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Autore: ChrisAndreini    14/06/2016    5 recensioni
(Female Frisk. SansXFrisk)
"Ti odio e ti amo. Forse ti chiederai come questo sia possibile. Io non lo so, ma mi tormento" Catullo
*Tutti gli umani la guardavano come se fosse inferiore, ma lei aveva un potere enorme, un potere che nessuno poteva utilizzare, umano o mostro che fosse, oltre a lei.
*Cosa, cosa avevano fatto di sbagliato?!
Sans era sicuro che il sé della linea temporale precedente avesse fatto tutto il possibile, ma probabilmente quell’assassina non era altro che un’anima irrecuperabile.
*Che idiota!
Frisk non riusciva a credere quanto fosse risposto a rischiare pur di non vederla resettare.
Voleva dimostrare di poter cambiare il destino? Sans non poteva farlo! Era Frisk che aveva questo potere.
*Perché continuava a farlo?!
Sans non lo capiva, non ricordava i reset, e ogni volta cercava di trovare la verità, che però gli sfuggiva sempre di più, mano a mano che le linee temporali si susseguivano una dopo l’altra.
*Frisk aveva già la mano sul pulsante.
-Te lo prometto, Sans, è l’ultima volta!- disse, gettando il coltello a terra per asciugarsi gli occhi, mentre il mondo si scomponeva davanti a lei.
*Sperava solo che quello sarebbe stato l’ultimo reset, finalmente.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Flowey, Frisk, Sans
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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10° Genocide

Perché continuava a farlo?!

Sans non lo capiva, non ricordava i reset, e ogni volta cercava di trovare la verità, che però gli sfuggiva sempre di più, mano a mano che le linee temporali si susseguivano una dopo l’altra.

E ogni volta che vedeva il volto di quella bambina, un sentimento sempre più forte iniziava ad animarlo.

I sensi di colpa, la voglia di capirla, il pensiero costante che fosse salvabile venivano lentamente rimpiazzati da altro.

Quel briciolo di consapevolezza di un passato felice con lei iniziava a scomparire dalla sua mente.

E Sans iniziava, lentamente, ad odiarla.

Si sa, tra l’amore e l’odio il confine è sottilissimo.

E ogni volta, sempre di più, ciò che lo spingeva ad andarci piano, quell’esitazione che la prima volta lo aveva fermato dall’uccidere la bambina, scemava.

Non vedeva più una ragazza dal meraviglioso sorriso e dagli occhi pieni di bontà, ma solo uno sguardo vuoto e dei vestiti impolverati, impolverati di suo fratello, dei suoi amici, della sua gente.

E perché continuava?!

Sans se lo chiedeva di continuo, con rabbia e disgusto.

Dove la trovava, in quella desolazione, la determinazione per continuare. 

In quel momento Sans stava cercando in tutti i modi di scalfirla, ma lei sembrava conoscere tutti gli attacchi a memoria, e li evitava quasi annoiata, con sguardo basso, e attaccandolo ogni volta.

Lui non le parlava più, non ce la faceva, e sapeva per certo che lei conosceva già tutto quello che aveva da dire.

Arrivato al suo attacco speciale, che consisteva nel nulla, le lanciò un’occhiata, triste.

-Non so ancora cosa io ti abbia fatto, ma spero davvero che sia qualcosa di orribile, perché te lo meriti. Ti odio- le sussurrò, mettendo le mani in tasca.

Sembrava solo un finale come tanti.

Ma il prossimo reset sarebbe stato diverso.

Sarebbe stato il decimo reset di fila, e Sans iniziava a non avere più dubbi sulla cattiveria di quella umana.

Non avrebbe avuto esitazioni di nessun genere. 

Avrebbe cercato di finirla prima ancora che iniziasse.

Quando Frisk lo uccise di nuovo, Sans era quasi felice.

 

E Frisk notò la sua gioia.

