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Autore: herr    14/06/2016    2 recensioni
Hilda è una giovane giornalista di Castelia che rischia di perdere il lavoro quando comincia ad instaurare un rapporto di scambio con un misterioso individuo di nome N. Grazie a lui, Hilda riuscirà a brillare nel mondo del giornalismo, ma comincerà a capire che per mantenere il gioco — e l’attrazione — di N dovrà rinunciare a ciò che le è più caro, mentre Castelia si farà sempre più pericolosa ai suoi occhi.
{ ferriswheel ; Hilda centric ; introspettivo qb ; pain and suffering }
COMPLETATA, FOR FUCK'S SAKE


« Non erano questi i patti »
« Quali erano, i patti? »
« Mi hai ingannato »
« L’ho fatto? Ti ho dato quello che volevi, Hilda. Non hai mai voluto il tuo lavoro, quello che volevi era un senso alla vita spenta che conducevi, ed eccomi qua. Questi erano i patti »
Genere: Drammatico, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellocchio/Looker, N, Nuovo personaggio, Team Plasma, Touko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cards - Hilda Baskerville's story '
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PREVIOUSLY ON CARDS Hilda parte per Nimbasa City grazie ad un biglietto regalatole da N, il quale si vede costretto ad interrompere la sua relazione con la ragazza da Zinzolin. Il saggio, inoltre, termina lo scambio di favori tra lui e Grimsley.

« Io, Shauntal Livingstone, dichiaro il mio voto a favore per Iris Youstress come Campionessa della Lega di Unova e Capo di ogni istituzione legata ad essa. Il mio voto è irrevocabile. Il voto verrà ritirato solo in caso l’intera Elite, dietro speciale riunione, decida di revocare la carica alla Campionessa »
 
Chapter IX
Now You See Me, Now You Don't


 
 
presente — Castelia City — 26/10/11
Zinzolin poteva sentirlo scorrere nel suo sangue, qualcosa di importante stava accadendo in quegli esatti momenti, qualcosa lentamente si muoveva. Nella grande sala da pranzo, la luce cadeva a fiotti dalle finestre, generando coni luminosi in prossimità delle zone più polverose ed un suggestivo effetto Tyndall. L’aria era tersa, fredda, silenziosa.
« Il signor Marshal ha confermato. Shauntal ha acconsentito ad eleggere Iris come Campionessa, davanti al resto dell’Elite Four ed ai segretari ministeriali. Ha bisogno di altro, signore? »
Zinzolin asserì con un cenno della mano, indicando al ragazzo di sedersi in parte a lui. « Sai perché ho deciso di scegliere proprio te, fra le tante reclute del Team Plasma, come mio referente? »
Il ragazzo tentò di replicare qualcosa, ma venne prontamente bloccato dall’altro. « Esatto, non c’è un motivo. Tutte le reclute, voi reclute, siete terribilmente noiosi e sciatti, non brillate per particolare intelligenza e riuscite come solo pochi riescono ad innervosirmi » si prese una pausa, eludendo lo sguardo interrogativo del suo sottoposto « e la domanda che ti starai chiedendo è: perché me lo sta dicendo? »
Si alzò dalla sedia, allontanandosi di qualche passo dal tavolo. Alzò lo sguardo alle finestrate colorate, e continuò a parlare nel diretto fascio di luce « Perché un uomo intelligente e carismatico come me, Zinzolin, dovrebbe anche solo sprecare tempo a parlare con te? 
« No, non dire nulla, non sapresti la risposta », scosse il capo, « è da tempo che mi pongo questa domanda. La verità è che non c’è una risposta, Ghetsis aveva piani ben diversi. Ah! Ghetsis, che uomo! Un discreto condottiero, non ha mai brillato per intelligenza, è per questo che ha scelto Bronius… ma fortunatamente non è più un problema.
« Che vita grama, la mia! » esclamò « ma cosa parlo con te, cosa capiresti. Sei un essere inutile, tu. Ed a proposito di esseri inutili, quel Grimm, Gromly, Grim… »
« Grimsley, signore » 
Un sorriso inarcò le labbra dell’anziano « Grimsley, esatto. Lo voglio morto, non importa quando, come, perché, morto. Uccidetelo, e se possibile fate in modo da farlo sembrare un suicidio, magari… » si prese una lunga pausa, guardandosi attorno alla ricerca di qualcosa, rivolgendo occhiate interrogativi ai muri, come aspettandosi una risposta « nulla, nulla, vai pure tu, esegui gli ordini »
Il ragazzo si congedò e se ne andò.

