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Autore: _Cthylla_    14/06/2016    2 recensioni
| Golden Age | Young Kozmotis Pitchiner (soprattutto nel primo capitolo) | AU | OCs
L'epoca in cui era la Casa Lunanoff a governare si è distinta per la prosperità presente in ogni parte del regno. La Golden Age è stata un florilegio di grandi eroi dorati e di Case nobiliari, note come "Costellazioni", i cui componenti erano nobili di sangue quanto di cuore.
Ciò è quanto è passato alla storia, quel che la maggioranza dei pochi superstiti è in grado di ricordare. Ma se quei ricordi riguardassero soltanto la parte conosciuta della storia in questione? Se ci fosse stata una parte oscura che quasi nessuno ha potuto o voluto vedere?
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kozmotis 'Pitch' Pitchiner, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Luna Dorata'
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= Soap Opera -parte I =






Spear sollevò gli occhi stanchi dall’ordinato mazzo di fogli, rendendosi conto solo in quel momento di essere rimasta di nuovo in ufficio fino a un orario indecente.

 Un medico, anche affermato, che prendesse seriamente il proprio lavoro non finiva mai di studiare e aggiornarsi, e lei aveva finito per concentrarsi così tanto nell’esame approfondito di dieci differenti casi di Sindrome di Tera’shat da non rendersi conto di aver fatto le due e mezza di notte.

 Il suo turno sarebbe cominciato tra meno di sei ore: non valeva neppure la pena tornare a casa. Fortunatamente per lei, in quella clinica gli uffici dei medici possedevano un bagno con doccia annesso, e Spear era stata tanto lungimirante da comprare un divano letto a una piazza e mezza proprio per simili evenienze, oltre ad avere sempre appresso dei cambi.

 Stava per alzarsi dalla scrivania, quando il suo comunicatore personale iniziò a vibrare. Erano poche le persone che sapevano come raggiungerla su quello -le altre chiamate arrivavano sulla linea diretta dell’ufficio o le venivano passate dal centralino della clinica- e Spear sapeva di non poter ignorare nessuna di esse, orario indecente o meno.
Soprattutto in quel caso specifico.

 «dimmi».

  credo che stavolta ci siamo.

 Spear non credeva negli Dei, aveva smesso da quando aveva quindici anni, ma se così non fosse stato probabilmente li avrebbe ringraziati. «perfetto, Elaja. Dimmi tutto».

 Elaja era la dottoressa nella piccola armata del giovane capitano Kozmotis Pitchiner. Era un’ex specializzanda di Spear, molto in gamba, che in seguito lei ed Aleha avevano frequentato al di fuori del lavoro.
Quando era stata spedita al fronte, e proprio in quell’armata, Spear le aveva chiesto di tenere d’occhio Kozmotis -per quanto le era possibile- e riferirle qualunque cosa potesse risultare utile al raggiungimento del suo obiettivo: dividerlo da sua sorella.

 Ovviamente non le aveva chiesto di farlo gratis. Elaja avrebbe lasciato il fronte volentieri, nella clinica dove Spear lavorava al momento c’erano un paio di posti vacanti, e lei era certa che il direttore avrebbe dato ad una qualunque sua proposta la massima considerazione possibile: questo non solo per la sua indubbia bravura di medico, ma anche perché aveva iniziato a lavorarselo a dovere appena arrivata nella struttura.

 Coloro che tendevano credere nell’importanza di certi valori morali avrebbero potuto trovarlo riprovevole, ma gli Dei non erano la sola cosa in cui Spear, sempre a quindici anni, avesse smesso di credere.
Si era detta che anche se la loro madre si era lasciata andare del tutto, abbandonando il lavoro e anche loro due a se stesse, il tenore di vita di Aleha non avrebbe mai dovuto cambiare in peggio, neppure minimamente; per tale motivo, quando i soldi che era riuscita a raccogliere con ognuno dei lavori part-time che aveva trovato -oltre al vitalizio destinato alle vedove di guerra- non erano stati sufficienti,  Spear aveva fatto in modo di trovarne con degli…extra di tipo tristemente particolare.
Tuttora non sapeva se Aleha avesse intuito qualcosa, ma se anche l’aveva fatto non aveva mai voluto parlarne, e tanto meglio così.
Poi la sua carriera era decollata, e attualmente stava procedendo veloce quanto quella di Kozmotis in campo militare, ma quel periodo buio l’aveva plasmata irrimediabilmente in un certo modo; indi, dove competenze e professionalità non aumentavano la sua influenza, non si faceva scrupoli a utilizzare altri mezzi.