“Bene, resetta di nuovo, adesso” commentò Chara annoiata. Odiava quella situazione quasi quanto Flowey, che li osservava spaventati e non aveva esitato ad esternare il suo pensiero petulante.

Frisk guardò Sans, iniziando a capire che quel comportamento non aveva portato a nulla.

Sans la odiava più di prima, aveva ucciso l’unica famiglia che aveva mai avuto e comunque non aveva ottenuto niente, continuava ad amarlo, a soffrire vedendolo morire, a soffrire vedendo morire tutti, e non trovava via di uscita.

La sua determinazione vacillava.

Ormai ad ogni reset non moriva, ma stava iniziando a credere che se fosse successo, lei non avrebbe avuto il coraggio di continuare, probabilmente si sarebbe arresa definitivamente.

Avrebbe dovuto farsi uccidere da Sans, oppure… 

Superò il pulsante di reset senza premerlo, sorprendendo Chara, e Flowey che la spiava nascosto dietro una colonna.

“Che stai facendo?”

-Vado da Asgore, voglio farla finita- rispose Frisk, scuotendo la testa, e asciugandosi le lacrime che ancora una volta erano riuscite a scendere e superare la barriera dei suoi occhi.

“Farla finita in che senso?!” insistette Chara, quasi spaventata.

-Non lo so- superò la porta incerta, e Chara approfittò del suo momento di debolezza, per far prevalere la sua determinazione.

Frisk non sentì più il controllo del suo corpo.

-Che sta succedendo?” provò a chiedere, ma le parole non le uscirono.

Sentì le sue labbra piegarsi in un sorriso, mentre avanzava senza volerlo verso Asgore, che la guardò confuso.

-Oh, salve, tu sei quella di cui i fiori mi hanno avvertito?- chiese.

“Chara, sei tu? Non puoi prendere il controllo al posto mio!” provò ad esclamare, ma non uscì un fiato.

-Che mostro sei, non lo riesco a dire- continuò a dire Asgore, facendo rimanere Frisk di stucco.

Cosa era diventata? Un mostro? No, non era un mostro, era qualcosa di molto, molto peggio. 

Entrarono in un combattimento, senza che Frisk potesse controllarlo.

Voleva premere il pulsante di reset, ma non poteva muoversi.

“Chara, smettila, smettila!” le ordinò, ma ormai il demone aveva pieno controllo del suo corpo.

Cosa aveva fatto? Avrebbe tanto voluto piangere, urlare, tornare indietro, resettare, ma non aveva la possibilità di fare nulla. Era impotente, di fronte ad un essere molto più determinato di lei che aveva preso il controllo.

Quell’impotenza era terribile, e mentre Asgore cercava di convincerla a non attaccarlo, confuso sulla situazione che non aveva mai vissuto, e Frisk sentiva di ucciderlo con le proprie mani che non poteva controllare, si disse che Sans aveva ragione, meritava di soffrire, meritava di non essere amata. E si promise che non avrebbe mai più permesso al potere, alla rabbia e alla disperazione di farla ritornare in quella situazione, sempre che fosse riuscita ad uscirne, in qualche modo.

Prima di riuscire a finire Asgore, dei petali lo colpirono, e poi distrussero la sua anima.

Flowey? Perché la aiutava?

-Chara, sei tu?- chiese, spuntando da dietro a dove prima si trovava il re, con un sorriso spaventato.

Frisk rimase zitta.

-Lo sapevo che l’avresti controllata, prima o poi. Come vedi io sono dalla tua parte, io sono sempre dalla tua parte. Sono il tuo migliore amico- era spaventato? Spaventato da Chara? Perché?

Frisk non capiva il terrore nel suo sguardo, e gli sembrò di notare anche una nostalgia e una speranza.

Frisk si sentì avvicinarglisi, ed in quel momento tutto quello che aveva fatto iniziò a crollarle addosso.

“No, non fare del male a Flowey” disse, conscia di non poter parlare, ma con la speranza che lei la sentisse, e si fermasse.

