Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: metaldolphin    14/06/2016    3 recensioni
E' la mia personalissima prosecuzione della serie Endless Odyssey.
Alla fine dell'ultima puntata, dopo il duello tra Harlock e Tadashi, i membri dell'equipaggio dell'Arcadia guardano il ragazzo sbarcare e tornare in città. Ma il Capitano nasconde qualcosa...
Genere: Angst, Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Yuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il suo passo svelto portò il Capitano a raggiungere Kei pochi istanti dopo che lei si era fermata davanti al grande oblò; si apriva sul corridoio che si sviluppava lungo la paratia esterna e mostrava uno spazio che dava l'impressione di essere sempre uguale a se stesso, lungo le rotte che percorreva l'Arcadia. Sfondo nero e profondo, miriadi di stelle luminose ad ingentilirlo, l'alone violaceo di una nebulosa lontana a schiarirne una vasta zona.
Le si fermò dietro e le pose una mano sulla spalla, ma lei non si voltò. Era arrabbiata e al contempo triste: furente con se stessa per non aver capito prima le intenzioni di colei che da anni considerava un'amica, abbattuta per il trattamento ricevuto dalla stessa.
-Non potevi immaginarlo.- le disse con tono pacato. -Sono certo che l'abbia fatto solo per cercare di far recuperare alla sua famiglia il posto che crede le spetti. Anche se ne è stata lontana per anni, ha continuato ad aiutarli... è grazie ad una sua invenzione installata nelle navette reali che ti abbiamo ritrovata, e non credo l'abbia sviluppata prima di andarsene di casa. Il padre le vuole molto bene: ha lasciato che conducesse la vita che voleva fino a che non ha avuto bisogno di lei alla reggia. E il nostro arrivo ha destabilizzato ancor più la situazione già critica del pianeta. Magari pensava di spaventarci con quella storia, credendo che non saremmo mai venuti a conoscenza della verità.
Kei continuò a non guardarlo. Certo, si fidava di ciò che le stava dicendo, anche se plausibile era comunque difficile da accettare. Ma fu l'ultima frase che disse lui a confonderla ancor di più: -Credo che volesse far parte dell'equipaggio, ma al contempo ne avesse paura. Sarà stato questo a spingerla a dirci di quel segreto, dopotutto è la storia che raccontano da generazioni per lo stesso motivo. Ma chi ha paura di detenere il potere o teme di perderlo, non ne è degno.
-Però se mi avesse detto...- disse sommessamente Kei, lasciando in sospeso la frase.
-Avresti fatto di tutto per aiutarla, lo so. Ma Andy ha vissuto due vite: una densa di bugie nella reggia, l'altra libera, quella che hai conosciuto tu; stridono tra loro come le prue di due navi che collidono e farle coesistere nella stessa persona è difficile.
Le strinse più forte la spalla, poi la lasciò andare. Si avviò lungo il corridoio, lasciandola a riflettere. Un pirata non ha molti amici, al di fuori del suo equipaggio e Kei aveva creduto che Andy fosse una felice eccezione. Ma si era sbagliata e la cosa le faceva male.
Tori-san, dopo un lungo peregrinare per la nave, trovò Harlock e gli si posò sulla spalla. Emise un lungo verso rauco di approvazione e scomparve con lui in fondo al corridoio.
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L'Arcadia procedette lungo la rotta verso Bx1.
Quella sera Kei cenò con il Capitano, nel privato del suo alloggio, ma non fu nulla di particolarmente romantico o sensuale. Anche se lei si era un po' rasserenata sul fronte Andy, entrambi sentivano la necessità di un confronto diretto, per le troppe cose che non erano state dette nel corso degli anni e nei mesi più recenti, durante il pericolo del Noo.
Naturalmente per entrambi non era semplice e glissarono sulle domande più importanti per tutta la durata del pasto, però alla fine lui la scrutò in volto ed esordì con disarmante chiarezza: - Non abbiamo più parlato della motivazione che ti ha spinto lontano dall'Arcadia.
Alzò il calice alla bocca per prendere un ultimo sorso di vino ed attese la sua risposta.
Kei accennò ad un sorriso senza allegria. Sapeva che quella curiosità era rimasta come un tarlo nella mente di quell'uomo, anche se una domanda così diretta la metteva in difficoltà. Ma gli doveva una risposta e non solo per la carica che lui ricopriva... Oltretutto finché era stato male lo aveva trattato come un pari grado e sapeva di non poter tirare quella corda troppo a lungo, nonostante la piega che aveva preso la loro relazione.
Inoltre aveva intuito che Andy aveva messo la sua visione della cosa in mezzo ed era necessario adesso chiarire senza altri interpreti o mediatori.
Decise di prendere la cosa abbastanza alla larga.