 ‒ stasera i soldati avevano la libera uscita, e gli ufficiali avevano in programma di andare in un bordello travestito da locale notturno qualunque...

 «ed è andato lì anche lui?»

 Forse Elaja aveva ragione, e quella era veramente la volta buona. Però doveva ammettere di essere un po’sorpresa perché, dopo tutta la lealtà che Kozmotis professava ad Aleha, tutto avrebbe pensato meno che finisse col tradirla in modo così palese e grossolano.

 ‒ sì. Però è tornato prima degli altri. A quanto diceva, a lui era sfuggita la parte del “bordello travestito”, probabilmente perché conoscendolo i suoi commilitoni non gliel’avevano detto e basta, e quando ha capito dove si trovava realmente non ha voluto saperne…ma lui è effettivamente andato in quel posto, ci è rimasto a sufficienza da avere il tempo materiale di intrattenersi con una lavoratrice, e causa solidarietà maschile le testimonianze dei suoi colleghi non sono granché attendibili. Personalmente gli credo senza dubbio alcuno, sapendo che tipo di persona è, ma non ho prove concrete che dimostrino la sua innocenza.

 «appunto. Mi raccomando, quando Aleha ti contatterà per chiederti conferma, perché ovviamente lo farà, tu evita di dire che lo ritieni innocente» disse, con un tono abbastanza neutro «Elaja, ti ringrazio. Ci vediamo qui in clinica tra una settimana, massimo due».

 sono io che ringrazio te. Non vedo l’ora di andarmene di qui…del resto stare al fronte non è qualcosa che ho scelto io.

 «posso immaginarlo. A presto».

 Si alzò e interruppe la comunicazione, sentendosi quasi sollevata per qualche breve istante. Tuttavia, già prima di andare sotto la doccia, si rese conto che era ancora lontana dal poter cantare vittoria. Non sarebbe stato saggio farlo, almeno fino a quando non avesse sentito Aleha dire addio a quello stupido ragazzo, e magari l’avesse rimpiazzato.

 Per folle che potesse sembrare, Spear aveva iniziato da tempo a dare un’occhiata ad alcuni possibili candidati:  tra questi c’era un neurologo di un anno più giovane di lei, che lavorava in quella stessa clinica, che ovviamente già conosceva entrambe, e che inizialmente aveva fatto una corte discreta ad Aleha. Non era un tipo appiccicoso ed insistente, e aveva desistito appena lei gli aveva detto di essere impegnata…ma a breve quello non sarebbe più stato un problema.

 

 

 
***

 

 

 «sono tornata!» annunciò Aleha entrando in casa. Era un’abitudine che aveva preso anni addietro, e non l’aveva ancora persa benché spesso si trovasse ad annunciare il suo arrivo a una casa vuota. «Spear, ci sei?...»

 La sera prima sua sorella non era tornata a casa, ma la cosa non l’aveva stupita più di tanto. Aveva intuito come sarebbe andata da quando le aveva domandato “oggi torni?” e lei, senza sollevare lo sguardo da quel che stava facendo, aveva risposto “mh”. Probabilmente non l’aveva neppure sentita, com’era successo altre volte.

 «sì, ci sono. Vieni in cucina, la cena è in tavola».

 Tolti cappotto e scarpe, Aleha raggiunse la sorella in cucina. «ieri sera mi avevi detto che saresti tornata a casa».

 «ah sì?» ecco, appunto: non l’aveva neppure sentita! «scusami, mi sono messa a esaminare alcuni report dei casi di Sindrome di Tera’shat, e sai com’è che vanno a finire queste cose. Probabilmente avrei continuato fino a chissà quanto, se non avessi ricevuto una chiamata da Elaja…ricordi Elaja, giusto?»

 Ovvio che la ricordava, ogni tanto si sentivano tuttora. Magari Aleha non aveva un comunicatore personale come quello di sua sorella -aveva solo un cercapersone- ma c’era sempre la linea fissa di casa. «certo, anche se non parlo con lei da un po’. Dovrei proprio chiamarla appena possibile! Come sta? Da quel che hai detto mi è parso di capire che ti abbia chiamata a un’ora piuttosto tarda…» osservò la ragazza, leggermente allarmata.

 «sì, è così. Nulla di che, lei sta bene…per bene che si possa stare al fronte, ovviamente».

 Qualcosa non andava: mentre aveva parlato, Spear non l’aveva mai guardata in faccia, e ciò non prometteva nulla di buono. «di Kozmotis ha detto nulla?»

