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Autore: _Cthylla_    06/06/2016    2 recensioni
| Golden Age | Young Kozmotis Pitchiner (soprattutto nel primo capitolo) | AU | OCs
L'epoca in cui era la Casa Lunanoff a governare si è distinta per la prosperità presente in ogni parte del regno. La Golden Age è stata un florilegio di grandi eroi dorati e di Case nobiliari, note come "Costellazioni", i cui componenti erano nobili di sangue quanto di cuore.
Ciò è quanto è passato alla storia, quel che la maggioranza dei pochi superstiti è in grado di ricordare. Ma se quei ricordi riguardassero soltanto la parte conosciuta della storia in questione? Se ci fosse stata una parte oscura che quasi nessuno ha potuto o voluto vedere?
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kozmotis 'Pitch' Pitchiner, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Luna Dorata'
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= Le cose che odio di te =





Kozmotis Pitchiner era un militare, e felice di esserlo.
La vita nell’esercito era qualcosa che aveva sempre perseguito, ed era soddisfatto del proprio lavoro: se si dava tanto da fare per difendere il regno, in fin dei conti, era anche per la sua ragazza. L’unico problema risiedeva in tutti quel mesi lontani da casa e, quindi, da Aleha.

Nei momenti in cui era in congedo, trascorreva tutto il proprio tempo con la madre o, quando Aleha non era al lavoro, con lei: erano sempre troppo brevi, e teneva molto a far sì che almeno fossero intensi
Per cui, quando lei gli aveva detto di essere riuscita a liberarsi per quella sera, e che avrebbero avuto casa libera perché sua sorella sarebbe rimasta in clinica fino al pomeriggio del giorno dopo, si era sentito il diciassettenne più felice della galassia.

Lui e Aleha avevano passato la serata insieme come da programma, e dopo la cena si erano goduti anche il dessert. Non era stata certo la prima occasione in cui avevano fatto l’amore, ma era stata la prima volta che avevano trascorso un’intera notte insieme. Era stato bello addormentarsi accanto a lei, e ancor di più svegliarsi e rendersi conto che non era stato affatto un sogno.
Si era detto che un giorno, sperava non troppo lontano, avrebbero passato insieme tutti i giorni e tutte le notti che avrebbero potuto.

Come marito e moglie.

Kozmotis non aveva mai amato altri che Aleha Sinetenebris, probabilmente da tutta la vita, anche se si erano messi insieme per davvero “solo” tre anni prima. L’idea di stare con qualunque altra ragazza gli risultava semplicemente inconcepibile, e non poteva importargli meno di coloro che ridevano dicendogli “hai diciassette anni, vedrai quante volte cambierai idea!”. 

Loro non capivano, e se non capivano era perché, evidentemente, non avevano mai adorato qualcuno quanto lui adorava Aleha. 
Il fatto che non le avesse ancora detto quel “ti amo” era solo un dettaglio di poco conto: Kozmotis non era un tipo da chiacchiere smielate, preferiva dimostrare certe cose con i fatti…anche perché se si trattava di esprimere i propri sentimenti tendeva a essere un po’troppo introverso, quindi non avrebbe potuto fare altrimenti.

Proprio in virtù di ciò, quando alle nove del mattino si era svegliato, aveva deciso che sarebbe andato in cucina e avrebbe preparato la colazione per lui e Aleha -la quale dormiva ancora placidamente- e l’avrebbero gustata insieme, a letto.
Era uscito dalla stanza sereno, anzi, tanto allegro che per poco non si era messo a fischiettare. La vita era bella, niente poteva andare storto…

Quando arrivò in cucina, tuttavia, per poco non gli venne un colpo. 

«dann…!»

Riuscì a stento a contenere quell’imprecazione, si irrigidì, e quasi senza rendersene conto indietreggiò oltre la soglia.
Se Kozmotis aveva avuto una simile reazione non era perché lì dentro c’era un gruppo di Dream Pirates, di Nightmare Men o di Fearlings: ciò che aveva davanti agli occhi era peggio, molto peggio.

«non so proprio cosa trovi mia sorella in qualcuno che non è neppure in grado di dire “buongiorno” come si deve».

C’erano poche cose nella galassia che potessero far paura al giovane Kozmotis: era sempre stato un temerario, e il tempo trascorso al fronte non aveva fatto altro che confermarlo. 

Peccato che tra le suddette “poche cose” fosse compresa Spear, la sorella maggiore della sua fidanzata, seduta accanto al tavolo a bere qualcosa da una tazza.

