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Autore: Raven_394    13/06/2016    0 recensioni
REVISIONE DE "IL RITORNO"
Quando persone dimenticate, tornano a ricordarti il passato.
Quando dall'oscurità si rigenera il male.
Quando la rosa punge più del solito.
Quando il sangue è il tuo più grande nemico.
Il male sta tornando, unito e poi forte di prima.
Tu da che parte starai?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jonathan, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente addestramento con i coltelli. Certo non era la sua arma preferita, ma almeno non era quel saputello di Christopher ad “allenarli” quel giorno. Cheryl era al settimo cielo, non vedeva l’ora di sbagliare posizione per farsi correggere da Jace, nonostante nessuno avesse una mira come la sua... Ah no, quella sono io si ritrovò a pensare Helena, ascoltando i discorsi della sorella. Le frecce del suo arco non mancavano un bersaglio. Lei lo amava perché era un’arma elegante e letale, estremamente precisa e che richiedeva tecnica e pazienza, cose che lei amava e che le appartenevano. E poi si trova in tutti i libri, dieci punti all’arco e alla sua casata!
Si mise velocemente la divisa e si guardò allo specchio. L’occhio nero, e il livido sempre nero che lo circondava – che tra l’altro non era nero ma violaceo – si abbinavano alla perfezione.
Si diresse verso la porta. Aprendola, quasi non le venne un infarto: si ritrovò il faccione di Christopher davanti, con una mano a mezz’aria come se avesse voluto bussare. Ogni ragazza del mondo sarebbe stata felice di ritrovarsi un figo del genere davanti alla porta della propria camera, ma lei no. Cioè, in fondo non era così brutto, ma era un so-tutto-io, e lì lei era l’unica che poteva permettersi di esserlo!
«Buongiorno.»
«Giorno...» Lo scansò e si avviò verso la cucina; aveva fame e non voleva che quell’elemento le rovinasse la colazione.
«Come va?»
«Abbastanza bene.» Tralasciando te che rompi le scatole di prima mattina...
La seguì fino alla cucina. Entrando, Lena vide l’occhiataccia che Charlie lanciò loro non appena varcarono la soglia.
Mangiò un panino quattro strati alla Nutella e lo accompagnò con un buon succo alla pera. Dopo un po’ entrò Jace nel suo splendore – giurò di aver scorto la bava scendere dalla bocca di Cheryl– seguito dalla moglie e dalla figlia, Valentina, sorellina molto diversa di Christopher, che discutevano tranquillamente.
Secondo Helena, Valentina era la ragazza perfetta. Alta, magra, bionda, occhi verdi, lentiggini, intelligente, simpatica e... perfetta.
Infatti ora la bava scendeva dalla bocca di Charlie.
Improvvisamente le venne un nodo allo stomaco. Non capì perché...
Quando tutti finirono, Jace si alzò e prese la parola: «Bene, dopo questa splendida colazione possiamo andare a tirarci i coltelli!» Risero tutti, e Lena notò che Christopher non le toglieva gli occhi di dosso. Questo ha problemi seri.
In palestra i ragazzi posizionarono i bersagli, a distanze e di grandezze diverse.
«Secondo te Jace tradirebbe Clary per una più giovane e molto più bella?» le chiese quella matta di sua sorella. Lei rise, ma contemporaneamente le sferrò una gomitata; non voleva che si creasse false illusioni.
A turno iniziarono a lanciare. Il primo fu Christopher, che non sbagliava un colpo e muoveva ogni singolo muscolo perfettamente.
Valentina. Sì, Lena era ripetitiva, ma lei era sempre perfetta: ruotava con grazia il braccio, e in un battito di ciglia il coltello era al centro del bersaglio. Charlie la fissava incantato, e quel nodo allo stomaco si fece risentire.
Ma che diamine le prendeva? Scosse la testa aspettando pazientemente il suo turno.
Jace chiamò Charlie, e lui si scosse distratto, andando al bersaglio e sbagliando. Era risaputo, la sua arma era la spada, però dovevano allenarsi in tutto. Ne sbagliò sette su dieci e tornò al posto demoralizzato.