 «mh».

 Prima non la guardava negli occhi, ora esitava a risponderle: cosa accidenti stava succedendo? «Spear, gli è successo qualcosa?!»

 «Kozmotis sta benissimo e si diverte anche, da quel che mi ha detto. Non preoccuparti per lui. Mangiamo?»

 La risposta della sorella le diede sollievo solo in parte, perché aveva percepito la sottile venatura di disprezzo con cui aveva sottolineato quel “si diverte”. C’era qualcosa riguardante il suo ragazzo che lei non sembrava volerle dire, e questo stava iniziando a darle una certa ansia. «mangerò solo quando mi dirai quello che non vuoi dirmi, qualunque cosa sia!»

 Spear sollevò finalmente gli occhi dal piatto. «io te lo direi, ma trattandosi di quel ragazzo tu non mi crederesti a prescindere. Quindi a che pro?»

 «tu intanto parla, poi se crederci o meno lo deciderò io» ribatté Aleha «ma non puoi lanciare il sasso e nascondere la mano».

 «io non ho lanciato sassi né nascosto mani. Tu domandi, io rispondo».

 Iniziava a temere il peggio, anche se non era ancora in grado di dargli una forma. Cos’aveva combinato Kozmotis perché Spear, col carattere che aveva, fosse così reticente? Se non parlava poteva esserci un solo motivo, ossia perché temeva di ferirla, e non poco. «e allora rispondimi anche adesso! Cosa ti ha detto Elaja?!»

 Davanti alla sua testardaggine, dopo un’ultima esitazione, Spear parve rassegnarsi. «Aleha, premetto che nonostante quel che ho saputo non penso che lui sia cattivo. È un ragazzo di diciotto anni, quindi ha i suoi bisogni, i suoi istinti, voi due vi vedete molto poco, per cui è ovvio che lui finisca per…insomma, non so quanta lealtà si possa pretendere da un militare diciottenne in missione. Certo, lui avrebbe potuto essere più onesto con te e ammettere di non volere una relazione che prevedesse reciproca fedeltà a livello fisico, invece di professarti lealtà, rassicurarti di pensare e volere solo te, mentre poi…»

 Aleha iniziò a capire dove Spear voleva andare a parare, tanto che sentì il bisogno di sedersi. Non poteva né voleva credere a quel che stava sentendo. Doveva esserci uno sbaglio, non era possibile: lei e Kozmotis si erano sentiti solo tre giorni prima, e lui le aveva fatto proprio tutte quelle rassicurazioni di cui Spear aveva parlato. Non poteva essere stato con un’altra ragazza, o forse anche più di una. Non era nella sua natura, e comunque non vedeva dove avrebbe potuto trovarne una laggiù, in missione.

A parte Elaja stessa.
E le infermiere.
E magari, nelle rare sere di libera uscita, le lavoratrici di qualche locale notturno, o di un…no! Impossibile.

 «non mi ha tradita».

 Spear poggiò una mano fredda sopra la sua. «ti avevo detto che non mi avresti creduta. Elaja mi ha detto che lui e gli altri ufficiali avevano la libera uscita, e sono andati tutti quanti in un bordello. Lui è tornato prima degli altri, ma ha avuto tutto il tempo di fare quel che si va a fare in certi posti».

 «no!» gridò la ragazza, sbattendo un pugno sul tavolo «io non ci credo, non è possibile, non l’avrebbe mai fatto. Lui mi ama, e non andrebbe mai a letto con un’altra!»

 «anche a me sembrava assurdo, ma perché Elaja, che è amica di entrambe, avrebbe dovuto dirmi una stupidaggine? Oltretutto non c’è neppure la possibilità che possa aver detto una cosa del genere perché vuole Kozmotis per sé: ha altri gusti» le ricordò Spear.

 «magari ora le piacciono gli uomini» borbottò Aleha.

 «purtroppo per te io temo di no, al momento è ancora legata a quell’infermiera. Se non credi alle mie parole puoi sempre cercare di contattarla» disse, porgendole il proprio comunicatore «forse a quest’ora può risponderti».

 Aleha lo prese senza esitare. «la chiamo eccome! Non perché non ti creda, ma magari puoi aver frainteso le sue parole».

 «io non credo proprio, ma fai pure».