Prima, quando lui e Aleha non stavano insieme, Kozmotis la trovava semplicemente fredda, antipatica e snob. 
In seguito, quando aveva iniziato ad entrare più spesso in casa Sinetenebris, si era trovato ad avere a che fare di più con lei per forza di cose: i momenti liberi di Spear e Aleha spesso coincidevano, e la dottoressa non usciva di casa se non per il lavoro. Passava la maggior parte del suo tempo libero in camera a studiare, questo andava detto, ma secondo Kozmotis tale lasso di tempo era sempre troppo poco.

Ciò aveva fatto sì che la sua antipatia verso quella donna -non riusciva a definirla “ragazza”, sebbene avesse solo ventidue anni- diventasse qualcosa di diverso.
La sua vita nell’esercito e fuori non era stata tutta rose e fiori e, nemici del regno a parte, gli era capitato di avere a che fare con persone a cui lui non piaceva, e che non gli piacevano. 
Spear però era in grado di risvegliare in lui un’inquietudine strisciante, una sorta di timore atavico: riusciva a dissimularlo in maniera più o meno decente, ma era solo una facciata. Era così magra che lui avrebbe potuto tranquillamente spezzarla in due, se avesse voluto, ma quella consapevolezza non sembrava influire minimamente.

C’era qualcosa negli occhi della dottoressa, simili a quelli di Aleha in forma e colore per quanto era diverso lo spirito che li animava, che gli faceva venire voglia di allontanarsi il prima possibile ogni volta che sentiva il suo sguardo di posarsi su di lui. Non capiva come Aleha riuscisse a sopportarlo così bene, quando per lui tentare di sostenerlo era come fissare troppo a lungo un abisso oscuro.

«tu non avresti dovuto lavorare fino a oggi pomeriggio?» ribatté Kozmotis in un modo che avrebbe voluto essere “seccato”. Spear per prima aveva dato inizio alle ostilità e lui, timore o meno, doveva trovare il modo di ribattere e non farsi mettere i piedi in testa.

«tu non avresti dovuto passare la notte a casa tua, invece di copulare con mia sorella?»

Il problema con Spear non era solo lo sguardo penetrante, c’era anche quel suo modo di parlare. Quelle affermazioni che faceva solo ed esclusivamente con lo scopo di metterlo a disagio -di questo era convinto- che dette da un’altra persona avrebbero potuto risultare quasi ironiche, ma non nel suo caso.

Kozmotis arrossì e, accorgendosene, si maledisse almeno venti volte di fila. «io e tua sorella siamo adulti, questa è anche casa sua, mi ha invitato a rimanere, e sono rimasto. Non c’è altro da dire» aggiunse voltandosi verso i fornelli, ma solo per tre quarti: non si sarebbe sentito tranquillo nel darle completamente le spalle. «e ora le preparerò la colazione».

«vorresti farmi credere che sei in grado di fare qualcosa che non sia picchiare le persone o particolari tipi di ginnastica?»

Certo, Kozmotis era in grado di fare anche altro, ma se fosse stato davvero una persona violenta, se Spear non fosse stata la sorella di Aleha e lui fosse stato meno in soggezione -“ma perché, dannazione, perché?!”- effettivamente l’avrebbe presa a schiaffi con gusto. «sono in grado di fare molte più cose di quanto tu creda!» 

«eccetto finire di rivestirti e andartene, purtroppo».

“ignorala- ignorala- ignorala!” si intimò il ragazzo. Per fortuna, avendo avuto modo di vedere dove erano arnesi da cucina e ingredienti vari in occasioni precedenti, poteva mettersi al lavoro e concentrarsi su quello.

Farlo sentendo lo sguardo di Spear puntato addosso però era a dir poco complicato. Non invidiava proprio i colleghi della dottoressa, che probabilmente si trovavano ogni giorno in una situazione come quella, a dover tollerare che il loro operato fosse fissato costantemente da lei, in cerca di un qualsiasi minimo errore. 
Quando poi sentì le sue dita sottili iniziare a tamburellare sul tavolo, perse per un attimo la presa sul manico della padella, che sbatté contro il ripiano.

«alla tua età io ero perfettamente in grado di cucinare qualunque cosa, mentre tu pretendi di farlo senza neppure saper tenere in mano una padella».

«le cose mi riuscirebbero meglio, se non ci fosse qualcuno a fissarmi di continuo» ribatté Kozmotis sempre più irritato, avvertendo la tensione crescente.

