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Autore: viveremillevite    14/06/2016    0 recensioni
*tratto dal primo capitolo
Sapeva di star commettendo una pazzia ma in quel momento non si sentiva cosciente delle sue decisioni.
Nel suo cuore ruggiva un urlo di speranza,la voglia di scoprire la felicità le picchiava contro la cassa toracica e il petto e partire per un posto lontano e sconosciuto le sembrava l'unico modo di ubbidire al suo istinto di sopravvivenza.
"Fontainebleau,Francia 10:30"
Lesse in uno dei tanti schermi.
In una tasca dei pantaloni scovó il suo telefono,lo prese e lesse l'orario. Mancavano due ore;non le restava che correre ad assicurarsi che i biglietti non fossero terminati.
* QUESTA STORIA è PRESENTE ANCHE SU WATTPAD SOTTO L'UTENTE viveremillevite NON CHE L'UNICA E VERA AUTRICE DELLA STORIA.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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2.

Quando Cindy arrivó all'aeroporto di Fontainebleau erano le tre del pomeriggio;la Francia era ad  un'ora di fuso orario dall'Inghilterra. 
Dopo aver recuperato i suoi bagagli,si inoltrò per le strade e gli ingenti parchi verdeggianti che caratterizzavano la città. 
La stanchezza aveva da poco iniziato a farsi sentire. In aereo Cindy non aveva chiuso occhio per tutto il viaggio tanto forte era l'adrenalina.
Cosa avrebbe fatto adesso? 
Era lì non per condurre una vita da barbona,ma per crearsi una nuova vita e far finta che il dolore che permeava l'altra,non fosse mai esistito.
La prima cosa da fare era trovare un lavoro che le desse un sostentamento,i soldi che aveva dal fondo universitario non sarebbero durati per sempre.
Per gran parte della giornata però,Cindy non trovó altro da fare se non vagare nelle strade accoglienti di quella città sconosciuta in cui si era imbattuta.
Sin da bambina aveva amato tutto quello che riguardava la natura e a Fontainebleau essa era sovrana ;folti alberi si elevavano alti nel cielo,cespugli fioriti decoravano le strade e distese di verde fornivano lo spazio perfetto ai bambini per giocare all'aperto. Numerosi monumenti e piccoli castelli dello stile classico e rinascimentale non la facevano sembrare poi tanto diversa dalla sua città natale.
Passó senza farci caso avanti ad una pasticceria;il caldo profumo dei dolci le arrivó dritto alla narici e le fece contrarre dolorosamente lo stomaco. Non ricordava con precisione a quando risalisse l'ultima volta che aveva messo qualcosa sotto i denti,quattro giorni  prima o poco più.
Nelle vetrine del negozio erano esposti dolci di tutti i gusti,con qualsiasi guarnizione,ricoperti di panna o di cioccolato,decorati con frutta o zucchero al velo o polvere di cacao.
Una fame irrefrenabile si scatenò nella pancia di Cindy e prima che potesse indugiare un minuto di più  difronte a quella vetrina, afferrò la maniglia della porta ed entrò.
Il profumo si fece più insistente e dietro ad un lungo bancone le sorrideva una donna dalla pelle chiarissima e folti capelli ricci.
-"Buongiorno e benvenuta"- disse la donna in un disinvolto francese.
Cindy conosceva abbastanza il francese,lo aveva studiato alle medie e per cinque anni al liceo.
-"Buongiorno."- salutó a sua volta.
Cindy sentì alle sue spalle la porta aprirsi e poi richiudersi,segnale evidente che era entrato qualcun'altro. Ma non si voltò,era troppo attenta ad esaminare con lo sguardo le delizie esposte sul bancone e sugli scaffali adiacenti.
-"Posso consigliarle un dolce?"- chiese la donna con voce gentile e pacata.
-"Certo."- 
Passi leggeri si muovevano alle spalle di Cindy,ma lei ancora non se ne curó.
