa ficcina mi è venuta in mente dopo aver fatto filo per l'esame e aver visto alcune foto di Steve McCurry.
Quindi sappiate che è molto angst e triste. 
A presto nelle recensioni!

   
 
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