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Autore: Francy_remus    14/06/2016    0 recensioni
«Ci scambiamo i ruoli?» chiese beffarda la ragazza.
«Che cosa intendi dire, Mary?» domandò stupito il ragazzo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Mary MacDonald, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Cap.4
Finalmente?
 
«Sirius, cosa è successo?» gli chiese lei, massaggiandosi le tempie.
«Abbiamo litigato con una persona e poi sei caduta, sbattendo la testa. Fa vedere se c’è qualche segno» la intimò lui.
«Non è niente, non preoccuparti» lo rassicurò, sedendosi sul letto e scostandosi dalle attenzioni del ragazzo.
«Fa vedere» le intimò nuovamente «Mi pare che ti esca del sangue» le fece notare la mano rossa.
«Portami da un Medimago … potrei morire dissanguata …» lo schernì lei.
«Non scherzo … però se continui a spostarti ti pietrifico» rise lui, beccandosi un’occhiataccia dalla ragazza che poi si unì alle sue risate.
Quando finalmente riuscì a convincerla, la sistemò con la magia, ritenendo che non fosse niente di irreparabile. La vera sorpresa fu che lei lo costrinse a sedersi e a parlare “seriamente”, nei limiti del possibile.
“Io, che non mi sono mai neanche preoccupato di obbedire a mia madre, ora mi trovo ad assecondare una ragazza. Ehm … non una ragazza qualunque, ma la mia migliore amica e colei che amo. No, Sirius, tu non la ami. A te piace come amica, come migliore amica, … ma chi vuoi prendere in giro? Ti piace, la ami alla follia, non mentirti …”
«A che pensi?» gli chiese distrattamente lei.
«Niente. Solo che non mi volevo sedere eppure ti sei fatta obbedire anche da un Grifondoro come me …» si vantò fintamente il ragazzo, con uno sguardo vuoto e sincero al tempo stesso.
«Invece dei complimenti, perché non parliamo come due persone normali
«Ah ah. Scusa. Ma ci hai visto? Normali noi due?»
«Sirius!»
«Scusa, scusa, continua» la implorò fintamente lui.
«Vorrei parlarti di Regulus» si fermò, come aspettando un commento che non arrivò.
«Non so, hai notato com’era strano?» continuò allora la ragazza.
«A me è parso normalissimo» minimizzò lui.
«Non il suo comportamento, cioè, sì, anche quello, ma … non hai notato qualcos’altro?»
«Sì. Non sembrava lui»
«Forse era sotto la maledizione Imperius» azzardò la ragazza.
«Può darsi» ammise lui, fissando una macchiolina sul pavimento di marmo.
«Lalalalal – cosa ci fate qui?» domandò Remus entrando dalla porta in accappatoio e smettendo subito di canticchiare.
«Niente … ci annoiavamo e abbiamo  deciso di tornare a casa …» inventò Mary. Non era proprio il momento di rivivere tutti quei dolorosi ricordi di cui si era composta la serata.
«Mary, puoi venire fuori un attimo?» chiese ancora Remus. La ragazza annuì e lo seguì fuori dalla stanza. Sirius, all’interno, pensava al fratello. Non ascoltava le parole dei due fuori dalla porta, se ne fregava di tutto. Gli importava solo di lui, di Regulus. Di quel fratello più debole che lui non aveva sempre aiutato, di quel piccolo Black che avrebbe portato avanti la “Nobile e antichissima casata dei Black”. La sua attenzione fu nuovamente rapita da qualcosa che ora Mary teneva in mano, ma che prima non aveva. Era una busta. Sul retro spiccava un “Black”. Forse era per lui, ipotizzò.
«Sirius, Andromeda ti scrive» annunciò la ragazza mogia mogia e piangendo silenziosamente.
«Almeno qualcosa di bello stasera» esultò piano lui, prendendo la lettera.
 
Caro Sirius,
anche se non vivo più a casa, mi sono tenuta informata. È successa una cosa tremenda. Primo: ti raccomando di stare attento perché Colui-che-non-deve-essere-nominato ha stregato un Molliccio in modo che vada in giro ad insultare le persone che erano vicine a Regulus. Secondo: riguarda Regulus. Non si sa come, non si sa perché, ma lui è morto.
 
