​Il lunedì mi alzai, feci colazione, fumai una sigaretta, mi vestii e andai alla fermata del pullman. Come al solito ero sola e a farmi compagnia c'era solo la mia vecchia playlist, amica di tutti i viaggi. Avevo varie playlist, per tutte le occasioni e per tutti i momenti: avevo quella per quand'ero triste, per quand'ero felice, per quando avevo un compito in classe, per quando andavo a letto e una playlist con il suo nome. A differenza di quello che si possa pensare, non era una playlist d'amore, indubbiamente c'erano alcune canzoni che parlavano di amori platonici e irrealizzabili, ma la maggior parte raccontavano la realtà, la politica, raccontavano le vicende di persone morte per la libertà, erano canzoni con grande contenuto e quella playlist aveva il suo nome perché erano canzoni che piacevano ad entrambi, quei contenuti coinvolgevano entrambi e in questo modo mi sentivo un po' più vicina a lui. Scesa dal pullman, mi fermai in un negozio lì vicino e comprai un cd vergine, arrivata al parco tirai fuori il pc dallo zaino e iniziai a selezionare alcune canzoni che passai poi sul cd comprato poco prima. Le canzoni erano: -Spirale ovale, Articolo31, -L'ho vista, Babaman, -Ho visto anche degli zingari felici, Claudio Lolli, -Mi dici che, Due minuti d'odio, -Dubbi non ho, Pino Daniele, -In un giorno di pioggia- Modena city ramblers, -L'amour, Il disordine delle cose, -Incantevole, Subsonica, -Piccoli per sempre, J-Ax, -Vieni a vivere a Napoli, Le strisce, -Te per canzone una scritto ho, Lo stato sociale, -Quello che manca, L'orso, -Statte zitta, Mannarino, -Quando, Pino Daniele, -Never too late, Three days grace, -Il mondo prima, Tre allegri ragazzi morti, -Quello che, 99posse, poi presi un pezzo di carta e scrissi "La felicità non è una truffa." poi lo girai e scrissi "spero che queste canzoni possano farti provare le stesse emozioni che ho provato io ascoltandole, firmato -M.", dopodiché misi sia il biglietto che il cd nella foderina di plastica. Al suono della campanella, prima di entrare in classe, mi recai al primo piano, dove di solito vi era Salvatore, che non era solo un collaboratore, ma per me era un amico, gli spiegai tutta la situazione e gli diedi l'album da consegnare a Peppe. A quel punto dovevo solo aspettare. Ero in ansia, non per il gesto assurdo che stavo per fare, ma per la sua reazione. E se mi avesse ritenuto infantile? Se mi avesse preso in giro con tutti i suoi amici? In realtà ero sicura di ciò che avevo fatto, anche conoscendolo a malapena, ma c'era qualcosa che non mi quadrava. Le ore in classe passarono molto lentamente rispetto al solito, passai la giornata con la testa sul banco, non avevo voglia di far nulla, non uscii nemmeno una volta. Solitamente uscivo cinque, sei volte, andavo a fare due chiacchere con Salvatore, trovavo qualcosa da fare, ma non stare in classe. La scuola mi piaceva, ma era quella classe che non mi andava bene giù. Quel giorno, diversamente dal solito, restai in classe, muta. Al suono dell'ultima campanella uscii e mi accesi una sigaretta, aspettando che uscisse una mia compagna. Lui uscì, si fermò davanti a me per un attimo, mi guardò con aria quasi di rimprovero e poi passò avanti. Non so se già da lì capii che ero io, ma sta di fatto che quello sguardo mi mosse qualcosa dentro, mi fece dubitare delle mie azioni e con un groppo in gola e lo stomaco chiuso, tornai a casa.