 
ϡ
 
 
presente — Opelucid City — 26/10/11
« Pronto, Looker? » 
Shauntal fece scivolare una tessera magnetica all’interno della sottile fessura che separava la porta dallo stipite, il telefono incastrato tra la spalla e l’orecchio destro.
« Sì, sì, sono Shauntal, è urgente, posso parlarti? »
Udì un cenno di asserzione, seppur a suo dire seccato.
« Perfetto. Ecco, volevo dirti… » udì un suono metallico sbloccare la porta « volevo dirti che, purtroppo, ho votato a favore di Iris nella elezione. So che— sì, ma ascoltami, ti prego—
« Dopo giorni interi che stavo dietro a questo caso, ti permetti di dirmi questo?! »
« Ascolta Looker, non è così semplice, ho dovuto farlo. Grimsley, dopo esser tornato da Castelia, si è mostrato molto strano ed ostile nei confronti degli altri Elitari. Non so bene perché, ma anche Marshal mi è sembrato alquanto strano »
Fece ruotare la porta sui cardini, e dopo averla semiaperta cercò di attraversare quei pochi centimetri di spazio che si era creata, onde evitare di destare troppo l’attenzione di un possibile osservatore.
« Mi è difficile crederti, dato che ogni tuo passo si sta dimostrando sempre più incosciente e contraddittorio con quanto sostenevi prima »
« Looker, devi ascoltarmi, ti prego, non è una situazione facile la mia » abbassò improvvisamente il tono di voce, attraversando la stanza a passo felpato, e sussurrò « ho bisogno del tuo aiuto, veramente »
« La conversazione finisce qui »
« No, no, Looker, asp—
Un suono continuo e ripetuto decretò la fine della conversazione. Immaginò, dall’altra parte della cornetta, l’uomo, chiudere con forza e rabbia la chiamata, convinto di aver compiuto così la scelta giusta. Non poteva biasimarlo, dopotutto, ma in cuor suo sperava che una parte di lui tornasse da lei pronto ad aiutarla.
Ma non accadde.
Attraversata la stanza, in breve tempo riuscì a trovare l’ufficio di Marshal, anche se ci mise un po’ a capire che quelle quattro mura contenenti appena un divano molto spartano ed una televisione fossero la stanza che, sulla mappa, veniva descritta come Ufficio. Le riviste di bodybuilding impilate nell’angolo della stanza rappresentavano il perfetto spettro degli interessi dell’uomo, il quale QI — ne era certa — non superava le centinaia. 
Con sua grande fortuna, un blocchetto per gli appunti era esposto in bella vista su di un piccolo sgabello, e non le volle molto a recuperare da lì tutte le informazioni che le servivano. O, per meglio dire, l’unica informazione, assieme a qualche decina di pagine bianche che si susseguivano una dopo l’altra. Afferrò la cornetta appesa alla parete, e digitò il numero.
« Signor Marshal? »
Una voce maschile, non superava i trent’anni, rispose prontamente alla chiamata della giovane. Era calmo, rilassato, e nessun rumore di sottofondo giunse alle orecchie della corvina, nulla che potesse farle capire l’interlocutore.
Shauntal prese quanta più aria possibile nei polmoni e non emise un suono.
« Signor Marshal, aveva bisogno di qualcosa? » fece la voce, infastidita.
La ragazza era stata presa alla sprovvista, i secondi passavano ed il ragazzo dall’altra parte della linea non pareva voler sostenere un silenzio così a lungo. Con la cornetta fra la spalla e l’orecchio cercò nel suo telefono delle registrazioni dell’uomo, con la certezza di poter giocare il giovane misterioso.
« Che altro posso fare? » emise il cellulare, scaturendo in pochi istanti la risposta del ragazzo.
« Zinzolin non ha ulteriori compiti per te, ti chiedo di non richiamarci più » riattaccò.
Buttò giù il discorso appena avuto sul blocchetto, lo cacciò in tasca ed uscì dalla stanza, lasciando ogni cosa com’era prima del suo passaggio. 