-Io... ho desiderato per tanto, per troppo tempo, di tornare a bordo, Harlock. Anche se ciò avrebbe significato che un nuovo pericolo minacciava l'umanità... Come in effetti poi si è avverato. Sono stata felice quando sono tornata a bordo, quel giorno, su Panoptycon e ho creduto che anche a te facesse piacere rivedermi.
Harlock la fissava, mentre quelle parole rievocavano nella sua mente quel preciso momento. Per lei aveva trovato la forza di sorridere quel giorno lontano, con spontanea e sincera gioia.
-Infatti è così.- affermò serio e lei proseguì.
-Poi c'è stata la vicenda col Noo, andata come sappiamo, il mio ferimento, la mia ripresa. E poi ci hai lasciati con l'inganno su quel pianeta. Io sapevo che la situazione non era quella che dicevi, quel guasto non mi convinceva, però mi hai costretta a scendere con gli altri, quando mai avrei voluto farlo. Se Meeme non mi avesse spinta a farlo...
-Il pericolo era troppo grande.- la interruppe un po' nervosamente -Non potevo rischiare che...
Kei fu infastidita da quella risposta così scontata e si ritrovò ad alzare la voce: -Può darsi, ma lei l'hai portata, eravate d'accordo...
Solo in quel momento il Capitano comprese il motivo del suo dolore. Sciolse quel dubbio che lo attanagliava da quando Andy aveva tirato in ballo l'aliena di Yura. Guardò la ragazza con la nuova comprensione data da quel tassello che forse aveva trovato il suo incastro.
Una parte di quella complicata situazione era il suo rapporto con Meeme. Eppure c'era qualcos'altro che non capiva appieno.
Poggiò il calice sul tavolo e si alzò in piedi, poi le si fece vicino e si abbassò sulle gambe per guardarla in viso. Addolcì lo sguardo ed accennò ad un sorriso: -Perché l'hai fatta chiamare comunque, quando sono stato male?
Kei ricambiò lo sguardo, sentendo avvampare il viso. Se ne era accorto da solo o glielo avevano riferito? Ormai non importava e si limitò ad abbassare lo sguardo, un groppo in gola ad impedirle di proferire parola.
Allora lui proseguì: -Credevi che potesse farmi stare meglio, vero? Per quello che credevi esserci tra noi, per ciò che è lei... Lo stesso motivo che ti ha spinta lontano.
Era vero, come al solito la sua perspicacia la stupiva. Anche se, forse, Andy aveva fatto la sua parte... Comunque Kei non riusciva ad ammetterlo, rimase senza guardarlo. Cosa avrebbe dovuto fare, ammettere quella sua debolezza?
Non ebbe bisogno di fare nulla: fu lui ad alzarle il viso ponendole due dita sotto al mento, per poterla fissare negli occhi. Le apparve fragile al punto che stentò a riconoscere in lei la tosta guerriera che in quei giorni era riuscita a tenergli testa in quei momenti difficili.
-Kei, ti ho già detto che ti voglio vicino. Però ho bisogno di saperlo da te. L'hai fatto per quel motivo?
Il suo tono continuava ad essere gentile, con quel timbro profondo che riusciva a scuoterla ancora, dopo tanti anni che la udiva.
-Sì.- disse in un soffio lei. E poi si ritrovò circondata dal suo fermo abbraccio
Harlock sapeva di cuoio logoro, colonia di Antares e di quel particolare odore polveroso e metallico che permea le tute degli spaziali e le astronavi; aveva percepito quegli odori già dai loro rari contatti e ancor più dal risveglio di quella mattina. In quel momento, però, ebbe modo di gustarlo con calma, consapevole del fatto che poteva farlo più suo, poteva avere la certezza che non lo avrebbe condiviso con nessun'altra: sentiva e sapeva che era così.
-Kei,- gli sentì mormorare -resta qui stasera.
Non si era scostato, mentre lo diceva. Non era l'ordine di un Capitano, ma la richiesta di un uomo che si era isolato per troppo tempo.
Istintivamente, in un primo momento, la ragazza pensò di tirarsi indietro, ma le sue labbra mormorarono qualcosa di diverso: -Va bene.
Lui percepì la sua tensione e si scostò per guardarla in viso, per rassicurarla: -Non ti metterò fretta, ma stammi vicino.
Più sollevata, lei annuì. Poteva essere certa del fatto che Harlock l'avrebbe rispettata come donna, come componente dell'equipaggio e come compagna; per quella sera decise di mettere da parte il resto dell'universo... Racchiuse ed isolò in un angolo della sua mente Bx1, Andy, Aalim, l'immagine di Meeme vicina al Capitano, il resto della ciurma.