Il fiore fece indietreggiare la testa.

-Chara, siamo migliori amici… ti prego… ti prego…- la sua faccia assunse l’espressione di Asriel, ed iniziò a piangere.

-Ti prego non uccidermi!- supplicò, piangendo copiosamente.

“Ti prego, non ucciderlo!” esclamò Frisk, che avrebbe volentieri pianto a sua volta, se solo avesse potuto.

Ma la sua mano lo pugnalò, e lo pugnalò ancora, e a ancora, finché non rimase più nulla di lui.

Già nel combattimento contro Sans sentiva i suoi peccati scivolarle addosso come serpenti lungo la spina dorsale, ma in quel momento, mentre la sua mano uccideva quello che teoricamente era sempre stato il vero nemico, e che ora era la vittima, la sua vittima, le fece davvero male.

Lei e Flowey si erano punzecchiati tantissimo, odiati, lui l’aveva uccisa numerose volte, ma era stato il suo confidente, il suo aiutante. 

Nell’ultima pacifist da lei fatta aveva direttamente saltato la parte iniziale del suo combattimento ed era passato alla parte in cui doveva salvare i suoi amici, giustificandosi con il fatto che lo annoiava ripetere ogni volta la stessa storia, ma probabilmente anche perché, in fondo, iniziava a tenere a lei.

E se tutti gli altri avrebbero dimenticato quello che lei aveva fatto in quelle ultime linee temporali, Flowey no, lui avrebbe ricordato tutto, e non l’avrebbe potuta perdonare, non l’avrebbe dovuta perdonare.

-Flowey…- sussurrò, e mentre crollava a terra, riprendendo possesso del suo corpo. Davanti a lei una figura comparve, ridendo come una matta.

-Tu sei davvero un’idiota! Per poco mandavi a monte tutto. Ma ora che Asgore è morto posso uscire da questo buco infernale e distruggere anche il resto dell’umanità, e solo grazie a te. Quanti anni hai, Frisk? Una cinquantina? E sei davvero così idiota da sollevare questo putiferio per un amore mancato?- chiese, crudele, ridacchiando come una matta.

Avevano la stessa età fisica, ed erano anche molto simili, Frisk capì perché Flowey si era confuso, nella prima pacifist.

Frisk si diede mentalmente della stupida per essere stata così ingenua. Ora che Chara era uscita dalla sua mente, tutto quello che aveva fatto, tutto il dolore che aveva causato, tutto era molto più reale ai suoi occhi.

Come aveva potuto? Perché l’aveva fatto?

-Ok, ammetto di essere leggermente responsabile per aver influenzato un po’ la tua mente, ma devo dirlo, non tanto come avrei pensato. Eri proprio fuori di testa, ragazza mia, anche più di me. Ed è stato noiosissimo stare ad ascoltare i tuoi scleri su quello scheletruccio, che, tra parentesi, ti amava davvero, e solo un idiota come Flowey ne avrebbe dubitato. Hai visto il modo in cui ti guardava, nella prima genocide, o forse dovrei dire seconda, visto che avevi tentato di farne una già una quarantina di anni fa- mentre Chara parlava, Frisk restava immobile ad ascoltarla. 

Aveva ancora il coltello in mano. Forse non poteva uccidere Chara, ma lei era un bersaglio molto più semplice, e tutti i suoi dolori sarebbero finiti.

Lo strinse forte.

-Beh, basta parlare. Tempo di distruggere la barriera e tutti gli umani. Mi serve solo un po’ di Determinazione. Ma dove ho la testa, ne è una bella scorta proprio qui davanti a me- Chara le si avvicinò, e Frisk alzò il coltello, piantandoselo dritto nel cuore.

Chara alzò le spalle, e prima di morire Frisk la sentì solo dire.

-Beh, mi hai reso le cose più facili-

Per un po’, forse pochi secondi, o tentissimi anni, Frisk non sentì che il nulla, quello che di solito precedeva una voce che le imponeva di continuare e non arrendersi.