 
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presente — Nimbasa City — 26/10/11
2:27 PM
N
Stai sopravvivendo anche senza di me?

Erano dieci minuti che si era ritrovata a fissare quel messaggio dal cellulare, in dubbio se prenderlo a parole o lanciare una sfilza di emoji al giovane. Capì brevemente che qualsiasi suo gesto avrebbe innescato una reazione a catena, e cercò di arrangiarsi come meglio poteva.
2:38 PM
client — N
Sono ancora viva e vegeta per sopportare i tuoi messaggi

Si sentì realizzata nel scrivere quelle parole.
Dove sei arrivata, Hilda, si ripeteva. 
Dlin dlin.
2:38 PM
N
Mi sorprendi sempre di più

Spense il cellulare, ed alzò gli occhi all’edificio che le si trovava di fronte in tutta la sua magnificenza. Il Teatro Musical, uno degli edifici più importanti per quanto riguardava le arti musicali nella città, tanto che la sua fama aveva varcato gli oceani e sul suo palco si erano esibite persone dello spettacolo del calibro di Lisia e del suo Altaria, Alty, e non c’era da stupirsi se non fosse anche uno dei principali monumenti di rilevanza artistica. L’edifico, nel suo complesso, rappresentava perfettamente l’idea di città colorata e festosa che Nimbasa dava di sé: una complessa scenografia di luci al neon sormontava il tetto del teatro, una struttura circolare che dava le spalle ad uno dei maggiori parchi della città, il Jekyll Emerald Park.
L’interno stupì la castana almeno quanto era rimasta sorpresa dall’esterno: una hall ricoperta da marmo bianco panna e cremisi di un’eleganza quasi eterea, alle quali pareti figuravano, sotto vetro, locandine e foto dei più importanti e salienti momenti ai quali quell’edificio aveva assistito. V’era poca gente per l’ora, ma sicuramente come la sera sarebbe scesa quel luogo sarebbe stato gremito di persone affannate ed affannanti per guadagnarsi un posto nello spettacolo serale.
Si avvicinò titubante ad uno sportello sulla destra, giocherellando con una brochure della stagione sinfonia 2011-2012. « Buongiorno, sa se per caso è possibile fare un giro turistico del teatro? Anche solo darci un’occhiata »
« Certamente, signora » fece l’altro, frugando in un cassetto sottostante la sua scrivania « dovrebbe… ecco! Qua, vede? » fece scivolare il depliant sotto lo schermo di vetro « tra poco dovrebbe partire il primo pomeridiano, è ancora in tempo per comprare il biglietto »
« La ringrazio molto, quanto le devo? »
« 10 Yen, grazie »
Consegnò la somma dovuta al cassiere, che in ritorno le diede un grazioso biglietto recante la sigla del Teatro e come procedeva a sedersi si vide chiamata da un bizzarro e pittoresco uomo dall’accento francese.
« Bonjour, madame! Mi permetta di presentarmi » esclamò, esibendosi in un vistoso baciamano « Alfred Lefevbre al suo servizio. Ho visto che ha comprato un biglietto per il giro turistico del Teatro, non è così? »
Hilda accennò ad un gesto del capo, titubante.