Sapeva bene che aldilà di quelle alte ed antiche porte di legno la vita proseguiva, che fuori dalle spesse paratie che formavano lo scafo di quel guscio di robusto metallo chiamato Arcadia, le stelle continuavano a nascere, vivere e morire in spettacolari trasformazioni della materia. Gli astri continuavano il loro continuo e lento movimento rotatorio attorno al denso nucleo della galassia e il tutto tracciava il suo percorso nello spazio intergalattico dell'Ammasso Locale.
Queste immense distese difficilmente concepibili dalle menti umane, facevano sì che loro due fossero meno della polvere agli occhi dell'Universo senza limiti, ma per entrambi, in quel preciso momento, l'essenza stessa della vita era lì: nel calore che scambiavano in quello stretto abbraccio, nel respiro mozzato dall'emozione e dai baci, nel poter sentire l'altro vicino al punto da non capire a chi appartenesse il cuore che batteva tumultuoso in petto.
Erano così presi l'uno dall'altro da non udire le risa, le liti degli uomini nei corridoi e il gracchiare di Tori-san inseguito da Masu-san che sbraitava coi coltellacci in mano.
La vita era tornata sull'Arcadia e in loro.


Più tardi, quando l'intera nave si era acquietata nel riposo notturno, Harlock aprì gli occhi nella penombra del suo alloggio e rimase in ascolto. Il respiro leggero di Kei che dormiva seminuda al suo fianco, stavolta sotto le sue stesse lenzuola, era un piacevole diversivo alla solitudine cui era abituato e rimase ad ascoltarlo compiaciuto. Qualche ora prima aveva capito che sarebbe stato meglio fermarsi, appena aveva capito che lei aveva cominciato a farsi più esitante, meno partecipe: forzarla sarebbe stato sbagliato. Però... Fissando quei capelli chiari sparsi sul cuscino e le labbra socchiuse a mostrare i denti bianchi, l'impulso di farla sua tornò prepotente in lui. Si sollevò sui gomiti, poi decise di alzarsi. Facendo attenzione a non destarla, sgusciò via da quel caldo rifugio, indossò maglia e stivali sui pantaloni che aveva tenuto, quindi uscì via dalla camera.
Fino a quel momento si era occupato d'altro, adesso aveva bisogno di capire davvero quanto accaduto... Sperò che Zero fosse sveglio e che potesse parlargli. Giunse davanti alla porta dell'infermeria e vide che le luci erano accese. Entrò nella piccola sala d'attesa e l'ometto gli si fece incontro, l'aria assonnata, ma col camice bianco indosso, Mii-kun appresso e una bottiglia di sake nella mano.
-Capitano- lo salutò -Mi chiedevo quando saresti venuto. Di certo non ti aspettavo a quest'ora...
Lui annuì, poi gli disse: -Vorrei sapere qualcosa in più su quello che mi è successo. Ho bisogno di sapere se si ripresenterà.- era serio. Anche se non programmava la sua vita a lungo termine, il suo era il bisogno di un uomo che aveva la necessità di sapere se avrebbe potuto continuare a contare su se stesso.
Zero lo fece sedere alla scrivania e prese due bicchieri. Iniziò a parlare mentre versava da bere.
-Era qualcosa di sconosciuto, devo ammettere che sarebbe stato difficile venirne a capo, senza l'aiuto di quella donna. In realtà la colpa è stata un po' tua, Harlock.
A quelle parole lui smise di bere e lo fissò perplesso.
-Vedi, quella ferita che ti ha inferto Tadashi... La chiave è lì: non te ne sei occupato subito come avresti dovuto e per guardare il ragazzo andare via sei uscito con l'Arcadia al decollo. Tra il pulviscolo e la sabbia di quel deserto, sollevati dal movimento della nave: è stato lì che presumibilmente è riuscito a raggiungerti, poi si è fatto strada in te, attraverso la lesione. Ha trovato un ambiente a lui favorevole nel tuo midollo spinale, dove ha iniziato a proliferare, danneggiando le trasmissioni con l'encefalo progressivamente, rendendoti più nervoso del dovuto e facendoti perdere l'uso degli arti. Era un agente patogeno alquanto singolare, non presente nel mio database, ma non tornerà, ormai l'ho neutralizzato.
Harlock rimase muto, pensando all'ironia della cosa. Per una banalità di quel calibro era arrivato quasi a perdere se stesso, come mai gli era accaduto.
-Almeno a qualcosa è servito.- mormorò, poi si congedò: -Grazie dottore.
Zero lo guardò andare via mentre cercava di capire quale fosse il significato di quelle parole. A cosa sarebbe servita quella vicenda? Forse il Capitano si riferiva al fatto che non avrebbe più trascurato le sue ferite? Di certo non poteva sapere di Kei che dormiva tranquilla di nuovo sul letto di Harlock, così il dubbio gli sarebbe rimasto.

Rimuginando sull'accaduto, il Capitano non tornò subito al suo alloggio. In corridoio incontrò Meeme e si fermò a scambiare qualche parola con lei.