Quella volta, sentiva che non avrebbe potuto fare niente.

Sans aveva ragione, se lo meritava. Meritava il dolore, la morte, tutto quello che era successo non era stata che colpa sua, colpa della sua insicurezza, dei suoi timori. 

Probabilmente se non avesse mai fatto un reset, a quel punto sarebbe stata felice, meno insicura, ed i suoi amici sarebbero stati vivi, o forse no, ma avrebbero visto la luce del sole almeno una volta.

I suoi amici.

Vide un bagliore talmente fugace che forse fu solo una svista, un colpo agli occhi.

Non che li avesse, probabilmente.

I suoi amici… i suoi amici erano morti, per colpa sua.

Un altro lampo, era difficile che fosse solo la sua immaginazione.

Ed ora… anche gli umani stavano per morire, sempre che non lo fossero già… per colpa sua.

Il bagliore si fece presente, e Frisk voleva raggiungerlo.

Doveva rimediare, sempre che potesse farlo.

Non le importava quello che gli altri avrebbero pensato di lei, non doveva importarle.

Anzi, loro dovevano odiarla, perché era quello che meritava.

Ma doveva fare qualcosa per salvarli!

Il bagliore si fece più forte.

Avrebbe fatto qualsiasi cosa fosse in suo potere per salvarli.

Il bagliore si fece più vicino.

Era determinata a dare tutto per loro, la sua vita, la sua determinazione stessa.

-La tua anima?- le chiese una voce fin troppo conosciuta, appartenente ad una figura davanti al bagliore.

Teneva tra le mani un cuore rosso, che Frisk riconobbe come il proprio.

Alle sue spalle, che emanava il bagliore, c’era il pulsante di reset.

-Facciamo una cosa, Frisky amante dei rischi, io mi tengo quest’anima, e tu in cambio potrai resettare tutte le volte che vorrai. Non è un ottimo patto?- chiese, con un sorriso incoraggiante, e molto malvagio.

Frisk osservò l’anima che Chara accarezzava con brama.

-Perché?- le chiese, confusa. Aveva già tutto quello che voleva, perché permetterle di resettare.

-Mi annoio- commentò lei, alzando le spalle.

-Va bene- acconsentì lei, asciugandosi le lacrime.

Chara si spostò, e Frisk riuscì a premere il pulsante.

Reset

 

???

Quando Sans si svegliò di scatto, con i brividi lungo la schiena, cercò di tenere vivido il ricordo delle ultime cose che aveva fatto nella precedente linea temporale, e si teletrasportò direttamente all’inizio delle rovine, oppure, come piaceva a Sans chiamarlo, il ritrovo degli sbadati, visto che un sacco di feccia umana era caduta lì.

I suoi sogni si rivelarono completamente fondati, e non appena arrivò vide una bambina seduta a terra, con la testa sepolta dalle ginocchia.

Aveva deciso, sarebbe finita, una volta per tutte, o almeno lui sarebbe stato il primo a farla finita, senza dover stare a guardare il resto del mondo che veniva raso al suolo per uno stupido tentativo di vendetta nei suoi confronti.

La bambina non diede segno di averlo visto, non diede segno di aver visto nulla, e rimase nella sua posizione.

Se Sans non avesse imparato a conoscerla in quei reset avrebbe detto che stava piangendo, ma gli sembrava improbabile.

Lo scheletro fece comparire un Gaster Blaster, senza però colpire, ed osservò un attimo la stanza, notando un fiore giallo nascosto dietro ad un muro, che osservava l’umana spaventato a morte, tremando visibilmente.

I loro sguardi si incrociarono per un secondo, poi il fiore scomparve.

-Umana!- esclamò, Sans, facendo sobbalzare la bambina, che alzò la testa e lo guardò a bocca spalancata.

Sans avrebbe voluto ridere di lei e prenderla in giro per il fatto che non si aspettava di certo quel cambio di programma, ma la parole gli morirono in bocca, quando vide il suo sguardo, e i suoi occhi rossi e pieni di lacrime.