«allora devo presumere che tu chieda ai tuoi commilitoni di non guardarti mentre ti batti contro i nemici, se no correresti il rischio di perdere la presa sulla spada o spararti a un piede. Mi auguro proprio che Aleha rinsavisca presto».

Kozmotis Pitchiner era una persona equilibrata, e ora che aveva superato la sua “mania” giovanile di finire inevitabilmente col pestare bulli e balordi si poteva anche definire un tipo abbastanza tranquillo, ma era difficile rimanere tale con una persona che non solo lo maltrattava, non solo lo provocava, ma che cercava sempre di mettersi in mezzo tra lui e Aleha. 
Fino a quel momento non c’era riuscita, ma Kozmotis sapeva quanto Aleha tenesse da conto Spear e le sue opinioni. Cosa sarebbe successo se un giorno la totale e costante disapprovazione di Spear nei suoi confronti fosse riuscita a condizionare Aleha al punto di convincerla a lasciarlo?

«Aleha è perfettamente in sé, e sarebbe ora che lo accettassi. Devo piacere a lei, non a te. Non hai il diritto di metterti in mezzo!» esclamò. Momentaneamente di cucinare non se ne parlava, ma continuò a tenere in mano la padella: meglio avere a disposizione un’arma impropria che non averne affatto.

«sono sua sorella maggiore, nonché tutto quel che rimane della sua famiglia. Non ho solo il diritto di proteggerla, io ne ho il dovere. Si diventa legalmente adulti a sedici anni, ma non sempre la maturità e la capacità di decidere per il meglio coincidono con l’età anagrafica. Aleha è una ragazza intelligente» ammise Spear «ma purtroppo è vittima di una pesante cotta adolescenziale…»

«non è una cotta! Noi ci amiamo!» sbottò, portato all’esasperazione «e non hai né il diritto né il dovere di proteggere chicchessia, Aleha è in grado di farlo da sola, e se per qualche motivo un giorno non dovesse riuscirci ci sarò io a farlo!»

Spear sollevò un sopracciglio. «in quel caso sono certa che una tua telefonata dal fronte sarà risolutiva».

Kozmotis strinse forte il manico della padella, e tornò a volgersi verso il ripiano. Nel tempo che impiegò per prendere gli ingredienti, né lui né Spear dissero più nulla.

«qualunque cosa io dica, per te sarà sempre sbagliata» disse in seguito il ragazzo, decidendosi a rompere il silenzio.

«a dire la verità hai appena fatto un’affermazione del tutto corretta, per cui hai sbagliato di nuovo».

Kozmotis fece un sospiro nervoso. «si può sapere cosa ti ho fatto?!» l’apostrofò, voltandosi a guardarla in faccia «è da quando ero bambino che mi tratti come se ti avessi ucciso il gatto! Io sono una brava persona, con Aleha mi sono sempre comportato bene, e mi do da fare per difendere il regno. Qual è il problema? Magari vorresti che Aleha si mettesse con qualcuno più ricco, di una classe sociale più alta? O cosa?»

Spear poggiò tranquillamente la tazza sul tavolo, senza distogliere lo sguardo da lui. «hai deciso di parlare chiaro, per cui farò altrettanto. Aleha ha un buon lavoro con cui potrebbe vivere bene anche abitando da sola, e non ha bisogno di trovare un uomo che la mantenga, quindi ricchezza e classe sociale sono l’ultimo dei miei pensieri. Poi, so che sei un ragazzo di buona famiglia -su questo non metto bocca, so chi sono i tuoi genitori- e so che la cotta adolescenziale di Aleha è ricambiata».

Kozmotis avrebbe voluto mettersi ad urlare che la loro non era una stramaledetta cotta, ma era certo che sarebbe stato totalmente inutile, per cui si trattenne, volendo sentire dove Spear sarebbe andata a parare dal momento che “sapeva questo e quello” ma lo detestava ugualmente.

«il problema…cerca di ascoltarmi e mettertelo bene in testa, perché non amo parlare con te e non lo ripeterò una seconda volta…è che tu, fin da bambino, hai sempre avuto la capacità di attirare i guai come il miele attira le mosche» dichiarò Spear «attualmente cerchi di astenerti dal fare stupidaggini, e ho sentito che la tua carriera militare procede tanto alla svelta che c’è chi ti immagina colonnello, o addirittura generale, entro pochi anni…»

«e allora?!»