Non seppe mai come finiva, quella lettera. Si fermò a quel “morto”. E con lui, tutto il mondo, le persone, il tempo, il suo cuore. Voleva sprofondare sottoterra, dimenticare tutto.
Anche lui ora piangeva forte, come Mary, che ebbe solo la forza di avvicinarsi al ragazzo e sederglisi sulle ginocchia per abbracciarlo e permettergli di appoggiare la sua testa sulla sua spalla. La feriva vederlo così. Lui si sentiva più vulnerabile, più esposto ai rischiosi sentimenti che mai. Nessuno dei due sapeva cosa fare: avrebbero dovuto avvisare James e Lily, sicuramente desideravano partecipare al dolore di Sirius per alleviarlo, ma non si volevano muovere. Si sentivano a pezzi per quello che era appena stato comunicato loro, ma provavano una sensazione di completezza, così, vicini, che non si volevano spostare. Il ragazzo prese il coraggio a due mani e iniziò:
«Vuoi dirmi qualcosa?»
«Che devi essere forte, che …» ma venne interrotta.
«A parte i convenevoli?»
«No» ammise mogia la ragazza.
«Lasciami alzare» le chiese il ragazzo, scostandole lievemente le gambe. Lei si alzò e si risedette sul letto.
«A che pensi?» chiese poi Mary, guardando Sirius che si avvicinava alla finestra a testa bassa e appoggiava i polpastrelli sul marmo di cui era costituito il davanzale.
«Che la guerra mi sta uccidendo a poco a poco, togliendomi le cose che mi sono più care»
Lei lo guardò apprensiva e lui si voltò di scatto, nella direzione della ragazza, ma senza guardarla negli occhi.
«E non mi voglio affezionare a nessun altro. Prima Charlus, poi Regulus, … il prossimo passo sarà togliermi James?»
«In fondo lo sai che James non cadrà mai vittima della guerra» tentò di rassicurarlo - e di rassicurarsi - Mary.
«Magari lui no, ma se mi togliessero qualcun altro, come te ad esempio?»
«Io? Siamo amici, ma ti riprenderesti, non ti preoccupare»
«No, tu lo sai a cosa mi riferisco. E anche io lo so» si sincerò della situazione alzando lo sguardo dal pavimento e osservandola come si fissa un pazzo che nega l’evidenza.
«A – a cosa ti – ti riferisci?»
«Mary, siamo abbastanza grandi per prenderci in giro o per creare vane allusioni. E poi, sento che quello che devo fare, o lo faccio subito o non ne avrò più la possibilità» si affrettò lui, riprendendo a fissare il marmo del pavimento. Lei, colpita come da un pugno in pieno stomaco da quelle parole, si alzò di scatto e gli camminò incontro, eliminando ogni distanza e stringendosi al suo petto. Lui la accolse a braccia larghe, quasi si aspettasse di ricevere una simile manifestazione d’affetto, ma si scostò subito, colto come da un lapsus improvviso.
«Non mi voglio affezionare a nessun altro» mormorò il ragazzo.
Mary, che era sempre stata abbastanza educata, perse le staffe:
«Vaffanculo Sirius. Mi hai detto che non c’era più tempo di prenderci in giro o ignorare i nostri sentimenti e ora tu sei il primo che scappa?»
«Voglio solo proteggerti» sottolineò lui.
«No, tu vuoi evitare di soffrire ancora isolandoti da tutto e da tutti. Ma sai che c’è? Scordati di me, Sirius Black!» si diresse verso la porta, infuriata a dir poco.
Lui, molto più veloce di lei, la fermò prima che potesse mettere mano alla maniglia, la prese per i fianchi snelli e le appoggiò un bacio sulle labbra, dapprima leggero, come a chiedere il permesso, poi sempre più profondo e autentico, approfondendolo in modo che le loro lingue ballassero in una danza alquanto irregolare. Lei non oppose resistenza, ma lo ricambiò con trasporto.
«Ma cosa stiamo facendo?» chiese Mary ridendo, appena staccata dal ragazzo.
«La cosa giusta?» le sorrise lui di rimando.
«Ma Sirius … io non posso …» la ragazza si fece improvvisamente cupa, si voltò e si strinse nelle spalle, scostandosi dal corpo perfetto del ragazzo.
«Perché non puoi essere felice?»
«Dylan mi ha lasciato da poco e io non mi sento ancora pronta» decise di rifilargli una scusa. Che forse conteneva una parte di verità. Ma principalmente una bugia.
«D’accordo, scusami» il ragazzo si scostò dalla porta per permetterle di uscire se ne avesse avuto voglia. Si riappoggiò per l’ennesima volta quella sera al davanzale di marmo, dandosi mentalmente dello stupido per essersi confessato e rattristandosi pensando al fratello.
«Niente, tranquillo» lo rassicurò lei, cercando di spegnere quella stupida vocina interiore che le diceva: “Bacialo, è tuo! Sai che se non lo farai non ne avrai più la possibilità ...”  e prendendo la via della porta. Nonostante la sua parte razionale le stesse gridando di filarsela da lì, lei si lasciò guidare dal suo cuore. Non sapeva esattamente perché, sapeva solo che era la cosa giusta da fare. Di scatto, si voltò verso il centro della stanza, guardò il ragazzo ancora girato di spalle, e percorse quei pochi metri che li dividevano. Lo abbracciò da dietro, appoggiando la testa tra le scapole del ragazzo e lasciandolo frastornato.
«Mary?» azzardò lui, girandosi lentamente.
«Ti amo» mormorò la ragazza fissando il bottone bianco della camicia di Sirius, l’unico lasciato aperto, il primo sotto il colletto. Lui, dapprima colpito come da una secchiata fredda in pieno inverno, dopo pochi secondi le rispose dolcemente: «Anch’io» prima di alzarle il mento con una mano e baciarla di nuovo.
Lei gli morse il labbro inferiore abbastanza forte in modo che potesse sentirlo, ma anche delicatamente, per non creargli dolore. Lui decise allora di spingersi un po’ più in là. Con una mano le scostò i ricci che le ricadevano sul collo e iniziò a baciarla sulla pelle delicata. Lei sbottonò la camicia del ragazzo, per poi spingerla indietro e abbandonarla inerme sul pavimento. I pantaloni del ragazzo e il vestito nero della ragazza la raggiunsero presto, seguiti a ruota dalle scarpe, dalle calze e dall’intimo. Si lasciarono trasportare dalla passione per una mezz’oretta, ricadendo poi sfiniti sul letto e sdraiandosi sotto le coperte, ancora abbracciati. Era mezzanotte.
   
 
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