« E allora sono lieto di comunicarle che questo è il suo giorno fortunato! Avrà il piacere di avere una visita completa in questo bellissimo edificio con il sottoscritto solo e soltanto per un’esperienza unica ed indimenticabile! »
L’uomo sfoggiò un sorriso a 32 denti, indietreggiò e fece segno alla giovane di seguirlo, la quale, seppur molto titubante, decise di accettare l’offerta, perdendosi dentro un lungo corridoio dorato.
« Prima di tutto, direi di cominciare con delle notizie storiche. Il Teatro Musical fu costruito tra il 1876 ed il 1881, da un disegno di un certo Fabrice Monroe, un ricco nobile locale che progettò e pagò parzialmente i costi di costruzione dell’edificio, e, come da testamento, fu lasciato al comune di Nimbasa in regalo »
L’uomo era alto, più o meno come lei, e pareva alquanto familiare alla giovane seppur senza alcun reale motivo. I capelli erano raccolti probabilmente dentro il capello a cilindro che portava anche in quel luogo chiuso, e gli abiti dovevano essere a più strati ché non riusciva a descrivere fisicamente il corpo. In qualche modo pensava che l’accento francese fosse una semplice imitazione.
Alfred s’insinuò in corridoio laterale, anch’esso elegante e raffinato come il precedente. Un tappeto rosso cremisi rivestiva il pavimento, ed ai lati appese le locandine di spettacoli e concerti dal vivo.
« Su questo palco sono salite le personalità più importanti dello spettacolo degli ultimi cento anni, sono sicuro che lo saprai meglio di me, ma per dirti qualche nome, Fantina Dumas e Lisia Graceful, e ovviamente molti altri »
Prese un altra svolta, incamminandosi per un angusto e buio passaggio che non pareva aver uscita « Ma ora, se vuole capire nella sua completezza il teatro, non può che vederlo di persona »
Seguirono uno sbocco luminoso, rivelandole una vista ancor più stupefacente di quella esterna, ed era tutto dire. Un teatro circolare, di stucchi dorati e scherzi neoclassici lungo tutte le facciate, e cosa ancor più strepitosa il soffitto, un’opera a parte di straordinaria magnificenza.
« Wow… »
« Il suo viso dice tutto, signorina, vuole vedere anche la platea? »
Hilda gli rivolse uno sguardo languido e speranzoso « È possibile? »
« Ma certo, madame! »
Risalirono l’angusto vicolo, e tornati nel corridoio principale raggiunsero il piano basso, dove la giovane poté osservare e toccare con mano cotanta bellezza artistica. Le sembrava un sogno, tanto sfarzo che anche il più labile ricordo le sarebbe bastato per l’intera vita ad una piccola ragazza di provincia come lei in un luogo così regale.
« È veramente fantastico, la ringrazio moltissimo signor… »
Si soffermò sui lineamenti del ragazzo, cercando nella memoria il ricordo del suo nome, ma fallì nel tentativo.
Cogliendola di sorpresa, si sollevò il cappello e si levò la giacca che portava, rivelando una folta chioma verde e degli abiti a lei molto più comuni « Non mi riconosci, Hilda? »