Helena gli scompigliò i capelli avanzando verso il bersaglio. Jace le sorrise e le indicò il punto da colpire passandole due coltelli. Era un bersaglio rotondo, abbastanza vicino. Mise il piede sinistro avanti e si portò indietro con le spalle, caricando il braccio destro. Lanciò: il coltello colpì il centro. Ripeté il movimento, e il secondo coltello si posizionò accanto al primo. Per ogni tiro fece sempre lo stesso gesto, aggiungendo un po’ più di forza e velocità, e centrò dieci bersagli su dieci. Tornò al posto soddisfatta, ma trovò ancora una volta gli occhi di Christopher che la osservavano e la mettevano a disagio.
Toccò a Cheryl, che avanzando la guardò complice. Lena rise. Mise il piede destro avanti.
«Sei mancina per caso?» le chiese Jace.
Cheryl scosse la testa con aria innocente.
«E allora stai sbagliando. La sinistra va avanti e il peso dietro, sui talloni. Poi quando ti senti carica lancia il coltello, ovviamente prendendo la mira.» le spiegò Jace, mettendo le mani sulle sue per farle “ricordare” la posizione esatta. Lei lo guardò estasiata. Lanciò e il coltello andò a segno. Se avessero usato le frecce, la seconda avrebbe diviso perfettamente in due la prima. Cheryl continuò, e fece il massimo dei punti.
L’ora finì e tutti furono liberi.
Helena tornò in camera e si fece una doccia veloce. Amava la sensazione dell'acqua sulla pelle. Si mise dei jeans e uno dei suoi adorati felponi. Prese al volo l’astuccio e un quaderno e si diresse in biblioteca. Le piaceva riassumere e segnarsi le frasi più belle dei libri che leggeva, anche se erano testi storici e non racconti. Scelse un libro a caso e si sedette su una poltrona vicino al camino. Non pensava potesse fare così freddo in Italia! Aprì il libro, ma non fece in tempo a leggere il titolo che si ritrovò davanti Christopher.
Ma cos’era? Uno stalker? Un assassino pagato per ucciderla?
«Sapevo che ti avrei trovata qui.» Il suo viso si apri in un grande sorriso. Era più bello quando sorrideva in quel modo, e non con quel sorrisetto strafottente che aveva di solito.
«Be’, mi hai trovata. Per quale motivo mi cercavi?»
«Oh ehm... niente, volevo solo chiacchierare un po’...»
«Ah...»
«Di che parla quel libro?»
«Stavo per scoprirlo, poi sei arrivato tu...»
«Che ne dici di leggerlo insieme?»
Leggerlo insieme? Che domanda era? Insomma, un libro è soggettivo, tra l’altro c’era chi leggeva più velocemente, e non voleva la sua faccia accanto alla propria.
Dopo un attimo di esitazione bonfocchiò un okay contrariato.
I suoi occhi la stavano implorando, non poteva rifiutare!
Si sedette vicino a lei; la poltrona era gigante e Lena era piccolina, quindi in due ci stavano. Christopher appoggiò il mento sulla sua spalla e iniziarono a leggere.
***
Helena non immaginava che Christopher potesse essere tanto intelligente e appassionato di libri. Lo stava rivalutando. Avevano letto insieme tutto il libro e poi ne avevano letto un altro e un altro ancora. Dopo erano andati a pranzo, e poi a fare allenamento con l'arco, e aveva notato che anche in quello era perfetto, non quanto lei, ma era vicino. I muscoli si tendevano insieme alla corda dell'arma, formando linee forti e allo stesso tempo delicate. La luce pomeridiana si rifletteva sui suoi occhi evidenziando le sfumature verdi. Dopo cena l'aveva accompagnata in camera e le aveva dato il bacio della buona notte -in guancia ovviamente. In quel momento lei stava stesa sul letto a riflettere su quella giornata. Sospirò Bè in fondo non è così idiota come sembra... cioè è solo un po' arrogante, ma si vede che è anche dolce... e anche figo, già molto... ma che diamine sto dicendo?
Lena si alzò per andare dalla sorella, aveva bisogno del suo aiuto per capire quelle strane sensazioni, ma davanti alla porta trovò ancora il ragazzo.
«Christopher... che ci fai ancora qui?» chiese lei sorpresa.
«Chiamami pure Chris, Christopher è troppo lungo. Ehm... senti, non so te, ma io sono ancora ben sveglio, e non riuscirei ad addormentarmi subito, quindi... che ne dici di stare ancora un po' insieme?» la ragazza sentiva il cuore battere forte, molto forte, troppo forte.