Spear si mise ad osservare la tazza vuota, con aria assente. «la natura delle persone non cambia. Tu rimani sempre miele, e i guai rimangono sempre mosche. Finora ti è andata bene, hai avuto fortuna… ma arriverà il giorno in cui il tuo modo di essere ti procurerà dei nemici, e i nemici delle persone “in alto” come tu potresti diventare tendono ad essere altrettanto in alto, o ancora più su».

Per qualche istante calò di nuovo un pesante silenzio, disturbato soltanto dal ticchettio di un orologio a muro. «ma…queste sono tutte tue fantasie!» inveì Kozmotis dopo un po’ «sono soltanto-»

«hai ragione, invece di arrivare in alto potresti anche finire col morire nel corso della tua prossima missione, e dare un dolore non da poco ad Aleha» disse Spear, tornando a guardarlo. Questo lo mise temporaneamente a tacere, e lei poté continuare. «immagino che questo ti sembri più realistico. Bada bene: io ho stima di coloro che scelgono di dedicare la propria vita a difendere il regno, perché anche mio padre come sai era un militare, e lo ricordo come un brav’uomo, per quel poco che l’ho visto. Quel che voglio dire è che la strada che hai scelto non ti permette, né ti permetterà mai, di stare vicino ad Aleha come sarebbe giusto. Ora sei un “innamorato” assente. Se uno dei due non rinsavirà in tempo, diventerai un fidanzato assente, poi un marito assente, e forse anche un padre assente. Non esiste alcun modo per evitarlo, e tu lo sai benissimo: non puoi essere contemporaneamente al fronte e a casa con la tua famiglia. Inoltre, se per disgrazia le cose andranno male, lascerai mia sorella -o lei e degli eventuali figli- nell’identica situazione in cui i nostri padri hanno lasciato noi. Non è stato piacevole, dovresti ricordarlo. Ora ti domando: è davvero questo che vuoi per Aleha?»

Era anche per questo che Kozmotis non amava avere a che fare con lei, per il modo in cui, le poche volte che avevano parlato -quella era stata la conversazione più lunga avuta fino a quel momento- Spear non gli aveva lasciato molte opzioni per ribattere.

«non è…chi ti dice che andrà così per forza?! Chi ti dice che non troverò il modo di tornare a casa ogni volta che potrò e non essere “assente”, chi ti dice che morirò, o che mi farò chissà quali nemici?! Le tue sono solo teorie, e poi…e poi è un discorso assurdo da farsi, adesso. Io ho solo diciassette anni…» borbottò, passandosi una mano sul volto.

«mi hai detto di essere un adulto, io ti ho fatto un discorso consono. Forse non te l’hanno mai spiegato, ma non si può essere adulti solo per quel che si vuole» ribatté la dottoressa, con una certa durezza. «ora fai una cosa sensata: raccatta i tuoi vestiti, esci da quella porta e anche dalla vita di mia sorella. La mia famiglia ha già avuto problemi sufficienti per due o tre vite intere».

«tu dici tutto questo solo perché mi detesti!!!» gridò il ragazzo, ormai incapace di trattenersi oltre «lo hai sempre fatto, e continuerai a farlo qualunque cosa io dica, qualunque cosa io faccia, solo perché sono io!»

«il fatto che tu sia un ragazzino arrogante che si crede molto più maturo di quanto in realtà non è, di sicuro non mi aiuta a trovarti simpatico».

«ecco, visto?! Visto?! Mi odi a prescindere! Si capisce già solo da come mi guardi, se tu non fossi un dottore probabilmente avresti già cercato di tagliarmi la gola!»

Detto ciò indietreggiò verso il bancone, perché a quel punto la faccia della sua -teoricamente- futura cognata gli fece capire che non lo aveva mai guardato veramente con aria assassina…fino a quel momento.

«se anche non ci fosse in ballo la deontologia professionale non mi sporcherei le mani in questo modo per ucciderti. Ci sono molti altri metodi più rapidi, più semplici e meno rischiosi».

L’attimo dopo sentirono i passi strasicati di Aleha, ancora decisamente insonnolita. «Kozmotis, perché gridavi…» borbottò la ragazza, sbadigliando. Quando vide Spear però cambiò espressione, improvvisamente sveglissima. «aaah…Spear, tu non avresti dovuto essere al lavoro?» le domandò, decisamente imbarazzata. Lei e Kozmotis erano legati da un pezzo, e sua sorella sapeva benissimo che non passavano tutto il tempo a guardarsi negli occhi, ma non aveva preventivato di farle sapere di quella notte trascorsa insieme proprio lì in casa.

