C’è una persona che quando non mi sono fatta vedere ha cominciato a scrivermi delle e-mail, su ognuna delle quali riportava un pezzo di “You are my angel” e lo commentava…
Io non ho avuto sempre il tempo di risponderle, ma lei me
le ha mandate ogni giorno, puntualmente e io, ogni volta che le ricevevo,
rimanevo spesso immobile, di fronte allo schermo del mio computer, a pensare a
quanto una persona che non ho neanche mai visto, con cui non ho neanche mai
parlato… potesse darmi così tanto…
E un giorno mi ha detto che le sarebbe piaciuto leggere i
pensieri di Hermione, visti dal mio punto di vista, durante un ipotetico sesto
anno. Non me l’ha chiesto, perché sapeva che non era il mio genere, che non mi
sarebbe poi così piaciuto scrivere qualcosa di una pagina e mezzo senza né
capo, né coda.
E in effetti non è il mio genere e non mi sono
propriamente emozionata a scrivere questa One-shot. Ma per lei posso fare
questo e altro.
Ma per lei, per dire, credo che avrei potuto fare una
storia Ginny/Draco… la cosa che meno sopporto su questo mondo. Perché quello
che mi ha dato è qualcosa di incredibile e, anzi, direi che al confronto,
quello le sto dando io, è veramente una stupidaggine… anche se ci ho messo
tutto l’impegno di cui potevo disporre nel momento io l’ho scritta.
Perciò questo è per lei.
Per Carol, con tutto il cuore.
*** ***
***
Forse hai ragione a non credere nella nostra forza, Harry.
Infondo, perché dovresti? Non siamo altro che i soliti
migliori amici che non fanno che litigare per le cose più stupide; che,
nonostante ci abbiano provato, non sono mai riusciti a darti il loro sostegno.
Siamo sempre e solo stati un peso per te? Non abbiamo mai
reso un po’ meno dolorosa la tua vita? Non siamo mai riusciti a portare anche
solo un quarto del tuo dolore sulle nostre spalle?
…Ti abbiamo solo caricato del nostro?…
Ron con il suo caratteraccio un po’ maldestro e io, che
non faccio che parlare di libri e di scuola, che nella mia paranoia riuscivo a
sfibrare persino il tuo entusiasmo…
Quel tuo entusiasmo così maturo, così diverso da quello
mio e di Ron. Dov’è, adesso, il tuo entusiasmo? E la tua voglia di fare? E di
giocare?
Amavi il Quidditch, un tempo. Lo ami ancora? Ti diverti ancora
volando? Provi ancora quella sensazione che ti faceva sentire vivo, che ti
faceva sorridere?
Dov’è finita la tua voglia di ridere?
… Hai mai avuto voglia di ridere?…
E’ da così tanto tempo che sul tuo viso non vedo un
sorriso che comincio a dimenticare com’era fatto, com’era profondo; comincio a
credere che ogni volta che mi è parso di vederlo sia stato solo frutto della
mia immaginazione, che ti vedeva così meraviglioso, Harry, così grande.
Anche tu cominci a credere che quel tuo io così
lontano non sia mai esistito se non nella fantasia di una sciocca? Anche tu
ormai non ti vedi che per come sei adesso? Anche tu hai paura che non potrai ma
più essere come eri prima?
… Anche tu ti stai dimenticando di com’eri prima? …
Vorrei che te ne ricordassi. Lo vorrei tanto, perché,
vedi, a noi manchi da morire. Ci manca l’Harry che si arrabbiava con noi, ma
che poi ci chiedeva scusa. E ci manca anche quello che si arrabbiava con noi e
non si scusava mai: infondo, anche allora, continuavi ad essere sempre tu.
Forse avremmo dovuto avere noi la forza di farti
tornare come un tempo. Ma non l’abbiamo avuta. Per questo, forse, hai ogni
ragione di non crederci.
E puoi anche permetterti di non credere nella nostra
amicizia, Harry.
Purtroppo, temo non ci creda più neanche Ron.
Io? Ah, io non conto: sono sempre stata quella che si
ostinava a ricomporre i cocci del nostro legame, fragile come vetro. Quella che
ha finito per considerarlo la cosa più importa e più bella che ci fosse nella
sua vita.
Io sì… io ci credo ancora…
… io ci crederò sempre…
Ma tu hai il diritto di non crederci, perché infondo forse
non siamo riusciti ad esserti amici quando ne avevi più bisogno: alla morte di
Sirius, sinceramente, non avevamo nessuna idea di come esserti amici. Abbiamo
pensato che limitarci ad essere solo noi, come sempre, sarebbe stato
sufficiente.
Abbiamo sbagliato tutto? I risultati parlano per te e
anche i tuoi occhi lo fanno.
Ci guarderanno mai come prima i tuoi occhi? Ci cercheranno
ancora tra la folla? Ci manderanno più un segnale, ricordandoci l’intesa di un
tempo?
… Ci parleranno ancora di te quando la tua voce doveva
tacere?…
Dimmi di sì, Harry, anche solo per zittirmi, anche senza
crederci troppo. Sarebbe già qualcosa per me… forse non abbastanza, perché sono
caparbia e ostinata – e tu me lo dicevi sempre – ma sarebbe comunque qualcosa
di prezioso che custodirei gelosamente nel mio cuore infantile.
Vorrei poter pretendere che tu lo faccia, ma non ho nessun
diritto di farlo: se sei così distante, è solo perché noi non siamo stati
capaci di tenerti vicino.
Siamo noi i colpevoli, Harry, non tu. Siamo io e Ron,
colpevoli di essere solo noi e non due persone eccezionali almeno quanto lo sei
tu; noi che siamo solo due persone che non valgono neanche la metà di quello
che vali tu.
Siamo solo noi, colpevoli di tutto.
Però, Harry, nonostante questo, noi ti vogliamo bene.
Puoi dubitare di tutto fuorché di questo: ti vogliamo
bene.
Forse è una cosa da tutti, ma per noi è un sentimento
grande, il più grande, il più bello; per noi, che siamo solo noi, sciocchi e
semplici, il volerti bene nella maniera intensa in cui te ne vogliamo è ciò che
di più sincero possiamo offrirti.
Per te non è abbastanza, Ron lo sa e, ormai, lo sto
capendo anche io, ma non mi importa. Va bene così…
Va bene anche che tu non ce ne voglia.
Va bene lo stesso… perché infondo noi siamo solo noi,
Harry, e tu ci vai bene comunque, così come sei.