-Cosa è successo?- chiese, dimenticando in un attimo i propositi di vendetta, e piegandosi per vederla meglio.

-Stammi lontano!- esclamò lei, portandosi le mani al petto. La cosa che colpì Sans fu che non sembrava cercare di proteggersi da lui, ma di proteggerlo da lei.

E la cosa non aveva alcun senso, soprattutto visto quello che aveva fatto nelle ultime linee temporali.

Poteva lasciar perdere e tornarsene a Snowdin, sembrava la scelta più logica. D’altro canto, mentre i ricordi si facevano sempre più sfocati e sembravano sempre meno importanti, Sans iniziava a pensare di dover cercare di aiutarla.

Anche se non aveva alcun senso, dopo tutto quello che lei aveva fatto a loro!

-Cosa è successo?- chiese ancora lo scheletro, mantenendosi a distanza.

-Perché non mi hai ancora ucciso, Sans? Ne avresti tutto il diritto- sussurrò lei, singhiozzando.

Sans fece scomparire il Gaster Blaster.

-Se diventa un lavoro sporco che tu vuoi che io faccia non ne ho la minima intenzione- incrociò le braccia, e guardò la bambina con odio.

La sua facciata non durò molto, perché il modo in cui lei continuava a tenersi le mani al petto, come se mancasse qualcosa, con quell’espressione distrutta e vuota di chi non vede vie di uscita… non riusciva a non preoccuparsi per lei. E le si relazionava, anche.

Certo, lui si sentiva in trappola proprio per colpa sua, ma forse se Sans avesse aiutato lei, l’uscita si sarebbe trovata per entrambi.

Forse c’era ancora un briciolo di speranza, quella speranza che Sans credeva di aver perso da tempo.

Le si avvicinò, e lei si ritrasse ulteriormente, scuotendo la testa.

-No, Sans, non ti avvicinare, ti farò solo del male, di nuovo. Non voglio farti del male. Non voglio, non voglio, non voglio…- iniziò a dire, singhiozzando più forte e prendendosi la testa tra le mani.

Sans rimase sorpreso da quella reazione.

Allora aveva capito bene, lei era davvero spaventata per lui.

O forse era un trucco.

Si avvicinò ancora, tenendosi sempre pronto a scattare nel caso fosse accaduto qualcosa di improvviso.

Ma la bambina sembrava così fragile.

-Ehi, calma, calma, piccola. Qualsiasi cosa sia successa, qualsiasi cosa tu abbia fatto, mettiamoci un osso sopra- scherzò, cercando di smorzare la tensione, ed arrivandole a mezzo metro di distanza, con gli occhi alla sua altezza per non sembrare una minaccia e per guardarla bene.

Lei rimase congelata sul posto, spalancando gli occhi.

Per qualche secondo Sans sperò di aver raggiunto l’obiettivo e di aver interrotto le lacrime, ma dovette ricredersi, perché subito dopo lei iniziò a singhiozzare più forte.

Sans non sapeva bene come comportarsi.

Aprì la bocca per parlare, ma poi la richiuse, non trovando argomenti di conversazione.

-Erano sette linee temporali che non mi facevi una delle tue battute. Oh, Sans, mi dispiace, mi dispiace così tanto- lei gli si gettò al collo, e Sans non riuscì a non irrigidirsi sentendo quel contatto.

Ci furono parecchi sentimenti contrastanti muoversi dentro di lui, una parte di sé voleva confortare e tranquillizzare la bambina con tutte le sue forze, un’altra parte, che premeva di più, era decisa ad allontanarla con violenza, o a pugnalarla alle spalle per quello che lei gli aveva fatto.

Alla fine fu la prima parte a vincere, ed iniziò cautamente ad accarezzarle la schiena, per darle conforto.

D’altra parte non era ancora deciso a fidarsi, ed era sempre pronto a schivare qualsiasi attacco.