 Elaja rispose dopo tre squilli, e la conversazione delle due ragazze andò al sodo dopo brevissimi convenevoli. Purtroppo per lei, Aleha non sentì nulla che riuscisse a rincuorarla minimamente, o che smentisse quel che aveva detto sua sorella.

 ho saputo dagli altri ufficiali la destinazione, mentre lui l’ho incontrato soltanto quando è tornato. L’ho sentito borbottare qualcosa come “io credevo fosse un locale qualunque”, ma francamente non è molto credibile: anch’io avrei cercato una qualunque scusa, anche banale come questa, se a farmi domande fosse stata un’amica della mia ragazza.

 «ma potrebbe anche non aver fatto niente per davvero» obiettò debolmente Aleha «tu per caso hai fatto qualche domanda a quelli che erano con lui?»

  quel che dicono loro non vale granché: non solo gli ufficiali qui vanno tutti d’accordo, ma gli uomini tendono a coprirsi senza esitazioni quando ci sono in ballo certe cose. Senti, è stato fuori diverso tempo insieme agli altri, e se vai in un bordello non è per guardare le pareti, Aleha. Io ti ho detto quel che so e come la penso, poi ovviamente sta a te decidere come regolarti.

 Si salutarono e conclusero la chiamata. Aleha ormai non sapeva cosa pensare. Avrebbe voluto credere che il suo ragazzo fosse davvero ignaro della vera natura di quel posto, che una volta compresa se ne fosse andato, e finirla lì, ma l’opinione di Elaja non si fondava su elementi campati per aria, e anche sua sorella non aveva tutti i torti.
Kozmotis la vedeva poco, lui aveva diciotto anni, la vita da militare non era semplice, e forse lui aveva davvero sentito il bisogno di uno sfogo…però anche lei era giovane, anche lei lo vedeva poco, e neppure il lavoro di un’infermiera era precisamente semplice, ma non per questo andava a cercare un ragazzo qualunque con cui fare sesso!

 «fare buoni propositi è semplice, mantenerli non lo è altrettanto per tutti» disse Spear, che doveva aver intuito cosa le passava per la testa.

 «se sentiva che qualcosa non andava, perché non me ne ha parlato l’ultima volta che ci siamo sentiti? Perché non mi ha confessato che la nostra lontananza stava diventando difficile da gestire e mi ha detto tutte quelle cose, se non era vero? Non è da lui!» esclamò, in un altro tentativo di strenua difesa «non è in grado di essere così meschino!»

 «ti stupirebbe sapere cosa sono in grado di fare e dire le persone pur di non perdere i propri “punti fermi”» replicò sua sorella «nello specifico una ragazza con cui “sistemarsi", che sia in grado di sostenere una relazione con un militare…e sostenere anche la sua estrema possessività, nonché il suo essere così terribilmente eccessivo e soffocante nei periodi in cui torna a casa».

 «non è “estremamente possessivo”, lo è solo nella giusta misura, e non è affatto eccessivo e soffocante, ma premuroso!» protestò Aleha «mi piace che si prenda cura di me, e non mi spiace che sia un po’geloso…»

 «un po’, dici? Ti devo ricordare cosa mi hai detto a riguardo, sorella? Hai dimenticato che “guarda storto qualunque ragazzo osi osservarti un po’troppo a lungo”? O la volta in cui “ha picchiato un ragazzo che ha osato farti un apprezzamento”?»

 «Spear, questo è successo quattro anni fa, ora non lo rifarebbe!» protestò Aleha.

 «o ancora» continuò l’altra, imperterrita «il giorno in cui hai preso una leggerissima storta alla caviglia sinistra e lui ti ha portata in braccio fino a qui…»

 «quello è stato un gesto carino».

 «…attraversando tre quartieri a piedi? Tu lo troverai carino, ma se io fossi stata al tuo posto mi sarei vergognata non poco. Anzi, non glielo avrei proprio permesso. Ma torniamo al discorso principale: cosa intendi fare adesso? Ciò che ti ha riferito Elaja non lascia molti dubbi su quel che è successo».

 Avevano divagato per un po’, ma ecco che il problema principale si ripresentava in tutta la sua grandezza. Pensare a lui a letto con un’altra faceva molto male, e ancor di più che lui non fosse stato sincero nel dirle come si sentiva realmente. Se lo fosse stato avrebbero potuto discuterne e regolarsi di conseguenza: magari avrebbero finito lo stesso col lasciarsi, e non sarebbe stato piacevole, ma sarebbe stato meglio così piuttosto che venire a conoscenza di un tradimento.
Cos’avrebbe fatto?
Si sentiva più delusa e ferita che arrabbiata, e continuava ad amarlo lo stesso; più rifletteva, più finiva col confondersi. Che lasciarlo libero fosse meglio per entrambi? O no?