-"Abbiamo questi deliziosi dolcetti al limone"- Inidicó dei pasticcini poco distanti -"Oppure dei biscotti al cioccolato,o alle mandorle"- Cindy era seriamente preoccupata di star capendo qualcosa per un altra.
Quando stava per rispondere un'amara consapevolezza le piombó addosso.
Tutti i soldi che aveva,ogni singola monetina che possedeva,era valida per il Regno Unito da dove veniva,non di certo per la Francia.
-"Mh...devo andare,mi scusi."- parlottò Cindy in un francese stentato e insicuro;quindi raccolse le sue borse,si voltò e velocemente uscì dal negozio scansando a stento le altre persone all'interno della pasticceria.
Iniziava a spaventarsi,come aveva potuto essere così incosciente? E adesso dove avrebbe potuto cambiare le sterline in euro,la moneta francese?
Intanto non aveva smesso di camminare,come se dietro di lei ci fosse qualcuno a seguirla da cui non farsi acchiappare.
Qualche ora più tardi il pomeriggio aveva lasciato il posto alla sera;il cielo era stato coperto con un immenso lenzuolo blu e migliaia di stelle riversavano dolcemente la loro bianca luce nelle strade affollate di Fontainebleau.
Cindy non aveva messo nulla sotto i denti per tutta la giornata e aveva trascorso gran parte del pomeriggio seduta su un marciapiede con lo zaino a modo di cuscino. La gente le passeggiava attorno come se fosse trasparente;nessuno la conosceva e non sembravano interessati a sapere chi fosse,tantomeno a capire perché vagabondasse in quel modo. Era una sensazione strana ma rassicurante;in quel momento lei era nessuno e chiunque.
Verso la sera,più il cielo si scuriva,più luminose diventavano le insegne al neon che invitavano i passanti ad entrare nei bar.
Uno,che Cindy poteva vedere in lontananza,era particolarmente affollato;gente che entrava o se ne stava nei pressi a chiacchierare o probabilmente ad attendere qualcuno.
Mentre Cindy si avvicinava,potè assistere alla scena di un ragazzo che strattonato da un grosso omaccione dalla pelle scura, veniva spinto fuori dal locale intimato a non tornare più. Quando l'omaccione sembrò aver staccato le sue grinfie dal ragazzo per rientrare all'interno del bar,eccolo riapparire e lanciargli contro uno zainetto che lo colpì dritto alla schiena,poi finalmente scomparve.
Il ragazzo raccolse lo zaino e se lo mise in spalla ma,al contrario di come aveva previsto Cindy,non camminò via. Dalla tasca del suo grosso cappotto verde militare estrasse una sigaretta,l'accese e iniziò a fumarla avidamente. Poi si lasciò ricadere con le spalle al muro,in prossimità dell'entrata.
Quando Cindy giunse davanti al locale sicura di voler entrare,il suo sguardo si incollò quasi incondizionatamente sul ragazzo che era stato cacciato. Era un ragazzo dai lunghi capelli biondi che gli ricadevano sul volto e sulle spalle. Aveva il viso piccolo,magro sotto la cascata di capelli dorati. La pelle era chiara,candida che faceva brillare come due fari i suoi piccoli occhi azzurri. Quando quest'ultimi si imbatterono nello sguardo di Cindy,la ragazza scorse guizzare nel centro di essi una luce misteriosa.
Cindy avvertì l'imbarazzo impossessarsi di lei tramite le sue guance che sentiva sempre più calde. Il ragazzo,invece,non sembrava minimamente scosso,reggeva con sfrontata sicurezza lo sguardo di Cindy. Le sue labbra si curvarono impercettibilmente in un sorrisetto divertito. Ma quasi subito dopo,le sue labbra rosee vennero coprite dalla sua mano fasciata con un guanto nero a mezze dita;si portò la sigaretta alle labbra e fece un grosso tiro.
Fu Cindy a perdere quella battaglia di sguardi che si era creata inspiegabilmente tra loro due,perché abbasso la testa ed entrò a passo svelto nel locale.