Frisk si godette l’abbraccio come se fosse la cosa più bella del mondo, e anche Sans si permise di chiudere gli occhi ed isolare la mente.

L’odore della bambina, di caramelle, fiori e qualcosa che non sapeva definire bene ma che nella sua mente ricevette l’appellativo inconscio di “frisk”, gli portò alla mente ricordi lontani di avvenimenti che non aveva mai vissuto.

Alcuni piacevoli, altri del tutto agghiaccianti, ed andavano e venivano nella sua mente a loro piacimento.

Prima che potesse accorgersene, anche dai suoi occhi iniziarono a scendere delle lacrime, e fu come se l’umana le avesse passate a lui, perché lei smise di piangere, e si separò, guardandolo grata, ed asciugandosi l’ultima traccia.

Poi cercò di asciugare anche quelle di Sans, ma lui spostò la testa, e la allontanò, facendolo da solo.

Avrebbe voluto dire qualcosa, ma non trovava le parole.

Non riusciva a credere che ogni volta ricadeva negli stessi errori.

Era andato lì per affrontarla subito, ed era finito per rassicurarla. 

Ma rassicurarla per cosa?! Era lei quella che aveva ucciso lui e tutta la sua razza per tantissimi reset.

Si alzò e le diede le spalle. Ora che la bambina era tranquilla, avrebbe preferito lasciarla nel suo dolore.

-Non meriterò mai il tuo perdono, e non lo voglio. So di aver fatto cose che non dovrebbero neanche essere pensate, ma… ma farò tutto per darvi il lieto fine che meritate, anche se non potrà mai ripagare quello che ho fatto in queste ultime linee temporali, anche se so, che tu continuerai ad odiarmi- fu lei ad interrompere il silenzio, abbassando la testa.

-Odiarti?- chiese Sans, quasi tra sé.

Magari l’avesse odiata! Tutto sarebbe stato molto più semplice.

Invece in quel momento la rabbia e l’odio che si portava dietro da tempo stavano già scomparendo.

E non era giusto! Frisk non lo meritava!

Ma Sans era fatto così, credeva negli altri, anche se non come Papyrus.

-Frisk…- sospirò, girandosi nuovamente a guardarla e accennando un sorriso.

Ricordando quel nome si diede dell’idiota senza speranza per essere stato così cotto da aver persino classificato nella sua mente un odore da associare a lei.

Diamine, perché le cose erano così complicate?!

Le si avvicinò, e le mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

-Chi sono io per giudicare?- disse, alzando le spalle. -Il passato è passato. Ora pensiamo a questa linea temporale, ok?- il suo sorriso di incoraggiamento si espanse, e lei annuì, sorridendo a sua volta, in maniera molto più timida.

Sembrava fosse il primo sorriso dopo anni, e chissà, forse era davvero così.

Sans vide qualcosa accendersi nei suoi occhi, qualcosa che era certo non c’era stato per molto tempo.

La fiamma della speranza aveva iniziato a farsi nuovamente sentire, così come la determinazione.

-Ti amo, Sans- gli sussurrò, facendolo sobbalzare.

Si tappò immediatamente la bocca, conscia di non potersi permettere di dirgli quelle parole.

-Sans, mi dispiace, non intendevo…- iniziò a dire, ma per fortuna i passi di Toriel nella stanza accanto la interruppero, e non diedero occasione a Sans di ribattere, cosa che non aveva nessuna voglia di fare.

-Ci vediamo a Snowdin, bambina- disse solo, prima di teletrasportarsi.

Sperava solo che quello sarebbe stato l’ultimo reset, finalmente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Mega salto temporale.

Scusate ma non succedeva nulla di interessante, ed ora il ritmo inizia ad essere molto più serrato.

Infatti anche il prossimo capitolo avrà un megagigante salto temporale, e sarà, secondo me, molto bello. O almeno, a me scriverlo è piaciuto molto.

Tre giorni e la storia finisce.

   
 
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