 «prima di prendere qualsiasi decisione voglio parlare anche con lui. Gli dirò quello che ho saputo, e se sarà abbastanza onesto almeno da ammettere di avermi tradita, se dirà che è stato solo uno sbaglio di cui si è pentito e prometterà di non rifarlo, io…potrei anche provare a passarci sopra, credo. Sì, sapevo che non avresti approvato» aggiunse Aleha, vedendo Spear passarsi una mano sul volto «oppure, se ammetterà quel che ha fatto e di non sentirsela di sostenere ancora una relazione a distanza, ci lasceremo e…e basta».

 «e se invece negherà spudoratamente?»

 Aleha scrollò le spalle, con aria afflitta. «non lo so. Immagino che mi prenderò una pausa…»

 «che è come lasciarlo, visto e considerato che Kozmotis non tornerà prima di altri quattro mesi».

 «hai ragione anche su questo» ammise «però sarebbe veramente dura».

 Spear sollevò un sopracciglio. «più dura di quando è morto nostro padre? Di quando abbiamo detto a tutti che mamma aveva trovato lavoro altrove e ci mandava i soldi, quando invece era qui a languire nel letto come l’inutile ameba che ha dimostrato di essere? Sei più che in grado di sopportare la fine di una relazione a distanza».

 «ho passato momenti peggiori, ma non è facile lo stesso. Non è una relazione a distanza qualsiasi, io lo amo da sempre. Lo amavo anche prima di rendermene conto. Non ho mai avuto altri che lui, non ho mai pensato ad altri che lui. Ho sempre creduto che l’avrei sposato, un giorno…e prima di iniziare a dispiacermi per la fine della nostra relazione aspetterò che questa arrivi, se mai arriverà davvero».

 
 

 

***

 

 

 
«…io sto bene, ma quattro mesi sono troppo lunghi. Per fortuna possiamo almeno sentirci ogni tanto, altrimenti diventerei pazzo, e quell’ “ogni tanto” non è mai abbastanza».

 Kozmotis aveva chiamato Aleha appena aveva potuto, e se pensava a cos’era accaduto solo due sere prima s’innervosiva ancora. I suoi colleghi ufficiali lo avevano trascinato fuori durante la libera uscita, promettendogli che “sarebbe stata una cosa tranquilla e sarebbero tornati presto”. Ebbene, non solo avevano passato buona metà della serata andando da un pub a un altro di quella cittadina di confine, ma avevano anche concluso il tutto in un locale notturno che poi si era rivelato essere nientemeno che un bordello!
Lui non ne aveva idea, ma gli altri lo sapevano eccome, e glielo avevano nascosto di proposito, oltretutto istigandolo a “divertirsi un po’con le signorine”. Lui ovviamente non c’era stato, aveva salutato tutti ed era tornato alla base, maledicendosi per aver accettato di andare con loro: avrebbe potuto sfruttare quel tempo per contattare Aleha, cosa che a quel punto non aveva potuto più fare, perché si era fatto troppo tardi. Quindi era semplicemente andato a letto, dopo aver scambiato due chiacchiere con la dottoressa della loro piccola armata, che aveva incontrato per caso.

 già, non lo è mai.

 Ora però non gli importava molto dei commilitoni cretini. C’era qualcosa che non andava in Aleha, e l’aveva percepito dall’inizio di quella chiamata. Magari era colpa di una giornata lavorativa particolarmente pesante o qualcosa di simile, ma c’era uno strano e immotivato campanello d’allarme che aveva iniziato a risuonargli in testa…

 senti…a parte questo c’è dell’altro che vorresti dirmi?

 E non solo non voleva saperne di smettere, ma al momento suonava ancor più forte di prima.

 «sì, certo. Abbiamo bloccato un gruppetto di Dream Pirates ieri mattina. Per fortuna ce la siamo sbrigata in fretta, non ci sono stati feriti, e non abbiamo ucciso nessuno dei nemici: li abbiamo catturati tutti e spediti nella Prigione Maxima. Preferisco sempre questo ad un’uccisione, e la maggior parte dei miei colleghi ufficiali inizia a pensarla come me».

 ‒ ne sono felice, ma non era quel che intendevo. Kozmotis…tu sei soddisfatto della nostra relazione, anche se adesso è più a distanza che altro? Non ti pesa neanche a livello…fisico?