Quest'ultimo non era molto grande. Al lato opposto all'entrata c'erano lunghe vetrine di cristallo colmi di quelli che sembravano liquori. Sul cristallo riflettevano le luci colorate ad intermittenza piantate sul soffitto che allo stesso tempo coloravano una piccola pista da ballo circondata da tavolini quadrati.
Dopo qualche minuto passato a guardarsi intorno,Cindy venne accolta da una cameriera;una ragazza alta e snella con i capelli corti e scuri. 
-"Benvenuta,posso aiutarti?"- Disse la cameriera con un grosso sorriso incoraggiante stampato tra le labbra.
-"In realtà sono qui perché sarei molto interessata ad un lavoro."- Al termine della frase,Cindy tirò un respiro di sollievo. Aveva temuto di non riuscire a dirlo correttamente.
-"Guarda,il capo ha appena cacciato uno che lavorava qui. Forse può rimpiazzarlo con te,almeno per stasera. Credo."-
La memoria di Cindy corse al ragazzo di prima.
-"Aspetta qui."-

La cameriera dal taglio di capelli sbarazzino tornó poco dopo accompagnata dal grosso omaccione che con enfasi aveva gettato il ragazzo fuori dal bar.
Aveva con se,che gli pendeva dalle mani,lo stesso grembiule che stava indossando la cameriera al suo fianco.
L'uomo fece vagare il suo sguardo arcigno su Cindy e poi sbottò-"Ho perso un dipendente oggi. Ho bisogno di qualcuno che lavori. Lavorare,non chiacchierare né perdere tempo né prendersi pause. Stasera sei di prova,non ti pago. Se farai tutto come ti sto dicendo potrai venire a lavorare anche domani. Lavorare,non chiacchierare né perdere tempo né prendersi pause. Ti do cinque minuti per vederti a lavoro. Claudia ti spiegherà tutto mentre servirete i clienti"-
Detto ciò le lanció addosso il grembiule e le voltó le spalle.
Cindy non grandí affatto quel gesto,infatti stava per infierire contro l'uomo;poi si disse di fare un gran respiro e restare tranquilla.
I buoni propositi di Cindy furono messi al limite della sopportazione:Arthur,l'omaccione che l'aveva "assunta",in meno di due ore aveva stuzzicato,preso in giro e insultato Cindy innumerevoli volte,sempre con scuse diverse. L'accusava di essere troppo lenta,troppo poco sorridente,troppo impacciata. Ad un certo punto aveva anche iniziato a fare commenti affatto garbati riguardo il suo aspetto fisico e sul suo accento.  Claudia,la cameriera a cui era stato assegnato il compito di aiutare Cindy, aveva cercato più volte di confortarla dicendole che Arthur si comportava così con tutti e doveva semplicemente far finta che lui non esistesse.
Ma l'idea di continuare a farsi trattare così non sfiorava neppure la testa di Cindy che si tolse il grembiule,raccolse per l'ennesima volta le sue borse e uscì dal locale.
-"Peró!"- disse con stupore una voce alle sue spalle,facendola sussultare -"Una signorina che resiste per due ore sotto le grinfie di Arthur!"-
A parlare era stato lo stesso ragazzo con cui Cindy aveva scambiato sfacciati sguardi prima di entrare nel bar.
La ragazza gli rivolse uno sguardo severo,l'aveva spaventata e stava camminando al suo fianco come se fossero dei confidenti.
-"Iniziavo a chiedermi dopo quanto tempo gli  avresti attaccato il grembiule al collo."- il ragazzo rivolse di nuovo la parola a Cindy.
-"Perché non te ne vai?"-  Cindy era indispettita e aveva iniziato a camminare leggermente più veloce.
-"Cosa?"- 
-"Perché non vai via?"- ripeté quella volta scandendo meglio ogni parola.
-" Perché dovrei andare altrove se qui c'é una signorina inglese tanto carina?"- Il ragazzo accelerò il passo fino a piombare difronte a Cindy,impedendole di continuare a camminare dritto. Infatti la ragazza lo scansò e riprese il suo cammino.
