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Autore: Hitchhiked    14/06/2016    1 recensioni
Ripensando alla mia vita riesco a suddividerla in piccoli spezzoni, che rappresentano i momenti più importanti da me vissuti.
Amo chiamare Trailer questi momenti di pazzia random, nei quali la mia vita sembra un film.
Con la differenza che non è un film ma la mia vita, o almeno lo era.
In questa storia vi narrerò di come ho conosciuto i miei migliori amici.
Nata come idea di un racconto a sei mani, ma a causa degli eventi successivi non è mai successo nulla di simile.
Quindi, si.
Dedico questo racconto a Dan.
Dedico questo racconto ad Elia.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era un Martedì quando conobbi Daniel Charlton. 
Non mi ricordo precisamente che anno fosse, probabilmente come periodo era inizio Dicembre o giù di lì.
Bazzicava vicino ai binari del treno, che si snodano tuttora verso la periferia nell’ex-zona industriale della città, dove ormai si vedono solamente grigie fabbriche abbandonate dai vetri rotti.
Indossava un maglione verde col collo alto e teneva mano una bottiglia di Sprite mezza ghiacciata senza etichetta.
Lo vidi che era seduto in mezzo alla neve, gambe incrociate, circondato da impronte di scarpe che posso solo ipotizzare essere sue, come se avesse corso in cerchio.
“Hai una sigaretta?” mi chiede.
Odio gli scrocconi. 
Gli allungo una sigaretta, l’accendino e mi siedo nella neve.
Non mi ricordo quale fu la prima cosa che gli dissi, fatto sta che poi cominciò a parlare ininterrottamente, come fosse una macchinetta.
Odio chi parla troppo.
Probabilmente anche disse il suo nome, ma blaterava così tanto che non lo sentii.
Cianciava su questo tema che doveva fare, sigaretta in una mano e Sprite nell’altra.
Fece una battuta.
Siccome io non risi, disse: “Se sei una brava persona dovresti ridere”. 
Nemmeno gli risposi. 
Riprese a parlare e questa volta attaccò con psicologia. Freud. Proprio ciò che mi serviva in quel fottuto giorno nuvoloso e freddo.
A quel tempo non sapevo nemmeno quale fosse il suo nome: era un pazzo seduto nella neve prima di Natale, non mi fregava niente né riguardo alla sua opinione sulla psicoanalisi e sull’analisi terminabile, né riguardo alla sua opinione su qualsiasi altra cosa in questo universo.
E avevo della neve nei calzini.
Sapevo che non mi piaceva come persona e che sarebbe scomparso velocemente dalla mia vita. 
Ripensandoci ora non ho mai avuto idee più sbagliate.
Stava ancora parlando dell’ipocrisia delle persone quando passò sferrgagliando il treno delle sei e dieci ed io mi ricordai che alle sei e qualcosa dovevo essere da qualche altra parte.
Ironico come in quel momento fosse così importante dove dovevo andare; ora non è sicuramente il motivo per cui mi ricordo quel giorno.
Quella fu la prima di una serie di volte nelle quali voltai le spalle a Daniel Charlton; così andai via senza dirgli una parola, labbra blu per il freddo.
Mi stufavo di stare a sentire Dan che parlava e parlava, a un certo punto semplicemente andavo via... vorrei fosse così ancora adesso. 
Non fraintendete, alle volte stavo ad ascoltarlo per ore, pendendo dalle sue labbra sempre tirate in un sorriso Dandy, mentre mi raccontava aneddoti vecchi di secoli.
A volte diceva cose giuste, il vecchio Dan.
Altre volte, però, semplicemente non ne potevo più di quel fiume di parole; mi chiedo se allora si è mai accorto che nessuno lo stava effettivamente ascoltando.
Mi ha sempre capito, e non si è mai arrabbiato con me per averlo abbandonato in mezzo alla neve, poco prima di Natale, a farneticare su Freud, un gran bella persona, il vecchio Dan.

Potrei affidare a questo momento a Hand in Gloves degli Smiths.
Ripensandoci, solo ora, dopo qualcosa come anni riesco a capire che aveva citato questa maledetta canzone, giusto per farmi capire che tipo di genio era, e riuscire poi a catturarmi come un’ape nel miele, in quella che è stata la sua mente contorta. 
Non ho mai avuto indietro il mio accendino.
Scroccone




Le recensioni fanno girare il mio piccolo mondo.
Sarebbe fantastico se scriveste anche solo "ciao", ma ancora di più se fosse una vera recensione, con critiche e tutto, intendo.
   
 
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