 Ecco. Ecco il perché del campanello d’allarme. Quella domanda non gli piaceva per nulla, e gli stava causando una certa agitazione: perché Aleha se n’era uscita improvvisamente con delle frasi del genere? Era a dir poco strano, anzi, preoccupante. «amo il mio lavoro, ma vivo per i momenti in cui posso tornare a casa e rivederti, e quei momenti valgono tutti quelli in cui siamo lontani, quindi direi di no, che non mi pesa. Tu invece…» si fece coraggio, volendo andare a fondo della questione «è tutto a posto?»

 Aleha rimase in silenzio per qualche istante di troppo, e lui iniziò a sentirsi molto più che agitato e preoccupato. Cosa stava succedendo?! Fino a pochi giorni prima era tutto ok!

 ‒ no, non lo è, perché continui a dirmi che è tutto a posto, che stare lontani non ti pesa, e poi vai a divertirti in un bordello. E non provare a negarlo, lo so che ci sei andato.

 Kozmotis si sentì stringere in una morsa ghiacciata. Lui non aveva niente di cui rimproverarsi, se non l’essere stato un po’troppo ingenuo, ma vai a sapere cos’avevano detto ad Aleha! «tu…c-come l’hai saputo?! Aaah, ma che dico! Aleha, ascoltami, non so cosa ti hanno detto ma ti giuro che non ho fatto niente che possa dispiacerti! Sì, sono andato in quel posto» ammise «ma non ho toccato nessuna di quelle ragazze, davvero!»

 forse pensi che sia stupida, ma si sa che chi va in certi posti non lo fa per i complementi d’arredamento. Perché mi menti ancora? Abbi almeno il coraggio di ammetterlo! Io capisco che la nostra non è una situazione semplice, e se hai avuto un…un cedimento…è comprensibile, ma-

 «non posso ammettere di aver fatto qualcosa, se non l’ho fatto!» la interruppe, ormai preoccupato quanto innervosito dalla mancanza di fiducia della sua ragazza «non ti ho tradita, non ti avrei mai mancato di rispetto in questo modo, e non esistono “cedimenti comprensibili”!...non sarà forse che stai facendo tutto questo discorso perché ne hai avuto uno tu?!»

 ‒…per gli Dei, è proprio come aveva previsto Spear, ti ho messo alle strette a stai accusando me di qualcosa che hai fatto tu!

 Spear.
Avrebbe dovuto immaginare lei che c’entrasse in qualche modo, e se era così doveva necessariamente cercare di darsi una calmata e correre ai ripari, tentando di convincere Aleha della sua innocenza senza muoverle altre accuse cretine. In caso contrario avrebbe soltanto fatto il gioco di quella maledetta strega, che di certo aveva messo in testa ad Aleha chissà cosa! «scusa. Scusami. Mi sono innervosito e ho detto un’idiozia. So che mi sei fedele, e ti giuro su tutto quel che vuoi che lo sono anche io!» esclamò «io tengo troppo a noi due per rovinare tutto in questo modo, davvero, se solo adesso potessimo parlare faccia a faccia sono sicuro che tu-»

 ma non possiamo. Kozmotis, è difficile anche solo pensarlo, ma forse dovremmo…tu sei un militare, e sei…sei un ragazzo giovane, hai i tuoi istinti

 «Aleha, no. Non dire altro. Non dire altro, per favore» la pregò, con la voce che tremava leggermente. Sentirla iniziare a piangere, poi, fu un’ulteriore fonte di sofferenza.

 separarci sarà difficile per tutti e due, ma forse è meglio così, e non lo dico perché ce l’ho con te: ti amo, e continuerò a farlo sempre, ma è giusto che io ti lasci libero di fare quello in cui sei più bravo, ossia difendere il regno, e di poterti sfogare quanto e con chi vuoi senza pensieri. Ti auguro ogni bene.

 «io non voglio che ci lasciamo, non ti voglio perdere. Non so cosa ti hanno detto, io però non ho fatto niente» ripeté il ragazzo «non ho fatto niente…»

 Ma ormai ad ascoltarlo non c’era altro che il ronzio che accompagnava una chiamata conclusa.
Rimase lì per un pezzo, immobile come una statua, a lasciare che il mondo gli crollasse addosso e, contemporaneamente, la terra gli svanisse da sotto i piedi.
La sua storia con Aleha era finita e lui, così distante dalla sua amata, avrebbe potuto fare ben poco per riconquistarla. Non avrebbe potuto rivederla prima di altri quattro mesi, e quattro mesi erano un’eternità, ora più che mai.