-Ti devo delle scuse, Meeme.- ammise, conscio di averla trattata piuttosto male nei giorni precedenti. Lei inclinò leggermente il capo e lo rassicurò.
-Non devi, Harlock, sai perché sono qui. E poi non stavi bene.- disse con la sua voce di dolce musica che risaltava nel silenzio della notte artificiale della nave.
Allora lui non disse più nulla e la guardò andare via, col suo solito passo leggero, sottolineato appena dall'eco metallico del corridoio, poi si incamminò verso la sua meta nella penombra. Aprì piano la porta e la richiuse senza fare rumore dietro di sé, quindi si avviò verso il letto. Si fermò a fissare Kei che continuava a dormire su un lato del materasso, raggomitolata su se stessa, l'aspetto indifeso che da sveglia raramente dimostrava... Nonostante il viso dolce, infatti, non tradiva una grinta che poteva diventare davvero temibile quando si arrabbiava.
Tolse la maglia, sedette sul letto e scalciò via gli stivali, poi si sdraiò nuovamente vicino a lei e chiuse gli occhi, distese il braccio e le prese la mano. La sentiva calda e viva e la sensazione di benessere che la cosa gli dava continuava a stupirlo.

Sull'Arcadia c'era un'altra anima inquieta che non riusciva a riposare. Andy era sdraiata nel letto dell'alloggio che le avevano assegnato e fissava lo spazio fuori dall'oblò. Il giorno dopo sarebbero atterrati a Bellatrium e non aveva idea di cosa ne sarebbe stato di lei. Aveva sbagliato cercando di ingannare Kei e i suoi compagni; aveva perso il loro appoggio e adesso l'incognita più grande era dato proprio dal suo futuro più prossimo. Oltretutto era sicura del fatto che il Capitano dell'Arcadia non avrebbe lasciato correre sui recenti trascorsi di Aalim, che seppur curato, era stato rispedito in cella. Qualsiasi cosa fosse accaduta, non sarebbe stata nulla di buono, ne era quasi certa. Mentre la stanchezza le faceva chiudere gli occhi, al termine del turno di riposo, le parve di udire nella sua mente una voce cordiale e lontana: -Non sottovalutare il mio Amico, sa essere giusto anche con chi non lo è stato con lui.
Quella frase la rasserenò e si addormentò più tranquilla.
 
Kei si svegliò alla fine del turno di riposo, ormai abituata ai ritmi dell'astronave. Ritrovarsi nel letto non suo la destabilizzò in un primo momento... Poi ricordò e si chiese dove fosse finito Harlock. Sedette sul letto e si guardò attorno. Dalla striscia di luce che proveniva dalla porta socchiusa della stanza da bagno si diffondeva un insistente sciacquio, qualcuno stava dandosi una bella rinfrescata. Una volta in piedi, si avvicinò all'uscio, quindi fece capolino nel locale ben illuminato e vi spiò dentro.
Nonostante fosse a piedi nudi e non avesse fatto alcun rumore, lui si voltò a guardarla e le sorrise, un asciugamani chiaro tra le mani pronto per assorbire l'acqua che gli imperlava il viso.
Una volta asciutto le si fece vicino e si chinò a posarle un bacio a fior di labbra. Fu allora che la voce di Yattaran risuonò nell'interfono: -Capitano, se potessi venire in plancia... Abbiamo un problema, non si riesce a trovare Kei da nessuna parte!
Lei si sentì sprofondare, ma lui, con abituale sicurezza, rispose: -E' con me. Stiamo per arrivare.
Senza aggiungere altro, mentre lei faceva a sua volta una rapida doccia, si rivestì ed attese che fosse pronta, poi si avviarono verso la plancia fianco a fianco. Lungo il tragitto lei rimase taciturna. Se da un lato era felice per la piega che aveva preso il suo rapporto con Harlock, dall'altro aveva il timore di scoprire quale potesse essere la reazione dell'equipaggio alla cosa. Intuendo il suo disagio, l'uomo le disse: -Non chiederanno nulla, vedrai. E poi le priorità oggi sono altre: atterreremo su Bx1 e avremo un bel daffare con la principessa Andrejna e Aalim.
-E' vero.- gli rispose, rincuorata da quel tentativo. Tori-san si fece loro incontro ed artigliò la spalla del Capitano gracchiando felice per aver trovato la sua abituale sistemazione. Quando entrarono insieme in plancia, i pochi presenti si voltarono a guardarli, limitandosi ad un cenno di saluto. Solo Yattaran la fissò un secondo più del solito, poi fece il suo rapporto ad Harlock.
Il quale fece chiamare Andy da Maji: mancavano poche ore al loro approssimarsi al sistema di Bellatrix e bisognava capire quale fosse la strategia migliore da attuare per riuscire ad operare al meglio in merito a quanto accaduto.
   
 
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