-"Come fai a sapere che sono inglese?"- Sbottó. In un altro momento quella situazione,quel ragazzo le avrebbero suscitato una grande curiosità ma sentiva ancora la rabbia nel suo corpo a causa dell'esperienza di poco prima.
-"Mia madre era inglese e aveva un accento londinese quasi carino quanto il suo,signorina."-
Cindy si accorse immediatamente che il ragazzo aveva parlato della madre al passato,proprio come se essa non ci fosse più. Quindi sentì il suo passo rallentarsi involontariamente e quando avvertí un familiare senso di angoscia, strinse le mascelle della bocca.
-"Sapresti..."- inizió Cindy,poi si rese conto di non riuscire quasi a parlare e tiró un grosso respiro -"Sapresti consigliarmi un posto tranquillo dove andare a dormire? Una pensione,un motel,non so..."-
-"Certo che lo so."-
-"Bene,dimmelo allora."-
-"Oh signorina,lei cosa mi darebbe in cambio?"- 
Cindy scosse la testa con aria infastidita,in realtà si ritrovò incredibilmente a nascondere un sorriso .
Quel modo regale in cui si rivolgeva a lei,la lusingava e divertiva allo stesso tempo. E quei suoi modi eleganti,da signorino stonavano tantissimo con i suoi capelli poco curati e l'abbigliamento sciatto. Portava un lungo cappotto verde,dei jeans più consumati in alcuni punti e degli stivali marroni palesemente vecchi e molto usati.
-"Mi piacerebbe conoscere il suo nome."- disse il ragazzo come se avesse espresso un pensiero ad alta voce.
-"Cindy."- dichiarò,fingendosi annoiata.
-"Cindy..."- ripeté il ragazzo,ancora come se stesse riflettendo.
Ci fu un breve silenzio durante il quale i due continuarono a camminare vicini.
-"E il tuo nome non vuoi dirmelo?"- chiese Cindy,con un tono di voce più insistente di quello che avrebbe voluto .
-"Mi chiamo André"- le rispose con uno smagliante sorriso,porgendole la mano.
Per poterla stringere,Cindy dovette mantenere la seconda borsa con una sola mano.
André stava per parlare di nuovo ma Cindy lo precedette.
-"Adesso devi dirmi dove potrei alloggiare."-
-"É stato un piacere conoscerti,Cindy."- disse André smettendo improvvisamente di camminare.
Cindy fece lo stesso e allarmata disse-"Ehi ehi! Dovevi indicarmi un posto dove dormire! Sei un'imbroglione."-
Le piccole labbra di André si curvarono in un sorriso divertito,poi spinse lo sguardo oltre Cindy,invitando la ragazza a fare lo stesso.
Cindy si voltò lentamente;dietro di lei c'era un piccolo motel dalla grande insegna verde. "Pernottamenti 10 euro a persona" c'era scritto in un cartellone posto piú in basso.
Cindy si voltò di nuovo senza però avere il fegato di guardare André negli occhi.
-"Oh signorina,pensavo lei fosse più gentile. Ma non si preoccupi,so che é stato un grande piacere anche per lei incontrarmi. Altrimenti non si sarebbe fatta portare inconsciamente proprio dove volevo portarla. Le auguro una buona notte,signorina." André fece un veloce inchino e salterelló via. Cindy lo seguí con lo sguardo e lo vide roteare intorno un alto lampione reggendosi con una mano. Saltó su una panchina e gli camminó sopra,con un altro piccolo  salto salí su un muretto e riprese a camminare.
André si chinó furtivo su un uomo seduto ad una panchina sotto di lui,gli rubó il capello  e lo indossó. 
Dopo lo stupore iniziale,Cindy si ritrovò a sorridere.
Un breve istante dopo,l'uomo si alzó infuriato e iniziò a rincorrerlo. Ma veloce come un lampo,André guizzó in vicoletti stretti e bui facendo perdere le sue tracce.


Ciao a te che sei stato abbastanza curioso da arrivare fin qui.
Spero che il capitolo sia stato di tuo gradimento.
Un'abbraccio. D.

   
 
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