 

***

 

 
«lui si ostina a dire che è tutto a posto, ma non lo è…sentite, qualcuno ha idea di cosa gli stia succedendo?»

 Gli altri ufficiali, da una nove a quella parte, avevano notato nel loro commilitone Kozmotis uno strano cambio di atteggiamento.
I primi cinque giorni l’avevano visto a terra, anzi, molto a terra -sebbene il modo in cui combatteva non ne avesse risentito-: avevano cercato di indagare, ognuno per conto proprio, senza ottenere nulla di concreto.
In seguito, ecco che qualcosa era cambiato di nuovo: nel tempo libero lo vedevano alternarsi tra momenti in cui rimuginava chissà cosa senza sosta, ed altri in cui si metteva a fare domande di vario tipo, spesso riguardanti l’ultima libera uscita.

 «non ne sono sicuro, ma inizio a pensare che abbia qualche problema con la sua ragazza. Mi sa che ha saputo dov’è che siamo stati l’ultima volta…»

 «e allora come fa lui ad avere problemi?! Se mai potrei averne io, se la mia ragazza venisse a saperlo» commentò un capitano «ma Pitch è più fedele di un cagnolino, e se lei ha qualche dubbio allora non lo conosce bene!»

 Quell’affermazione ebbe il pieno consenso dell’intero gruppo: non c’era persona più leale e onesta di Kozmotis, ed era chiaro a chiunque lo frequentasse.

 «non so cos’abbia in mente…stamattina l’ho visto confabulare persino con un’infermiera. Quella che stava con la dottoressa, per capirci».

 «ah, non mi ci far pensare» sospirò un tenente «lei sarà anche stata contenta di abbandonare il fronte e andare in una clinica, ma noi abbiamo perso una dottoressa valida, e dobbiamo solo sperare che il suo sostituto sia all’altezza. Comunque sia, io volevo fare una proposta: perché non andiamo tutti dal capitano Pitch e gli offriamo il nostro aiuto? Così facendo forse sarà un po’più tranquillo».

 Anche stavolta gli ufficiali furono tutti d’accordo, e si misero alla sua ricerca. Lo trovarono poco dopo nel cortiletto interno, immerso nei propri pensieri.

 «capitano».

 Kozmotis impiegò qualche secondo a riscuotersi e dare un’occhiata a tutto il gruppetto. «siete qui tutti riuniti…devo preoccuparmi?»

 «a dire il vero siamo noi ad essere preoccupati» disse l’altro capitano suo pari «ci siamo accorti tutti che c’è qualcosa che non va, ed è inutile che provi a negarlo. Se ci dici di cosa si tratta possiamo provare a darti una mano».

 Oh sì, era molto carino da parte loro offrirgli un aiuto dopo aver contribuito involontariamente a metterlo nei guai. Proprio per quell’ “involontariamente”, tuttavia, non riusciva ad avercela con loro neppure provandoci. In quei giorni aveva rimuginato, raccolto informazioni, e si era fatto un’idea abbastanza precisa di come dovessero essere andate le cose; se aveva ragione, e non vedeva perché non dovesse essere così, nessuno degli uomini che gli stavano davanti era coinvolto nel complotto, e forse potevano aiutarlo…o comunque essergli di sostegno.

 «sono vittima di un complotto, signori miei, e penso anche di sapere i chi, il come e i perché. Qui strega ci cova».

 «strega, signore?» allibì il tenente, un po’perplesso.

 Kozmotis fece cenno di sedersi, e loro obbedirono senza storie, piuttosto incuriositi dalla vicenda.

 «cercherò di tagliare corto per quanto posso. Voi dovete sapere che Spear, la sorella della mia ragazza…anzi, ex ragazza» si corresse, facendo violenza su se stesso «mi detesta da quando ero un bambino, e da sempre non ha fatto altro che parlarle male di me…»

 «dovrebbe farsi un po’di cazzi suoi» fu il commento triviale dell’altro capitano.

 «parole sante» concordò Kozmotis, per una volta senza fare commenti sul linguaggio «finora si era limitata a questo, e la cosa non ha toccato né me né Aleha, ma stavolta si è spinta oltre. Ho fatto un po’di indagini qui, le ho ricollegate ad alcuni episodi, e mi sono fatto un’idea abbastanza precisa. Credo che Elaja…avete tutti presente il nome della dottoressa che avevamo fino a tre giorni fa, no?…fosse in combutta con quella strega».