«Uhm... okay.» Chris sorrise a trentadue denti bianchissimi, e lei si sentì scaldata da quel sorriso. Lui le porse il suo braccio muscoloso, e lei lo prese, quasi aggrappandosi.
«Dove la porto signorina?» Helena ci pensò molto: non voleva andare di nuovo in biblioteca, cioè ci voleva andare, ma non voleva sembrare noiosa, così propose la terrazza.
La terrazza era una piccola striscia di cemento che girava intorno alla cupola della vecchia chiesa. Quella sera c'era un forte vento che fece rabbrividire Lena appena uscita dalla porta.
«Freddo?»
«Perché tu no?» Chris fece spallucce «A me piace il freddo, e non lo sento particolarmente. Però se tu hai freddo sarà meglio portarti al caldo.» e così dicendo la strinse a sé, appoggiando il mento sulla sua spalla e sfregandole le braccia. «Come va adesso?»
«Me...meglio, grazie.» Lui sorrise e la strinse di più a sé. Lena si sentiva svenire, e il cuore rischiava di rompere sterno e costole da quanto batteva forte. Era molto imbarazzata, nessun ragazzo l'aveva mai stretta così, ovviamente escludendo Charlie, ma lui era suo fratello, quindi non contava. Dopo un po' di incertezza si abbandonò all'abbraccio e si sentì riscaldata e protetta da quelle braccia forti che la circondavano.
«Posso chiederti una cosa?»
«Certo.»
«Che origini hai? Sai i capelli per metà blu, gli occhi di due colori diversi, le orecchie un po' appuntite...»
Lei esitò un momento: poteva fidarsi di quel ragazzo? In fondo non aveva mai parlato nemmeno con Charlie e Cheryl del fatto che pensasse di non essere imparentata con loro, o che sospettasse di essere figlia di solo uno dei genitori. Christopher si accorse dell'indecisione, la strinse ancora e disse con aria noncurante: «Guarda che se non te la senti non è un problema, in fondo ci conosciamo da soli due giorni e non devi svelarmi tutti i tuoi segreti.»
«Bè se stringi ancora, non avremo più tempo per spettegolare.» disse Lena con voce strozzata. «Ops.» Christopher sciolse l'abbraccio imbarazzato, mentre la ragazza, dopo aver preso un po' d'aria, scoppiò a ridere. Anche il ragazzo, dopo l'iniziale imbarazzo, si lasciò andare ad una risata.
A Helena piaceva la sensazione di essere riscaldata dal suo abbraccio, ma non sapeva se e come chiedergli di stringerla di nuovo. Dopo ancora pochi attimi di indecisione si decise: «Guarda che ti ho solo chiesto di allenatore un po' la presa, non di sciogliere l'abbraccio...» mormorò timida. Christopher rise, la strinse di nuovo a sé, e le scoccò un bacio sulla fronte. Lena affondò la faccia nel suo petto nascondendo un sorriso e il rossore che le saliva alle guance. Non capiva cosa le stesse succedendo, non riusciva a pensare lucidamente e a non sorridere in modo idiota. Fra quelle braccia si sentiva sicura.
«Questo posto è bellissimo!» sottolineò Chris, come ad accrescere l'intensità del momento «Quasi quanto te.» aggiunse mormorando, pensando di non essere sentito. Lena si strinse di più a lui in imbarazzo e osservò le luci della città, che ricordavano il cielo stellato di notte. Fosse stato per lei sarebbe rimasta con abbracciata al ragazzo tutta la sera ad osservare quello spettacolo bellissimo, ma purtroppo arrivò l'ora di andare a dormire, anche se intuiva che avrebbe passato una notte insonne. Tornarono di sotto tenendosi per mano, sotto gli occhi vigili e gelosi di Charlie che li spiava da uno spiraglio della porta, e anche stavolta Christopher lasciò a Helena un bacio sulla guancia. «Buonanotte mia piccola fatina.»
Helena chiuse la porta e si buttò sul letto, incapace di comprendere quelle strane emozioni che la circondavano. Si addormentò pensando agli occhi di Christopher, mentre Charlie richiudeva la porta cercando di calmarsi: era ovvio che prima o poi qualcuno sarebbe entrato nella vita di sua sorella, ma non riusciva a togliersi quella strana sensazione di pericolo che l'aveva colto sin dal momento in cui aveva visto l'Herondale per la prima volta.

   
 
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