 
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presente — Castelia City — 26/10/11
Anche attraverso un vetro, il profilo dei grattacieli di Castelia appariva maestoso ed imponente. Scintillanti guglie che slanciate toccavano il cielo, alternate a tozzi palazzi ed a ben più basse abitazioni, che in un decrescendo arrivava al mare, nella più totale calma e pace. Il mare, quel giorno, era placido e spoglio da navi.
« Signorina, è interessata ad una carta da turista? Castelia offre molti luoghi da visitare »
Julie sorrise alla cassiera dello Skyarrow Bridge. « No, grazie, ma starò in città per pochi giorni »
« Visita un amico? »
« Più o meno » arricciò le labbra « un amico di un amico, ecco »
Strinse la lettera in mano, osservando lo skyline della metropoli accoglierla come attraversava il ponte. 

 
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presente — Opelucid City — 26/10/11
Shauntal finì di sistemare i fogli e guardò soddisfatta il risultato del suo lavoro: decine di pagine contenenti ricerche su Zinzolin e su ciò che aveva recuperato cercando il suo nome nella rete. A quanto pare, faceva parte di un’associazione molto ambigua chiamata Team Plasma, molto attiva nella regione per quanto riguardava la liberazione dei Pokémon, e recentemente molto chiacchierata sopratutto grazie a degli articoli di una alquanto misteriosa e sconosciuta giornalista, Hilda Baskerville. Non era molto a suo agio con gli strumenti tecnologici, ma in pressapoco due ore riuscì a compilare fogli e fogli di notizie a favore della sua teoria, e, ne era certa, sarebbe riuscita a guadagnare nuovamente la fiducia di Looker.
In quegli attimi di contemplazione, uno zampillo di luce accese il cellulare e le ricordò dell’imminente conferenza stampa per rendere pubblica l’elezione della neo campionessa, cosicché dovette affrettarsi per giungere in orario a quell’evento cui non aveva intenzione di mancare. Le acque si erano mosse, e poteva giurare che qualcuno — quel Zinzolin, se suoi piani erano esatti — sarebbe spuntato da un momento all’altro sotto i riflettori. 
Recuperò il vestito da gala che aveva fatto sistemare per l’occasione e fu giusto il tempo di scrivere un memo Mostrare a Looker che appiccicò al plico di fogli per poi uscire spedita.
Ad aspettarla, come ogni mattina, vi era la macchina disposta ad ogni Elite che, accostata sul ciglio della strada, attendeva l’arrivo della corvina.
 « Buongiorno, Fred, conosci la destinazione? »
L’anziano uomo alzò il pollice « Sala dei Congressi, signorina Livingstone »
« Molto bene. E cerca di fare in fretta, siamo in ritardo »
« Ai suoi ordini » 
La vettura partì sfrecciando fra le strade della soleggiata Opelucid, l’antica capitale di Unova, riuscita ad elevarsi come centro politico e culturale della nazione contro la dura e frenetica Castelia, che per il suo mare ed il suo sviluppo industriale nell’ultimo secolo era uscita dalle ombre dell’anonimato arrivando a competere come porto solo a Virbank City. Si era sempre ritenuta fortunata di esser nata lì, aveva portato la sua provenienza come motivo di orgoglio durante la sua vita ed avrebbe fatto di tutto per proteggere sia essa che la regione da chiunque avesse voluto rovinarla, Team Plasma incluso.
Soprappensiero, non si accorse che la macchina già da alcuni minuti si era fermata, e che il paesaggio esterno al finestrino era rimasto immutato, congelato in una visione aerea della città. Si adoperò ad abbassare lo strato di vetro, accorgendosi della lunga fila che stanziava sul ponte della sopraelevata, che come un arco attraversava un importante snodo autostradale della regione.
« Come mai ci siamo fermati? »
L’uomo sporse il capo all’esterno, esalando del fumo « Dev’esserci stato un incidente »
« Riesci a capire se è possibile procedere? Ho una certa fretta »
L’uomo aprì la portiera dell’auto, senza proferire risposta, e si allontanò in direzione dell’incidente, assieme ad una moltitudine di persone che, lasciate le proprie vetture, erano alla ricerca di spiegazioni.
« Vediamo cosa c’è alla radio… » sussurrò, sporgendo il busto in avanti e portando la mano alla manopola della radio « uh, non era accesa » e premette il pulsante. 
La macchina andò in fiamme, ed una coltre di fumo si alzò dall’automobile.