 L’infermiera con cui Elaja aveva avuto una relazione l’aveva sentita parlare con qualcuno al telefono quella stessa sera e, da quel che gli aveva riferito, Kozmotis aveva capito che la dottoressa parlava proprio di lui, sebbene non lo avesse nominato direttamente.

 «in combutta come?»

 «la cara dottoressa Willow avrebbe dovuto tenermi d’occhio e riferirle ogni informazione utile, e Spear le avrebbe fatto avere un posto nella clinica dove lavora» disse Kozmotis «pensateci bene: Aleha viene a sapere da qualcuno della nostra libera uscita -in chissà quali termini!- mi lascia, e guarda caso Elaja viene trasferita in una clinica nel territorio degli Orion pochi giorni dopo!»

 «non vorrei contraddirti, Pitch, ma mi sembra un po’improbabile e macchinoso» obiettò il capitano.

 «diventa meno improbabile e macchinoso se consideri che Elaja è stata una specializzanda di Spear, e che frequentava sia lei che Aleha al di fuori del lavoro».

 «aspettate, capitano…allora la Spear di cui parlate è la dottoressa Sinetenebris?» domandò il tenente.

 «sì, la strega di cui parlo è proprio lei. La conosci?» indagò Kozmotis, un po’sorpreso.

 «io no, ma mia madre è una capo infermiera proprio nella clinica dove lavora lei. Ogni tanto la nomina. Non le ha mai dato della strega, ma non l’ha neppure definita amabile. Pare che il direttore le permetta di fare il bello e il cattivo tempo, là dentro».

 «quindi per farle avere quel posto le sarebbe bastato chiedere» concluse Kozmotis.

 «signore, se volete posso chiedere a mamma se ora la dottoressa Willow lavora lì per davvero. Come conferma».

 «è un’ottima idea» annuì Pitchiner «e ti ringrazio».

 «una cosa però va detta: al tuo posto non so se mi darei tanta pena per una ragazza che si fa manovrare in questo modo dalla sorella» disse l’altro capitano «non sembra molto sveglia».

 Kozmotis gli diede un’occhiataccia. Non importava che Aleha lo avesse lasciato, non avrebbe mai tollerato che qualcuno ne parlasse male. «è una persona intelligente, ma quando c’è di mezzo Spear abbassa la guardia. Tutto qui».

 Riusciva a comprendere l’attaccamento di Aleha a Spear: la madre delle due sorelle, in seguito alla morte del marito, aveva trovato lavoro altrove, limitandosi a spedire alle figlie i soldi che servivano fino a quando si era ammalata ed era morta; dunque era stata Spear ad accudire Aleha in tutti quegli anni, e a farle realmente da madre. Così gli aveva detto Aleha.
Tanto secondo lui quanto secondo sua madre era stato tremendo da parte della signora Sinetenebris  lasciare sole le figlie in un momento del genere, ma l’aveva fatto per poterle mantenere, e ciò le dava un minimo di giustificazione.

 «come vuoi. Dopo? Cosa intendi fare?»

 «finché sono qui cercherò di contattarla come posso e più che posso. Avrò più libertà di manovra solo tra più di tre mesi e mezzo, lo so…ma non voglio arrendermi».






Buonasera :)

Avendo già diversi capitoli pronti conto di aggiornare questa raccolta a cadenza settimanale, giorno più giorno meno, e se le pubblicazioni saranno così "distanti" l'una dall'altra è soltanto perché voglio cercare di dare a tutti quanti il tempo per leggere. Di conseguenza, a chi è arrivato fin qui -e soprattutto a chi interessa :'D- comunico che potrà leggere il seguito di questa "soap opera" non più tardi della prossima settimana!

Che dire...era ben intuibile già dal precendente capitolo che i rapporti tra i due futuri cognati -posso chiamarli così, tanto sapete tutti che Aleha è la futura Lady Pitchiner- non fossero propriamente dei migliori, ma credo che da qui si possa intuire ancora meglio che, per tentare di proteggere sua sorella, Spear non si limita alle parole.
Non che questo sia il peggio che farà, non credete :'D

Ringrazio tutti coloro che danno un'occhiata anche questa raccolta, oltre al resto. In particolar modo i miei ringraziamenti vanno a vermissen_stern per i suoi commenti, e a Ialeya per aver inserito tra le storie seguite  questo patetico tentativo di creare una raccolta decente su una Golden Age piena di gente che, alla faccia di quanto si diceva nel canon, complotta come non so cosa questo insieme di one shot che è una sorta di prequel di “La Luna Dorata” :)

Alla prossima,

_Dracarys_

   
 
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