«tua sorella vuole uccidermi!» esclamò Kozmotis, avvicinandosi alla ragazza «mi odia e vuole uccidermi, lo ha detto adesso!»

Normalmente non era il tipo di persona che andava a lagnarsi dalla propria ragazza o dalla madre per certe cose, ma aveva preso le parole di Spear sin troppo seriamente, e ci teneva che Aleha sapesse che una sua morte improvvisa dopo aver mangiato o bevuto qualcosa non sarebbe stata casuale.

«perché lui, di tutto il discorso che ho fatto, ovviamente ha recepito solo questo. Aleha, il tuo ragazzo è un cretino» sentenziò Spear, alzandosi in piedi «e detto questo me ne vado a dormire».

«non pensare di sfuggire alla discussione così facilmente, Spear, perché dopo vorrò sapere cosa gli hai detto e come glielo hai detto!» la avvertì Aleha, lasciando che si allontanasse. «mi dispiace, io ero veramente convinta che non sarebbe tornata prima di oggi pomeriggio» aggiunse, ovviamente rivolta a Kozmotis «immagino che non sia stato bello trovarla in cucina».

«no, infatti» borbottò lui «e dire che la giornata era cominciata così bene…io volevo prepararti la colazione e farti una sorpresa, e invece è lei che l’ha fatta a me!»

«non badare troppo a quello che ti ha detto. Spear non ha un carattere facile, specialmente dopo il turno di notte, ma sono sicura che ucciderti è l’ultimo dei suoi pensieri. Non è mica un Dream Pirate!»

«hai ragione, non è un Dream Pirate, è peggio» mugugnò lui.

«Kozmotis, non esagerare! Non è affatto un mostro, e tantomeno ti odia. Vedrai che un giorno inizierete ad andare d’accordo» lo rassicurò, accarezzandogli il viso.

«io non credo proprio. Lei mi detesta, e non vuole che stia con te. Smetterebbe di odiarmi solo se ti lasciassi, e questo può scordarselo pure» sottolineò le sue parole attirando a sé Aleha in uno stretto abbraccio.

«non vuole davvero che ci lasciamo. Lei è solo molto protettiva nei miei confronti, lo è sempre stata, e ancor di più da quanto papà è morto…e poi mamma…sì, insomma, tu cerca di non farci caso» concluse Aleha «capirà che non vuoi farmi del male, col tempo vi conoscerete meglio, e inizierà a vedere in te quel che vedo anche io».

«certo, poi magari le spunteranno delle ali da fata e inizierà a svolazzare per il quartiere spargendo coriandoli e arcobaleni» borbottò Kozmotis «vorrei tanto condividere il tuo ottimismo, ma abbiamo opinioni differenti su tua sorella».

«io però la conosco meglio di te! Se sono ottimista magari ho i miei buoni motivi, e poi non preferiresti anche tu che io abbia ragione?»

In certi casi Kozmotis, da un lato, arrivava quasi ad invidiare Aleha, con tutto il suo candore e il suo ottimismo; dall’altro invece gli dispiaceva per lei perché, se avesse davvero continuato a credere in quel che aveva appena detto, un giorno avrebbe ricevuto una gran brutta batosta. 
Non che lui potesse fare alcunché a riguardo: quella ragazza era naturalmente portata a pensare bene di tutti quanti e giustificarne il comportamento, eccetto in casi del tutto estremi, e se lui ne era tanto innamorato era anche per questo.

«certo, è ovvio che lo preferirei, renderebbe tutto molto più semplice…ma mi sa che resterà un sogno impossibile».

Sì, magari era proprio un sogno impossibile. Ma lui aveva già una ragazza che lo amava e una fulgida carriera militare davanti: non era forse abbastanza?

“sì che lo è. Al diavolo Spear e le sue illazioni. Un giorno vedrà quanto si è sbagliata!” pensò.





Salve!

Vi avevo detto che probabilmente la one shot si sarebbe evuoluta in una raccolta, ed eccomi qui.

Qui avete conosciuto l'adorabile (?) Spear, una mia OC, che nel primo capitolo era stata soltanto citata. Come potete vedere, è la futura cognata che tutti vorrebbero...a molti, molti chilometri di distanza. Molto diversa da Aleha, come potete notare, principalmente a causa del loro vissuto non facile :)

Che dire? Mi auguro che apprezziate anche questo lavoro, e alla prossima!


_Dracarys_

   
 
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