 
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presente — Nimbasa City — 26/10/11
« Non pensavo di trovarti anche qua, sai? »
N cinse la vita della ragazza, portando il suo braccio attorno a lei. Sorrise, lasciando del tempo prima che la risposta giunse dalle sue labbra.
« E perché? » rise lui, volgendo lo sguardo alla compagna « di cosa dovresti aver paura? »
Hilda alzò lo sguardo al cielo, all’arcata celeste che di sera si tinge di blu e s’illumina del pallore lunare, ed incrociò lo sguardo con la maestosa ruota panoramica che svettava nello skyline di Nimbasa. Evitò di rispondere alla domanda del ragazzo: non aveva intenzione di rivangare episodi e vicende sepolte nel passato, tutto ciò che voleva fare era godersi la serata in compagnia di N, senza pensare alla sua vita di ritorno a Castelia.
« Nimbasa la sera è così bella… pensa quanto sarebbe romantico salire sulla ruota! »
Il ragazzo arricciò le labbra « Non metto in dubbio che sarebbe decisamente bello, ma pensi che sia ancora aperta? »
Fece uno scatto in avanti, lasciando la giovane indietro, e in breve tempo raggiunse l’obbiettivo sfavillante e colorato che si era prefisso. Hilda, al contrario del ragazzo, la prese con molta più calma, godendosi a fondo quell’atmosfera serale così magica che pervadeva l’aria.
« Allora? » urlò lei, a qualche metro di distanza dal ragazzo « è aperto? »
« L’ultimo giro, pensi di farcela? »
Inarcò le labbra in un sorriso eccitato « Non vedo l’ora! »
Vide una cabina a forma di cuore fermarsi all’altezza terrena, e allungando il passo riuscì a raggiungerla prima che si chiudesse, cominciando l’ultimo giro della giornata. N sorrideva, un sorriso che su quelle labbra non aveva mai visto prima. Sembrava quasi diverso ai suoi occhi, un N più gentile di quello che aveva conosciuto, meno freddo; non seppe dire se facesse finta di farlo o se fosse realmente così, tuttavia riuscì a scacciare quel pensiero dalla testa, concentrandosi solo su quello che veramente vedeva.
« Siamo riusciti a prendere la cabina a cuore! »
N sorrise « Non è stato molto difficile, è la prima che passa. Dopo sarebbero rimaste le picche, i quadri ed infine i fiori, decisamente meglio i cuori »
Seguitò una breve pausa, mentre deliziati dal panorama che quella ruota offriva i due, accoccolati, non avevano proferito parola. Ancora i piedi, la castana avvicinò il capo al vetro, ammirando estasiata il gioco di luci e colori che offriva Nimbasa la sera, ed afferrò la mano al giovane.
Si voltò verso di lui, ed avvicinò le sue labbra a quelle del ragazzo, portando il suo braccio destro attorno il collo del giovane. N, di suo, si spinse verso l’amata, chiudendo quella meravigliosa con un lungo e dolce bacio.

 
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presente — Castelia City, ospedale — 27/10/11
Il tiepido pallore lunare gettava macchie di luce sugli abiti candidi della donna. Attraverso una persiana, la luce penetrata giungeva nella camera sotto forma di fasci luminosi sul suo letto d’ospedale, lasciando spazio ad un suggestivo gioco di ombre.
I capelli castani erano disposti a raggiera sulle bianca lenzuola, il viso era contratto in un’espressione di fastidio, nonostante fosse assopita. Sottili lamenti uscivano dalle labbra della donna, rimbalzando sulle pareti e riecheggiando nell’ambiente. Finalmente, dopo interminabili ore di assenza nei movimenti, la sua mano destra riprese vita e si contrasse. Sbatté le palpebre, e come aprì gli occhi vide dinanzi a lei un’infermiera pronta ad aiutarla.
« Signorina, sono così contenta che lei si sia svegliata! Un suo amico era giunto a portarla in ospedale, ma d’allora non si è più fatto vedere »
La donna si mostrò confusa, lanciando occhiate sommarie attorno a lei.
« Non si preoccupi, sta bene. Pensiamo abbia un’amnesia temporanea, nel frattempo veda se questo biglietto da visita può aiutarla, l’abbiamo trovato nella giacca che indossava »
L’infermiera allungò un riquadro di carta sgualcito alla donna, che rigirò in mano qualche secondo prima di leggere.
« Natalie… Natalie Inkgard? »



Bye bye

È ufficialmente finita la prima midseason di Cards, alla quale ne seguirà subito una seconda. O meglio, non ci sarà nessun tipo di pausa, ma per quanto riguarda gli aggiornamenti saranno meno frequenti poiché non è ancora stata scritta. Durerà anche essa nove episodi e con la sua conclusione finirà anche la storia, ma abbiamo ancora una lunga strada da fare.
Il decimo capitolo, che apre la seconda mid, verrà pubblicato in circa una settimana, e si chiamerà "The Blind Beholder". Vi interessava, sì.

herr
   
 
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